Sant'Antonio: una riflessione

Nichilista errante
00domenica 14 giugno 2009 10:56
Per la biografia del santo ecco qui:

it.wikipedia.org/wiki/Sant%27Antonio_di_Padova

Descrizione dell'evento: ieri 13 Giugno si è svolta la tradizionale festa del santo patrono di Padova, festa che raduna da sempre frotte di pellegrini da tutto il mondo, quest'anno la stima si aggira sui 100.000 fedeli accorsi per la celebrazione, ma dando un colpo d'occhio all'affollamento del centro e dintorni, la cifra dev'essere sicuramente stata arrotondata per difetto. Sant'Antonio si dimostra come sempre festa internazionale, difatti dando anche un semplice colpo d'occhio in giro ci si rende conto della fortissima presenza africana, in particolare somalo-etiope, ma anche filippina, presente con una comunità molto numerosa in Veneto, moltissimi anche i devoti meridionali, soprattutto pugliesi.

Faccio un breve sunto della giornata, per poi passare alla riflessione: la festa inizia con l'apertura delle porte del Santo alle 5.30, con a seguire una messa ogni ora a partire dalle 6.30, io personalmente ho partecipato a quella delle 12.00 e delle 13.00, e devo dire che la liturgia è stata abbastanza sobria, nonostante l'abbia celebrata il vescovo, con l'aiuto di due sacerdoti che a giudicare dai lineamenti dovevano essere sudamericani, e parlavo in un italiano diciamo molto colorito:).
Il pezzo forte comunque non sono le messe in onore del Santo, ma il rendere omaggio alla sua tomba e alla sua celebre lingua: come sempre si è svolto tutto con ordine e senza eccessive scenate, con un organizzazione composta da volontari e frati francescani tutto sommato efficiente, nonostante il modo di preparare le "tappe" sia stato abbastanza discutibile, dato che molti una volta reso omaggio alla tomba non riuscivano a trovare le reliquie del Santo, in quanto la segnaletica era mancante, e si procedesse abbastanza a tentoni.
Alle 18 invece si è svolta la tradizionale processione del Santo, molto intensa e partecipata, costellata di canti e preghiere, con la lettura di passi degli scritti di Antonio alternati alla sua breve biografia: una vita finita molto presto (36 anni) e passata a difendere i poveri e gli ultimi, sia con gli scritti ma cosa più importante con le azioni, dall'intercessione perché il tiranno Ezelino da Romano liberasse i numerosi prigionieri politici che linguivano nelle sue carceri, fino alla pressione per una legge anti-usurai, usurai che nonostante fossero condannati dalla Chiesa erano spesso i suoi maggiori donatori, in quanto si era diffusa l'"usanza" che l'usuraio prima di morire donasse alla Chiesa metà dei suoi beni come atto di pentimento che li valesse il purgatorio (l'esempio più famoso di questa usanza è la cappella degli Scrovegni affrescata da Giotto, che deve il nome proprio all'usuraio che la fece costruire per penitenza).


Riflessioni : vi sono molti pensieri che vorrei condividere con voi, li dividerò per argomento e tenterò di essere breve, in modo da lasciarli a voi se li vorrete sviluppare:

a) Partiamo dal prosaico -che come sempre non è poco importante- il comportamento dei fedeli non è sempre ineccepibile: ho assistito a scene da calata degli Unni, con furti di cestini e materiale dei negozi esposti fuori dall'esercizio, con ingressi di massa nei bagni dei locali senza pagare il consueto caffé, e dentro la basilica ho visto cose che mi hanno fatto profondamente vergognare di essere veneto: miei conterranei che spazientiti dal dover aspettare il loro turno in fila si sono messi a spintonare vistosamente, chiedendo addirittura al frate che sorvegliava in coretto transito di fronte alla tomba del Santo di dare un tempo massimo di 30 secondi ad ogni fedele per sostare di fronte alla tomba, come fossimo ad un self-service del sacro... se questo lo mettiamo a confronto con la compostezza e la pazienza dei fedeli africani e meridionali, la figura fatta da noi autoctoni ha ben poco di edificante.

b) L'organizzazione dell'evento: per me l'organizzazione è stata discreta, chiuso il centro da Prato della Valle a corso del Popolo a partire dalle 13, disposte macchine con altoparlanti perché i fedeli che non ci stavano nella basilica o non potevano soffrire la folla potessero comunque partecipare all'evento, disposte telecamere per coprire televisivamente la Festa (diffusa in diretta anche su internet, anche se non ho trovato il link), i punti critici sono stati all'interno del Santo, con frequenti malori dovuti al caldo e alla folla, ho assistito personalmente un anziano svenuto per il calore e una ragazza ventenne caduta in delirio a causa della fatica e della veglia prolungata (era lì dalla notte prima), tempestivi gli interventi della croce rossa, presente in forze, pochi e abbastanza spauriti invece i poliziotti, che faticavano parecchio a controllare gli ingressi e che non si verificassero borseggi ai danni dei fedeli. Poche e insufficienti anche le indicazioni per destreggiarsi nella non piccola basilica, cosa che ha fatto sì vi fossero molti fedeli che girovagavano cercando questo o quello, intralciando la viabilità già scarsa. Pochi in percentuale anche i religiosi, ne avrò visto in tutto una trentina girare per la basilica.

c) Passiamo al punto critico, denaro e fede: mi ha dato non poco fastidio la commistione di denaro e fede che in Sant'Antonio trova un esempio eclatante, con bancarelle di chincaglieria religiosa che occupano tutta la piazzia e le vie adiacenti alla basilica, andando ad aggiungersi ai negozi già "specializzati", che vendono di tutto, dai dolci ai liquori, dai purganti fino agli accendini "benedetti" dal Santo... dentro la basilica non è meglio: di fianco e difronte ad ogni punto caldo (tomba, reliquiario, cripta dei martiri) vi sono vistosi banchi di frati che chiedono offerte per le messe a favore dei defunti (offerta minima 10 euri), per il ricordare questo o quello nel foglio ecclesiastico "Il messaggero", per le opere di bene, ecc dando una sensazione di grande fiera del sacro che mi ha inquetato, e che di certo ad un ateo o un fedele di un'altra religione avrà fatto un impressione negativa ancora maggiore. Sarebbe ora che la Chiesa cacciasse i mercanti dal tempio, o almeno fosse più discreta nei commerci che concernono il sacro, io non sono uno di quelli che si scandalizza che ci vogliano molti soldi per tirare avanti la baracca, ma il modo insistente di chiederli stomaca (o dovrebbe stomacare) anche il più fervente dei fedeli.

d) L'unità dei fedeli: aldilà di tutto ci sono cose che valgono la pena di essere viste, e che sono miracolose sebbene non violino alcuna legge di natura: sto parlando del profondo senso di unione dei fedeli, che prescinde da razza, lingua e sesso. Vi racconto a mo' di exampla solo le scene che mi hanno colpito di più: un'anziana africana che doveva essere venuta qui appositamente per la festa (non parlava una parola di italiano ne di francese o inglese) aveva un fascio di suppliche al Santo che voleva mettere nell'apposita cesta, e siccome non riusciva a trovarla (non c'erano indicazioni) vagava smarrita nei pressi della tomba, una anziana signora meridionale vedendo l'africana in difficoltà le ha indicato allora il luogo, ma siccome l'altra non capiva, la nostra connazionale ha prima baciato le supplice e poi il cesto, dando in questo modo un segno che l'africana ha subito colto ringraziando. Ma si è fraternizzato soprattutto nel chiostro, dove i fedeli si riposavano: si formavano naturalmente gruppi misti di italiani, africani e filippini, con madri di diverse nazionalità che lasciavano giocare i propri bambini insieme, io ho fatto "quattro parole" (traduzione del dialettale "quatro ciacoe") con una donna etiope vestita con il bellissimo abito tradizionale bianco e azzurro a forma di croce. Molto bello anche il vedere il formarsi di gruppi di conterranei meridionali che non si conoscevano e si sono incontrati qui, scambiandosi poi i numeri di telefono e gli indirizzi.

e) Cosa significa partecipare ad un evento come questo? Significa molto, ed è in un certo qual modo un'esperienza che non è possibile descrivere: l'odore avvolgente di corpi e di fiati, la fiducia estrema nell'altro che devi avere per stare in mezzo alla folla senza aver paura di essere schiacciato, l'accuimento delle risposte emozionali e della sensibilità al simbolo (il corpo del Santo, la Sua tomba, le statue rappresentanti angeli che stringono teschi, ecc), ma soprattutto la sensazione che il tuo "io" razionale, quello per intenderci che valuta, soppesa, ti dice ciò che devi e non devi fare, si disciolga e tu finalmente sei libero di essere quello che sei, cioè un bambino che prova meraviglia per la vita ed ogni sua espressione, e soprattutto per la diversità dell'essere umano ed il suo manifestarsi... ma c'è dell'altro: l'assoluta fusione con gli altri, ti fa capire come la Chiesa (intesa come ecclesia, ossia comunità dei fedeli, non come struttura gerarchica) sia veramente e non metaforicamente il corpo di Dio, un corpo che ha sangue e carne, respira e desidera... so che molti non capiranno, ma questo non è importante, l'importante è che queste esperienze sopravvivano e possano essere sperimentate da chi le ricerca, poiché oltre a donare felicità nell'immediato, cambiano radicalmente il modo di vedere il mondo.



gasparastampami
00domenica 14 giugno 2009 13:04
Scusami Nichi ma non sono d'accordo sull'ultimo punto (sugli altri non so pronunciarmi). Desidero dirti che questo bisogno di abbandono all'Altro,questo desiderio di sciogliere il tuo Io razionale e lasciarti avvolgere, sono bisogni talmente ancestrali che non è necessariamente un evento religioso il contesto per soddisfarli.
Ti faccio un esempio concreto.Ho partecipato ad un PON per adulti, sulla comunicazione emotiva, durato due mesi.Nel corso delle condivisioni, una signora di quarant'anni ha esternato il suo dolore
per aver avuta una madre "cattiva" e rifiutante; dopo un quarto d'ora da questa "catarsi", è stata ricoverata d'urgenza per emorragia uterina,è stata dieci giorni in ospedale, e quando è tornata da noi(gruppo) era vestita di fucsia e aveva cambiato faccia. Sei troppo intelligente per non capire il rapporto utero che piange-madre che non accoglie.Non è il Santo, ma il sentirsi accomunati in una ricerca di senso che restituisce la forza di essere sè-insieme agli altri.Nel corso di quel PON abbiamo pianto, riso,abbiamo recitato la Nostra Preghiera(anche io che non so Chi prego)e ci siamo dette cose che non diremmo mai a nessuno.Non sto esaltamdo la psicologia, voglio solo dirti che molte sono le strade che portano al Noi, quello che conta è arrivarci. Con infinita amicizia. Rosaria
Nichilista errante
00domenica 14 giugno 2009 14:42
Dipende: tu riduci l'intero fenomeno allo psichico, se non alla patologia psichiatrica. Io ho partecipato a raduni collettivi di varia natura: politici, religiosi e artistici (concerti heavy metal e punk)... e tutti hanno delle peculiarità e vanno a toccare corde diverse, sebbene in tutti questi eventi vi sia il minimo comun denominatore, ossia che l'individuo non è unità ontologica, ma solamente un frammento biologico e psichico che ritrova il suo senso quando è riunito in un intero che lo include, se vuoi identificare questo intero nell'utero è possibile, ma il simbolismo uterino in molti casi è quanto meno falsante. Ad esempio: in un concerto punk hardcore si scatenano risse violentissime, sostenute da una musica veloce e ripetitiva, con un testi composti da poche porale urlate a pieni polmoni, il sottofondo musicale unito alla violenza collettiva crea un senso di estraneamento da sé che ti porta volente o nolente a partecipare a questa violenza, senza più il freno razionale di una proporzione fra danni offerti e ricevuti: questa esperienza è qualitativamente diversa da quella da me descritta nel post di partenza, poiché l'unità dell'individuo col gruppo che si realizza ritualizzando la violenza (violenza che ogni giorno diamo e riceviamo, spesso senza accorgercene) è diversa dall'unità che si realizza aderendo ad una ricerca di protezione collettiva.
Poi io sarei molto scettico sul ridurre questi fenomeni a pure manifestazioni psichice: chi lo dice che non esistano forze fuori dall'uomo che possano essere messe in moto solamente attraverso uno sforzo collettivo? In questo senso per me è stato fondamentale leggere Ernesto De Martino. ave [SM=g8431]



gasparastampami
00domenica 14 giugno 2009 17:31
Ma io non rifiuto affatto l'idea che vi possano essere forze fuori dall'uomo che possano essere messe in moto attraverso uno sforzo collettivo! Questo sarebbe riduzionismo tout court, quello che io non accetto è la prospettiva religiosa come unico paradigma di lettura di certi fenomeni.Non sono mai stata ad un concerto heavy metal, ma ti posso assicurare che ho vissuto momenti in cui anch'io sentivo fortemente di far parte di qualcosa di potentissimo , che era Me ma anche molto di più, perchè quando n. persone stanno insieme la risultante è molto di più della somma dei vari N.
E che questi momenti fossero cortei (l'avevi capito) o qualsiasi altra cosa non importa. Quel senso di gioia e immersione totale li ho vissuti intensamente, e non solo nel sentirmi tutt'uno con gli altri esseri umani con cui condividevo scopi ,ideali e speranze,ma anche nel calore che da noi si sprigionava. Si può provare qualcosa di simile anche nei confronti del mondo inteso come cosmo, il senso di fusione e di felicità descritti da Maslow come "Peak experience", le esperienze della vetta, paragonabili ad una totale adesione/immedesimazione dell'uomo con l'esistente.
Ho la sensazione che partiamo da presupposti diversi,o forse parliamo lingue diverse,, ma arriviamo a posizioni abbastanza vicine.Ciao,R
vanni-merlin
00mercoledì 17 giugno 2009 22:07
il culto del santo, di qualsiasi santo, è solo patetico, oltre che antico come l'uomo e legato alle paure, alle fobie, all'incapacità di credere nella propria autodeterninazione....

allora saltano fuori le divinità, i santi e le madonne....

poi magari l'antonio da lisbona era una persona notevole, come altri; però il culto popolare è patetico, quasi come quello per il demiurgo o per l'uomo forte di cui i deboli hanno bisogno, anche se l'uomo forte è una pulce mefitica come il papi....


benedicat vos omnipotens deus....



gasparastampami
00domenica 21 giugno 2009 08:36
Veramente non mi ritrovo neanche nella prospettiva di Vanni.
Innanzitutto ritengo che nessuno abbia diritto di giudicare con una connotazione negativa un fenomeno che riguarda così tante persone, e
l'aggettivo "patetico" mi sembra violento e sprezzante, non adatto (secondo me, eh?) ad un ateismo maturo ed "umanistico".
E poi non credo che i varii culti rispondano solo al bisogno di esorcizzare le proprie paure o che riflettano solo l'incapacità di autodeterminazione.
Se alcuni hanno il senso del divino e noi no, questo non vuol dire che non ci sia un bisogno primordiale che si riflette nei vari culti, magari se si fosse trattato del culto di Iside non ti saresti espresso in maniera così intollerante.
E che cacchio, Vanni, ci mettiamo noi a fare i fondamentalisti?
Auguri per il tuo impegno politico, Nichi, da qualunque parte tu sia,
ci sono i giusti dappertutto.
Rosaria
vanni-merlin
00lunedì 22 giugno 2009 00:16
in realtà io giudico questi riti delle emerite cazzate, ma ho scelto l'aggettivo patetico per essere più soft...

con questo non voglio essere sprezzante con nessuno (e non penso di esserlo, nella fattispecie)

c'è chi crede in dio (molti, si dice) e chi in babbo natale (io, ad esempio...) e tutti con pari dignità ( ma a me la riconosceranno la dignità di credente a babbo natale? o, se vogliono, posso anche dire san nicola - che a bari si venera, ancorchè anatolico-... me la concederanno i fedeli frequentatori di santuari?)

io non sbandiero affatto il vessillo dell'ateismo militante: sono un miscredente... figuriamoci se credo nell'ateismo...

mi diverto un po' a prendere per i fondelli le superstizioni diffuse; ricordo che un paio di anni fa ebbi un'accesa discussione con un tale pugliese che sosteneva che una chiesa di Monte Sant'Angelo fosse stata "costruita" dall'arcangelo Michele: in effetti quando la visitai, notai che molta gente ci credeva..

ma le stesse dichiarazioni di fede le vidi "scolpite" dai fedeli antichi del tempio di Didime (Anatolia) dedicato ad Apollo, per gli innumerevoli miracoli....

ma di Apollo non c'era la lingua (neppure salmistrata...)...

però confesso che non stimo affatto la gente, le masse, il popolo o come cazzo lo vogliamo chiamare: finché in italia tutti apprezzano la destra berlusconiana, per me il popolo è solo minus quam...

forse appaio violento ancora...

ma ti assicuro che sono mite... e leonardo lo sa...


ciao

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