00 17/01/2010 19:47
Storia dei cavalli bradi apparsi nel Comasco


Il branco, inoffensivo, si avvicinava alle case per cercare cibo e tepore
Quella dei cavalli bradi scoperti in Lombardia sul monte Bisbino è la storia di una conquista di libertà animale, e di un pezzo di Italia restituito alla natura selvaggia.


I quindici adulti e quattro puledri sono stati scoperti un anno orsono, quando il gelo di gennaio rese difficile trovare cibo in cima alle montagne e li spinse a valle verso i paesi. Li trovarono smagriti e sofferenti che furtivamente sgranocchiavano i fiori del cimitero di Rovenna nel comasco.

La solidarietà e il desiderio di aiutarli a superare l'inverno scattarono immediatamente nella popolazione locale, insieme alla preoccupazione della comunità montana e dell'asl che pretendevano immediata cattura soprattutto per gli stalloni, per il rischio che diventassero pericolosi per gli abitanti.

Gli equini, si è scoperto poi, vivevano soli da molti anni, dopo la morte del "padrone" che aveva un allevamento nei pressi della cima del monte Bisbino e che li lasciava da soli in alpeggio. Essendo già da allora indipendenti e autosufficienti, abituati a vivere e riprodursi allo stato brado, la morte dell'uomo non li aveva costretti a cambiare abitudini.

Il loro destino si è giocato in un tira e molla durato fino ad aprile che in questi giorni sta arrivando a una felice e inaspettata conclusione. Contro la deportazione verso fattorie in pianura richiesta dalle autorità si era formato infatti da subito il fronte comune degli animalisti italiani e svizzeri e degli ambientalisti delle Giacche Verdi di Lanzo, che avevano avuto l'incarico di avvicinare e sfamare la mandria e ne avevano osservato la mansuetudine. Gli animali, sostenevano, presenti da anni, erano così poco interessati a infastidire le persone che la discesa a valle era stata per molti una scoperta. Non potevano essere domati, ma ciò non significava affatto che dovessero costituire un rischio per la popolazione; il contatto pacifico che era appena avvenuto con i tanti cittadini che li avevan avvicinati per sfamarli ne era la riprova.

L'etologo Giorgio Celli in quell'occasione aveva spiegato come il branco, lungi dal costituire un potenziale problema, fosse piuttosto un patrimonio per le montagne comasche e come gli equini, pur introdotti dall'uomo e per questo non del tutto autonomi nella stagione più rigida, avessero trovato un habitat pressoché ideale e che per una perfetta convivenza sarebbe bastato portare loro del foraggio in alta quota con gli elicotteri in caso di neve alta, così da rendere non più necessarie le non gradite visite a valle.

Ma nonostante il parere positivo dell'etologia, a febbraio le cose parevano mettersi male. Era sceso in campo il sindaco di un paese svizzero, Sagno, dove nei periodi delle forti nevicate gli animali erano già entrati, si erano sfamati negli orti e si erano affacciati anche nelle case per chiedere un pò di cibo. Il sindaco sosteneva di farsi portavoce delle lamentele della popolazione e minacciava che un nuovo arrivo avrebbe significato per i cavalli la cattura e la vendita all'asta. Ma intanto non si era registrata nel paese nessuna richiesta di risarcimento danni e le pressioni delle associazioni animaliste di zona perché gli animali fossero lasciati in pace facevano più rumore.

Le acque si erano poi calmate con la risalita del branco in cima alla montagna, in primavera, ma mancava una soluzione definitiva. In questi giorni, dopo la morte di uno di loro e la sparizione di altri due, probabilmente causata dalla mancanza di cibo, è ufficiale la notizia dell'affidamento degli animali a una onlus che guiderà in transumanza gli animali per proteggerli nei periodi invernali. «Nel rispetto della loro etologia - spiega Davide Pivi della Lav di Como - li condurremo in un pascolo recintato della val d'Intelvi, lì trascorreranno l'inverno e faranno poi ritorno alle loro montagne».

E' stata bocciata l'idea iniziale di usarli a valle per la pet therapy ed è stato assicurato che anche quando recintati i cavalli rimarranno selvatici e non saranno avvicinati da nessuno: per una volta rispettati come vicini di casa e non sfruttati per nessuno scopo umano.


Leonora Pigliucci - 07/01/2010

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