La notte è giovane

sei di nove
00mercoledì 28 maggio 2008 17:47
La notte giovane è suadente come il profumo di una donna, un po’ santa e un po’ puttana, entra dal finestrino di fine maggio e ti avvolge, tu completamente arreso nell’abitacolo, ti depone in un limbo temporale dove tutto ha uno spessore più sottile. Dove il gommista e l’ingegnere parlano la stessa lingua, dove persino una bettola può sembrare un crazy horse quando la birra è buona e una studentessa universitaria, con un libro di poesie, ti tiene compagnia parlando piano di quanto è dura la vita tra lo studio e il lavoro da baby sitter mal retribuito.
---Now Playing--- Track 05
Gli alberi, querce, sul viale a doppio scorrimento puzzano di piscio. Sui lati è un grande festeggiare di insegne luminose, locali di qui, paninoteche di la, pizzerie al taglio, e fuori innumerevoli gruppetti di persone che sembra abbiano da dirsi tante cose. E quante risate abbandonate sui frontoni silenziosi dei palazzi.
All’improvviso. Qualche decina di metri, qualche macchina davanti a me, un capannello di persone. Una rissa al semaforo. Quando ci passo di fianco vedo uno scooter rovesciato a terra e un ragazzino, sui diciotto anni e non di più, figlio di papà, seduto sul marciapiede col volto insanguinato. Un cartone in piena faccia o, forse, una testata. Mi si insinuano in mente strani pensieri, follia riflettere su certe cose di notte, in pieno cazzeggio. Mi viene da pensare ai genitori, a quanto amore, quanta cura e impegno ripongono nel crescere un figlio, mi viene da pensare alla madre preoccupata per via dello scooter, all’orgoglio del padre che vede il pargolo incominciare a diventare uomo, lo vede preparasi accuratamente, farsi figo per l’uscita serale, per la caccia alla fighetta giusta o per l’incontro con la fidanzatina. Mi viene da pensare a come potrebbero sentirsi, adesso, vedendo il proprio ragazzo buttato lì, in terra come un vecchio straccio. Il proprio sangue dato in pasto alla società civile. Non c’è nemmeno un vigile, vista l’ora non ci sono multe da fare.
C’è solo il ragazzino, solo in mezzo a un gruppo di sconosciuti, solo con il suo naso rotto.
In questo momento non è un figlio di papà. E’ solo un ragazzino come tanti, come uno di quelli delle case popolari. La sconfitta, in genere, non guarda in faccia nessuno.
Mi sono sgregato dal casino del semaforo, dietro vedo ancora le macchine che passano e rallentano per godersi la scena. E’ un retrogusto amaro, quello che lasciano certi spettacoli. Troppo amaro persino per un sirbone come me.
Parcheggio in un carrabile, è un’officina, difficilmente mi chiameranno il carroattrezzi. Entro al “Santana”, sguardo veloce ai tavolini. C’è un gruppetto di persone che conosco. Tutti rigorosamente maschi e cazzoni. Niente gnocca. Mi fermo qui per un poco. Ordino da bere e mi avvicino.
- E a noi? Non inviti? -
E’ Felice a parlare. Che cazzo di nome, soprattutto in relazione al personaggio, una persona di una tristezza indicibile. Sposato e divorziato, fa il bidello in una scuola. La moglie lo ha lasciato solo e con il culo in terra. E ogni volta, non appena qualcuno fa il terribile sbaglio di accennare discorsi sui rapporti fra maschi e femmine, lui inizia la sua litania patetica. Sembra un cd masterizzato male.
- Perché non ti metti in malattia? -
Gli rispondo. Gli altri ridono, lui ci resta un po’ male. Non me ne frega un cazzo. Tutto sommato, anche dovendo pagare gli alimenti, è sempre un coglione e non un martire.
Mi siedo e sto già pensando di andare via, prima di morire di avvelenamento da ronaldinho, inter, milan e champions ligue. Io senza gnocca so restare solo quando sono solo. Stare in mezzo a un gruppo di maschi, in un locale, a mezzanotte meno un quarto, mi fa sentire patetico. E poi tifo Cagliari. Che cazzo me ne frega di ronaldo. Una scimmia che sa palleggiare con un pallone. Al circo c’è chi lo fa meglio e con molte meno pretese.
L’unica consolazione, al momento, è il Tanqueray che mi rende meno amaro il gin tonic.


=AlexMoteL=
00lunedì 27 aprile 2009 04:17
Questo racconto lo ricollego a quella tua recente poesia in cui alla fine bevi birra in mezzo ai cappuccini. Mi piace, sarà perché mi ci ritrovo un po' in entrambi questi lavori. Faccio pensieri simili quando sono a cazzeggio la sera.

[SM=g8431]

=PanFlute=
00lunedì 27 aprile 2009 20:18
Grazie Alex
colleghi bene.

questo lo avevo completamente dimenticato. grazie per il lavoro di archeologia forumistica [SM=g8950]


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