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]«Il vuoto» di Battiato se il genio sonnecchia



GABRIELE FERRARIS

Battiato è un tipo strano. Lo adoro da una vita, e ogni volta mi delude. Voglio dire, fa esattamente l’opposto rispetto a quello che uno si aspetta. Il bello è che spesso ci azzecca. Voglio dire, era un mago dell’avanguardia ai tempi di Pollution, e s’inventò una nuova via al pop con Patriots e succedanei. Poi si buttò a capofitto nelle fumisterie fisolofico-orientaleggianti, e lì era facile immaginarsi un tonfo: invece scrisse La cura, che è un capolavoro. E parecchie altre cose belle. Adesso è un bel po’ che non ha più voglia - di fare canzoni e concerti, intendo: si vede chiaramente, gli interessano di più cinema e pittura. E i suoi dischi, al primo ascolto, suonano d’inutilità profonda.

Però, passa il tempo - ne deve passare, sì - e li rivaluti. Con Il vuoto, la disaffezione di Battiato alla forma-canzone, al disco e a tutto quello che fa showbiz raggiunge i vertici. Tra l’altro, un album che dura poco più di mezz’ora, oggi sembra un aperto invito al non acquisto. E dentro, francamente, sembra difficile trovarci qualcosa di entusiasmante. D’altra parte, se l’ha intitolato così, una certa idea in proposito doveva avercela pure lui... Eppure, già al secondo ascolto il dubbio s’insinua.

Svogliato, è svogliato. Giurerei che proprio non ci crede più. Però, sotto sotto, stai a vedere che è riuscito ancora una volta a prenderci in contropiede. Tiepido aprile, per citare una canzone fra tutte, autorizza un aggiornamento del giudizio. E’ Battiato, no? Diamogli tempo.


da: www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplrubriche/musica/grubrica.asp?ID_blog=37&ID_articolo=398&ID_sezione=65&sezione=Rock%20e%20...



[Modificato da vanni-merlin 30/03/2008 23:49]
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