Nessun entusiamo sulla ripresa. Gli imprenditori aspettano conferme

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Il Sole 24 Ore
00lunedì 7 novembre 2005 23:15

MILANO. Cautela di fronte ai primi segnali di ripresa emersi negli ultimi mesi. E' il risultato dominante che emerge da un sondaggio effettuato da Il Sole 24 Ore Radiocor su un campione di 124 tra imprenditori, manager e banchieri: gli intervistati vorrebbero credere in un'inversione del ciclo che sia duratura, ma restano prudenti, dopo il lungo periodo di crisi attraversato, e preferiscono attendere conferme. La maggior parte guarda al Far East come mercato trainante per una nuova fase di crescita del paese, in secondo luogo agli Stati Uniti, mentre l'Europa continentale, in specie Francia e Germania, è considerata tuttora la più ingessata (con segnali più che confortanti in arrivo dalla Germania). Come dare velocità alla ripresa? "Con meno burocrazia e più deregolamentazione" è la risposta decisamente prevalente e, poi, aumentando il coinvolgimento delle banche a sostegno delle imprese. Significativo il dato sulla necessità di una svolta al vertice della politica per aiutare la crescita, priorità indicata da un numero davvero esiguo d'intervistati.
Infine, il 48,7% del campione giudica nocivo per la ripresa un rialzo dei tassi da parte della Bce, il 47,9% lo considera irrilevante, "a patto che sia limitato".

Anche per il mercato del lavoro il futuro appare quanto mai incerto. La discesa del tasso di disoccupazione in Italia dall'11,6% del 1998 all'attuale 7,5%, con 2,1 milioni di nuovi posti di lavoro, rappresenta, secondo quanto scrive Vincenzo Guzzo, economista di Morgan Stanley, "un miracolo italiano del mercato del lavoro". Secondo la banca Usa, tre i fattori decisivi del miracolo: l'emersione dal lavoro nero di parte degli immigrati che spiega almeno l'80% dei progressi registrati nell'occupazione, le agevolazionoi fiscali concesse sulle nuove assunzioni e le riforme dei governi di centro-sinistra (pacchetto Treu) e di centro-destra (legge Biagi). Ma questi cambiamenti saranno sufficienti per affrontare i prossimi 10 anni? "Probabilmente no, due temi torneranno sul tavolo: la riforma dell'articolo 18 dello statuto dei lavoratori e la revisione della contrattazione collettiva che, attualmente, non tiene conto delle differenze di produttività tra le diverse aree del paese", conclude Guzzo.
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