INES TABUSSO
00giovedì 6 ottobre 2005 13:36
CORRIERE DELLA SERA
6 ottobre 2005
LE LETTERE
La Guzzanti, gli share di Masotti e Socci, il caso Violante
Signor Direttore,
in riferimento all’intervista a Sabina Guzzanti uscita sul Corriere di ieri, devo precisare per l’ennesima volta che il mio Excalibur , nell’unico anno in cui è andato in onda, ha realizzato una media annua di share non del 2 per cento (come ritiene la Guzzanti), ma del 9,5 per cento (in prima serata), risultato più o meno analogo al primo anno di Ballarò . Risultato mai più conseguito da altri programmi di informazione che sono sopraggiunti nella prima serata di Rai 2. I quali infatti sono stati spostati in seconda serata, dove la loro percentuale di share ovviamente ha tutt’altro valore e comunque si è fermata assai al di sotto. Aggiungo poi che i programmi vanno giudicati anche sulla qualità e pure da questo punto di vista non temo confronti (non mi pare che la Guzzanti possa pontificare in proposito).
Infine mi permetta una considerazione. I programmi che cambiano e vengono chiusi sono tanti, è un avvicendamento normale: c’è chi strilla atteggiandosi a vittima di persecuzioni e chi non lo fa. Io appartengo a questa seconda categoria. Inoltre non sapevo che la Rai fosse stata privatizzata alla chetichella. A sentire la Guzzanti infatti certi spazi di informazione apparterrebbero a determinate persone e chiunque altro sarebbe un abusivo, un usurpatore. Io non ho nulla contro la presenza in video - poniamo - di Michele Santoro o Enzo Biagi (ben vengano), ma ritengo che la Rai e gli spazi nei palinsesti non siano proprietà esclusiva di quattro o cinque persone. Credo che ci sia inoltre un pluralismo culturale da salvaguardare, importante quanto il pluralismo politico. Altrimenti c’è il rischio che esistano approfondimenti giornalistici di diverso orientamento politico, ma sostanzialmente omologati su una cultura dominante che è egemone sia a destra che a sinistra. Questo sì che è pericoloso.
Antonio Socci
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Caro Direttore,
tra i personaggi, alcuni ben più illustri di me, colpiti dal sacro furore della «star» Sabina Guzzanti (così si autodefinisce nell’intervista di oggi al tuo giornale), figura anche il sottoscritto, forse - ormai - non meritevole di cotanta attenzione. La Guzzanti, di cui francamente non si può negare la bravura sul palcoscenico, mi dedica un paio di frasi sprezzanti. Continui pure a dire di me tutto quello che vuole, anche se ormai - televisivamente parlando - sono considerato «morto». Vorrei solo precisare, se ciò è concesso, che il mio programma della scorsa stagione, il vituperato Punto e a capo , nei mesi di aprile, maggio, giugno e luglio, quando passai a condurlo da solo, segnò una media del 9,5 per cento di share. Tutto il resto è noia.
vice direttore all’Informazione di Raidue
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Caro Direttore,
sorprende che, in una intervista a Sabina Guzzanti, il Corriere accrediti l’ipotesi di una querela dell’onorevole Luciano Violante nei confronti dell’autrice del film Viva Zapatero! quando già la redazione aveva avuto modo di verificarne l’assoluta infondatezza. Tant’è che, accanto all’intervista, si dà conto di una mia smentita a quanto pubblicato il giorno precedente da il Giornale , ovvero che l’onorevole Violante si fosse «fatto rappresentare, addirittura da un avvocato, con una richiesta insolita: la diffida al trasmettere la sua immagine nel lungometraggio». Il paradosso è che il Corriere rilanci con la Guzzanti questa diceria, proprio mentre il Giornale provvede a correggerla sulla base della documentazione a disposizione di tutti (e da tempo) sul sito internet del presidente del gruppo dei deputati ds.
L’onorevole Violante non ha avanzato alcuna diffida, non si è fatto rappresentare da nessun avvocato, non ha mai ipotizzato querele. È stata, invece, la produzione del film a richiedere a metà agosto alla segreteria dell’onorevole Violante una liberatoria per l’utilizzazione di alcuni spezzoni delle riprese televisive di un intervento svolto dal presidente del gruppo ds nell’aula di Montecitorio in occasione dell’esame della legge sul conflitto d’interessi proposta dalla maggioranza di centrodestra nel febbraio del 2002.
Le immagini riguardavano diversi momenti di uno scontro dialettico con l’onorevole Gian Franco Anedda, capogruppo di An, che aveva accusato la sinistra di voler «portare via le televisioni al gruppo creato dall’onorevole Berlusconi» e di puntare a «spazzare via il gruppo Mediaset». Constatato che la succinta descrizione dell’utilizzazione filmica dell’intervento di replica ometteva totalmente il contesto, la segreteria dell’onorevole Violante provvedeva puntualmente a segnalare il carattere chiaramente polemico (e, perché no, parossistico, se non ironico) di quella confutazione dell’accusa al centrosinistra di nutrire un qualche spirito di vendetta. Senza, però, alcun riscontro da parte della produzione. Di qui la decisione di non accedere alla richiesta della liberatoria a un montaggio arbitrario, al limite della diffamazione, di frasi al di fuori del contesto politico-parlamentare che le avevano determinate e, per di più, pronunciate in diversi momenti dialettici.
L’autorizzazione non sarebbe certamente mancata ad una comunicazione corretta delle posizioni dell’onorevole Violante, ovviamente a prescindere dal libero commento degli autori del film. Ma, nonostante la disponibilità manifestata, l’onorevole Violante non è stato nemmeno informato della scelta degli autori di procedere comunque.
Questi i fatti nudi e crudi. Che, credo dimostrino il carattere strumentale dell’intera vicenda. Sarebbe stato davvero interessante un approfondimento della questione della correttezza (politica o professionale che la si voglia definire) rimasta inevasa, piuttosto che una immaginifica minaccia di querela. Ma sul come e perché questa voce sia circolata, forse è meglio mettere «una pecetta».
portavoce del presidente
del gruppo dei deputati Ds