dieci anni dopo Corto...

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ISKRA!
00venerdì 19 agosto 2005 21:20
19.08.2005
Mr. Pratt, I suppose? A dieci anni dalla morte del papà di Corto Maltese
di Renato Pallavicini


«Mister Pratt, I suppose?»
«Guardi, io non sono Pratt e lei si figuri se può essere Stanley!»
«Certo che no, sono un giornalista, spedito dal mio giornale l’Unità, a scoprire che fine ha fatto Hugo Pratt. Vedo però che lei di viaggi ed esploratori se ne intende, se sa che fu proprio il giornalista Henry Morton Stanley, inviato dal New York Herald sulle tracce di un altro scomparso, l’esploratore David Livingstone, a domandare, quando lo ritrovò: “Mr. Livingstone, I suppose?”».
«Certo, lo sanno anche i bambini, per chi mi ha preso?»
«Per Hugo Pratt...»
«Le ho detto che non sono Pratt. E poi chi è ’sto Pratt?».
«Beh... in fondo è un esploratore anche lui, un giramondo: da Venezia all’Etiopia, dall’Argentina a Londra, a Parigi, dai deserti ai mari del Sud, all’isola di Pasqua...».
«Beato lui, si vede che non ha niente da fare!».
«Ma no, guardi che è una persona seria. E poi, in fondo, quello è il suo lavoro».
«Ah, ho capito. Fa la guida turistica».
«Ma no, fa fumetti».
«Fumetti? Quella specie di letteratura disegnata...».
«Allora lo vede che lei è proprio Pratt. Questa definizione del fumetto l’ha inventata lui... anzi lei».
«E dalli! Come glielo devo dire... Io non sono Pratt».
«Ma scusi, dieci anni fa, il 20 agosto del 1995, lei è sparito improvvisamente. Se ne è andato così, senza dire niente a nessuno, lasciando la sua casa di Losanna, sulla riva del lago di Ginevra. Che bella casa che era! Con quell’enorme biblioteca zeppa di libri: 35.000 volumi di storia, di geografia, di viaggi, pieni di fotografie, cartine geografiche, illustrazioni, figurine... Tutte cose che le servivano per le sue storie a fumetti, per le avventure di Corto Maltese...»
«E adesso pure questo Corto Maltese. Ma li conosce proprio tutti lei!».
«Ma perché, ora mi rifiuta anche la paternità di Corto? E poi lo sanno tutti che, in fondo, Hugo Pratt e Corto Maltese sono la stessa cosa, una persona sola, come Flaubert e Madame Bovary... Sì, vabbé, lei una volta ha detto: “Non sono Corto Maltese. Io ho la mia parola, i miei problemi, sono Hugo Pratt. Corto è uno che va a spasso per conto suo e qualche volta porta a spasso gli altri...”».
«E invece lei mi porta in giro e continua con questa solfa di Pratt e Corto Malese».
«Maltese, prego... nato a La Valletta, figlio di un marinaio britannico originario della Cornovaglia e di una gitana di Siviglia».
«Pensa un po’ te, io sono nato a Rimini...»
«Ah, è la seconda volta che si tradisce... Pratt è nato a Rimini, il 15 giugno del 1927, un po’ per sbaglio. Ma la sua città è sempre rimasta Venezia e lei, mi scusi, ha uno spiccato accento veneziano».
«E allora? Sta a vedere che adesso di veneziano c’è solo quel cavolo di Pratt! Ascolti, le vorrei gentilmente suggerire di andarsene un po’ per i cazzi suoi, andare a riposare in qualche posto dove magari non la conoscano e non mi conoscano, così non mi scoccia più...».
«Ma questa è una frase di Pratt, una frase che disse a proposito di Corto Maltese, una volta che andò a bisbocciare a Malamocco con un mio amico e collega, Toni, veneziano pure lui...».
«Ora ci si mette di mezzo pure un altro veneziano... La saluto, torno a leggere il mio libro che, se permette, vorrei riuscire a finire...».
«Le posso chiedere, almeno, che libro è?».
«È l’Utopia di Thomas Moore...»
«Ah, lo vede, lo vede... Anche Corto Maltese non riusciva mai a terminare di leggere l’Utopia di Moore e Pratt, cioè lei, in un’intervista ha dichiarato che neppure lui, cioè lei... insomma Pratt non era mai riuscito a finire di leggerla. E che questo significava che uno non riesce mai ad avere quello che cerca».
«Ma che sono ’ste coglionate... E poi a chi le avrebbe dette queste cose?».
«A Vincenzo Mollica, il giornalista del Tg1, non si ricorda... è un suo amico, avete fatto un sacco di viaggi insieme, interviste per la tv...».
«Senta, io la televisione non la guardo mai. E poi questo Mollica non so chi sia».
«Ma se ha appena scritto un libro su di lei, dal titolo Pratt & Corto, edito da Einaudi. Non mi dica che non glie ne ha fatto avere nemmeno una copia?».
«Io non ho visto niente».
«Però Eco lo conosce?».
«Eco...?».
«Umberto Eco, ha scritto pagine bellissime su di lei...»
«Su di me?».
«Ma sì, su Pratt e su Corto».
«Ancora... sono veramente stufo... Mi è venuta anche fame. Sù, la invito a mangiare qualche cosa con me, però poi se ne va e mi lascia in pace, per piacere... ».
«Grazie, è veramente gentile».
«Se si accontenta le posso offrire solo un po’ di vino e qualche arancino...».
«Ecco, ci risiamo! Gli arancini sono una fissa di Hugo Pratt. Lo ha raccontato proprio lei, sempre a Mollica, in quell’intervista. Parlava di una civiltà degli arancini di riso e diceva: “Posso andare nei migliori ristoranti, da Chez Maxim a Parigi oppure a Londra, posso mangiare un’aragosta cucinata in modi diversi, ma a me mancherà sempre l’arancino di riso”...».
«Eh no! Ci risiamo lo dico io. La smetta con questa persecuzione. Io non sono Pratt!».
«Ma perché continua a negare? Qui dentro tutto parla di lei e di Corto Maltese, a cominciare da questa strana casa in cui abita, praticamente una capanna, fatta di argilla e di graticcio, come quella sognata da William Butler Yeats, nella poesia L’isola del lago di Innisfree, a cui lei ha dedicato un acquarello. E Yeats è tra i suoi poeti preferiti. E poi guardi qua, sullo scaffale ci sono libri di Conrad, Kipling, Melville, London, Stevenson... e guardi ancora qui: volumi di Zane Grey, Coorwood, Kipling e perfino di de Vere Stackpoole, quello di Laguna Blu, che le ha ispirato Una ballata del mare salato, la prima storia in cui compare Corto Maltese. E questa scatola... piena di figurine Liebig, quelle che trovava nelle scatole dei dadi da brodo, e di figurine con le divise militari che stavano nei pacchetti delle sigarette inglesi e che lei collezionava...».
«Guardi che sto perdendo la pazienza...».
«E poi... che cosa ci fanno questi due scheletri appesi sopra il letto, uno bianco e uno dipinto di rosso. Non è sempre lei che ha raccontato che da bambino era ossessionato dal sogno di uno scheletro bianco e che fu costretto ad inventarsene uno rosso che la difendesse, perché il bianco, come colore, le faceva più paura del rosso... Fosse pure comunista?».
«Comunista ci sarà lei e tutti quelli del suo giornale, io sono anarchico!».
«Ma sì, ma sì, lei è Pratt! Anche Pratt era un anarchico, come Corto Maltese. E pure un po’ massone, con tutti quei riferimenti a cabale, porte e numeri magici. In Favola di Venezia Corto Maltese si ritrova addirittura nel bel mezzo della seduta segreta di una loggia...».
«Adesso basta!!! Se ne vada!».
«Ma come fa a negare ancora? Mi faccia vedere le mani...»
«E ora cosa vuole fare, leggermi il futuro?».
«Eccola la prova... sul palmo della sua mano sinistra c’è una cicatrice...».
«Me la sono fatta aprendo una scatoletta di tonno...»
«Ma che tonno e tonno. Questa se l’è fatta Corto Maltese, cioé Pratt... insomma lei, incidendola con il rasoio che aveva preso a suo padre. Voleva farsi una linea della fortuna, quella che una vecchia cartomante di Cordoba, allibita, non aveva trovato sulla mano di Corto...».
«Ma va’ in mona...».
E così dicendo si alza di scatto ed esce, scostando violentemente la tenda che fa da porta alla capanna. Mentre varca la soglia un raggio di sole gli illumina il lato sinistro del volto e sul lobo dell’orecchio, per un attimo, brilla un anellino d’oro. Sputato uguale all’orecchino di Corto Maltese.
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