INES TABUSSO
00lunedì 19 settembre 2005 11:56
Corriere della Sera
19 settembre 2005
L?irragionevole legge che fulmina i processi
Vittorio Grevi
Emendato delle più gravi lacune, e ripulito di alcuni clamorosi svarioni
giuridici, il disegno di legge (noto come ex Cirielli) diretto ad abbreviare
drasticamente i termini di prescrizione dei reati, è tornato da pochi giorni
all?esame della Camera, dove è previsto che possa venire discusso in aula
entro fine mese. Il proposito delle forze di maggioranza è, evidentemente,
di accelerare i tempi di questa riforma, di cui nessuno sentiva il bisogno
(almeno così come è stata concepita); mentre è risaputo, anche perché talora
dichiarato senza vergogna, l?intento di alcuni suoi fautori di «salvare»,
per tale via, questo o quell?imputato, magari già condannato con sentenza
non definitiva. Una riforma che non a caso - come si ricorderà - ha incontrato
nei mesi scorsi allarmate censure non solo dai vertici della Corte di Cassazione,
dal Consiglio superiore della magistratura e dall?Associazione nazionale
magistrati, ma anche dai più autorevoli professori di diritto e di procedura
penale, nonché dagli avvocati dell?Unione Camere penali. Al riguardo è assai
significativo che proprio l?Unione delle Camere penali (cui aderiscono gli
avvocati penalisti maggiormente schierati a tutela delle garanzie difensive)
abbia indetto oggi una giornata di astensione dall?attività giudiziaria per
protestare contro il disegno di legge in questione. E, sebbene la protesta
si diriga anche contro altre disposizioni, non c?è dubbio che essa investa
in primo luogo la nuova disciplina dei termini della prescrizione. In particolare,
là dove tale disciplina risulta ispirata alla «necessità di risolvere ben
note vicende processuali, con riduzioni dei tempi del tutto irragionevoli».
In effetti, nonostante il maquillage operato dal Senato, il disegno di legge
ex Cirielli continua a essere vistosamente irragionevole (e quindi fortemente
sospetto di incostituzionalità) nel suo impianto di fondo, finalizzato, a
vari livelli, all?abbattimento dei termini di prescrizione. È irragionevole,
anzitutto, che si preveda una radicale riduzione di questi termini (in molti
casi fino alla metà) per un?ampia serie di reati di medio-alta gravità, senza
nel contempo avere fatto nulla (né sul piano legislativo, né sul piano organizzativo)
per abbreviare i tempi di svolgimento dei processi. È irragionevole, per
altro verso, che un simile intervento riduttivo venga proposto «al buio»,
cioè senza l?ausilio di alcun previo monitoraggio ministeriale (non ancora
disponibile, a quanto pare) circa l?incidenza negativa di tale intervento
sulla sorte dei processi penali, pendenti e futuri.
Ma il grado di irragionevolezza diventa massimo, con ulteriori gravi riflessi
in chiave di incostituzionalità, quando si pensi alla disposizione transitoria,
secondo cui i nuovi e più brevi termini di prescrizione dovrebbero applicarsi
anche ai processi in corso, ivi compresi quelli già conclusi con sentenza
di condanna in primo o in secondo grado. In questi casi, oltretutto, la nuova
legge opererebbe come una sorta di amnistia surrettizia (varata, cioè, senza
l?osservanza delle previste procedure costituzionali), in quanto moltissimi
tra tali processi sarebbero già oggi da ritenersi estinti, se a essi dovessero
applicarsi i suddetti più brevi termini di prescrizione, mentre non lo sarebbero
in base ai termini tuttora vigenti.
Si tratta davvero di un effetto devastante per la tenuta, oltreché per la
credibilità, del nostro sistema penale. Ed è questa una ragione in più per
denunciare la incostituzionalità della disposizione transitoria che vorrebbe
cambiare in corsa le regole della prescrizione, senza per nulla preoccuparsi
di tutti i processi che sarebbero così «fulminati» da morte prematura, con
il conseguente automatico proscioglimento degli imputati.