C'era una volta forum di emozioni, ricordi e nostalgie per un mondo che non c'è più

9 ottobre 1963

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    adry1486
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    00 18/07/2006 16:44



    Domenica ci sono passata davanti, ieri ho riguardato la testimonianza di Paolini a riguardo per l'ennesima volta, un anno fa ho fatto la mia tesina della maturità sul Vajont e ogni volta è una rabbia silenziosa, commozione, il prendere atto del più grande funerale italiano dopo le guerre mondiali, quel giorno si andava a fermare i morti lungo il Piave con le pertiche...
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    adry1486
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    00 18/07/2006 16:52
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    Giggirriva
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    00 18/07/2006 17:55
    avevo ricordi molto vaghi del Vajont poi una decina d'anni fa vidi alla televisione lo spettacolo di Paolini.
    rimasi inchiodato sulla poltrona e non mi vergogno a dire che piansi.
    Una tragedia, una vergogna nazionale ( l'ennesima) e come al solito nessuno ha pagato
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    adry1486
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    00 18/07/2006 22:06
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    00 18/07/2006 22:37
    Fu un tipico esempio di malaffare italiano. Corruzione, inefficenza, stupidità e intrallazzo politico. e come al solito a farne le spese fu la povera gente.
    Complessivamente quanti furono i morti?
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    adry1486
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    00 18/07/2006 23:34
    circa 1910 purtroppo... l'onda spazzo via Frasègn, Le Spesse, Cristo, Pineda, Ceva, Prada, Marzana e San Martino, tutte frazioni che si trovavano sulle sponde del lago, e poi Longarone, Rivalta, Pirago, Faè, Villanova e Codissago a valle, con una potenza di due fallout nucleari.

    [Modificato da adry1486 18/07/2006 23.37]

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    00 18/07/2006 23:41
    Una tragedia annunciata. Sin dall'inizio ci furono persone che avvertirono della pericolosità della diga. Ma non furono ascoltati e tacciati di speculazioni politiche
    ma come al solito il mangia mangia non si poteva fermare.
    ho visto la ricostruzione di Paolini, veramente ben fatta, straziante.
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    00 19/07/2006 23:45
    Re:

    Scritto da: adry1486 18/07/2006 23.34
    circa 1910 purtroppo... l'onda spazzo via Frasègn, Le Spesse, Cristo, Pineda, Ceva, Prada, Marzana e San Martino, tutte frazioni che si trovavano sulle sponde del lago, e poi Longarone, Rivalta, Pirago, Faè, Villanova e Codissago a valle, con una potenza di due fallout nucleari.

    [Modificato da adry1486 18/07/2006 23.37]



    pare fosse a causa dlla compressione dll'aria nlla strettissima valle dlla diga. in pratica lo spostamento d'aria fu uguale a 2 volte Hiroshima......andai a vederlo 8 anni fa (dopo aver visto lo spettclo di paolini) e quella gola fa imprssione, dlla strad nn si vede il fondo.
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    adry1486
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    00 31/07/2006 11:09
    visti da me...

    Longarone vista dal monte Salta, sopra Codissago, dal sentiero Sant'Antoni.

    Girando la montagna ad un certo punto appare la frana, in tutta la sua lunghezza. Finché non la vedi e non ci sei sopra non ci credi.

    Arrivati sulla frana dopo due ore e mezza di camminata...

    Tornando per la statale, la vista della diga dall'esterno. Una cosa impressionante, la foto non dice assolutamente niente. La gola di oltre 270 metri ti fa attanagliare l'animo al solo pensiero della forza dell'acqua e del fango spinti tra le due pareti.
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    adry1486
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    00 31/07/2006 11:27
    L'idea
    Per chi non lo sapesse la storia parte dagli anni 30, quando l'ingegnere Carlo Semenza e il geologo Dal Piaz fecero il primo sopralluogo nella valle per conto della SADE (Società Adriatica di Elettricità), un'azienda privata per la produzione dell'energia di proprietà del conte Giuseppe Volpi di Misurata, l'uomo che pensò Porto Marghera, la Mostra del Cinema di Venezia e che negli anni 20, come ministro delle finanze del governo Mussolini, fece varare leggi che prevedevano finanziamenti a fondo perduto fino al 60% delle aziende che costruivano impianti idroelettrici...

    A partire da quegli anni la SADE costruisce 7 impianti idroelettrici lungo il Piave e i suoi affluenti, progettati per coprire 1/15 del fabbisogno nazionale, e per dare energia soprattutto a Venezia e alle industrie nascenti della società stessa. Ma l'acqua non è sofficiente per tutto l'anno. C'è chi propone di costruire un serbatoio di riserva che sia più in basso degli altri, abbastanza capiente da essere una "banca dell'acqua", e la stretta gola del Vajont sembra fatta apposta.

    Si progetta dunque di costruire uno sbarramento artificiale alto 200 metri con un serbatoio di 58 milioni di metri cubi d'acqua, quando la capienza degli altri sette messi insieme è in tutto di 69 milioni di metri cubi...
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    adry1486
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    00 31/07/2006 19:28
    Progetto, espropri e apertura del cantiere
    Le indagini geologiche sono condotte con i metodi dell'epoca: foto, indagini superficiali e semplicistiche, anche perché la legge dell'epoca non prevedeva nulla di più ("rilievo diretto, ma anche sommario, del territorio interessato dall'invaso"). Viene riconosciuta comunque la presenza di profonde fratture sul versante sinistro dell'invaso.

    Il progetto prende forma e viene presentato ai Lavori Pubblici nel 1940 con il nome di "Grande Vajont". Si arriva all'8 settembre 1943 e il progetto non è ancora stato accettato, e in piena guerra, il 15 ottobre dello stesso anno, miracolosamente si riunisce il Consiglio dei Lavori Pubblici, con 13 presenti su 34, e il progetto Vajont viene approvato con frode.

    La Sade inizia gli espropri dei terreni che devono essere allagati in fondo alla valle. Nel 1948 i Comuni vendono anche alcuni terreni privati senza il consenso dei cittadini, e quando questi chiedono un rimborso i Comuni hanno già impegnato i soldi, che verranno prestati dalla SADE: nel '49 sono già tutti indebitati con la società veneziana. Ai più contrari a cedere i terreni viene applicata la vendita forzosa, i soldi in banca possono essere ritirati solo dimostrando la proprietà.

    L'unica consolazione è l'apertura nel 1956 di un cantiere di 400 operai in una valle di 2000 abitanti...
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    adry1486
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    00 02/08/2006 00:14
    Variante in corso d'opera e diga di Pontesei
    Mentre gli abitanti della valle continuano a fare richiesta per una passerella pedonale che unisca le due sponde del lago (così da evitare una circonvallazione di due ore anche solo per mandare a scuola i figli) che verrà scartata perché a detta della SADE la valle ha variabilità geologica unica al mondo e le sponde non reggerebbero, nel 1957 viene realizzata una variante in corso d'opera: la diga viene portata a 261,60 metri di altezza, con un invaso di 150 milioni di metri cubi.

    Dal Piaz, il geologo, alla vista di questa variante di Semenza, risponde: "Già il vecchio progetto mi pareva audace, questo nuovo mi fa tremar le vene ai polsi". E poiché la perizia geologica degli anni 30 sembra vada ancora bene, viene firmata dal geologo e approvata al Ministero, 1 Aprile 57. Senza aspettare le autorizzazioni, le fondamenta vengono già allargate e quando il Ministero chiede una perizia più accurata, la SADE risponde con un "faremo, faremo".

    Intanto nel 58 viene nominata una Commissione di Collaudo per controllare la sicurezza dell'impianto. Tutti i componenti sono parte in causa, tra i quali Penta, un geologo già assunto dalla SADE per la diga di Pontesei. Questo serbatoio di 6 milioni di metri cubi da un po' di tempo allarma: macchie giallastre sulle sponde, rumori sordi nella montagna, inclinazione degli alberi, fessurazione del terreno. Si capisce che una sponda sta cedendo e si decide di togliere l'acqua per evitare che ci sia una tracimazione a un'eventuale frana. Ma abbassando il livello la frana aumenta la sua velocità e il 22 marzo 59 6 milioni di mc provocano un'onda che supera la diga di 20 metri e la morte del sorvegliante.
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    ugo.p
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    00 02/08/2006 05:59
    Re: Variante in corso d'opera e diga di Pontesei

    Scritto da: adry1486 02/08/2006 0.14
    Questo serbatoio di 6 milioni di metri cubi da un po' di tempo allarma: macchie giallastre sulle sponde, rumori sordi nella montagna, inclinazione degli alberi, fessurazione del terreno. Si capisce che una sponda sta cedendo e si decide di togliere l'acqua per evitare che ci sia una tracimazione a un'eventuale frana. Ma abbassando il livello la frana aumenta la sua velocità e il 22 marzo 59 6 milioni di mc provocano un'onda che supera la diga di 20 metri e la morte del sorvegliante.


    COOOOOOOOOOSA? vuoi dire che 4 anni prima c'era stato un incidente analogo e non era stato chiuso l'impianto?????
    a volte c'e' da vergognarsi a essere italiani
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    adry1486
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    00 02/08/2006 09:12
    Re: Re: Variante in corso d'opera e diga di Pontesei

    Scritto da: ugo.p 02/08/2006 5.59

    COOOOOOOOOOSA? vuoi dire che 4 anni prima c'era stato un incidente analogo e non era stato chiuso l'impianto?????
    a volte c'e' da vergognarsi a essere italiani



    La diga di Pontesei credo che continui tutt'oggi a produrre (ci sono passata davanti due volte in due settimane e l'acqua c'era, a livelli diversi). Quello che lascia più sconvolti è il fatto che c'era stato il precedente con gli stessi "sintomi", e sono state prese le stesse contromisure... e non è tutto. Fra qualche puntata c'è un'altra frana prima del 9 ottobre 63...
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    adry1486
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    00 02/08/2006 09:28
    Il Consorzio e la scoperta della frana

    Gli abitanti di Erto (in fondo alla valle) e Casso (sopra la diga) sono preoccupati. Se a Pontesei è successa una cosa simile, che potrebbe succedere qui, dove il serbatoio è enormemente più grande e l'acqua sfiora le frazioni più basse? Esce un articolo sull'Unità a nome di Tina Merlin: "La SADE spadroneggia ma i montanari si difendono". La giornalista viene denunciata per aver messo in circolazione notizie atte a turbare l'ordine pubblico.

    Viene costituito nel '59 il Consorzio per la rinascita della valle ertana, che chiede un po' di benessere alla società, ma passa inosservato, specialmente per la richiesta della passerella pedonale.

    Durante i lavori della strada di circonvallazione vengono trovate fessurazioni che non dovevano esserci. La SADE a questo punto commissiona perizie geologiche sulle sponde del lago: viene chiamato il prof. Leopold Muller, austriaco. Intanto la Commissione di Collaudo autorizza il primo finanziamento a fondo perduto alla società (bisogna ricordarsene dopo, con la nazionalizzazione, quando l'ENEL pagherà la diga).

    Muller, dopo i sopralluoghi e i carotaggi, arriva alla sua conclusione: individua una frana con un fronte di 2 km, uno sviluppo verticale di 600 metri, e una massa stimata di 200 milioni di metri cubi.
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    george roper
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    00 02/08/2006 17:52
    Agghiacciante.
    sono cose che la mia mente non può assolutamente comprendere.
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    adry1486
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    00 02/08/2006 20:29
    Le relazioni, la frana del novembre 1960
    Una relazione, quella di Muller, a cui viene affiancata quella di Pietro Caloi, geofisico. Questi propende per una frana, si, ma con uno spessore di 12 metri, solo superficiale quindi, che appoggia su uno strato roccioso autoctono, roccia solida e compatta. Viene chiesto infine un terzo parere e ad occuparsene e Edoardo Semenza, figlio del progettista, che arriva nonostante tutto alla stessa conclusione di Muller.

    La SADE non ci sta, dopo due anni dall'inizio della costruzione la diga è già finita, i soldi spesi, ci sono gli appalti in corso per la diga di Assuan, in Egitto, e il Vajont ne è il passaporto. Non si può bloccare tutto per una relazione geologica. Si decide di andare avanti.

    Il 2 dicembre 59 un altro avvertimento del destino: in Francia crolla la diga del Malpasset, sul Frejus. I morti sono 450.

    Nel Febbraio del 1960 inizia la prima prova di invaso, che grazie ad autorizzazioni all'ultimo momento viene autorizzata con il raggiungimento rapido della quota 660 s.l.m. (max invaso della diga: 721,6 s.l.m.). Ma quando si tocca quota 640 si verificano gli stessi fenomeni di Pontesei, rumori sordi, macchie giallastre, segni di franamento.
    Il 4 Novembre si stacca una frana di 700 mila metri cubi, creando un'onda di 2 metri. E' comparso un segno sul monte Toc: due gobbe, a forma di M.
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    adry1486
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    00 03/08/2006 17:02
    La galleria di bypass e gli invasi e svasi rapidi
    E' avvenuto uno slittamento, l'intera montagna è avanzata di un metro. Caloi rivede la sua relazione: secondo lui la roccia ha subito un "rapido processo di degenerazione" a causa dell'acqua. La SADE chiede un parere a Muller: la frana si può fermare? Risposta negativa, ormai è troppo tardi. Deve comunque scendere in ogni caso.

    Mentre vengono licenziati i geologi, si cercano soluzioni, viene progettato un bypass del costo di 1 miliardo dell'epoca per collegare i due laghi che si verrebbero a formare con la caduta della frana, secondo i vasi comunicanti.

    Nel frattempo la Merlin, la giornalista, viene assolta al processo a Milano, e la Provincia di Belluno chiede preoccupata una relazione sul Vajont. Viene inviata da Penta, l'unico ottimista rimasto al servizio dighe, che dichiara che la SADE ha già preso provvedimenti dopo il 4 novembre. Ha fatto installare due sismografi e 24 punti di rilevazione luminosa ("così se la frana cammina la vedi anche di notte" diceva Paolini).

    Viene poi commissionata all'università di Padova la costruzione di un modellino idraulico in scala 1:200 per verificare gli effetti di una frana sulla diga. Intanto altro articolo della Merlin: "Una frana di 50 milioni di mc minaccia vita e averi degli abitanti di Erto" (era stimata 4 volte tanto, ma nessuno lo sapeva).

    Finita la galleria di bypass, la SADE ha l'autorizzazione dalla Commissione di Collaudo di continuare con le prove d'invaso. La società veneziana ha fretta, perché dovrà vendere all'ENEL e un impianto funzionante fa guadagnare molto di più di uno da collaudare.

    Si accelerano i tempi, si decide di allagare fino a quota 690 e svuotare rapidamente in modo da far staccare le fette più avanzate della frana, che avrebbero fatto da puntello per la montagna. Ma non serve, la montagna si sposta in orizzontale e in verticale, il movimento è profondo.
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    george roper
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    00 11/08/2006 17:07
    purtroppo il finale lo conosciamo tutti ma sarei curioso lo stesso di leggere come sono andati i fatti.
    appena puoi continua adry1486
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    adry1486
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    00 15/08/2006 00:10
    Le scosse e i risultati del modellino
    Tra l'ottobre 1960 e il marzo 61 muoiono Semenza e Dal Piaz, sostituiti dall'ingegner Biadene e dal capocantiere Pancini. In corrispondenza degli invasi e svasi si registrano scosse di terremoto, che non vengono rese note al ministero. 5 a Marzo, 11 ad Aprile, 21 in Giugno, le scosse cesseranno solo alla fine della seconda prova d'invaso.

    Nel 62 arrivano i risultati del modellino da Padova. Non è stato semplice da realizzare: non conoscendo il piano di slittamento si è scelta una probabilità su un milione, e per simulare la roccia compatta della frana si adopera ghiaia del Piave (....), con una caduta della frana stessa in due tempi (eh certo, prima una gobba e poi l'altra...). Comunque i risultati sono questi: tenendo il livello al massino a quota 700 s.l.m., si creerebbe un'onda di 25 metri che andrebbe a danneggiare gli abitati di Erto e Casso sotto i 730. Tenendo invece l'acqua più alta, verso i 715, si creerebbe invece un'onda molto più catastrofica che andrebbe a distruggere anche Longarone, alcuni km più a valle. Per la prima volta entra in gioco Longarone nella storia del Vajont.

    La relazione e il consiglio di non superare quota 700 viene messa da parte.
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