IN SALA NON C'ERANO SOLO IMPRENDITORI MA, IN EDICOLA, LO SAPREMO DOMANI

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INES TABUSSO
00domenica 19 marzo 2006 12:53
LO SCIOPERO E' FINITO, ALMENO ON LINE:


CORRIERE DELLA SERA, 19 marzo 2006:

"Ancora una volta, infatti, il presidente del Consiglio si è dimostrato del tutto incompatibile con qualsiasi regola. Il giorno prima Prodi si era scrupolosamente attenuto ai tre minuti di replica imposti dal moderatore Ferruccio de Bortoli, direttore del «Sole 24 Ore», alle domande degli imprenditori. Berlusconi invece ha fatto un comizio elettorale, accaparrandosi il microfono, balzando in piedi per arringare la platea e senza rispettare i tempi imposti. «Abbiamo cercato di dare regole al nostro dibattito», ha poi commentato Pininfarina. «Alcuni le hanno rispettate scrupolosamente e altri meno. Credo che tutti i cittadini siano in grado di capire, non è il caso che io dica chi le ha rispettate di più e di meno. Tocca a noi cittadini elettori dare valutazioni alle risposte che sono state date e che non sono state date alle nostre domande».

Tra i vertici di Confindustria, alle parole del premier, è sceso il gelo. Nessuno ha applaudito, mentre in platea si scatenava il putiferio tra i cori da stadio («Silvio! Silvio!») del centinaio di attivisti di Forza Italia che avevano riempito le ultime file del convegno, gli applausi della base di piccoli imprenditori del nord-est e fischi di alcuni altri. «In sala non c’erano solo imprenditori», ha commentato Pininfarina. «Credo che quelli che sono intervenuti durante il dibattito poco avessero a che fare con Confindustria». Pininfarina ha poi difeso anche la stampa: «È stata citata la stampa indipendente per definizione, non è stata citata la stampa di partito e quindi non credo che ci sia il problema citato da Berlusconi»".


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March 18 (Bloomberg):
"Abbiamo cercato di stabilire delle regole, e alcuni le hanno rispettate"
ha detto Andrea Pininfarina, vice presidente della Confindustria, alla fine
del convegno. I sostenitori di Berlusconi avevano avuto il permesso di entrare
nell'edificio prima che il premier parlasse - ha detto Pininfarina - negando
che vi sia una frattura all'interno dell'associazione degli imprenditori.
"Montezemolo parla a nome di tutti noi. Non tutti, nel pubblico presente,
erano imprenditori" ha detto.

www.bloomberg.com/apps/news?pid=10000085&sid=asRx_TgusnCI&refe...
(''We tried to set some rules, and some people followed them,'' said Andrea
Pininfarina, vice president of Confindustria and chief executive officer
of carmaker and designer Pininfarina SpA, at the end of the conference. Berlusconi
supporters had been permitted into the building before the premier spoke,
Pininfarina said, denying a split within the employers' lobby. ''Montezemolo
speaks for all of us. Not everyone in the audience was a businessman,'' he
said).


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LA STAMPA, 19 marzo 2006:

"Pininfarina esordisce con una battuta sulla lombosciatalgia di Berlusconi: «Mi pare che la visita presso di noi abbia fatto molto bene al premier». E subito rinnova la fiducia a Montezemolo cercando di sgombrare il campo da ogni dubbio di spaccatura interna a Confindustria, tra il vertice e la base: «Sei il nostro presidente, perchè ti abbiamo scelto e quando parli, parli per tutti noi e ci rappresenti tutti.

Io francamente - aggiunge poco dopo - nel mio intervento finale non ho sentito dei fischi ma molti applausi». E poi al premier che, subito dopo l'intervento, abbandona il PalaFiera, dice: «Io credo che ci sia uno stato di confusione forse dettato dalla stanchezza e dalla difficoltà di questa campagna elettorale. Essere a crescita zero significa retrocedere. Presidente Berlusconi, mi dispiace non vederla qui, e non poterle dire che questo non è pessismismo. Noi non siamo pessimisti, noi siamo realisti. Noi crediamo - osserva - che per migliorare, prima di tutto bisogna conoscere dove si è. Non esiste nessun imprenditore che possa fare un piano di miglioramento senza sapere da dove parte».

Pininfarina si mostra scettico sui tanti applausi tributati al Cavaliere: «In sala, a quanto pare, non c'erano solo imprenditori. Io credo che quelli che sono intervenuti durante il dibattito di Berlusconi poco avessero a che fare con Confindustria»".



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BERLUSCONI: DELLA VALLE, CHI GLI VUOL BENE GLI STIA VICINO

(AGI) - Vicenza, 19 mar. - "Mi preoccupa molto lo stato in cui l'ho visto: tutte le persone che gli vogliono bene, gli stiano vicino". Questa la replica di Diego Della Valle alle dure dichiarazioni lanciate dal presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, dal convegno della Confindustria "Concorrenza bene pubblico". "L'aggressivita' che lo porta a dire questa grande quantita' di stupidaggini - ha aggiunto il patron della Tod's - preoccupa tenendo conto che Berlusconi e' l'uomo che governa il Paese". E riguardo agli attacchi personali rivolti dal presidente del Consiglio, Della Valle ha preferito la via del riserbo: "Non rispondo - ha affermato - a cose personali che sono assurde per rispetto a tutte le persone che assistevano al dibattito". "Un dibattito civile e interessante da parte di tutti: e' brutto vedere che qualcuno pensi che si possa disporre di tutto e di tutti". Secondo Della Valle, Berlusconi "ha mancato di rispetto all'istituzione che lo ospitava, ai giornalisti e - a parte una claque ben organizzata - agli imprenditori presenti: cose - ha concluso l'imprenditore - che non fanno bene al futuro del Paese".


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L'UNITA', 19 marzo 2006:

"Ma le buone maniere sono durate poco. Ad un certo punto Berlusconi non ha più risposto alle domande che gli ponevano gli industriali e si è lanciato in un delirio di attacchi contro i grandi giornali che stanno con la sinistra, compreso il Sole-24 Ore, il giornale della Confindustria il cui direttore, Ferruccio De Bortoli, avrebbe dovuto moderare il dibattito. Che non c'è stato, perché Berlusconi, dimenticata la lombosciatalgia, si era alzato in piedi e saltellando sul palco aveva cominciato a lanciare insulti. Prendendo di mira per nome Diego Della Valle, l'industriale che lo aveva recentemente criticato. «Si rivolga al presidente del consiglio dandogli del lei», lo ha apostrofato e subito dopo: «Se un industriale sta a sinistra vuol dire che ha troppi scheletri nell'armadio da farsi perdonare e si vuole mettere sotto l'ala protettiva di Magistratura democratica» ha gridato in un crescendo parossistico e furioso.

Alla fine è uscito di corsa, completamente guarito dai dolori lombari, seguito solo dalle guardie del corpo e senza che nessuno dei vertici di Confindustria si preoccupasse di salutarlo...


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Magistratura democratica ha reagito con una nota del presidente nazionale Franco Ippolito:

www.magistraturademocratica.it/md.php/9/928
18-03-2006 - Sulle dichiarazioni di Berlusconi contro Md
del presidente nazionale Franco Ippolito

Non rispondiamo a insinuazioni risibili, fatte con il calcolato scopo di provocare risse istituzionali in periodo elettorale.
Ci sarà tempo e modo per intervenire.
Ci limitiamo ad osservare che insinuazioni calunniose e insulti esprimono il senso delle istituzioni di chi li pronuncia.
Nutriamo grande fiducia nei cittadini italiani che assistono a questi spettacoli. E’ ormai largamente diffusa, non soltanto in Italia, la consapevolezza che non si possono prendere sul serio le strumentali e gravi dichiarazioni a cui si abbandona sempre più spesso Silvio Berlusconi.


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IL GIORNALE, 19 marzo 2006:

"«Prego solo il signor Della Valle, se si rivolge al presidente del Consiglio, di dargli del lei e non del tu». L'imprenditore si picchia il dito sulla tempia destra ed esplode in un «vaffa». Berlusconi risponde mandandolo a quel paese, Tremonti stringe bocca e spalle. De Bortoli passa la parola a Andrea Pininfarina per le conclusioni. «Silvio, Silvio», scandiscono gli imprenditori. Berlusconi se ne va zoppicando, salutando la folla e senza guardare la prima fila".





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VEDI:

18/6

www.freeforumzone.com/viewmessaggi.aspx?f=71485&idd=1806


19/6

CORRIERE DELLA SERA
19 marzo 2006
Al convegno sulla competitività a Vicenza della Confindustria
Lo «show» di Berlusconi divide gli industriali
«Chi di voi si schiera con la sinistra ha qualcosa da nascondere». Gelo dei vertici di Confindustria, applausi di attivisti di Forza Italia

VICENZA -
«L'imprenditore che si schiera con la sinistra e si mette sotto il mantello protettivo di Magistratura democratica lo fa perché ha scheletri nell'armadio e qualcosa da nascondere». Con questa frase Silvio Berlusconi ha sancito sabato la rottura definitiva con i vertici della Confindustria. «Credo che ci sia uno stato di confusione forse dettato dalla stanchezza e dalla difficoltà di questa campagna elettorale», ha commentato sferzante Sergio Pininfarina, vice presidente della Confindustria. Ancora più eloquente nella sua laconicità il presidente Luca Montezemolo: «Ho troppo rispetto delle istituzioni repubblicane per commentare. Ho troppo rispetto verso il presidente del Consiglio come istituzione».

MAL DI SCHIENA GUARITO
- Dopo l'intervento di venerdì di Romano Prodi al convegno sulla competitività a Vicenza della Confindustria, che aveva suscitato l'apprezzamento di Montezemolo per la «chiarezza» delle proposte del candidato premier del centrosinistra, Berlusconi aveva fatto sapere che non sarebbe andato a Vicenza a causa di un'improvvisa lombosciatalgia, delegando al suo posto il ministro dell'Economia Giulio Tremonti. A sorpresa, invece, sabato si è presentato sul palco seppur un po' zoppicante accanto a Tremonti. E qui ha iniziato il suo «show». Ancora una volta, infatti, il presidente del Consiglio si è dimostrato del tutto incompatibile con qualsiasi regola. Il giorno prima Prodi si era scrupolosamente attenuto ai tre minuti di replica imposti dal moderatore Ferruccio de Bortoli, direttore del «Sole 24 Ore», alle domande degli imprenditori. Berlusconi invece ha fatto un comizio elettorale, accaparrandosi il microfono, balzando in piedi per arringare la platea e senza rispettare i tempi imposti. «Abbiamo cercato di dare regole al nostro dibattito», ha poi commentato Pininfarina. «Alcuni le hanno rispettate scrupolosamente e altri meno. Credo che tutti i cittadini siano in grado di capire, non è il caso che io dica chi le ha rispettate di più e di meno. Tocca a noi cittadini elettori dare valutazioni alle risposte che sono state date e che non sono state date alle nostre domande».

«CRISI: INVENZIONE DELLA SINISTRA E DEI SUOI GIORNALI»
- Berlusconi ha iniziato attaccando i giornali che diffondono pessimismo e notizie non vere, spronando gli industriali al'ottimismo. «Non è vero che ci siamo impoveriti in questi anni. Siate ottimisti, sono aumentate perfino le nascite. La crisi è solo nella volontà della sinistra e nei giornali che sono suoi alleati. Si sono inventati un declino che non c’è per andare al potere. Sappiate che per loro le imprese sono solo macchine che consentono lo sfruttamente dell’uomo sull’uomo, che il profitto è lo sterco del diavolo».

«CHI APPOGGIA LA SINISTRA HA SCHELETRI NELL'ARMADIO»
- Poi, per rimarcare il suo discorso, infervorato il premier ha detto: «L'imprenditore che dà il suo appoggio alla sinistra è uscito di testa. Chi appoggia la sinistra e si mette sotto il mantello protettivo di Magistratura democratica significa che ha qualcosa da nascondere, qualche scheletro nell'armadio», ha affermato Berlusconi riferendosi non troppo velatamente a Diego Della Valle, che in prima fila scuoteva la testa. Berlusconi ha poi invitato gli imprenditori a lavorare di più e a frequentare un po’ meno Confindustria.

APLLAUSI E FISCHI
- Tra i vertici di Confindustria, alle parole del premier, è sceso il gelo. Nessuno ha applaudito, mentre in platea si scatenava il putiferio tra i cori da stadio («Silvio! Silvio!») del centinaio di attivisti di Forza Italia che avevano riempito le ultime file del convegno, gli applausi della base di piccoli imprenditori del nord-est e fischi di alcuni altri. «In sala non c’erano solo imprenditori», ha commentato Pininfarina. «Credo che quelli che sono intervenuti durante il dibattito poco avessero a che fare con Confindustria». Pininfarina ha poi difeso anche la stampa: «È stata citata la stampa indipendente per definizione, non è stata citata la stampa di partito e quindi non credo che ci sia il problema citato da Berlusconi».



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L'UNITA'
19 marzo 2006
Berlusconi insulta gli industriali. Pininfarina: «È in stato confusionale»
di red


Lo spettacolo era, francamente, incredibile: tutto lo stato maggiore della Confindustria che gli gridava «basta, basta» e lui, Silvio Berlusconi, in preda ad una specie di raptus inarrestabile che continuava ad inveire contro i giornali che stanno con il centrosinistra, contro gli imprenditori che stanno a sinistra perché hanno scheletri nell'armadio e vogliono mettersi sotto l'ala protettiva della magistratura rossa, contro chi non è ottimista e crede alla popaganda dei comunisti.

Alla fine quella stessa platea che cinque anni fa, ai tempi della presidenza D'Amato, a Parma lo aveva osannato, sabato a Vicenza lo ha salutato con bordate di fischi. Una prestazione incredibile, un teatro dell'assurdo che pochi si sarebbero aspettati. «Berlusconi ha introiettato la sconfitta ed ha perso la testa» ha commentato il segretario di Rifondazione, Fausto Bertinotti. Ma i giudizi più duri sono venuti dagli stessi industriali. «Ho troppo rispetto per un'istituzione importante come la presidenza del consiglio per poter esprimere un giudizio» ha tagliato corto alla fine Luca di Montezemolo, presidente di Confidustria. È toccato al vicepresidente dell'associazione degli industriali, Andrea Pininfarina, dare il giudizio più secco: «Berlusconi è in uno stato di confusione, forse dovuto alla fatica della campagna elettorale».

In un primo momento, dopo l'incontro di Prodi venerdì pomeriggio, il presidente del consiglio aveva annullato la sua partecipazione all'assise di Confindustria. «Una lombosciatalgia» la motivazione ufficiale. Ma sabato mattina Berlusconi è arrivato all'improvviso, zoppicando vistosamente e un po' goffamente. Grandi sorrisi, applausi dalla platea e qualche fischio ma anche urla di «Silvio, Silvio», tanto che qualcuno dello staff di Confinustria aveva avanzato il sospetto che si fosse portato i suoi supporter. Un sospetto adombrato anche dal vicepresidente Pininfarina: «Secondo me quando ha parlato Berlusconi non c'erano solo imprenditori, chiedetevi perché quando ho parlato io nessuno mi ha fischiato».

Ma le buone maniere sono durate poco. Ad un certo punto Berlusconi non ha più risposto alle domande che gli ponevano gli industriali e si è lanciato in un delirio di attacchi contro i grandi giornali che stanno con la sinistra, compreso il Sole-24 Ore, il giornale della Confindustria il cui direttore, Andrea De Bortoli avrebbe dovuto moderare il dibattito. Che non c'è stato, perché Berlusconi, dimenticata la lombosciatalgia, si era alzato in piedi e saltellando sul palco aveva cominciato a lanciare insulti. Prendendo di mira per nome Diego Della Valle, l'industriale che lo aveva recentemente criticato. «Si rivolga al presidente del consiglio dandogli del lei», lo ha apostrofato e subito dopo: «Se un industriale sta a sinistra vuol dire che ha troppi scheletri nell'armadio da farsi perdonare e si vuole mettere sotto l'ala protettiva di Magistratura democratica» ha gridato in un crescendo parossistico e furioso.

Alla fine è uscito di corsa, completamente guarito dai dolori lombari, seguito solo dalle guardie del corpo e senza che nessuno dei vertici di Confindustria si preoccupasse di salutarlo. Si sfoga Della Valle: «Mi preoccupa molto lo stato in cui l'ho visto oggi. Noto una certa aggressività, tenuto conto che è l'uomo che governa il Paese. Non rispondo a cose personali che sono assurde per rispetto a tutte le persone che assistevano al dibattito civile e interessate da parte di tutti. È brutto vedere che qualcuno pensi si possa disporre di tutto e di tutti. Ha mancato di rispetto all'istituzione che l'ha ospitato, agli imprenditori, a parte la claque ben organizzata».

Da Bolzano, dove aveva incontrato la Svp, il partito della minoranza tedesca alleato del centrosinistra alle prossime elezioni, Prodi si è limitato a commentare: «Mi fa piacere sapere che sono riuscito a guarirlo dalla lombosciatalgia». E Stefano Passigli, senatore della Quercia, osserva che «sentendo vicina la sconfitta a Vicenza Berlusconi ha dato il peggio di sé. I grandi statisti unificano i Paesi e affrontano le difficoltà. Il piccolo Berlusconi è invece riuscito a dividere persino Confindustria e le difficoltà ha tentato di nasconderle dietro toni che fanno dubitare del suo attuale equilibrio».

Magistratura democratica ha reagito con una dura nota del suo presidente, Franco Ippolito. «Non rispondiamo a insinuazioni risibili, fatte con il calcolato scopo di provocare risse istituzionali in periodo elettorale. Ci sarà tempo e modo per intervenire. Ci limitiamo ad osservare che insinuazioni calunniose e insulti esprimono il senso delle istituzioni di chi li pronuncia. Nutriamo grande fiducia nei cittadini italiani che assistono a questi spettacoli. È ormai largamente diffusa, non soltanto in Italia, la consapevolezza che non si possono prendere sul serio le strumentali e gravi dichiarazioni a cui si abbandona sempre più spesso Silvio Berlusconi».



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IL GIORNALE
19 marzo 2006
Lo sfogo di Berlusconi infiamma gli industriali
- di Stefano Filippi -
Il premier fa il pieno di consensi: «Colleghi, siate positivi: dov’è questa crisi? La vedono solo certi giornali e la sinistra che la agita per andare al potere»
nostro inviato a Vicenza

L'uragano Silvio si è abbattuto sulla fiera di Vicenza, ha schiantato Confindustria, ha lasciato i vertici impietriti, isolati dal governo e dalla base. Seimila imprenditori in piedi a osannare il presidente del Consiglio mentre le due prime file restano di sasso. Montezemolo, Tronchetti, Marchionne, Pininfarina, Emma Marcegaglia, Colaninno jr, Conti, Abete, Della Valle, Monti, Amato: statue di sale dalle facce terree. Berlusconi sciancato è più vitale di quello sanissimo che si fa cronometrare in tv, sorprende, infiamma, strappa ovazioni al popolo degli imprenditori ma fa imbufalire i numeri uno, gente come Diego Della Valle che come un ultrà della Fiorentina gli urla buffone, vergognati, e lo manda dove non si può dire.
Il premier non doveva venire, era bloccato dal male di schiena, aveva spedito Giulio Tremonti, il numero due del governo e di Forza Italia, per rispondere agli stessi interrogativi posti venerdì dagli industriali a Romano Prodi. Ma non ce l'ha fatta, è piombato in Veneto e trascinato dall'entusiasmo dei «colleghi» li ha riconquistati spaccando Confindustria.
Non ha sciorinato numeri, non ha arringato la folla. È stato uno sfogo di quelli che si fanno con gli amici, un gesto liberatorio, improvviso, pochi minuti più efficaci di un comizio, dirompenti, vivi.
Arriva dopo mezzogiorno tra gli applausi degli industriali in piedi. Sale sul palco zoppicando, si scusa: «Non me la sono sentita di mancare all'appuntamento con quelli che sono come me i motori dell'Italia». Spiega che «l'altra sera alla manifestazione di Milano contro gli sfasciavetrine della sinistra ho avuto un diverbio con una sindacalista della Cgil molto arrabbiata. Il colpo della strega. Ma come nuovo ministro della Salute, ho dato ordine di farmi delle infiltrazioni: le cose dette qui dal signor Prodi non potevano restare senza risposta».
Parla di scuola, riforme dell'Iva, sgravi per il lavoro straordinario; informa che il primo provvedimento sarà l'aliquota triennale unica del 5 per cento per i giovani imprenditori. Avverte che dietro la polemica sui «furbetti del quartierino» la sinistra vuole introdurre tasse sui patrimoni, riepiloga gli interventi per fronteggiare la crisi energetica.
Proprio mentre elenca dati su centrali e megawatt, ha un primo sobbalzo: «Dicono che parlo troppo di cifre, ma come si possono ignorare i fatti e tradurli senza cifre?». Gli applausi si infittiscono.
Ma il torrente Berlusconi straripa quando il moderatore Ferruccio de Bortoli, direttore del Sole 24 Ore, lo invita a risposte brevi. «Ma scusi - sbotta il presidente del Consiglio - lei crede che il tempo sia più importante delle cose che interessano tutti. Direttore, mi lasci fare uno sfogo».
E giù con un attacco a Corriere, Stampa, Sole, Repubblica, Messaggero: «Ci sono cose inconfessabili, domandatevi se non siamo già in una situazione di pericolo per una vera e compiuta democrazia. C'è qualcosa che non va quando i giornali stanno tutti da una stessa parte? E la radio della Confindustria tutte le mattine attacca il governo? E allora apriamo gli occhi, per cortesia!».
Nel capannone della fiera echeggiano i «Bravo!» e gli applausi incoraggiano Berlusconi che scatta in piedi e conquista il bordo del palco, microfono in mano. «Mi piace parlarvi guardandovi negli occhi. I fatti sono una cosa, le menzogne un'altra. E allora guardiamo in faccia i fatti. Il governo ha messo le mani dappertutto. Quando siamo arrivati abbiamo trovato disastri. Abbiamo cercato di rimediare alle difficoltà, anche quelle poste dagli alleati; abbiamo dato stabilità per un'intera legislatura e conquistato il rispetto, il credito, l'ammirazione su tutto il fronte internazionale, e questo vi serve quando le vostre imprese vanno all'estero, sì o no?». Sììììì...
«Siate positivi, siate ottimisti. L'imprenditore ha il dovere dell'ottimismo, con il pessimismo non si va da nessuna parte. Non credete ai giornali che parlano di declino. Non ci siamo impoveriti in questi anni. La Borsa è cresciuta del 54 per cento e quindi le vostre aziende hanno più valore. L'82 per cento delle famiglie italiane possiede un immobile e gli immobili sono saliti dal 25 al 40 per cento. Le entrate medie degli italiani sono passate da 53 milioni a 58 milioni. Sono aumentate anche le nascite...». Berlusconi sorride, i battimani ormai sono continui. «Siamo al vertice dell'Europa per numero di auto possedute, di telefonini, stiamo arrivando come numero di computer. Allora, dov'è questa crisi? È soltanto nella volontà della sinistra e dei suoi giornali di inventarsi un declino che non c'è per andare al potere. E quando saranno al potere, sappiate che per loro le imprese sono macchine che consentono lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo, che il profitto è lo sterco del diavolo, che il risparmio non è una virtù come per noi, ma è qualcosa da tassare e da penalizzare. E queste parole ve le voglio dire col cuore, perché sono stanco, stanco di vedere che qualcuno si sta distruggendo con le proprie mani e con i propri giornali».
La composta platea è in delirio. «E vi dico anche che in tutti i momenti di crisi, io come imprenditore ho guadagnato quote di mercato. E allora facciamo un po' meno vacanze, diamo l'esempio ai nostri collaboratori, magari veniamo un po' meno in Confindustria e stiamo a casa a lavorare, andiamo sui mercati esteri perché in questo modo si porta avanti l'Italia, non piangendoci addosso. E scegliamo di andare avanti, non di tornare indietro, scegliamo di andare avanti insieme».
Berlusconi si siede con la faccia tesa. Tremonti gli sussurra: «Ma non stavi male?». Sui megaschermi appare Della Valle che urla: «Buffone, ti devi vergognare». Il premier si slancia ancora: «Vedo il signor Della Valle che scuote la testa. Allora vi dico, quando penso perché un imprenditore può sostenere la sinistra, se non è andato fuori di testa, penso che ha molti scheletri nell'armadio, tante cose da farsi perdonare e che si mette sotto il manto protettivo della sinistra e di Magistratura democratica». Le ovazioni per il Cavaliere si mescolano ai fischi per mister Tod's.
Berlusconi torna a sedere, Tremonti muove le mani a dire basta, il premier si porta due dita alla gola: «Ce l'avevo qua». De Bortoli ironizza: «Presidente, sono felice per lei, ha fatto uno scatto straordinario, vuol dire che sta bene...». Bravo, urla la prima fila che si concede il primo applauso. Berlusconi mormora rauco: «Sono guarito», e si massaggia la schiena. Della Valle alza il dito per intervenire. Montezemolo si consulta con Maurizio Beretta e fa segnali a de Bortoli che annuncia: «Mi chiede una replica Della Valle». Bordate di fischi e buuu interminabili. Berlusconi riprende il microfono: «Prego solo il signor Della Valle, se si rivolge al presidente del Consiglio, di dargli del lei e non del tu». L'imprenditore si picchia il dito sulla tempia destra ed esplode in un «vaffa». Berlusconi risponde mandandolo a quel paese, Tremonti stringe bocca e spalle. De Bortoli passa la parola a Andrea Pininfarina per le conclusioni. «Silvio, Silvio», scandiscono gli imprenditori. Berlusconi se ne va zoppicando, salutando la folla e senza guardare la prima fila.



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LA STAMPA
19 marzo 2006
ECONOMIA
Confindustria: Berlusconi attacca,
è rottura con Montezemolo
Duro scontro tra Berlusconi e Della Valle

VICENZA. Berlusconi irrompe a sorpresa, dopo il forfait dato in un primo momento, sulla scena confindustriale. E, dopo i primi sorrisi, si presenta come vero e proprio antagonista di Luca Cordero di Montezemolo. Attacca senza mezzi termini la Confindustria. Punta l'indice contro «il pessimismo» degli industriali, li invita a lavorare di più e a frequentare un pò meno Confindustria, attacca la stampa e, in particolare, «Radio 24», che «ogni mattina accusa il governo» e punta il dito contro gli industriali che votano a sinistra e contro Diego Della Valle.

Tra i vertici di Confindustria e il premier è ormai rottura totale. Berlusconi, come poco prima Giulio Tremonti, incassa ripetuti applausi dalla platea. Un tifo quasi da stadio arriva dalle ultime file della sala. In prima fila tra la squadra dei presidenti è gelo totale. È irritazione vera e propria. Ma non solo per le accuse mosse dal premier ma anche per la «claque» che speravano di non avere. «Quali applausi, quelli che vengono da giù in fondo?», risponde a caldo Montezemolo, scuro in volto, subito dopo l'intervento di Berlusconi.

I vertici di Confindustria non ci stanno e fanno quadrato intorno a Montezemolo che non commenta per il «troppo rispetto verso il Presidente del Consiglio come istituzione». La risposta degli industriali arriva da Andrea Pinifarina, vicepresidente di Confindustria che, chiudendo i lavori, replica a Berlusconi e fa quadrato intorno a Montezemolo. E la platea lo applaude.

Pininfarina esordisce con una battuta sulla lombosciatalgia di Berlusconi: «Mi pare che la visita presso di noi abbia fatto molto bene al premier». E subito rinnova la fiducia a Montezemolo cercando di sgombrare il campo da ogni dubbio di spaccatura interna a Confindustria, tra il vertice e la base: «Sei il nostro presidente, perchè ti abbiamo scelto e quando parli, parli per tutti noi e ci rappresenti tutti.

Io francamente - aggiunge poco dopo - nel mio intervento finale non ho sentito dei fischi ma molti applausi». E poi al premier che, subito dopo l'intervento, abbandona il PalaFiera, dice: «Io credo che ci sia uno stato di confusione forse dettato dalla stanchezza e dalla difficoltà di questa campagna elettorale. Essere a crescita zero significa retrocedere. Presidente Berlusconi, mi dispiace non vederla qui, e non poterle dire che questo non è pessismismo. Noi non siamo pessimisti, noi siamo realisti. Noi crediamo - osserva - che per migliorare, prima di tutto bisogna conoscere dove si è. Non esiste nessun imprenditore che possa fare un piano di miglioramento senza sapere da dove parte».

Pininfarina si mostra scettico sui tanti applausi tributati al Cavaliere: «In sala, a quanto pare, non c'erano solo imprenditori. Io credo che quelli che sono intervenuti durante il dibattito di Berlusconi poco avessero a che fare con Confindustria». Il vicepresidente di Viale dell'Astronomia difende anche la stampa duramente attaccata dal premier che ha anche puntato il dito contro Radio24, emittente di Confindustria: «Non credo sia un problema di organi di stampa. Oltretutto è stata citata della stampa indipendente per definizione, non è stata citata la stampa di partito e quindi io non credo che ci sia il problema citato dal presidente Berlusconi».

E a chi gli fa notare lo stravolgimento delle regole del dibattito fatto dal premier, Pininfarina dice: «Noi abbiamo cercato di dare delle regole al nostro dibattito, alcuni le hanno rispettate scrupolosamente e altri meno. Ma io credo che tutti i cittadini siano in grado di capire, non è il caso che io dica chi le ha rispettate di più e di meno. Non tocca a me e, credo, non tocchi neanche a Confindustria, ma a noi cittadini elettori dare delle valutazioni alle risposte che sono state date e che non sono state date alle nostre domande».

IL PATRON DELLA TODS: «UNA QUANTITA'
DI STUPIDAGGINI PREOCCUPANTE»

Il patron della Tods
Diego Della Valle
Vicenza fa esplodere la vecchia polemica tra Silvio Berlusconi e Diego Della Valle. Ad accendere la miccia è il premier. Innervosito dall'atteggiamento del patron della Tods che, seduto in prima fila, scuoteva ripetutamente la testa durante il suo intervento, Berlusconi, con uno slancio inaspettato, si alza dalla poltrona, raggiunge il centro del palco e sferra il suo attacco a Della Valle. È ormai scontro duro. Berlusconi accusa gli imprenditori che votano a sinistra di nascondere scheletri nell'armadio e di godere dell'appoggio di Magistratura democratica. Ma questa volta dalla platea arrivano fischi contro il premier. A urlare contro è anche Della Valle.

Il tentativo del direttore de «Il Sole 24 Ore, moderatore del dibattito, Ferruccio De Bortoli, di dare una possibilità di replica a Della Valle fallisce immediatamente. I fischi sommergono Della Valle e Berlusconi non esita un momento e torna ad attaccarlo. «Quando si rivolge al presidente del consiglio gli dia del lei e non del tu». Pochi minuti e arriva la secca replica di Della Valle: «Mi preoccupa molto - dichiara ai giornalisti - lo stato in cui l'ho visto oggi. Tutte le persone che gli vogliono bene gli stiano vicino. L'aggressività che lo porta a dire questa grande quantità di stupidaggini preoccupa, tenendo conto che è l'uomo che governa il paese».

E aggiunge: «Non rispondo a cose personali che sono assurde per rispetto verso tutte le persone che assistevano al dibattito. Dibattito civile e interessante da parte di tutti. È brutto vedere che qualcuno pensi che si possa disporre di tutto e di tutti come fossero cose sue. Ha mancato di rispetto all'istituzione che lo ospitava, ai giornalisti e, a parte una claque ben organizzata, agli imprenditori presenti. Cose che non fanno bene al futuro del Paese».
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