Alberto, Davis e David i miei amici, rimasero fuori dalla bottega dove si vendevano tra le varie cose anche libri. Era inusuale per me trovarmi di fronte ad una cultura diametralmente opposta, sotto certi aspetti alla mia, e nei libri che sfogliavo trovavo la conferma del mio sconcerto. A dir la verità conoscevo ben poco anche di Fidel Castro, Ernesto Guevara, e Camilo Cienfuegos e trovarmi di fronte le loro iconografie mi lasciava imbambolato, quasi incredulo. Nel caso del CHE specialmente, quella che per me era fino a quel momento solo un banale stemma da applicare ai cupolini del vecchio motorino CIAO, ora era una realtà concreta, e lungo tutta la settimana che mi restava di vacanza, avrebbe preso una chiara connotazione.
Penso che non fosse per caso che proprio quando mi trovavo sempre nella stessa bottega, i toni melodrammatici di hasta siempre comandante scritta e cantata dal bravissimo Carlos Puebla, accarezzavano i miei timpani.
La mia “ingordigia” di conoscenza si stava impadronendo del mio essere, e come un moderno Cristofolo Colombo fui felice che il destino avesse dirottato la mia sorte verso una nuova terra, apparentemente sconosciuta e lontana.
Acquistai dei libri, uno fra i tanti fu una raccolta di poesie di José Martì, ed è li che mi resi conto che la parola giusta nella famosa canzone non era “Agguanta la mela” ma ben si “Guantanamera” J.
Apparte questa triste nota, ne rimasi folgorato. Nelle sue parole vi era tutta l’incandescenza dell’essere umano, il coraggio dell’altruismo nel rigore della barbarie, il voler far luce dopo secoli di buio, l’amore puro che cresce sano dal fango della schiavitù, l’amore per la patria che lo accompagnò fino al suo ultimo respiro.
Insomma un nuovo mondo era veramente li che mi aspettava.
Dopo una lunga passeggiata con i miei libri “sottobraccio”, e qualche altro suppellettile che di suo ha l’unica ambizione di raccogliere polvere, ritornammo all’hotel dove una lauta cena ci aspettava.
Quella sera andammo a dormire di buon ora. All’indomani ci aspettava una sana ed alquanto desiderata gita in barca: destinazione Caio Coco.
Venne giorno, il sole dal canto suo ci apparse bello come non mai, le stelle erano oramai assopite nascoste dalla cortina lucente del mattino. Arrivammo al porto. Una barca per turisti di medie dimensioni con a bordo de valenti marinai cubani ci diede il ben venuto. Salimmo con una certa emozione, dopotutto trovarsi nel bel mezzo del caribe non è cosa da tutti i giorni, e subito capimmo il nostro destino.
Davanti a noi un uomo tarchiato di mezza età sedeva con un sogghigno a dir poco malefico. Era un friulano in vacanza, e nella sua mal celata sobrietà, ci offrì in tempo zero un cocktail di ben venuto: un gustoso e refrigerato cubalibre.
Da l’esperienza acquisita nei lunghi dodici mesi di servizio militare fatto ad Udine, sapevo che il friulano tipo spesso ama inebriarsi (per usare un eufemismo), ne ebbi la conferma quando ci trovammo tutti e quattro, (il friulano non tocco neanche per un istante l’acqua … ovviamente) senza costume nella splendida battigia della spiaggia di Caio Coco cantando come dei pazzi e con i costumi a mo di bandana, dopo ovviamente aver ingurgitato assieme a lui all’incirca una dozzina [?] di questo delizioso ma stordente cocktail .
Mi riferirono il giorno seguente che nuotai anche tra i colori ebbri ma non dannosi della barriera corallina e che salii per sbaglio sulla barca che ci seguiva, creando un certo imbarazzo tra i marinai che poveretti, badavano anche alla nostra incolumità …. che figura di mer…
Passata questa indimenticabile giornata, ritornammo al nostro hotel. Eravamo un ammasso di carne abbrustolita dal sole.
Il giorno seguente, tra un mancamento e l’altro, riprendemmo le facoltà motorie verso metà giornata, ma fu solamente una fugace conquista: il retrogusto a cianuro ricomparve, e fummo costretti a rincasare.
L’indomani mattina di buon ora mi svegliai e rigenerato uscii dalla mia camera d’hotel lasciando tra le braccia di Morfeo gli amici, che neppure la dinamite riusciva a svegliare.
Mi incamminai tra le pulitissime calles di Varadero, cercando una destinazione non ben definita. Forse il desiderio di non ritornare alla solita routine italiana e l’ansia che mi creava tutto questo mi fece camminare non so per quanto. Non ricordo esattamente fino a che punto di Varadero camminai, ricordo solamente che quel giorno incontrai la persona che cambiò inesorabilmente la mia vita: Valia…..
Continua …..
LAS PROSTITUTAS CUBANAS SON LAS MÁS CULTAS DEL MUNDO" Fidel Castro.