Le relazioni, la frana del novembre 1960
Una relazione, quella di Muller, a cui viene affiancata quella di Pietro Caloi, geofisico. Questi propende per una frana, si, ma con uno spessore di 12 metri, solo superficiale quindi, che appoggia su uno strato roccioso autoctono, roccia solida e compatta. Viene chiesto infine un terzo parere e ad occuparsene e Edoardo Semenza, figlio del progettista, che arriva nonostante tutto alla stessa conclusione di Muller.
La SADE non ci sta, dopo due anni dall'inizio della costruzione la diga è già finita, i soldi spesi, ci sono gli appalti in corso per la diga di Assuan, in Egitto, e il Vajont ne è il passaporto. Non si può bloccare tutto per una relazione geologica. Si decide di andare avanti.
Il 2 dicembre 59 un altro avvertimento del destino: in Francia crolla la diga del Malpasset, sul Frejus. I morti sono 450.
Nel Febbraio del 1960 inizia la prima prova di invaso, che grazie ad autorizzazioni all'ultimo momento viene autorizzata con il raggiungimento rapido della quota 660 s.l.m. (max invaso della diga: 721,6 s.l.m.). Ma quando si tocca quota 640 si verificano gli stessi fenomeni di Pontesei, rumori sordi, macchie giallastre, segni di franamento.
Il 4 Novembre si stacca una frana di 700 mila metri cubi, creando un'onda di 2 metri. E' comparso un segno sul monte Toc: due gobbe, a forma di M.