FABRIZIO GATTI E PETER GOMEZ: LA CATENA DI SANT'AMBROGIO

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INES TABUSSO
00venerdì 31 marzo 2006 01:10
L'ESPRESSO
30 marzo 2006

La Catena di Sant'Ambrogio

A Milano un colonnello poi passato a Palazzo Chigi. A Palermo un ufficio Sismi. In contatto con le talpe che spiavano le inchieste. Domani in edicola con L'espresso

di Fabrizio Gatti e Peter Gomez


Due uffici dei misteri. Uno a Palermo, in via Notarbarolo, e uno a Milano, in piazza Sant'Ambrogio. Impegnati a tenere sotto controllo le indagini della magistratura sulla politica. "L'espresso" nel numero in edicola domani ricostruisce le vicende delle due strutture più enigmatiche emerse nelle inchieste degli ultimi anni, due uffici che dimostrano l'esistenza di una rete informativa parallela ai nostri servizi di intelligence: una rete che non risponde più allo Stato ma solo a pochi esponenti politici. L'ufficio di Palermo faceva capo al Sismi ed è stato smantellato all'indomani dell'arresto di due marescialli di Dia e carabinieri, accusati assieme a mafiosi, imprenditori e politici del calibro di Totò Cuffaro di raccogliere notizie segrete sulle indagini in corso. In quello di piazza Sant'Ambrogio, utilizzato da un ex colonnello dei carabinieri che fino a pochi mesi fa era in servizio alla presidenza del Consiglio, si seguivano l'andamento delle indagini milanesi riguardanti Mediaset, Silvio Berlusconi e la presunta corruzione dell'avvocato David Mills.

PALERMO - I pm di Palermo hanno cominciato a sospettare l'esistenza di una rete parallela il 28 ottobre 2003, quando viene intercettata una telefonata tra due marescialli che verranno arrestati pochi giorni dopo come "talpe" all'interno degli uffici giudiziari. Uno dei due sottufficiali, Pippo Ciuro, che sta per entrare nel Sismi, sa di essere finito nel mirino dei magistrati. Ciuro annuncia all'amico di avere parlato con un collega del "coordinamento" il quale tra l'altro gli ha spiegato "tutte le notizie delle telefonate contro di me". A partire da quel momento la procura cerca di capire cosa sia questo misterioso «coordinamento» in grado, a detta del maresciallo, di conoscere notizie segrete su indagini e intercettazioni telefoniche. E dopo gli arresti, comincia a chiederlo a tutti gli indagati. Inutilmente. Poi dall’esame dei tabulati telefonici arriva qualche (parziale) risposta. Ciuro, scriveranno i pm, «era una delle poche persone al corrente dell'esistenza a Palermo di un ufficio del Sismi, con incarichi di coordinamento». Un ufficio che era stato chiuso in tempi record il 5 novembre del 2003, il giorno dopo i primi arresti per l’inchiesta su Cuffaro e le talpe della mafia in procura. Nel 2004 i magistrati ascoltano come testimone il direttore del Sismi, il generale Nicolò Pollari, il quale cade dalle nuvole e assicura di non esserne a conoscenza. Invece il direttore della prima divisione del Sismi, quella che si occupa di controspionaggio, criminalità organizzata e terrorismo, ammette l'esistenza della struttura. L’alto funzionario, come “L’espresso” è in grado di rivelare nel numero in edicola domani, racconta alla procura che in via Notarbartolo il servizio segreto militare aveva aperto un ufficio antenna per il controspionaggio economico e per controllare la Libia. I pm sono perplessi. Davvero Pollari poteva ignorare l’esistenza di un proprio ufficio coperto? E perché nessuno lo ha informato? Ma i magistrati non possono far altro che prendere atto della spiegazione.

Agli investigatori resta così in mano un’unica certezza: quella di aver sfiorato qualcosa di grosso. Anzi di enorme, che provoca nervosismo e preoccupazione negli apparati e nei vertici dello Stato. In questo quadro melmoso rischiano persino di rimanerci invischiati il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e il ministro dell’Interno, Giuseppe Pisanu. Il 10 gennaio 2004 viene intercettata una telefonata (poi ritenuta dai pm irrilevante) tra Cuffaro e il premier. Berlusconi dice a Totò: «Io ho saputo qui... la ragione perché ti telefono (è che) il ministro dell’Interno mi ha parlato e mi ha detto che tutta la... è tutto sotto controllo». Cuffaro risponde di essere tranquillo «avendo la coscienza a posto». Pisanu, ascoltato come teste, esclude però di aver mai discusso con Berlusconi di indagini palermitane. E anche questa pista si arena.

MILANO - Ma la rete «parallela» d’intelligence esiste. Lo dimostra quello che accade a Milano, in piazza Sant’Ambrogio. Al piano terra di un antico palazzo, come risulta a “L’espresso”, un colonnello dei carabinieri riceve colleghi e informatori. L’alto ufficiale ha lavorato per anni alla Dia (Direzione investigativa antimafia). E, come il maresciallo arrestato a Palermo, si è occupato di molte indagini delicate: a partire da quelle sui rapporti tra la Fininvest, Marcello Dell’Utri e la mafia. In particolare, il colonnello ha gestito il pentito Gioacchino Pennino, un medico massone e uomo d’onore, celebre per essere l’unico pentito nel processo Dell’Utri ad aver ritrattato le proprie accuse. In piazza Sant’Ambrogio l’ufficiale dei carabinieri usa come base un appartamento di proprietà di un nobile milanese. E si dà da fare per raccogliere tutte le informazioni sui processi che riguardano Silvio Berlusconi. Ovviamente, gli interessano le notizie non ancora pubbliche. Nell’autunno 2004 scopre, tra l’altro, che i pm stanno discutendo con il Serious Fraud Office inglese se chiedere l’arresto per corruzione dell’avvocato di Berlusconi a Londra, David Mills. Una notizia segretissima che a Palazzo di Giustizia era conosciuta soltanto da pochissime persone.

Cosa se ne fa il colonnello di una informazione così delicata? Non si sa. È un fatto però che pochi mesi dopo l’alto ufficiale passa a lavorare alle dipendenze della presidenza del Consiglio dei ministri. E che anche suo figlio, un agente del Sismi, fa strada. Inizialmente si occupa della sicurezza delle comunicazioni cifrate tra le ambasciate. Poi viene promosso al controspionaggio. Ma anche la carriera del colonnello non finisce così. Dopo l’esperienza a Palazzo Chigi torna in Lombardia. Per lui è pronto un posto in un importante ente pubblico. La spy story sull’asse Palermo-Milano si chiude qua. Restano però i misteri sui due uffici riservati. E sui tanti cacciatori di notizie segrete che hanno un unico interesse: le inchieste che riguardano Berlusconi e i suoi alleati.


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