Hanno tutti un prestabilito “tempo per morire”?

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Capitan Messina
00martedì 25 dicembre 2007 19:24
Questa era una credenza popolare fra i greci e i romani. Secondo la mitologia pagana greca, le Parche erano tre dee che filavano il filo della vita, ne determinavano la lunghezza e lo tagliavano.

Ecclesiaste 3:1, 2 parla di “un tempo per morire”. Però, a indicare che questo non è un preciso momento prestabilito, Ecclesiaste 7:17 consiglia: “Non essere troppo malvagio, e non divenire stolto. Perché dovresti morire quando non è il tuo tempo?” Proverbi 10:27 dice: “Gli anni stessi dei malvagi saranno stroncati”. E Salmo 55:23 aggiunge: “In quanto agli uomini colpevoli di sangue e ingannevoli, non vivranno la metà dei loro giorni”. Qual è dunque il senso di Ecclesiaste 3:1, 2? Descrive semplicemente il continuo ciclo della vita e della morte in questo imperfetto sistema di cose. C’è un tempo in cui si nasce e un tempo in cui si muore, di solito a non più di 70 o 80 anni di età, ma a volte prima e a volte dopo. — Sal. 90:10; vedi anche Ecclesiaste 9:11.

Se il momento e la maniera della propria morte fossero già stabiliti al tempo della nascita o prima ancora, non ci sarebbe bisogno di evitare situazioni pericolose o di preoccuparsi della propria salute, e le misure di sicurezza non altererebbero i tassi di mortalità. Pensate che un campo di battaglia durante la guerra sia sicuro come la propria casa lontano dalla zona di guerra? Vi interessate della vostra salute? Portate i vostri figli dal medico? Perché chi fuma muore in media tre o quattro anni prima di chi non fuma? Perché ci sono meno incidenti mortali quando in macchina si usano le cinture di sicurezza e si osserva il codice della strada? Ovviamente prendere precauzioni è utile.
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