I tdg e l'anima immortale!

Sonnyp
00lunedì 11 luglio 2005 07:10
I tdg, l’anima e la filosofia.
Quello che fa testo per un cristiano sono gl’insegnamenti di Gesù e degli apostoli che hanno relazione con il mondo culturale ebraico del loro tempo. Come gran parte degli ebrei, Gesù credeva nell’immortalità dell’anima; (Matt.10:28; Luca16:19-31; Marco10:17-22) Egli trovò anche nel Pentateuco, le sole scritture accettate dai Sadducei quale parola di Dio, il fondamento di un’esistenza di una vita dopo la morte.
I patriarchi che per Gesù erano vivi, per i Sadducei erano morti e così Egli li apostrofa dicendo loro che non avevano capito le Scritture poiché Dio "non è Dio dei morti, ma dei vivi. Per questo voi siete gravemente in errore". Se le scritture che tu hai citato fossero state lette più sotto, l’enigma sarebbe stato risolto.
(Matteo22:31,32; Marco12:24-27; Luca20:26-29.)
Pertanto la disputa Gesù non l’ebbe coi farisei che credevano nell’esistenza dopo la morte, ma coi Sadducei che pensavano il contrario, esperienza che in seguito trovò pure il fariseo Paolo in quanto i Sadducei dicevano "che non c’è ne risurrezione ne angelo ne spirito" (Atti23:6-8)
Per quanto riguarda la filosofia di Aristotele, discepolo di Platone, che si vuole accostare alla credenza dei tdg, mi sembra fuori luogo. Aristotele insegnava che l’anima aveva tre funzioni: vegetativa che è propria degli animali e delle piante. Sensitiva, propria degli uomini e degli animali e quella intellettiva, cioè l’intelletto che solo l’uomo possiede e che è eterno "separato, impassibile, non commistio" per lui "non è separabile dal corpo quelle parti dell’A. che sono attività delle parti del corpo. Giacchè nulla impedisce che siano separabili quelle parti dell’A. che non sono attività del corpo (…) con questa restrizione, Aristotele allude alla parte intellettiva dell’A. che chiama "un altro genere di ’A." e riteneva la sola separabile dal corpo" (Dizionario di filosofia di Nicola Abbagnano) Quindi "l’anima è ciò per cui in primo luogo viviamo, sentiamo, ragioniamo: di conseguenza dev’essere nozione e forma non materia e sostrato. Corpo non è ma è qualcosa del corpo (De Anima II, 2) e ancora ( in Metafisica VII, 11, 1037a) (l’intero essere umano vive in virtù dell’anima)"
E’ davvero in questo modo che "esattamente" credono i tdg? Sostengono essi che l’anima non è materia e che "corpo non è"? A prescindere dal fatto che i tdg sono contro la filosofia, non capisco come il discorso di Aristotele possa collimare con la loro dottrina dal momento in cui insegnano che "l’anima è l’uomo stesso, non può essere una cosa vaga che risieda nel corpo o che possa abbandonarlo… L’uomo è un’anima. Logicamente, quindi, quando l’uomo muore, la sua anima muore" e non resta più nulla dell’essere umano. (Vivere per sempre su una terra paradisiaca pagg. 73,78) E’ la negazione assoluta di ciò che insegnava proprio Aristotele.
Come quasi tutti gli ebrei i cristiani credevano nello stato intermedio, concepivano l’uomo di una dualità la cui parte spirituale attendeva nello sheol la risurrezione dell’uomo nella sua totalità. Lo stesso i cristiani.
Lo stato intermedio, quindi, è l’attesa del trapassato fino all’escatologia di Gesù alla fine della storia quando il corpo, (a differenza del platonismo che credeva nella dissoluzione del corpo perché l’anima si liberasse) risorgerà glorioso, da mortale si desterà immortale. Pertanto non un corpo etereo ma un corpo trasfigurato simile a quello di Gesù risorto. Lo stato intermedio è un termine tecnico per spiegare l’attesa dello spirito, dell’io, della coscienza, dell’intelletto (chiamiamola come vogliamo) che attende la parousia di Gesù per ricevere l’immortalità dell'uomo completo.
Che esista lo stato intermedio lo afferma l’apostolo Paolo: "Per me infatti il vivere è Cristo ("vivere" soggetto, "Cristo" predicato) e il morire un guadagno. Ma il vivere nel corpo significa lavorare con frutto, Non so davvero cosa debba scegliere. Sono preso infatti da due sentimenti: desidero andarmene ed essere con Cristo, e sarebbe preferibile; ma continuare a vivere nella carne è più necessario per il vostro bene".
(Fil 3:21)
Affermi che "Gli ebrei avevano una concezione dell’anima simile alla veduta aristotelica", così i tdg, discorso che va a contraddire la frase di prima dove affermi che i Farisei e quindi il popolo ebraico in generale, ad eccezione dei Sadducei, credevano all’immortalità dell’anima. Perciò non capisco come simili affermazioni possano chiarire il problema dal momento in cui Aristotele nel De Anima e nella Metafisica dice che "l’anima non è materia" e che "corpo non è". Come vedi gli ebrei non credevano che l’anima fosse materia, ma di natura spirituale. Perciò credevano in un certo senso, sia in senso platonico che aristotelico, cioè nel dualismo.
Comunque, gli ebrei avevano una loro concezione dell’anima e, senza venir meno alla loro fede ebraica, la Versione dei Settanta eliminò gli antropomorfismi di Dio facendo entrare nel linguaggio ebraico concetti greci come: immortalità, provvidenza, ecc. ecc. C’è da rilevare tra l’altro, che la Versione dei Settanta fu il testo usato da Gesù e gli apostoli come base per la loro predicazione.
Veniamo ora all’articolo del giornale La Repubblica sulla relazione dell’anima.
Chi ha steso l’articolo è un filosofo e, con tutto il rispetto per Umberto Galimberti, egli è un razionalista e ateo. Intendiamoci, non ho niente contro gli atei che rispetto e, con alcuni dei quali ho amicizia profonda.
Che certi tdg si appoggino a un razionalista, pur di avallare certe dottrine, non mi sorprende.
Comunque, Platone dice nel Fedone a proposito dell’anima che sopravvive alla morte liberata dalla prigione del corpo, si avvia "ad un altro luogo della sua stessa natura, luogo bello, puro e invisibile, e propriamente l’Ade, presso il buono e sapiente Iddio" (XXIX, l’anima dopo la morte)
Esiste un’immensa letteratura ebraica che testimonia che gli ebrei sia secoli prima, durante e dopo Cristo, credevano nell’immortalità dell’anima, come per esempio il libro di Enoc, quarto Esdra, ecc. ecc.
Non si dimentichi pure gli scritti del grande Alessandrino, l’ebreo Filone, contemporaneo di Gesù.
Evidentemente Galimberti, nella sua intelligente analisi non ha contemplato il "nefes" nella sua totalità, nei suoi diversissimi significati dati nei vari contesti come quelli documentati nell’opera scientifica più rilevante: l’Antropologia del vecchio testamento" eseguita dal tedesco H. W. Wolf che tra l’altro dice: "Di fronte a Javhè dunque, non esiste soltanto la alternativa a questa vita e la vita di ombra propria dello sheol, ma come terza alternativa quella di una comunanza di vita perpetua con lui. L’orante del salmo 73 parla di ciò in maniera assolutamente esplicita (vv23 ss.): Però voglio stare sempre con te, tu mi hai preso per la destra. Tu mi guiderai nella tua gloria.
In questa rappresentazione del rapimento da parte di Dio ci si aspetta un'unione con Javhè che neppure la morte fisica può irrompere (v26): se anche si consumasse la mia carne e il mio cuore Dio rimane tuttavia la mia porzione per sempre."
Quindi uno è padrone di credere ciò che vuole.
Per Galimberti tutto è corpo, non esiste, oltre il mondo fisico, nulla di trascendente di spirituale, Dio non esiste e di conseguenza nulla di spirituale nell’uomo: "Il corpo diventa cadavere e l’anima, questa parola che nomina la nostra relazione col mondo, si estingue con lui". Questo è un discorso, un altro ci viene provveduto dalla Scrittura: "Conosco un’uomo in Cristo che, 14 anni fa – se con il corpo o fuori del corpo non lo so, lo sa solo Dio – fu rapito al terzo cielo. E so che quest’uomo – se con il corpo o senza corpo non lo so – fu rapito in paradiso e udì parole indicibili" (2Co12:2-4)
A questo punto mi chiedo: da quale fonte, da quale antropologia del VT i tdg ricavano la loro dottrina simile a quella dei Sadducei che alla morte la persona si estingue? Distinti saluti.

Dio è per tutti!
Sonnyp
00lunedì 11 luglio 2005 18:02
Voi vi sbagliate di molto!
Dicevo... non credete a me! Ma reputo che al nostro Signore Gesù Cristo possiamo ancora crederci, vero?

Ebbene, vedete voi stessi che ai Sadducei, che non credevano nell'anima, negli spiriti o angeli, Egli gli risposse:

"

23 Nella risurrezione, di quale di loro sarà moglie? Poiché i sette l’ebbero in moglie". 24 Gesù disse loro: "Non sbagliate voi per questo, perché non conoscete né le Scritture né la potenza di Dio? 25 Poiché quando sorgono dai morti, gli uomini non si sposano né le donne sono date in matrimonio, ma sono come gli angeli nei cieli. 26 Ma riguardo ai morti, che sono destati, non avete letto nel libro di Mosè, nel racconto del roveto, come Dio gli disse: ‘Io sono l’Iddio di Abraamo e l’Iddio di Isacco e l’Iddio di Giacobbe’? 27 Egli non è l’Iddio dei morti, ma dei viventi. Voi vi sbagliate di molto".

Se loro si sbagliavano di molto i tdg cosa stanno fecendo?

Sonnyp
00lunedì 11 luglio 2005 18:05
Voi vi sbagliate di molto!
Dicevo... non credete a me! Ma reputo che al nostro Signore Gesù Cristo possiamo ancora crederci, vero?

Ebbene, vedete voi stessi che ai Sadducei, che non credevano nell'anima, negli spiriti o angeli, Egli gli rispose:

"

23 Nella risurrezione, di quale di loro sarà moglie? Poiché i sette l’ebbero in moglie". 24 Gesù disse loro: "Non sbagliate voi per questo, perché non conoscete né le Scritture né la potenza di Dio? 25 Poiché quando sorgono dai morti, gli uomini non si sposano né le donne sono date in matrimonio, ma sono come gli angeli nei cieli. 26 Ma riguardo ai morti, che sono destati, non avete letto nel libro di Mosè, nel racconto del roveto, come Dio gli disse: ‘Io sono l’Iddio di Abraamo e l’Iddio di Isacco e l’Iddio di Giacobbe’? 27 Egli non è l’Iddio dei morti, ma dei viventi. Voi vi sbagliate di molto".

Se loro si sbagliavano di molto i tdg cosa stanno fecendo?

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