UN'INDAGINE PER DUE MAGISTRATI

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INES TABUSSO
00mercoledì 4 gennaio 2006 20:44
IL MESSAGGERO
4 Gennaio 2006

Consorte: «Sono nel libro degli indagati»
Il colloquio con il vice Sacchetti fa scattare l’indagine. Il pm: serenità e accortezza

PERUGIA - Pochi attimi di telefonata valgono un’inchiesta per due magistrati, Achille Toro, procuratore aggiunto di Roma, Francesco Castellano, giudice del Tribunale di Sorveglianza di Milano. Pochi attimi che suonano così: a parlare sono Giovanni Consorte (altro indagato a Perugia) e Ivano Sacchetti, rispettivamente già presidente e vicepresidente della Unipol, mentre il citato ”amico di Milano” è appunto Francesco Castellano.
Consorte spiega a Sacchetti di avere «appena lasciato il nostro amico», quello definito più precisamente «il nostro amico di Milano», ovvero Castellano. Quindi dice al suo vicepresidente che «questi qua» riferendosi agli spagnoli del Banco di Bilbao «hanno fatto un esposto, dicendo che noi abbiamo utilizzato i soldi degli assicurati per fare l'operazione». L’accusa è gravissima e Sacchetti si stupisce e dice «Ma scusa..sono matti?». Quindi Consorte va avanti «comunque l'hanno fatto, tant'è vero che io sono nel libro degli indagati, però non lo sa nessuno».
La telefonata risale al 12 luglio di quest’anno e secondo i magistrati perugini sarebbe stato proprio Toro a riferire (forse inconsapevolmente) i particolari dell’inchiesta sulle scalate a Castellano che poi li gira a Consorte. C’è solo un errore, Consorte allora non era ancora indagato. Per il resto le informazioni collimano e vanno oltre alle indiscrezioni di stampa uscite fino a quel momento, come invece ha tentato di spiegare Castellano ai magistrati perugini.
Si parte quindi dal primo esposto presentato dal Banco di Bilbao contro le scalate Unipol a Bnl per capire i contorni dell’inchiesta perugina che vede indagati Consorte, Castellano e Toro per rivelazione di segreto. Un atto formalizzato nel maggio scorso presso la Consob e poi trasferito alla Procura di Roma dove resterà per quattro mesi prima di partire per Perugia.
I passaggi logistici sarebbero questi: a Roma Castellano incontra Toro e quindi corre a Bologna dove Consorte lo va a prendere alla stazione. I colloqui quindi avvengono lontano dal telefono. Ma c’è quella telefonata tra Sacchetti e Consorte a tenere in piedi il castello dell’accusa mossa dal procuratore capo perugino Nicola Miriano e dai sostituti Sergio Sottani e Alessandro Cannevale. Castellano è stato sentito il 30 dicembre, mentre Toro e Consorte dovranno comparire a Perugia il 13 gennaio. Non è escluso che ci sia in futuro un confronto diretto (all’americana) tra i due magistrati, Castellano e Toro. Intanto sulla vicenda il 9 gennaio è prevista una riunione della prima commissione del Csm cui Perugia ha segnalato tutto. Mentre il procuratore capo Miriano assicura: «La Procura di Perugia conduce tutte le sue indagini con la massima serenità ed accortezza. Questa Procura - ha concluso - procederà ad una attenta disamina dei fatti».
I.Carm.




Il magistrato romano: «Sono amareggiato, ma mi difenderò. Abbandonare le inchieste sulle scalate è un atto doveroso»
Il pm Toro lascia: «Accuse infondate»
Inquisito a Perugia, si astiene: il procuratore Ferrara indagherà su Bpi, Rcs e Unipol

di VALENTINA ERRANTE

ROMA - La lunga giornata negli uffici della procura di Roma comincia con il rigore dell’ufficialità. La lettera firmata dal procuratore aggiunto Achille Toro viene timbrata e protocollata dalla segreteria del capo, Giovanni Ferrara. E’ il primo documento dell’anno. Poche righe per comunicare una scelta inevitabile: quella di lasciare le inchieste “calde” sulle scalate.
«Gentile procuratore, prendo atto della manifestazione di fiducia che ha inteso formulare confermandomi la sua stima. La sollecita conlusione delle indagini presso gli uffici di Perugia porterà all’accertamento della mia completa estraneità ai fatti contestati. Ritengo doveroso a tutela anzitutto dell’immagine dell’ufficio e mia personale chiedere che venga accolta la mia istanza di astensione dai procedimenti Opa Antonveneta, Opa Bnl, operazioni in titoli Rcs». Le strette di mano degli aggiunti anziani arrivano più tardi, insieme a quelle dei colleghi di Unicost, la corrente della magistratura che Toro presiede. Tra gli iscritti anche Francesco Castellano, il presidente del Tribunale di sorveglianza di Milano, l’amico che Toro conosce da sempre. E proprio le parole al collega, i commenti sulla denuncia presentata a maggio dal Banco di Bilbao contro Unipol hanno messo Toro nei guai: indagato a Perugia per rivelazione del segreto d’ufficio, in concorso con Castellano e Giovanni Consorte. Durante alcune conversazioni intercettate dalla Guardia di finanza di Milano, l’ex numero uno della compagnia bolognese ha riferito notizie sul fascicolo romano. La telefonata è avvenuta subito dopo un incontro con Castellano. Interrogato a Perugia, il giudice ha sostenuto di aver parlato con il collega romano. Toro è laconico. Cortese. Usa il tono di sempre per esprimere il suo rammarico, ma ha l’aria tirata: «Sono amareggiato, certo che lo sono. Mi difenderò. Lo farò davanti ai miei giudici, dimostrerò che sono accuse infondate». Poi mostra la lettera consegnata a Ferrara e lascia intendere che la sua non è una resa: «E’ un atto doveroso - spiega - proprio per la fiducia che il procuratore mi ha dimostrato. Un atto che ho assunto per tutelare innanzitutto l'ufficio. Non ho più la tranquillità per coordinare le indagini. Devo pensare alla mia difesa». E’ lo stesso procuratore aggiunto a comunicare che ha scelto l’avvocato Carlo Federico Grosso. Il penalista torinese lo accompagnerà a Perugia nel primo pomeriggio del 13 gennaio per l’interrogatorio. La linea difensiva è chiara: dimostrare che il 12 luglio, quando Castellano incontra Consorte e poi il numero uno di Unipol parla al telefono delle notizie ottenute sull’inchiesta romana col suo vice Ivano Sacchetti, le notizie erano già note. I giornali avevano pubblicato stralci della denuncia del banco di Bilbao. I più stretti collaboratori dell’aggiunto commentano che «a fargli male» è stato il fatto di essere stato tradito da un collega che conosce da quando era pretore: «Se davvero è accaduto quanto sostengono a Perugia - spiega un magistrato romano - si è trattato solo di un peccato di ingenuità, uno scambio di idee con un collega su notizie che circolavano».
A Ferrara, ieri mattina, Toro avrà spiegato anche questo durante il lungo colloquio. Avrà parlato di veleni e della certezza di risolvere tutto e del futuro delle indagini. E poco dopo nell’ufficio del procuratore sono arrivati i pm che seguono le indagini su Bnl, Antonveneta ed Rcs. Rodolfo Sabelli e Perla Lori hanno già incontrato Toro. Poi torna dalle ferie anche Giuseppe Cascini. A una parte della riunione partecipa anche l’aggiunto Italo Ormanni. Si pensa a una riorganizzazione del lavoro. Non ci sarà un coordinatore. Almeno per il momento. I sostituti renderanno conto al procuratore. Al pm Perla Lori, titolare dell'indagine su Antonveneta e Bnl-Unipol, sono stati affiancati Sabelli e Cascini che insieme continueranno a seguire l'indagine Rcs. Ma è probabile che le cose cambino e venga incaricato un altro aggiunto. Forse proprio Ormanni. Intanto la procura chiede un maggior coordinamento con Milano per le indagini su Antonveneta, Unipol e Rcs. I pm romani, titolari dei fascicoli sulle scalate, si spiega a piazzale Clodio, devono seguire anche “l’ordinario”, mentre i magistrati milanesi hanno la possibilità di dedicarsi solo alle indagini sulle scalate.




Leader di Unicost, ha indagato sul crack Cirio: stava per lasciare il pool dei reati finanziari

ROMA - Dal 2003 Achille Toro era tornato a indossare la toga quale procuratore aggiunto, cioè al vertice della procura capitolina. Aveva appena concluso il mandato al Consiglio superiore della magistratura, dove era stato eletto per il periodo 1998-2002. Napoletano di nascita, 63 anni, sposato con due figli, il procuratore aggiunto di Roma Achille Toro è uno degli uomini di punta della corrente di maggioranza della magistratura, Unicost, di cui è presidente dall'aprile dello scorso anno. Attualmente è anche impegnato all'interno dell'Associazione nazionale magistrati come componente del Comitato direttivo centrale del sindacato delle toghe.
Nella sua lunga carriera, è entrato in magistratura il 16 ottobre 1969, ha svolto numerosi incarichi. Negli anni '80 aveva fatto parte dell'Ufficio legislativo del ministero della Giustizia e, prima dell'elezione a Palazzo dei Marescialli, era stato sostituto presso la Procura romana. Rientrato in magistratura dopo l'esperienza di consigliere dell'organo di autogoverno delle toghe, Toro aveva assunto l'incarico di procuratore aggiunto a Roma, con il compito di coordinare le inchieste sui reati finanziari. Poco prima di Natale è stato lui a firmare le richieste di rinvio a giudizio nell'ambito dell'inchiesta Cirio. Da più di un anno, però, Toro aveva un nuovo incarico: non più coordinatore della task-force sui reati finanziari, ma di quella che a Piazzale Clodio si occupa di reati legati all'edilizia. Tuttavia il procuratore gli aveva assegnato ugualmente la delega a portare avanti le inchieste su Antonveneta e sulla scalata di Unipol alla Bnl.
Ieri il magistrato dopo aver comunicato l’astensione da queste indagini, in seguito all’inchiesta perugina in cui è coinvolto, ha nominato come difensore l’avvocato Carlo Federico Grosso, torinese, 67 anni, professore ordinario di diritto penale nel capoluogo piemontese. Grosso ha una lunga e sperimentata esperienza, ed è stato dal 1996 al '98 vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura (quale componente eletto dal Parlamento). Come avvocato si è occupato di importanti vicende. È stato infatti legale di parte civile nei processi sulle stragi alla stazione di Bologna e sul rapido 904, e nel processo sull'omicidio di Pio La Torre.
M.Cof.



DISCIPLINARE
Csm, priorità al caso dei magistrati indagati

ROMA - Il Csm dà priorità al caso dei magistrati finiti sotto inchiesta a Perugia per vicende legate alla scalata di Bnl. Il presidente della prima commissione Lanfranco Tenaglia, togato di Unità per la Costituzione - la stessa corrente delle toghe indagate - ha invertito l'ordine del giorno ponendo il caso al primo punto lunedì, prima riunione dopo le festività. Anche se al Csm c’è un solo fascicolo su Castellano, che è indagato per millantato credito e rivelazione di segreto di ufficio è scontato che ora si occuperà anche di Toro. Le sorti dei due magistrati non è detto marceranno parallele. La relazione su Castellano, fatta dal togato Francesco Menditto (Md) e già esposta ai colleghi potrebbe andare avanti rispetto a quella su Toro non ancora iniziata. La commissione, però, potrebbe decidere di riunire i due casi.
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