L'UNITA', ASSE ANGELUCCI - D'ALEMA

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INES TABUSSO
00martedì 30 ottobre 2007 20:08
IL SOLE 24 ORE
30 ottobre 2007
L'UNITA', ASSE ANGELUCCI - D'ALEMA
(CARABINI ORAZIO)
- a pag.14

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Indovinello: che cos'hanno in comune Massimo Moratti, Salvatore Ligresti, Pierluigi Toti, Giampaolo Angelucci? Primo, tutti si sono interessati negli ultimi mesi alle sorti dell'"Unità", il giornale dei Ds. Secondo, tutti facevano parte del patto di sindacato di Capitalia, il gruppo bancario acquisito da UniCredit. Quindi sono legatissimi al presidente di Mediobanca Cesare Geronzi, ex-gran capo di Capitalia, e sono "liquidi" poiché o hanno già venduto o possono vendere la quota che detenevano in Capitalia e che ora è in UniCredit. E Geronzi nei Ds ha un interlocutore preferito: Massimo D'Alema.
Mentre le altre trattative o non sono mai decollate o sono fallite, quella con gli Angelucci (in piedi da sei mesi) è andata a buon fine (due diligence permettendo). «L'Unità ha bisogno di energie nuove – racconta al Sole-24 Ore Giancarlo Giglio, l'imprenditore ex-proprietario di Datamat (ceduta a Finmeccanica) che è tra i soci della Nuova Iniziativa Editoriale, società editrice dell'Unità– anche sotto il profilo finanziario. La compagine attuale ha esaurito il suo compito. Gli azionisti devono essere motivati come lo eravamo noi, che abbiamo investito somme importanti, sette anni fa». Giglio sostiene anche che la politica c'entra poco, che gli affari sono affari. Una tesi che anche molti autorevoli esponenti ds sottoscrivono.

QUESTIONE DI RISORSE
«Da più di un anno – racconta uno di loro, vicino a D'Alema – gli azionisti non avevano obiettivi comuni, alcuni premevano per uscire, altri non avevano risorse da investire. Adesso serve un aumento di capitale e sono arrivati gli Angelucci che erano già soci con il 20% nel 1998-2000. Meno male, perché quando per un anno si cercano soci e non vanno in porto le trattative, nel momento in cui servono soldi l'azienda rischia». «Angelucci si è presentato con un bel po' di soldi in mano –racconta un altro ds, sponda fassiniana – e l'affare si è chiuso. Certo è bizzarro che l'organo dei ds, e forse del Partito democratico, vada al proprietario di Libero».
«I soldi non hanno colore – ribatte il dalemiano – e il cordone ombelicale dell'Unità con il partito è stato tagliato nel 2001». Sarà, ma il diritto di prelazione dei ds (attraverso la nuova fondazione) sulla testata è stato rinnovato nel preliminare firmato da Angelucci. E Walter Veltroni che cosa ne pensa? Se lo chiede anche il comitato di redazione del giornale che, dopo un appello alla costituente del Pd, oggi pubblica un nuovo comunicato minacciando anche di scioperare. Il segretario del Pd non ha mai speso una parola nella sua campagna per le primarie sulla questione dell'organo di partito. Oggi tace e le interpretazioni si contraddicono. Secondo il " Corriere della Sera" si è molto risentito della conclusione dell'affare a sua insaputa. Secondo altri sospetta oscure trame dalemiane. Ma circolano anche interpretazioni di segno opposto. Per esempio, che era stato informato dalla Marcucci e che aveva preso atto della realtà. E addirittura che non voglia avere un organo del Pd, al punto che avrebbe dissuaso personalmente Moratti dall'intervenire nell'"Unità" per sostenere il Pd.

IL RUOLO DI ROSSI
Resta il fatto che, sotto la regia di Guido Rossi, l'operazione si sta per chiudere. E la famiglia Angelucci conquista un'altra posizione nel firmamento dei media italiani. Dopo "Libero" (direttore Vittorio Feltri), schieratissimo con il centro-destra, e il Riformista, direttore Paolo Franchi, sinistra riformista anti-Pd, ecco l'Unità. Del resto gli Angelucci sono la quintessenza del trasversalismo. I loro business principali sono la sanità e gli immobili. Compresi quelli ex-Pci, dalle Botteghe Oscure alle Frattocchie, rilevati nell'operazione Beta Immobiliare, congegnata con il tesoriere dei ds Ugo Sposetti, che consentì al partito di liberarsi di gran parte dei suoi debiti. Gli Angelucci possiedono anche il palazzo all'Ara Coeli che fu il quartier generale di Raul Gardini. E a Marino una sontuosa residenza appartenuta a Sofia Loren.
Per gli Angelucci l'ideale è andare d'accordo con tutti. Anche le loro amicizie politiche sono trasversali. Con Gianfranco Fini esiste un legame storico cementato dall'incarico di direttore sanitario del gruppo per il fratello Massimo, medico. E da una piccola partecipazione nella Panigea che fa capo all'ex moglie di Fini, Daniela Di Sotto, e al segretario particolare del leader di An Francesco Proietti. Ottimi i rapporti con i Ds, e in particolare con quelli vicini a Massimo D'Alema.
Il legame con Silvio Berlusconi è garantito da Renato Farina, editorialista di Libero. Un esponente di Forza Italia, l'ex-presidente della regione Puglia Raffaele Fitto amico di Giampaolo fin dai tempi dell'università, è al centro di una vicenda giudiziaria in cui Angelucci è accusato di aver pagato tangenti per vincere una gara. Le indagini preliminari sono ancora in corso a Bari. Altri ufficiali di collegamento con il vecchio mondo della Dc e delle Partecipazioni statali sono gli ex-Iri Paolo Torresani ed Emilio Acierna che funziona anche come ambasciatore in Vaticano dove gli Angelucci sono ben introdotti.




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IL RIFORMISTA
30 ottobre 2007
Em.ma
L’UNITÀ CHIEDE VELTRONI NON RISPONDE

Sabato scorso i redattori dell’Unità hanno pubblicato sul loro giornale una lettera aperta a Prodi, Veltroni e ai costituenti del Pd ai quali hanno rivolto un angoscioso interrogativo: «Non credete che la costruzione del Pd abbia ancora bisogno di una voce come l’Unità?». La domanda era preceduta da altri due angosciantissimi interrogativi: Il primo: «Davvero arrivano gli Angelucci, proprietari di Libero?». Il secondo: «Quali garanzie ci danno gli eventuali nuovi editori in termini di autonomia del giornale e per ciò che concerne la sua collocazione storica?» Sul primo interrogativo non c’è stata risposta. Veltroni ha già “i giornali” che lo sostengono e non vuole identificarsi in “un giornale” che gli darebbe solo fastidi politici e grattacapi finanziari. Punto. Per quanto riguarda gli altri due interrogativi forse i redattori dell’Unità dovevano porsene uno più interessante: perché l’Unità è arrivata a questo punto? Ciò detto, l’autonomia di un giornale è garantita innanzi tutto dal direttore e dalla redazione. L’Unità non è più un giornale di partito e il Pd l’ha mollato e non vedo perché, avendo lo stesso editore di Libero, il direttore e i redattori perdano autonomia e debbano calarsi le brache.




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L'assemblea dei giornalisti de l'Unità: «La testata non è in vendita»

www.unita.it/view.asp?IDcontent=70188

Il Cdr de l'Unità ha ieri incontrato la presidente del CdA della Nie, Marialina Marcucci, dalla quale ha ricevuto solo generiche informazioni sull'ingresso di nuovi soci alla testa della società editrice de l'Unità. Le preoccupazioni della redazione de l'Unità sono intatte, di fronte alla prospettiva - non confermata, ma nemmeno smentita dalla Marcucci - che il proprietario di Libero diventi l'editore de l'Unità, e dell'impatto che una situazione del genere finirebbe per avere sui lettori, sulla storia e sulla vita del giornale, anche per via delle mancate garanzie fornite sull'autonomia e sulla collocazione del quotidiano. Se Sensi, proprietario della Roma, acquistasse la Lazio, i giornali sarebbero pieni di paginate di dibattiti sui valori, sull'identità e sulla storia delle due squadre e l'opinione pubblica in subbuglio: forse, a maggior ragione, anche la "questione Unità" dovrebbe essere al centro del dibattito politico, culturale e sociale del Paese. La salvaguardia di un giornale che è parte integrante del dibattito politico, del confronto culturale e di idee, va sottolineato, non può essere intesa come in contrasto con la "discontinuità" dalla "vecchia politica" che dovrà segnare la nascita del Partito democratico.


Dal confronto tra la presidente ed il Cdr l'assemblea dei redattori ha ricavato la certezza che sia in corso una trattativa a livello avanzato con un eventuale socio, destinato ad essere "a vocazione maggioritaria" all'interno della Nie. Un imprenditore privato interessato all'azienda nel suo complesso, nonché - così ci è stato spiegato - allo sviluppo della testata che, peraltro, potrebbe essere acquisita insieme alla società editrice. Secondo Marcucci, nuovi ingressi nel capitale azionario rientrano in una normale dinamica di mercato, mentre non vi sarebbero, allo stato, altri soggetti interessati ad entrare nella compagine azionaria del giornale.


Ma una realtà complessa e sensibile come un quotidiano, e a maggior ragione come l'Unità, così strettamente legata all'identità della propria storia, dei suoi lettori e dei suoi lavoratori, non può essere messa in vendita come un prodotto qualsiasi. "Non si può giustificare un'operazione così con il motto 'è il mercato, bellezza'", ha sottolineato Roberto Natale, della giunta nazionale della Fnsi, che confermando - anche a nome dell'Associazione Stampa Romana - il pieno appoggio del sindacato dei giornalisti alla redazione, ha inteso sottolineare come quella de l'Unità sia "una questione editoriale e politica nazionale".
L'assemblea dei redattori de l'Unità ritiene estremamente preoccupante l'ipotesi che una testata assolutamente peculiare come quella de l'Unità sia nelle esclusive mani di un imprenditore - chiunque esso sia. E questo senza che vi siano - né sono emersi nell'incontro avuto con Marialina Marcucci - sufficienti garanzie riguardo all'autonomia, la collocazione, l'identità e lo sviluppo del giornale. Principi che debbono essere rispettati, indipendentemente da quali siano i soggetti economici interessati ad acquisirlo. L'Unità ha bisogno di capitali freschi e di investimenti, e ben vengano imprenditori che ne assicurino un rilancio coerente con la sua identità. Nessuno demonizza il mercato, ma i redattori si chiedono come sia possibile che non siano ancora stati messi in atto tutti gli strumenti necessari per mantenere il radicamento della testata - cioè del suo storico nome - nella vita democratica del Paese, mentre rilevano che l'interessamento di imprenditori privati alla sua proprietà conferma il prestigio e la vitalità che anche la redazione ha garantito in questi anni.


Per tutti questi motivi, l'assemblea indica - chiunque si metta alla testa della Nie - nella formazione di un comitato di garanti e nell'adozione di un decalogo di valori uno strumento essenziale per la salvaguardia dell'autonomia della redazione: garanti scelti tra personalità di altissimo profilo del mondo della politica, della cultura e della società democratica del Paese. Per la definizione del Comitato dei garanti il Cdr chiederà un confronto con tutte le diverse culture politiche che hanno dato vita al Pd e, più in generale, di tutto il centrosinistra, confronto che coinvolgerà anche gli ex direttori de l'Unità.


A proposito delle sorti del marchio storico l'Unità e delle prospettive del giornale, l'Assemblea dei redattori ha invitato il Cdr a richiedere un incontro urgente con il segretario nazionale del Pd, Walter Veltroni, con l'onorevole Piero Fassino e con il senatore Ugo Sposetti, rispettivamente segretario e tesoriere dei Ds, nonché con i vertici della Fondazione che dovrà gestire il patrimonio dei Democratici di sinistra.
Su proposta del Cdr l'assemblea dei redattori ha indetto immediatamente lo stato d'agitazione e valuterà la possibilità di richiedere il congelamento degli accordi sottoscritti lo scorso luglio in sede aziendale. Al Cdr è stato affidato un pacchetto di sette giorni di scioperi che verrà calendarizzato se non vi saranno risposte adeguate circa il rispetto di principi a garanzia dell'autonomia della redazione e della collocazione del giornale, nonché sui destini della testata.


L'assemblea dei redattori de «l'Unità»


Pubblicato il: 30.10.07
Modificato il: 30.10.07 alle ore 8.39




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CORRIERE DELLA SERA
30 ottobre 2007
Angelucci, Unità in rivolta «Walter e Piero ci aiutino»
GIORNALISTI IN ASSEMBLEA
Il Cdr: siamo stati scaricati
Monica Guerzoni


ROMA — «Per la Mercedes di Padre Pio/1 milione di euro./Per una ciocca di capelli/di Che Guevara 50 mila./Per il giornale fondato/da Gramsci... Libero?». La poesiola satirica è spuntata a pagina 10 di «M» ,il periodico di «filosofia da ridere e politica da piangere» progettato da Sergio Staino per l'Unità. E se la gloriosa testata che ha accompagnato la storia del Pci-Pds-Ds dovesse morire per dar vita a l'Iberò, quotidiano fondato da Antonio Feltri? I lettori affezionati, che da settimane inviano mail e fax colmi d'angoscia, sanno che il destino del «loro» giornale è diventato un caso politico. Ai non adepti invece bisogna dire che la testata sta per essere acquistata dagli Angelucci, i re delle cliniche che editano il quotidiano di destra Libero diretto da Vittorio Feltri. La trattativa potrebbe concludersi entro Natale con un assegno di 25 milioni e gli ottanta redattori dell'Unità sono determinati a impedirlo. «La testata non è in vendita».
E dunque, colpo di scena, i giornalisti invitano ufficialmente a un confronto il leader del Pd, Veltroni e il tesoriere dei Ds, Sposetti. E poiché i rapporti tra i due non sono amorevoli, convocano anche Fassino. E se i colloqui non ci saranno o non daranno «risposte soddisfacenti»? Pronti sette giorni di sciopero. Altri tempi e altri toni rispetto alle drammatiche assemblee del 2000, quando l'ex organo del Pci fu messo in liquidazione. Ma anche quella di ieri è stata una riunione da consegnare agli archivi. «Possibile che si faccia una fondazione per salvare quadri e portacenere delle sezioni e nessuno si ponga il problema di mettere al sicuro la nostra autonomia?» apre il caporedattore Nuccio Ciconte. E Umberto De Giovannangeli, dieci anni nel sindacato: «Voglio sapere se è vero che i Ds non intendono esercitare il diritto di prelazione». Ninni Andriolo, firma politica nel comitato di redazione, si appella a veltroniani, prodiani, popolari: « L'Unità agli Angelucci è indigeribile, cosa fanno i nostri interlocutori politici? O arrivano altri acquirenti o si muore». Che «trauma», che «terremoto» per i lettori se il quotidiano di Gramsci diventa il quotidiano di Feltri...
Mica si può dire «è il mercato, bellezza!», sintetizza Maria Zegarelli. E Fabio Luppino, capo del politico autore di titoli molto critici sull'assemblea di Milano: «Veltroni ha annunciato atti di discontinuità con la vecchia politica, giusto? La fine che sta facendo l'Unità è il primo di quegli atti». Il tema di un conflitto tra Ds e Pd, tra dalemiani e veltroniani, resta sullo sfondo. E Sposetti è il principale sospettato. « A lui sta bene così», sintetizza una cronista.
E un caposervizio: «Per essere malizioso un interesse il tesoriere Ds ce l'ha, ed è la capitalizzazione della testata». Nell'incertezza, ognuno ha la sua verità. Quella del corrispondente da Bruxelles, Sergio Sergi, è che Veltroni «non ha bisogno di un giornale». E Roberto Brunelli del cdr conclude con un sospiro amaro: «Ci hanno scaricato, ci troveremo da soli con gli Angelucci...».





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