IL MESSAGGERO
1 Luglio 2006
Mastella: facciamo il compromesso storico su Kabul
«Dc e Pci in politica estera facevano così. E ora noi votiamo la loro mozione e la Cdl il nostro decreto»
di MARIO AJELLO
ROMA Clemente Mastella sta visitando, insieme alla moglie Sandra Lonardo, presidente del consiglio regionale della Campania, il carcere minorile di Nisida. Dal telefono, si sentono gli applausi e le voci dei piccoli reclusi che raccontano al Guardasigilli le loro pene e i loro bisogni. L’Afghanistan è lontano. Ma il pericolo nel centro-sinistra è vicino.
Ministro Mastella, salterete in aria per colpa di Kabul?
«Se l’estremismo della sinistra radicale continua così, a forza di impuntature ideologiche e di giochini a rincorrersi per farsi belli agli occhi delle piazze, va davvero a finire male. O meglio, va a finire che si va a votare».
Siamo già alla crisi?
«Dio non voglia. Però...».
Che cosa bisognerebbe fare sull’Afghanistan?
«Una cosa molto semplice. Il Polo vota il nostro decreto e noi del centro-sinistra votiamo la loro mozione».
Un inciucio?
«Macchè, sarebbe un compromesso storico. La Dc e il Pci, in politica estera, si muovevano in maniera unitaria. Dobbiamo imitarli».
Lei voterebbe con Berlusconi?
«Tutti noi lo dovremmo fare. Le posizioni vanno intrecciate. Bisogna lanciare al Paese un messaggio chiaro: litighiamo su tutto ma quando è in ballo il ruolo dell’Italia nel mondo non esistono più steccati partitici. La politica estera dev’essere il luogo della grande unità».
O del Grande Centro?
«Questo si vedrà».
Intanto?
« Prima si realizza l’unità fra i poli, e anche simbolicamente sarebbe un fatto di grande impatto sull’opinione pubblica, votando ognuno per la posizione dell’altro a riprova che le due posizioni coincidono».
E poi?
«Poi andiamo tutti in Parlamento e stabiliamo insieme, in maniera bipartisan, alcune regole fisse su quando, dove e come vanno utilizzate le nostre truppe nelle missioni all’estero. Queste regole dovrebbero costituire quasi una sorta di norma costituzionale, che resta fissa pur nell’alternanza dei governi».
Nel frattempo, però, la maggioranza prodiana rischia di fare il botto?
« Speriamo di no, sarebbe una terribile jattura. Tuttavia non può reggere una coalizione in cui ognuno vota come vuole. Infatti ho scritto una lettera, da ribelle, ai ribelli».
Ai ribelli afghani?
«Sì, agli amici della sinistra radicale che sono in preda al puntiglio ideologico».
Si devono allineare al Sì al nuovo impegno per Kabul?
«Se passa il concetto ”liberi tutti”, allora anche io mi prendo la mia libertà di coscienza sui Pacs o sulla pillola abortiva. Ma se siamo liberi tutti, tanto vale dare libertà anche agli elettori e richiamarli alle urne».
Così l’Udeur, la Margherita e l’Udc fanno un bel polo di Centro?
«Questo non lo so. Mi auguro che non si torni a votare. Ma se si dovrà tornare al voto, gli schemi e gli schieramenti saranno nuovi. E tutto il quadro politico sarà diverso».
Lei vorrebbe imbarcare subito l’Udc, al posto dei ribelli afghani?
«Ma l’Udc, adesso, mica vuole venire con noi».
Non vuole?
«Casini sta giocando la sua partita dentro il centro-destra. Tanto è vero che fa la scelta sull’Afghanistan anzitutto per smarcarsi da Berlusconi e aprire un varco per la sua leadership alternativa a quella del Cavaliere».
Appuntamento con l’Udc alla prossima legislatura, che potrebbe essere dietro l’angolo?
«Ora, non si fa nulla. La sinistra radicale, che tanto odia il precariato nel mondo del lavoro, ha introdotto il precariato nella nostra maggioranza e nel governo. Nè l’Udc nè altri scampoli e spiccioli del mondo moderato sono attratti da una coalizione così traballante».
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02/07/2006 - "LA REPUBBLICA", Pag. 11
"IO HO ACCETTATO L'ICI PER LA CHIESA LA SINISTRA NON PUO' DIRE NO ALLA NATO"
Intervista a: CLEMENTE MASTELLA
di: G.C.
www.difesa.it/files/rassegnastampa/060702/BBI58.pdf