La Rinascita islamica

Nichilista errante
00domenica 6 settembre 2009 11:19
Il fenomeno della Rinascita islamica (con la R rigorosamente maiuscola) è un fenomeno nel contempo politico e religioso, molto diverso dall'occidentale ritorno all'interesse per le religioni: inizia negli anni '70, con la decolonizzazione dei paesi mussulmani e il loro inserimento all'interno delle scacchiere della guerra fredda, spesso come alleati dell'URRS, vista come la superpotenza che avrebbe difeso i paesi mussulmani dal tentativo di riconolonizzazione economica dell'occidente. Successivamente però è lo sfascio dell'Unione Sovietica a dare alla Rinascita mussulmana il suo primo grande successo politico-religioso: l'eroica resistenza dei talebani contro i sovietici (protrattasi dal 1979 al 1992), resistenza che non fu un mero conflitto regionale, ma un vero banco di prova dell'intero Islam, poiché in territorio afgano combatterono volontari dal Sudan, l'Iran, il Pakistan, il Bangladesh, La Malesia, il Libano, l'Algeria e l'Arabia Saudita.
Un'altro aspetto della Rinascita è sotto i nostri occhi: l'incredibile aumento demografico che ormai da 40 anni investe i territori islamici sta creando un'immenso movimento migratorio sia interno (dalle campagne alle città) sia esterno (verso altre nazioni non islamiche), movimento che ha generato una momentanea crisi di valori, a cui la ha prontamente risposto la classe colta (che nell'Islam è formata da giovani venuti a studiare in Occidente), radicalizzando l'identificazione fra Islam religioso e Islam politico, e nel contempo creando come contro modello della Rinascita islamica quella della decandenza dell'Occidente, secondo i mussulmani ormai divorato dal cancro dell'ateismo, dell'individualismo e della droga.

Ma la Rinascita non si ferma ai paesi già tradizionalmente islamici, investe anche paesi che sono stati per lungo tempo fuori dall'area di influenza mussulmana: l'aumento esponenziale di islamici in Cina, in India e nelle ex repubbliche sovietiche del Caucaso, dovuto ad opere missionarie e di assistenza dei deboli, sta portando ad una radicalizzazione del conflitto etnico e religioso in queste aree, visto che i mussulmani chiedono l'indipendenza per formare un proprio stato che abbia come legge la Legge Coranica, seguito ovviamente dal rifiuto degli stati ospitanti di veder spezzettato il proprio territorio.
Altro discorso invece è l'espansione dell'Islam in Europa: qui le conversioni di individui non arabi sono estremamente limitate, e quindi l'Islam cresce grazie agli immigrati, ma non quelli di prima generazione come un erroneamente di solito si crede, ma grazie a quelli di seconda e terza generazione, ai figli e ai nipoti nati in Occidente e che tuttavia lo rifiutano, ricercando la propria identità nei paesi di provenienza dei propri genitori... è proprio questa generazione nata in occidente ma non occidentalizzata, quella che ha portato le innovazioni più evidenti all'interno del modo di percepire e divulgare l'Islam: la creazioni di radio, reti televisive, blog e mail-list ha fatto sì che si creasse uno spazio virtuale a cui il fedele possa accedere per sentirsi collegato all'Umma, by-passando le strutture e le istituzioni del paese ospitante, e quindi ogni filtro occidentale al messaggio islamico.
Proprio da questa generazione sono nati gli intellettuali che oggi tengono banco nelle università occidentali: Tibi Bassam, Tariq Ramadan e Edward Said (l'autore del consigliatissimo "Orientalismo") sono solo alcuni nomi di spicco all'interno di un movimento che comprende ottimi artisti, romanzieri, poeti, politologi e sociologi, in cui la fede islamica unita all'ottima conoscenza della cultura filosofica occidentale diventa un punto di vista alternativo sullo stesso Occidente, giudicato ormai all'unanimità al capolinea.

Vale la pena di soffermarsi un poco su Tariq Ramadan, tedesco d'adozione ma libanese per cuore e cultura, professore d'islamologia nelle università più prestigiose dell'Occidente: secondo Ramadan oggi solamente una forte iniezione di Islam può guarire l'Occidente moribondo, attraverso un rinnovato scambio d'idee e metodi organizzativi, tuttavia l'Occidente dovrà accettare la formazione al suo interno di un Islam politico, ossia di partiti ispirati dalla Legge del Corano, e questo non può essere impedito, poiché la laicità occidentale non esclude la formazione di partiti a base religiosa (vedasi le varie democrazie cristiane), che in caso di maggioranza possono anche decidere di attenuare o abolire la suddetta laicità; gli arabi invece accetteranno la democratica competizione elettorale (in questo modo necessariamente saranno portati a dover escludere i fanatici e gli integralisti) e un dialogo alla "pari" con le forze laiche e cristiane.
La cosa interessante di Ramadan è che un intellettuale molto diffuso ed apprezzato nella comunità islamica, e rappresenta il tentativo più convincente di fusione fra l'islam moderato (cioè quello di formazione occidentale, che rifiuta la violenza ed è un certo modo laicizzato) e l'integralismo, che vorrebbe creare all'interno dell'Europa la cosidetta "Casa Islam", ossia aree franche in cui vige la legge coranica... il fatto poi che il nostro sia in contatto tanto con i Fratelli Mussulmani (il gruppo integralista egiziano che ha varato la legge che vieta trasfusioni di sangue fra islamici e credenti di altre religioni) che con le democrazie islamiche del maghreb, fa sì che la sua analisi non rimanga mera speculazione intellettuale, ma uno scenario politico possibile da qui ai prossimi vent'anni.


luigi38
00domenica 6 settembre 2009 15:46
Caro Leo,
come sai di solito non frequento questa parte del nostro sito, ma oggi il tuo intervento mi ha incuriosito, e siccome il problema che tu poni lo avverto anch'io, ho stralciato questa frase dal tuo testo :

tuttavia l'Occidente dovrà accettare la formazione al suo interno di un Islam politico, ossia di partiti ispirati dalla Legge del Corano,

e mi sono posto questa domanda, da credente, ma anche fortissimamente laico : come mi porrei, io, cristiamo praticante, di fronte al sorgere di un partito politico che ponesse il Vangelo come solo metro fondativo di una linea politica ?

la mia riposta è decisamente negativa, già la vecchia D.C che pur non si basava su questi principi, non mi andrebbe bene e non lo vorrei, ma le tue argomentazioni mi fanno sorgere un'altra domanda : come mai questo problema ( della diffusione sempre più intensa dell'islamismo ) passa quasi sotto silenzio da parte di quasi tutti coloro che " hanno il cuore a sinistra " ?

Che il problema della laicità dello stato interessi gli intellettuali italiani solo quando si tratta di schierarsi contro l'ormai decotto ( nel senso di abusato, inflazionato, e non altro ) presidente del consiglio ?
Non so fornirmi la risposta, ma non vorrei essere governato da qualche mullah, e neppure da mons. Ruini, però.

Ciao, e scusa l'intromissione
Nichilista errante
00domenica 6 settembre 2009 17:09
Rispondo volentieri: la sinistra tace perché non ha i mezzi culturali per riconoscere e affrontare il problema... considerando valore universale la separazione fra religione e politica avvenuta in occidente dopo la guerra dei 30 anni, non riesce a comprendere che per il resto del globo tale suddivisione non solo non esiste, ma è anzi sintomo di decadenza culturale; considerando poi la religione come fenomeno sovrastrutturale dovuto all'ignoranza e alla repressione, crede che nel giro di pochi anni le masse di immigrati mussulmani diventeranno i baluardi del laicismo (soprattutto in contrapposizione al cattolicesimo) ignorando che nell'ultra-laica Francia, dove non c'è stata alcuna crociata cattolica in difesa delle "radici cristiane" del paese, sono state le nipoti e le figlie degli immigrati a rivendicare il diritto all'uso del velo, e a denunciare come imposizione autoritaria e razzismo culturale l'obbligo vigente in oltralpe di non indossare simboli religiosi in luoghi pubblici... davanti a questo fenomeno la sinistra ha prudentemente taciuto, sapendo che sarebbe ottimo pane per la Lega e che anche molti dei propri militanti avrebbero potuto pensare che il buonismo nei confronti degli immigrati alla lunga non paga. Ma c'è anche un'altra cosa da dire, che accomuna la sinistra con una parte della destra e del centro: noi occidentali ci rassicuriamo perchè ci piace dialogare con la parte a noi più vicina dell'Islam, ossia i vari Tal Bel Jaolun, Tibi Bassan, Edward Said, tutti di formazione occidentale e sostenitori (chi più chi meno) di stati mussulmani moderati, tiepidamente laici, rispettosi dell'Occidente e della sua cultura, non volendo capire che questi intellettuali sono estremamente isolati, e non hanno alcun contatto con le masse islamiche e i dirigenti dei loro paesi d'origine... la cosa interessante invece è come la cultura islamica ha assorbito e riformulato dal proprio punto di vista i classici del pensiero di destra occidentale: Spengler, Nietzsche, Heidegger, Schopenhauer, Cioran sono molto letti e apprezzati dagli intellettuali mussulmani, soprattutto per il comune pessimismo nei confronti dell'Occidente, e l'auspicio che all'interno dell'Europa si formi un nuovo popolo, giovane, barbaro, che ridia linfa al suo esausto corpo... ovviamente questo giovane popolo viene identificato dall'islamici con se stessi [SM=g8051] .
Comunque il fenomeno è ancora allo stato embrionale, anche se gli islamici cominciano ad organizzarsi: in Inghilterra sfruttando le faglie giuridiche del common law (cioè il diritto britannico di essere giudicati da propri pari) sono stati aperti oltre 100 tribunali locali con giudici mussulmani che giudicano secondo la sharia, seppure non possono ovviamente ordinare amputazioni di mani e infibulazioni, in U.K è scontro sul fatto che questi tribunali ad esempio giudichino sempre innocente la famiglia che punisce con la violenza fisica i figli, oppure considerino reato penale la rinuncia all'Islam o peggio la conversione di mussulmani ad altre religioni. Anche in Olanda si stava passando ai fatti, con la costituzione di un vero partito politico islamico, che è stato tuttavia falcidiato sul nascere dall'ondata mediatica e di arresti seguita all'omicidio di Theo Van Gogh.

Per quanto riguarda la noi cattolici e la laicità: sai che sono d'accordo con te, non ha alcun senso un partito basato sul Vangelo, o che peggio si erga a difensore dei diritti di Dio sul mondo, 1400 anni di cristianesimo politico hanno dimostrato che il potere ha fatto più danni che altro alla religione e ne ha pure messo in forse l'esistenza (vedasi l'URRS)... Però per noi cristiani Gesù era figlio di Dio e non un legislatore, invece per i mussulmani Maometto fu sia profeta che ottimo legislatore, e Allah usò il profetà per portare la sia la Sua parola sia la Sua Legge, quindi è all'interno dei presupposti stessi dell'Islam una non separazione fra politica e religione: quando in Turchia Ataturk tentò di instaurare un regime laico, dovette di fatto fare una pulizia religiosa all'interno dell'esercito, ateizzandolo, in modo che facesse da cane da guardia ad una società che è rimasta profondamente mussulmana, nonostante le leggi contrarie e le bastonature dell'esercito.

Grazie per l'intervento, ave [SM=g8431]


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