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Il Sangue del Santo Martire che si liquefà il 10 Agosto
Ad Amaseno, in provincia di Frosinone, avviene un importante e grande prodigio: il sangue del martire Lorenzo, ivi conservato, dallo stato solido, coagulato, rappreso e di colore terriccio, si liquefà il 10 Agosto, diventando di colore rubino. La liquefazione avviene da 350, da quando iniziò sotto il pontificato di Paolo V (1605-1621).

Amaseno è un piccolo centro della Ciociaria posto ai piedi del versante settentrionale dei monti Ausoni, con circa quattromila abitanti. Conosciuta anticamente con il nome di “Castrum Sancti Laurentii de Valle”, successivamente e fino al 1872, con il nome di San Lorenzo, è ogni anno testimone di un evento soprannaturale.

Tra l'8 e il 9 agosto il sangue appartenete a San Lorenzo Martire, conservato in un'ampolla di vetro, si liquefa. Passato poi l'anniversario del martirio e della festa del Santo - 10 agosto - il sangue torna a coagularsi per riapparire quindi in un grumo secco ed indistinto.

La reliquia, conservata nella splendida Chiesa di S. Maria, consiste precisamente in una massa sanguigna, mista a grasso, a ceneri e ad un pezzo di pelle, nella quantità di circa 50 grammi.

Il martirio di San Lorenzo avvenne a Roma nell'anno 258 sotto l'imperatore Valeriano e secondo la tradizione, un soldato romano che assistette al supplizio - mediante graticola posta su carboni ardenti - raccolse con uno straccio gocce di sangue e grasso mentre il martire spirava, portandole al paese di Amaseno dove la reliquia è tuttora custodita.

Le documentazioni disponibili datano le prime liquefazioni del sangue a partire dal 1600, così come testimoniato da una "Bolla del 1759 di Papa Clemente XIII", che di fatto ne sancisce l’esistenza e d’allora ogni anno si ripete regolarmente. Spiegazioni plausibili del fenomeno finora non sono state formulate e che il sangue presente nell’ampolla sia veramente sangue di San Lorenzo Martire ne fanno fede cataloghi documenti, atti ed inventari antichi risalenti all'anno Mille.
OREMUS PRO PONTIFICE NOSTRO BENEDICTO
EXTRA ECCLESIAM NULLUS OMNINO SALVATUR
IN HOC SIGNUM VINCES
IL MOTU PROPRIO "SUMMORUM PONTIFICUM" E' QUANTO DI PIU' GIUSTO SI SIA FATTO IN QUESTI ANNI PER LA CHIESA CATTOLICA
"O glorioso S. Francesco, gettate uno sguardo sopra il Successore di Pietro, alla cui sede, vivendo, foste così devoto" (Pius PP. IX).
"Ma se fu sempre necessario, Venerabili Fratelli, ora specialmente, in mezzo a così grandi calamità della Chiesa e della società civile, in tanta cospirazione di avversari contro il cattolicesimo e questa Sede Apostolica, e fra così gran cumulo di errori, è assolutamente indispensabile che ricorriamo con fiducia al trono della grazia per ottenere misericordia e trovare benevolenza nell’aiuto opportuno". (Pius PP. IX, enclica Quanta Cura).
Tu es Petrus e super hanc petram aedificabo Ecclesiam meam, et portae inferi non praevalebunt adversum eam. Et tibi dabo claves regni coelorum. Et quodcumque ligaveris super terram, erit legatum et in coelis; Et quodcumque solveris super terram, erit solutum et in coelis. (Mt 16, 18-19)
"Che ci sia una ed una sola Santa Chiesa Cattolica ed Apostolica noi siamo costretti a credere ed a professare, spingendoci a ciò la nostra fede, e noi questo crediamo fermamente e con semplicità professiamo, ed anche che non ci sia salvezza e remissione dei nostri peccati fuori di lei, come lo sposo proclama nel Cantico: "Unica è la mia colomba, la mia perfetta; unica alla madre sua, senza pari per la sua genitrice", che rappresenta un corpo mistico, il cui capo è Cristo, e il capo di Cristo è Dio, e in esso c'è "un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo". (...) Noi sappiamo dalle parole del Vangelo che in questa Chiesa e nel suo potere ci sono due spade, una spirituale, cioè, ed una temporale, perché, quando gli Apostoli dissero: "Ecco qui due spade" (che significa nella Chiesa, dato che erano gli Apostoli a parlare (il Signore non rispose che erano troppe, ma che erano sufficienti). E chi nega che la spada temporale appartenga a Pietro, ha malamente interpretato le parole del Signore, quando dice: "Rimetti la tua spada nel fodero". Quindi ambedue sono in potere della Chiesa, la spada spirituale e quella materiale; una invero deve essere impugnata per la Chiesa, l’altra dalla Chiesa; la seconda dal clero, la prima dalla mano di re o cavalieri, ma secondo il comando e la condiscendenza del clero, perché è necessario che una spada dipenda dall’altra e che l’autorità temporale sia soggetta a quella spirituale. Perché quando l’Apostolo dice: "Non c’è potere che non venga da Dio e quelli (poteri) che sono, sono disposti da Dio", essi non sarebbero disposti se una spada non fosse sottoposta all’altra, e, come inferiore, non fosse dall’altra ricondotta a nobilissime imprese. (...) Perciò se il potere terreno erra, sarà giudicato da quello spirituale; se il potere spirituale inferiore sbaglia, sarà giudicato dal superiore; ma se erra il supremo potere spirituale, questo potrà essere giudicato solamente da Dio e non dagli uomini. Quindi noi dichiariamo, stabiliamo, definiamo ed affermiamo che è assolutamente necessario per la salvezza di ogni creatura umana che essa sia sottomessa al Pontefice di Roma". (Unam Sanctam, Bonifacius PP. VIII, 18 Novembre 1302).
"Bisogna dare battaglia, perchè Dio conceda vittoria" (S. Giovanna d'Arco)