Mario Balotelli, forza bruta e classe: è nato l'anti-Pato?
Nella serata di Coppa Italia un motivo d’interesse in più, come se il Derby d’Italia post-calciopoli non ne abbia già molti, si è aggiunto in maniera inaspettata: l’esplosione di Mario Balotelli, giovane attaccante della Primavera dell’Inter aggregato alla prima squadra, mandato in campo da Mancini e autore di una doppietta.
L’attaccante, potente e tecnico, è nato da genitori ghanesi a Palermo, ma all’età di 3 anni è stato dato in affidamento ad una famiglia bresciana di cui porta il cognome, Balotelli appunto. La sua è una carriera breve nella quale ha bruciato tutte le tappe: dal 2001 al Lumezzane esordisce in Serie C a 15 anni, viene immediatamente notato da molti club, compreso il Barcellona che lo convoca per un provino nell’estate 2006.
Il suo passaggio ad una società estera è bloccato dalla burocrazia italiana che non gli ha ancora concesso la cittadinanza nonostante sia nato e sempre vissuto nel nostro paese. Sembra destinato ad andare alla Fiorentina, ma l’Inter lo ingaggia all’ultimo momento.
I nerazzurri lo inseriscono nella Categoria Allievi, ma dopo i 19 gol segnati in 20 partite Balotelli viene proiettato fra i Primavera nella quale si rende ancora protagonista con altri 8 gol e la rete (su calcio di rigore) che vale la conquista dello Scudetto lo scorso anno nella finale contro la Sampdoria. L’Inter però non è soddisfatta di lui: il ragazzo studia poco, a scuola va male ed è costretta a punirlo per farlo rigare dritto. Mario impara la lezione e non crea altri problemi, così già quest’anno Mancini lo inserisce nella rosa e lo fa esordire in Campionato negli ultimi 2 minuti di Inter - Cagliari del 17 Dicembre 2007. In Coppa Italia lo lancia definitivamente nell’andata contro la Reggina dove gioca 90 minuti e segna una doppietta.
Nonostante questo la stampa non gli presta molta attenzione, praticamente nulla rispetto al clamore suscitato dal giovanissimo fenomeno che gioca nel Milan: Alexandre Pato. Quando Moratti, rispondendo alle domande dei giornalisti sull’esordio del brasiliano, dice di aver apprezzato Pato, ma di confidare nel “suo” Balotelli “più giovane di un anno, quindi avvantaggiato“, molti restarono perplessi.
Fino alle 21 di ieri, prima dell’inizio del match con la Juventus, in pochi avrebbero scommesso sul suo esordio dal primo minuto in una gara così importante. Mancini però ha sorpreso tutti trovando proprio in Balotelli l’uomo-partita: prima la rete del vantaggio all’inizio del primo tempo superando Birindelli e Belardi, poi quella del definitivo 3 a 2 al 10imo del secondo tempo con un autentico capolavoro di potenza e tecnica.
Stop spalle alla porta all’altezza del dischetto, resistenza alla pressione di Legrottaglie alle sue spalle e girata fulminea in pochi cm che si insacca all’incrocio bruciando il ritorno di Stendardo. Un gol bello e fondamentale che ha tagliato le gambe alla Juventus consegnando la semifinale di Coppa all’Inter.
In mezzo, fra i due gol, una prestazione autoritaria, ma condita da un paio di brutti episodi (la doppia gomitata su Legrottaglie in particolare) nei quali ha dimostrato di non aver ancora il pieno controllo nervoso della sua straripante forza fisica. Saccani ieri gli ha permesso di fare alcune cose che, in condizioni normali, avrebbero vanificato e reso impossibili le sue belle giocate. Un rosso al 15esimo del primo tempo, chissà, avrebbe magari rallentato di molto la sua carriera da professionista, una carriera che improvvisamente si spalanca luminosissima all’orizzonte.
I principali quotidiani hanno già lanciato l’inevitabile tormentone “Pato Vs. Balotelli“, ma fanno un errore: i due aldilà dell’età (18 anni Pato, 17 l’interista) hanno poco in comune come calciatori.
Se Mario manterrà le promesse il giocatore a cui davvero potrà essere paragonato è Adriano, non quello delle follie notturne, ma l’Adriano Imperatore che aveva fatto innamorare i tifosi dell’Inter.