IL MINISTRO MASTELLA E L'AVIARIA GIUDIZIARIA

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INES TABUSSO
00martedì 21 novembre 2006 20:56


Senato della Repubblica
21 novembre 2006
Audizione del ministro della Giustizia Clemente Mastella
davanti alle commissioni Affari Costituzionali e Giustizia
sull'applicazione e gli effetti della legge sull'indulto


Dall'intervento del guardasigilli:


Sono qui oggi, cari senatori, a rendere giustamente conto di quali effetti abbia
prodotto la concessione del provvedimento di indulto nella situazione carceraria
italiana.

(...)

condivido anche le parole pronunciate dal senatore Roberto
Castelli con esplicita franchezza il 24 ottobre 2002 nel
carcere di Spoleto. Il che me lo rende molto simile, e non
solo perchè gli sono succeduto nella carica di Guardasigilli.
“L’indulto – cito testualmente – è materia per il Parlamento
e non per il Governo”. Anche io sono di questa idea; e resto
di questa idea. Non vedo che cosa sia cambiato da allora, tranne
che a dire questa sacrosanta verità costituzionale, allora
ci fosse il senatore Castelli e oggi ci sono io.
Il provvedimento è dunque del Parlamento. Quindi, invocare la
responsabilità soggettiva o oggettiva del Governo è un parlare
a sproposito.

(...)

Tranne che nelle dittature, non avevo mai visto che in una Repubblica
parlamentare e democratica una legge potesse essere fatta da una sola
persona. Mi si fa molto onore, ma l’onore va al Parlamento.

(...)


le ragioni di sicurezza “non possono essere un pretesto per dire no alla
richiesta di clemenza”. Così il presidente della Cei, il
cardinale Ruini, rilanciava a conclusione della cinquantesima assemblea
generale dei vescovi italiani a Collevalenza, il 21 novembre l'appello del
Papa.

(...)

Non so bene se nell’affrontare il tema dell’indulto soccorra meglio l’assistenza
del giurista o dello psicologo. Ma certo è che in questa, come in altre vicende,
la paura genera mostri:

(...)

Oggi, l’indulto e le scarcerazioni che ne sono conseguite tendono a
essere individuati come gli unici responsabili dei problemi di sicurezza e
di giustizia che ci affliggono. Addirittura, c’è chi ha puntato il dito
sull’indulto di fronte alla recrudescenza della criminalità a Napoli, una
città in cui la guerra di camorra si cumula a disagi, svantaggi, problemi di
ben più antica derivazione.
Prima di smentire, attraverso i dati disponibili, il nesso che si è voluto creare
tra indulto e criminalità, vale forse la pena di ricordare brevemente quali siano
i presupposti da cui si è partiti e che hanno portato all’approvazione del
provvedimento di clemenza. Una sorta di aviaria giudiziaria.

(...)

Può apparire impopolare l’avere sostenuto un atto di clemenza, ma solo fino al
momento in cui la gente non avrà capito realmente quale sia la situazione
penitenziaria italiana. Finchè non sarà chiaro quanto i numeri alti della
detenzione, sbandierati a vanvera, si riferiscano non a presenze reali e
continuative, ma a flussi continui di detenuti, a carcerazioni brevi, che hanno
solo incattivito e peggiorato chi è transitato da strutture indecentemente
affollate e prive di risorse.

(...)

il sistema penitenziario è tornato alla legalità e le
osservazioni che il Consiglio di Europa e Amnesty International ci hanno
costantemente rivolto in negativo, con questa legge del Parlamento
perdono il loro effetto di condanna e restituiscono all’Italia un’ulteriore
credibilità sul piano internazionale.
E forse è questo che a qualcuno non va giù!

IL FUTURO
In questa vicenda dell’indulto emerge tutta la differenza di approccio sulla
questione criminale. Il Parlamento ha portato avanti una idea diversa del diritto
e della giustizia. Basata sulla certezza del diritto e sull’utilizzo del carcere come
strumento, certo e duraturo, da rivolgere contro la criminalità; e non come
rimedio, peraltro apparente e transitorio, da utilizzare contro i disagiati con il
rischio di trasformarli in veri criminali.
E’ ora di percorrere strade nuove, in una logica di sistema.


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www.giustizia.it/newsonline/data/multimedia/1886.pdf




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