Candidato Master [BURLESQUE][ESAME SUPERATO]

Liandrin
00lunedì 2 novembre 2015 17:33

Egregi,

chiedo la cortesia di poter essere esaminata per la 5° volta al mastering!

Ho fatto dei grossi progressi negli ultimi 10 anni, adesso il mio PG riesce ad impugnare la spada distinguendo l'elsa dal debole...

ADERISCO ALLA CAMPAGNA PRO MASTER!

Ho un unico PG giocante, Liandrin (umana), di oltre 7mila karma.

Se posso aiutare, eccomi!
=)

ALIAS.ALIAS
00mercoledì 4 novembre 2015 10:09
Diciamo che conosciamo la tua competenza indi per cui sarà una cosa molto breve ed indolore.

Mastera un duello semplice fra due pg, usa pure pg in gioco e le loro schede, ambientalo dove credi.
Avrà valenza on se approvato indi per cui direi di evitare la mortalità, salvo che non sia il caso.

Buon lavoro
Liandrin
00mercoledì 4 novembre 2015 10:52

Grazie, procedo!

Provvederò che nessuno si faccia male (ego escluso)!

[SM=g27837]

EDAVE
00mercoledì 4 novembre 2015 16:15
E poi mia cara se mi impazzisci ti corco di botte!!! [SM=g27822]
Liandrin
00venerdì 6 novembre 2015 16:53

Buongiorno!

Eccomi qui con l'organizzazione della role di prova valida On. Come già discusso con Edave, vorrei fare qualcosa di leggermente innovativo cioè una bella rissa a 4.

I player che ho costretto, emh.. scusate volevo dire, che si sono gentilmente offerti, di partecipare al mio esame, sono:

Squadra 1:
- Feher
- Ithilbor
vs
Squadra 2:
- Leia
- Valstaf

Ogni squadra sarà quindi bilanciata con un PG oscuro e un PG con forte esperienza nel combattimento.

Dato che la quest sarà valida ai fini dell'On e dato che l'On di questi PG (i cui graziosi player non sono riusciti a dirmi di no forse perchè in effetti potrei averli minacciati di morte fisica...) fa a pugni l'uno con l'altro (soprattutto considerando le squadre), è mia intenzione quindi ambientare tutto in un sogno.

Il sogno permetterà di stravolgere per una volta le emozioni dei PG, consentendo loro di comportarsi in modo inusuale e potranno inoltre farsi a brandelli nei modi più disparati, mal che vada, l'ultimo responso sarà un brusco risveglio dovuto ad una caduta dal letto...

Ringrazio Master Thuke che ci ha gentilmente aperto una chat temporanea dal titolo "Esame_Badrona_Liandrin" a cui i nostri sognatori sono già autorizzati in ingresso.

Vi contatterò uno per uno per definire... il prologo alla rissa, il vostro sogno...

Venite a me, lasciatemi entrare...

Buon role!



Nianna
00giovedì 3 marzo 2016 18:48

Eccomi qui!

La questione iniziale, molto lunga da gestire, è andata complicandosi in corso d'opera.

L'amministrazione, con suadendi e gentili parole, mi ha invitato a "sfoltire"!

Di seguito quindi il duello tra Ithilbor e Fehrer!

E' un romanzo! Buona lettura!

[SM=g27828]

Nianna
00giovedì 3 marzo 2016 18:51

Riassunto

Fehrer e Ithilbor si incontrano in un sogno. I loro corpi fisici restano rispettivamente alla Loggia Draconica l’uno e alla Torre Oscura l’altro. Fehrer viene attirato nel sogno da una “Rossa” che non è in grado di identificare come conosciuta. Il sonno diurno di Ithilbor invece viene prolungato da angosciose immagini di una Nianna umana. I due si ritrovano in una stanza quadrata di lato 10 metri. I loro corpi sono così vicini da permettere loro di approfittare l’uno del l’altro per un bacio. E senza nemmeno lasciare che questo bacio abbia un qualche significato, la tregenda si compie. La trama del Sogno diviene per entrambi un Incubo. Ithilbor vede Fehrer trasformarsi in Raine. L’invisa Sorella si vanta di aver ucciso Nianna e la Sposa ne ha chiara visione. Fehrer vede Ithilbor trasformarsi in una donna “Bionda” che mai ha conosciuto. Una donna chiaramente aggressiva e pericolosa. Lo scontro diviene così l’unica loro ragione, dimenticando ogni realtà o pregresso. Si susseguono gli assalti, non si risparmiano i colpi. Entrambi i duellanti sfoderano le loro abilità e la misera attrezzatura che il Fato, pignolo, ha messo a loro disposizione. Nell’ultimo assalto, durissimo, i due si riconoscono e, come avviene nei sogni, altri attori spariscono. Raine e la Bionda appunto vengono dimenticati e Ithilbor e Fehrer si riconoscono avversari. Poi tutto diventa buio. Un attimo di sospensione permette alle coscienze oniriche dei due, di ricongiungersi ai corpi fisici. Alla Loggia Draconica, Ayren entra nella stanza dell’Alfiere, lo sente gemere, lo vede dimenarsi nel letto coperto di sudore. Lo scuote e riesce a svegliarlo. Alla Torre Oscura Nianna, parimenti ad Ayren, percepisce il disagio della Sposa ma decisamente più aggressiva, entra armata nella camera da letto di Ithilbor, riuscendo a ricongiungerla alla loro Eterna Notte.

Commento

E’ sempre un’emozione giocare con gli amici. Se poi gli amici sono player di tale caratura, l’emozione si tramuta in privilegio. Entrambi i player, suggeriscono che sia stata evocativa e che sia riuscita ad immergerli in questa realtà parallela, con fantasia e precisione. Vorrei però sottolineare che non è merito mio. Ma loro. E’ facile creare un tessuto ruolistico di buon livello, quando sono i player a fare la maggior parte del lavoro.

Perché così è successo. Abbiamo filato questa trama, molto lunga e complicata, insieme. Abbiamo abbellito i raggi del sole morente, abbiamo graffiato e artigliato la notte in tutta la sua dannazione, sempre insieme. Per quanto mi riguarda, questa storia (che spero leggerà anche chi non costretto dalla valutazione per il reintegro nel corpo master), è merito dei player di Ithilbor e di Fehrer. Così come deve essere. Così è.

Non so se passerò l’esame di Master Ufficiale. Ho però cercato di spendermi anche come Master Descrittivo. Sostanzialmente, se non ho tolto abbastanza ruggine dai miei responsi sul duello, magari si vorrà prendere in considerazione di permettermi di fare il Descrittivo.

Concludo ringraziando “Il Drago” (il player di Ayren) che si è prestato a far sì che, il lungo sogno di Fehrer, si congiungesse nuovamente alla realtà.

Per quanto riguarda la Sposa, ora è al sicuro ora tra le braccia della “Rossa” Sorella e Figlia!

Grazie a tutti e (sempre) Buon Gioco.

PS: se i player vogliono fare un commento sul mio mastering, accoglierò le critiche in modo costruttivo. Ve lo prometto! XD

Richiesta Approvazione

La role si divide in due parti. Nella prima parte i player giocano in singolo con il Master, in una situazione esclusivamente descrittiva. Fehrer si appresta a coricarsi: è dolorante, stanco e provato. Ithilbor invece si trattiene nel Sonno Diurno. Semplicemente viene definito il contesto. Nella seconda parte, i loro sogni si congiungono per trasformarsi in Incubo dove prende il vita lo scontro vero e proprio.

- Nessun danno permanente per entrambi i PG. I danni quantificati nel sogno/incubo, li restano. Nessun punto sangue sottratto a Ithilbor perché da considerarsi mai speso.

- Ithilbor si sveglia angosciata dal ricordo di una Nianna umana (potrà verificare da se che Nianna non ha subito mutamenti). Ricorda di avere baciato Fehrer e il duello ma non ricorda ne Raine ne il perché si è trovata in quella situazione. Crederà invece di avere sempre combattuto contro Fehrer.

- Fehrer si sveglia di soprassalto, completamente ricoperto di sudore. Il suo fianco destro è nuovamente dolorante ma i motivi non sono riconducibili a quanto avvenuto nel sogno. Se mai dovesse incontrare Nianna ON, vivrà una brevissima sensazione di déjà-vu ma senza poterla mai veramente collegare ai fatti onirici di questa lunga notte. Ricorda il duello ma non ricorda ne la “Bionda” ne il perché si è trovato in quella situazione. Crederà invece di avere sempre combattuto contro Ithilbor.

- Ithilbor e Fehrer sono assolutamente coscienti di avere vissuto un Sogno o, se preferiscono, un Incubo.

- Se Ithilbor e Fehrer si interrogheranno sul perché, nel sogno, sia siano trovati l’uno contro l’altro, le loro risposte resteranno sempre supposizioni e come tali, dovranno essere gestite.

Ma ora lasciamo spazio alla registrazione...


Nianna
00giovedì 3 marzo 2016 18:53

Il Sogno di Fehrer

[GDR START]

Play-Me: https://www.youtube.com/watch?v=jtAmFKaThNE

Il sole all’orizzonte annega nelle acque ormai scure del lago. Lo Spettro della Notte tende le sue lugubri mani su Avalon nonostante alcuni sparuti raggi aranciati dell’astro supremo, cerchino di rimanere ancorati all’Isola Sacra. E’ inevitabile che la notte giunga come inevitabile che giungano i sogni. Ma tu questo ancora non lo sai, Alfiere! La tua stanza alla Loggia Draconica è come di consueto spettatore muto della tua routine. Ti appresti al desio ristoratore del sonno, a cui la tua mente affollata stasera anela più che mai. Sei in piedi, guardi il letto, mentre gli ultimi raggi del sole colpiscono la tua schiena nuda. Il Fato ti guarda a tutto tondo, la stanza sembra girare vorticosamente per rimirarti in tutta la tua statura, nella perfezione dei tuoi muscoli, del tuo capo leggermente reclinato in avanti. A tratti l’esame pare rallentare di colpo, consegnando alla moviola alcuni tuoi intimi tratti, quasi fermandosi sui muscoli tesi che necessitano riposo, per poi ricominciare il suo furioso vorticare, trascinando con se l’attenzione del lettore. Ma tu Cavaliere, non hai percezione di questo. Sei ignaro di essere teatro e non spettatore. Vesti leggero perché sai che il fuoco arde benevolo nel camino e le coltri del tuo talamo mancano unicamente delle braccia di una donna compiacente, per essere sublimi e perfette. Ti bastano quindi un paio di brache di tela grigia per avventurarti tra di esse. I tuoi piedi nudi sono appoggiati su un tappeto di fattura orientale. Ti porti le mani al viso, il calore della pelle è ristoratore per il palmo. Ti massaggi il collo con il calore mutuato dal viso, come a scongiurare grevi pensieri. Silenzio intorno a te, Alfiere. Silenzio. Ma ora è il tempo che il Fato smetta di sussurrarti nelle orecchie, è tempo che il Fato ti ascolti… Il talamo è invitante Cavaliere, la Notte incalza, il calore e lo scoppiettio del fuoco cullano la tua mente! Lasciami entrare, lascia che io conosca il tuo ultimo pensiero prima che Morfeo ti faccia suo e la Follia abbia inizio…

“Rintocca mezzanotte, a letto Amanti, è tempo ormai di Fate…”

[GDR PLAY – Ordine Fehrer]

FEHRER ...si porta le mani al viso, il calore della pelle è ristoratore per il palmo. Non necessita del riflesso d'uno specchio per verificare che ad ogni cambio di guardia, sole e luna, col suo corteo di stelle, le rughe che avrebbe potuto contare il giorno prima non mancano di inanellare compagne non del tutto dissimili. Si massaggia il collo con il calore mutuato dal viso, come a scongiurare grevi pensieri che, tuttavia, gli s'affacciano alla memoria con l'ostinazione pareggiata soltanto dalla determinazione attraverso la quale ghirlande di rame liquido provano a vincere l'egemonia delle ombre. Tace, la Loggia. Tace come quell'astro morente che tarda ad annegare nell'oblio annacquato che gli negherà la memoria della notte e del suo fardello: al suo risveglio sarà l'alba e, si sa, gli incubi temono la sua luce. Gli indumenti leggeri gli s'appiccicano addosso come la caligine soffocante coagulatasi fra i vicoli dell'Isola afflitta dall'eternità di una primavera mite e afosa. Col corpo è nella sua stanza, pronto a lasciarsi ghermire dai tentacoli di Morfeo; con la mente è là, nel Nord, nelle orecchie la melodia lugubre delle sue stesse ossa che scricchiolano, nello spirito la consapevolezza che la vita gli sia stata ormai uncinata dalla falce mietitrice. Scuote la testa e sveste il giaciglio del suo lenzuolo, incastrandovisi poi quando si mette steso su un fianco. Quello buono. Ricercare la posizione giusta - o, se vogliamo, meno dolorosa - è più complicato da qualche tempo a questa parte. Ma, sebbene il fisico lamenti più di un'angheria della sensazione di allora, è il sapore acidulo del fallimento l'unica morsa in grado di distorcere l'espressione al punto di imporle una smorfia da bestia ferita: dove sarà la bambina? E dove, lo stregone? Col capo gremito di preoccupazioni parrebbe scontato ipotizzare che il sonno non farà visita all'Ishtuk; è questo, tuttavia, uno di quei momenti in cui il lettore realizza che il Fato, talvolta, può e deve forzare la mano. Giustificandosi febbrilmente col bisogno d'un piano più alto. Presto, il respiro roco dell'uomo dei ghiacci si fa posato e regolare, pesante e pastoso. Presto, le dimensioni oniriche potranno giocare con lui esattamente come preferiranno fare.

[ATTENDERE RESPONSO]

Play-Me: https://www.youtube.com/watch?v=_YCGtT_FRYg

All’acuto lettore non sfuggirà Ishtuk, la forzatura che il Fato or è costretto ad operare irrimediabilmente, regalandoti quel sonno che rende il tuo respiro posato e regolare, pesante e pastoso. Una mano a Te invisibile e totalmente incorporea, si sta poggiando sul tuo capo gremito di preoccupazioni, ti carezza come un’amante infilando le dita tra i tuoi capelli, per poi scendere lentamente sul viso in pura beatitudine delle tue rughe – segno della tua maturità del tuo coraggio, dei tuoi no – la mano ti culla: ti culla verso un sogno di caratura profana. Dimentica, Alfiere, almeno per stanotte la Bambina e lo Stregone, ci sarà tempo e ci sarà luogo perché il pensiero di loro diventi urgenza impellente al punto da tramutare lo stato di necessità in azione. Tu non lo sai Cavaliere, ma ci sono notti strane che fuoriescono dalla comprensione umana, notti in cui gli Dei si bisticciano il tempo. Stanotte un velo sta calando su di te, un tremolio cangiante dell’aria stessa è prodromo di un varco che si tende verso il mondo dei sogni condivisi. Altri come te, si stanno dibattendo nel tessuto – o se preferisci: ragnatela – che il Fato capriccioso sta tessendo e la vostra comunione è imminente. Lasciami osare: inevitabile! Lasciamo che gli altri si addormentino Fehrer oppure che si trattengano nel sonno e vieni, vieni con me. Saremo ancora soli per poco. Lascia il tuo corpo sul talamo; con la tua onirica coscienza, afferra questa mano e alzati. Non importa chi sono, non importa da dove vengo, stanotte, ogni cosa sa di lecito, fosse pure l’amplesso con una meretrice. Apri gli occhi e guardati intorno. Sai che stai sognando, puoi lasciarti andare, liberarti del peso del comportamento quotidiano. I primi movimenti saranno un po’ impacciati, forse addirittura cercherai di svegliarti ma permettimi di ricordati, che non te lo permetterò. Stanotte sei mio! E quindi apri il gli occhi e guardami, Ishtuk. Sei in una stanza riccamente arredata, a pianta quadra, di 10 metri per lato. Il pavimento è coperto da un unico immenso tappeto orientale, filato a motivi incomprensibili. I tuoi piedi nudi non sentono disagio, non percepiscono il gelo della nuda pietra, così come il fatto di essere minimamente vestito, diviene un dettaglio, in quanto in una delle 4 pareti (quella alla tua sinistra) arde un fuoco di dimensioni medie ma con ampio potere calorifico. Tu sei al centro di questa stanza. Una stanza senza porte e con le finestre chiuse. Apri, gli occhi ora e guardami. Sono io, il tuo Fato, appoggiata di fronte a te. Bellissima nella mia tunica nera di impalpabile seta, costosa e raffinata, che poco da intuire lascia alla tua immaginazione. I miei capelli rosso scuro sembrano ghirlande di rame liquido, anche se sappiamo entrambi, che non vinceranno l'egemonia delle ombre che ti aspettano. I miei occhi verde smeraldo, sono carichi di ogni tipo di promessa. Anche i miei piedi sono nudi e poggio la schiena su una colonna di pietra, che esce a mezzaluna dalla parete di fronte a te, intarsiata con glifi che non riuscirai a mettere a fuoco. Ma tu devi guardare me, devi fare solo 5 metri per raggiungermi, devi percorrerli dritto in fronte a te e non ci sono ostacoli su tuo percorso, le mie braccia sono tese, il mio corpo è perfetto, la mia pelle candida come la neve, il mio sorriso è pudicamente impuro, sto sussurrando il tuo nome e sai che è un irresistibile canto, vieni a me Cavaliere… lasciami entrare!

[GDR PLAY – Vieni a me, Fehrer]

FEHRER || Ci sono volte in cui il risveglio è accompagnato da un sorriso: il sogno di una notte - di mezza estate - c'ha coinvolti al punto di incidere nell'espressione pastosa del mattino il ricordo di ciò che abbiamo vissuto oltremondo. Altre nelle quali il dolore sordo col quale un fianco, o un ginocchio, o una spalla richiamano la nostra attenzione ci deturpano la bocca, che cicatrizza l'apparenza d'una smorfia: la posizione del sonno è risultata scomoda al nostro corpo e, per far pagare l'ostinato mutismo - occhi chiusi e mente altrove - cui abbiamo ricambiato la sua preghiera, il dazio al mattino è più salato d'una foce che abbia appena fatto il grande salto. Questa, eppure, è la volta in cui, levatosi dal giaciglio che l'aveva accolto, il Bastardo non avverte nulla. Né il peso dell'età che prende a incidergli ormai qualche ruga di più sulla fronte né l'aggravio di fardelli che fanno una corsa sfrenata su loro stessi; e tentano, ciascuno con una buona, buonissima dose di motivazioni, di risultare i più molesti in assoluto. Egli non sente niente. Dinnanzi all'uomo dei ghiacci è l'intenso chiarore d'un caldo salone. La luce del fuoco, che pur in minima parte scongiura il regno imparziale della notte, cade come polvere di stelle dalle assi, lassù. Il mondo è sempre là, ondulante come un miraggio provocato dal calore, ma, mentre un rapido pensiero gli suggerisce che nulla sia mutato dall'istante in cui è crollato, un altro gli attraversa la coscienza con la rapidità d'una stilettata, ma senza la sua infamia: il sibilo alle orecchie, mascherato dai rumori del giorno, è completamente scomparso, sostituito da un silenzio profondo, pure come acqua cristallina, forte come se nessuno, ultimamente, gli avesse strapazzato qualche osso. Senza che alcun muscolo facciale se ne renda conto, probabilmente lo sguardo invisibile del Fato potrà leggergli in viso un bel sorriso. La memoria nega e si nega, concedendogli requie; il fisico tira un sospiro di sollievo, le gambe che si stendono per bene; le braccia che si muovono sicure; e il petto che si gonfia privo del timore che denti invisibili e roventi gli rovistino nei polmoni. E poco importa se, qualora si voltasse, incrocerebbe il volto pallido e gremito di pensieri del suo involucro disteso nell'apparenza della vita: il suo Io è in piedi, pronto a interpretare un'esistenza di assenze, senz'altro nome né presenza se non quelle d'un estraneo itinerante. L'Ishtuk ebbe cento nomi e altrettanti mestieri: nessuno di loro, stanotte, sarà il suo. I piedi - nudi come il resto delle membra maschili: la decenza, solo, impone che le vergogne siano celate da un panno - calpestano un tappeto morbido, che la pianta sensibile registra come la superficie migliore sulla quale abbia mai camminato. Ha l'impressione che i cinque sensi gli si siano appena risvegliati. Così, prima ancora di registrarla d'occhi - poiché, come per incanto o poesia, tutti i dettagli della stanza crescono d'un tratto, irrorati dal sempiterno tocco del Destino. Il camino che arde a sinistra. I motivi orientali della pavimentazione. Le finestre chiuse -, è col naso che l'avverte, e l'intercetta. L'anima che s'è staccata dal suo guscio non ha ancora articolato un pensiero che i fili che ne detengono l'essenza la muovono in direzione della musa di questa notte, avvolta in un nero pari all'asso di picche e dalla pelle, visibile al di sotto del tessuto, tutta da sfogliare. Non il senso della vita, non quello della morte, nessun altro quesito che possa scomodare eruditi o presunti tali: se si potesse discutere con gli dèi, ebbene andrebbe chiesto loro perché diamine a nessuno sia mai venuto in mente d'imbottigliare l'odore di una donna prima e dopo che le sia donato il piacere. E' la volontà? O è il dovere? O una forzatura? Chissà. Di fatto, il seguito narra in linea di principio che le mani dell'Alfiere si arrampichino meccanicamente sui fianchi altrui, non prima che gli sia stato dato di percorrere quei semplici, miseri cinque metri di distanza ch'eppure il sogno potrebbe rendere effimeri o infiniti.

[ATTENDERE RESPONSO]

Play-Me: https://www.youtube.com/watch?v=OM9KdvA7D7E&list=PLg4fpC8LWB8LlBL3cNqo2pj4pfRl11ztO

E’ sopravvivenza della specie, Cavaliere. Quella malia che non ti permette di svincolarti da una donna durante l’amplesso, che ti impedisce di ritrarti a pochi minuti dalla comunione, annichilendo tutte le ovvie ragioni di convenienza. Perdurando in un unico talamo, tale incantesimo, inibirebbe la possibilità di coniugare il tuo sesso con un’altra donna. Feromoni, li chiameranno in un’altra realtà giustificandoli con una scienza che ora, in questi tempi, è poco più che esoterismo. Astinenza dalle carni sarà il proclama che religioni diverse da quella della Triade, oseranno pronunciare per scongiurare non la malia del momento, ma l’impossibilità che tanta perfezione si ripeta, come realmente avviene, ossidandosi irrimediabilmente a contatto con l’aria, con il solo egoistico fine di costringere le donne a riprodurre il miracolo solo per uno di loro. Ma ora Ishtuk, lasciamo il futuro a se stesso; quel canto perverso è ancora nel pieno del suo potere, è un oppio che ti annichilisce i sensi e si, Mio Lord, ti ha permesso di percorrere quei cinque metri esattamente come programmato, senza intoppi, senza dolore, senza debiti con l’involucro dietro di te che ora sembra dissolversi, lasciando finalmente solo e liberò da ogni dazio, il tuo corpo onirico. La stanza continua a mutare, compaiono al limitare della tua visione, altri mobili poggiati alle pareti, delle più svariate fogge anche se nulla sembra essere comodo per sedersi. E per quanto questo sogno di una notte – di mezza estate – sia orchestrato con fini ben precisi, opererò una correzione proprio in virtù di quei feromoni su cui entrambi ci siamo dibattuti; cambierò il panno che cela il piacere che puoi donare, con brache di tela grigia come previsto in prima battuta, onde evitare tentazioni e possibili imperscrutabili divagazioni, figlie di una sfida linguistica che non esiterebbe probabilmente ad annegare l’estasi, nella sua interezza, servendosi di sapiente perifrasi: “Attenzione a quello che chiedi alla Dea, Cavaliere. Potrebbe concedertelo”. E così ora siamo mortalmente vicini, le tue mani hanno raggiunto senza apparente difficoltà i fianchi del Rosso Fato ed io ricambierò la movenza senza alcun indugio, aggiungendo però altro assenzio al bicchiere dell’ingordigia. Parlare è debolmente utile. Ma nulla ti impedisce di farlo, se vuoi, Fehrer! Puoi parlare anche se io alzerò il viso; lo alzerò verso di te dischiudendo appena le labbra come se trattenessi una proposta che sarebbe difficile declinare. Se i tuoi occhi incontrassero i miei, forse, non noterebbero che il verde smeraldo che fungeva da faro della nostra lussuria sta trasmutando leggermente verso il grigio. O forse si, lo noterai. Nel permettere alle tue circonvoluzioni mentali di esistere, tieni da conto che, tra i nostri corpi non c’è distanza che possa permettere a qualcosa di più ragguardevole di un fine foglio di pergamena di separarci. Premere l’uno sull’altro a conclusione della reciproca esplorazione, sarebbe frettoloso credimi, per questo, forse, per un lungo istante, vorrai guardarmi negli occhi e assaporare per un attimo quel calore che – il sogno distorto ti fa credere che – il mio corpo emani. E se lo farai, quel viso sarà una delle cose che ti sarà permesso di ricordare, una volta sveglio. E se mai mi incontrerai, non sarai veramente in grado di riconoscermi ma sarai avvinto come da una sensazione di déjà-vu. Lascia che le mie mani percorrano i muscoli del tuo petto e risalgano lente sul collo fino a raggiungere la tua chioma, per poi afferrarla come se fosse l’appiglio che garantisce eternità a questo momento. L’inizio di un lieve ticchettio ritmico sulle finestre è sintomo che la tempesta si avvicina. La pioggia comincia a scrosciare mondando i vetri da qualcosa che non è mai esistito. Un rombo lontano sancisce che inevitabilmente la tormenta è in arrivo. Ma forse tutto questo non è che un corollario superfluo alla piena volontà inossidabile di due amanti. L’ambiente è confortevole, il calore del fuoco ora è dimenticato in favore di quello del sangue che pulsa nei nostri corpi. Il battito dei nostri cuori è sicuramente preponderante rispetto ad altri tamburi. E se ora piegassi il collo, Fehrer, se lo piegassi abbastanza da vincere quei quindici centimetri che ci separano, le tue labbra potrebbero scoprire il sapore delle mie…

[GDR PLAY – Assaggiala, Fehrer]

FEHRER || E' come se il mondo avesse attinto alla riserva dei suoi effetti speciali, sforzandosi di indugiare sulla giostra della vita affinché quest'ultima girasse al contrario. La trottola impazzita che sta nella coscienza dell'Ishtuk è visibile, tuttavia, soltanto a chi possiede occhi, risorse e facoltà di leggere: l'esistenza dell'uomo del Nord, al momento, è infatti incatenata solo e soltanto agli attimi che saprà regalargli questa stanza delle meraviglie, imparentata con quelle bambole russe che contengono minuscole copie di sé al loro interno, tanti sono i prodigi che partoriscono ad ogni suo passo. E, quanto a ciò: man mano che il Cavaliere Oscuro avanza, lo scrigno alle spalle dell'anima si dissolve senza lasciarsi dietro neppure una scheggia, un coccio, un ricordo infranto. La coda dell'occhio segue le apparizioni che ammobiliano la sala e, nel cuore quella traccia di guerriero che desidera gridare forte anche lontano dal corpo, nell'istinto quella volontà mai smarrita di stare all'erta, i piedi dimenticano il primo contatto col tappeto e ad esso, come nelle migliori storie d'amore, ne fanno seguire un secondo, un terzo, un altro ancora. Attratti dalla melodia intonata dalla figura della cui immagine non può fare a meno. La poesia non è poi troppo differente da quei rompicapi geometrici che al primo assaggio paiono null'altro che amari; nello scoprirne i meccanismi nascosti, poi, s'è presi da un'euforia senza nome. Ed è questo, ciò cui va incontro lo Scandinavo, dimentico dell'Abietto, dello spirito squarciato, del sangue ancestrale e di qualsiasi altra forma attraverso la quale la Lex l'abbia appesantito negli anni. Fra i corpi meno dello spazio d'un respiro, al di sotto dei palmi il tessuto poroso d'un abito che pare voglia disciogliersi come trama d'incanto da un momento all'altro: lei è là, a portata d'appiglio o, più semplicemente, di sguardo. Sguardo dentro il quale gli occhi di lui stanno per lunghi istanti. Lunghi. Lunghi quanto? Chi può dire quanto siano dilatati gli istanti, qui? Ad ogni modo, a volte ci si sfama anche con la vista. E l'uomo del Nord, che ha sulle spalle tanti anni, ormai, quanto son vere le rughe che gli disegnano linee precise agli angoli della bocca e in cima alla fronte, sa come riempirsi lo stomaco osservando una donna. Lascia giochi coi suoi capelli, gli sfiori il petto, il collo. Mentre imprime i dettagli di quel volto concentrandosi sulla pelle, neppure s'attendesse di vedervi comparire - e troneggiare - qualcosa. Una macchia d'inchiostro. O era...? Poco male. S'acciglia quando la pioggia prende a picchiare contro le vetrate, forse solo inquieta o invidiosa delle attenzioni che si scambiano i due: e appare come l'ospite inattesa, un'incomoda in grado di stupire poiché nota stonata. Ma lei, si diceva. Lei è là. A portata di fiato o, più semplicemente, di bocca. E dunque, che sia conoscersi. Che sia scoprirsi. Che sia avvicinarsi, cortesi o più rapiti. Che sia assaggiarsi, inclinando il collo e incontrando le labbra.

[ATTENDERE RESPONSO]

Play-Me: https://www.youtube.com/watch?v=rbTozgoj9OQ

Ed è per quel cipiglio che il Fato indugia un istante di troppo tra le tue braccia, Fehrer. Per la fronte corrugata di un uomo che ha perso l’ardore del ragazzino e la sua arroganza. Un uomo. Un uomo descritto da rughe che potrebbero raccontare mille battaglie, mille dolori ma anche indicibili gioie. Perché anche i sorrisi spesi segnano irrimediabilmente il viso. Un uomo con le mani segnate da gravi lavori, e ancor più folli combattimenti ma anche mani forgiate nelle carezze che hai saputo elargire. Mani rudi e generose che massaggiano il collo di un uomo consapevole che il sole sta morendo nel lago e al contempo rassegnato al momento in cui dalle acque scure si leverà nuovamente. Un uomo che dosa l’espressione del suo viso prima di dare, senza chiedersi veramente cosa riceverà in cambio. Solo che un istante prima che le tue labbra si posino su altre rosee e invitanti, noterai che non solo gli occhi della tua donna stanno mutando ma anche il colore dei capelli. Ali corvine ad adornare un viso candido come la neve, bucato da due occhi grigio azzurri come il cielo carico di tempesta che non ti è dato di vedere, perché precluso dalle finestre di vetro intarsiato. Il suo profumo, che ora ti raggiunge con ammaliante intensità, cambierà in uno che già hai percepito, portandoti immediatamente nel ricordo di lei: Ithilbor. Non appena il tuo respiro sarà così vicino al suo da non poterti più fermare, il ricordo di colei che finora hai abbracciato si disperderà tenue nella nuova trama del sogno. Un sogno fatto di comunione, di corresponsione, di energia. La Sposa ricambia le tue labbra donando le sue, come se fosse sempre stata li, come se fosse stata lei e sempre lei. Come se fosse l’ultima scena. La tempesta ormai è arrivata in tutto il suo furore e la pioggia non è certo un delicato tamburellare ma lo squasso violento degli elementi; il lampo che illumina a giorno le finestre della vostra alcova è così potente da rischiarare anche i più piccoli reconditi anfratti di buio delle vostre anime. Anche quelle dannate per l’eternità, anche quelle perdute per sempre. Siete soli ancora per poco, due battiti di ciglia che potrete usare come vorrete, anche per mentire a voi stessi, credervi diversi, guardandovi in un riflesso libero dai vincoli imposti dai vostri ruoli mondani, in un vano tentativo di prestare fede al fatto che questo non sia un sogno. O meglio ancora, che lo sia al tal punto, che si renda necessario coglierlo prima che il risveglio lo renda irripetibile…

[GDR Play – Ordine Fehrer, Ithilbor]

Nota: Continua nel Sogno di Ithilbor


Nianna
00giovedì 3 marzo 2016 18:55

Il Sogno di Ithilbor

[GDR START]

Play-Me: https://www.youtube.com/watch?v=i5Kwf_nNmGI

Il sole all’orizzonte annega nelle acque ormai scure del lago. Lo Spettro della Notte tende le sue lugubri mani su Barrington nonostante alcuni sparuti raggi aranciati dell’astro supremo, cerchino di rimanere ancorati alla Cittadina ormai dannata. E’ inevitabile che la notte giunga come inevitabile che giungano i sogni. Forse! I Vampiri sognano, Sposa? No, non svegliarti ancora. Ascoltami sussurrare ancora qualche istante. Non risvegliarti ancora dal tuo sonno diurno, Prima della Notte, perché ho una strana avventura da proporti. “Sposa…” senti? Una voce ti chiama. “Sorella…” è una voce lontana nel tempo e forse anche nella tua memoria. “Sorella Mia, Mia Sposa mi hai dimenticata?” concentrati Sposa, resta ancorata al sonno diurno anche se il sole ormai è al limitare delle forze, ora che la Notte di cui sei Suprema Regina e Incontrastata Dea, si fa largo su Barrington e sulla tua esistenza. Se ti forzerai al risveglio ora, Ithilbor, non saprai mai che quella voce è di una Sorella che credi di aver perduto. Nella sua voce c’è un’urgenza che non hai mai percepito finché Ella dimorava sotto il tuo tetto; un’urgenza che sembra avere una sfumatura di angoscia. Il tuo corpo giace immoto sul tuo letto nella tua Stanza alla Torre Oscura. Il silenzio è tombale. Vesti solo una semplice tunica nera, quasi impalpabile al tatto, costosa e raffinata. Una tunica che ti rappresenta alla perfezione, magnifica come magnifica è la Suprema Bestia che tu incarni senza defezioni. “Aiutami Sposa…” ancora quella voce, seppur lontana è riconoscibile: Nianna. Forse le tue palpebre sono l’unico quasi impercettibile movimento della Torre in questo momento. Forse le tue dita imputridite dalla morte eterna si artigliano alle lenzuola di seta… Non svegliarti prima che l’astro sia tramontato del tutto, non lottare contro il Sogno, lasciati andare, vivilo. Vivilo ora, prima che la Follia abbia inizio…

“Rintocca mezzanotte, a letto Amanti, è tempo ormai di Fate…”

[GDR PLAY – Ordine Ithilbor]

ITHILBOR [*§*Stanza Privata*§*] Sì, i vampiri sognano. E ancor di più lo fanno coloro che sono rinati alle tenebre sotto il vessillo della Mente. Arma solenne e prima tra gli infami, si prodiga, come di consueto, nella rievocazione di quelli che sono scenari di una vita perduta e di un'anima immolata sull'altare della Condanna Suprema. Scenari distorti, che puntano dritto allo sberleffo: per ciò che sarebbe potuto essere e non è stato. Per ciò che è scivolato via dalle mani: il sogno di una vita appagata dalla vendetta e consumata nel ricordo di Lui. Ma in questa notte che si accinge a sorgere ogni cosa pare differente. Mentre il tuo corpo è abbandonato al morbido abbraccio di drappi oscuri, in un giaciglio fatto anche di fedeli Ombre, la foresta che ti vide giovane e umana non comincia a scemare come di consueto, inghiottita da una nebbia famelica al pari della Bestia che dentro riposa; tutto resta come sospeso in quel che pare un attimo eterno ed è come se tu vedessi, in lontananza, te stessa abbandonata al potere del sonno diurno. No, Sposa. Non è ancora il momento. Sei in trappola, ti piacerebbe pensare per tua stessa volontà, tu che del senso di onnipotenza sei vittima. Ti ritrovi ancora nel bel mezzo di quel bosco, di tenebra riccamente vestita. Le funi che ti legano a doppio filo a questo insolito sogno si intrecciano tra loro grazie all'improvvisa eco di una voce. Un richiamo, che ti costringe a voltarti, a guardarti indietro. Una voce che sembra partorita direttamente dalla tua mente, tanto rimbomba tra le sue pareti. Prontamente riconosciuta, vorrebbe coglierti di sorpresa, farti provare il gusto e il brivido pregno di bellezza di qualcosa che non ci si aspetta. E chissà che nei sogni tutto ciò non possa essere reso possibile. Chissà che tu non riesca a sentire ancora la seduzione dell'imprevisto, che ha percorso al tuo fianco i giovani anni della tua vita. C'è urgenza, c'è fretta. Qualcosa a cui un cainita non è più abituato, a meno che non si ritrovi a far i conti con la luce dell'astro diurno. C'è un capo che si scuote e una bocca che pronuncia una e una sola parola §*No*§ Un sussurro affidato al nulla, mentre il tuo sguardo vorrebbe spaziare tutt'attorno, i tuoi sensi tendersi fino alla nausea per cogliere una presenza: sentori di Dannazione, indizi di Condanna. E il nome suo, infine, la bocca riesce ad articolare §*Sono qui, Nianna*§ Resteresti ancorata al tuo sogno, ammesso che lo sia. In quella dimensione onirica dove tutto e tutti tornano, per aggiungere supplizio a un'essenza in perenne lotta. Resteresti, perché quella che tutti appellavano l'Esule, per te era figlia: al tuo servizio, al tuo fianco. In quello stesso fianco privo, ora come allora, del proprio incastro perfetto. [Tenebra I; Veggenza I]

[ATTENDERE RESPONSO]

Play-Me: https://www.youtube.com/watch?v=OM9KdvA7D7E&list=PLg4fpC8LWB8LlBL3cNqo2pj4pfRl11ztO

All’acuto lettore non sfuggirà Ithilbor, la forzatura che il Fato or è costretto ad operare irrimediabilmente, relegandoti in quel sonno che rende gli ultimi barlumi del tuo riposo, un crogiuolo di inaspettate sensazioni. Stanotte un velo sta calando su di te, un tremolio cangiante dell’aria stessa è prodromo di un varco che si tende verso il mondo dei sogni condivisi. Altri come te, si stanno dibattendo nel tessuto – o se preferisci: ragnatela – che il Fato capriccioso sta tessendo e la vostra comunione è imminente. Lasciami osare: inevitabile! Lasciamo che gli altri si addormentino Sposa e vieni, vieni con me. Saremo ancora sole per poco. Lascia il tuo corpo sul talamo; con la tua onirica coscienza, afferra questa mano e alzati. Non importa chi sono, non importa da dove vengo, stanotte, ogni cosa sa di lecito. Apri gli occhi e guardati intorno. Sai che stai sognando, puoi lasciarti andare, liberarti del peso del comportamento quotidiano. I primi movimenti saranno un po’ impacciati, forse addirittura cercherai di svegliarti ma permettimi di ricordati, che non te lo permetterò. Stanotte sei mia! E quindi apri il gli occhi e guardami, Ithilbor, Prima della Notte. Sei in una stanza riccamente arredata, a pianta quadra, di 10 metri per lato. Il pavimento è coperto da un unico immenso tappeto orientale, filato a motivi incomprensibili. I tuoi piedi nudi non sentono disagio, non percepiscono il gelo della nuda pietra, così come il fatto di essere minimamente vestita, diviene un dettaglio. In una delle 4 pareti (quella alla tua destra) c’è un camino di dimensioni medie, in cui non arde alcun fuoco. Tu sei con la schiena poggiata su una colonna di pietra, che perfettamente al centro della parete stessa, esce a mezzaluna, intarsiata con glifi che non potrai vedere e che probabilmente nemmeno ti interessano. La tua faccia è rivolta verso il centro della stanza. Una stanza senza porte e con le finestre chiuse. Apri, gli occhi ora e guardami. Sono io, Nianna, Sorella Mia guardami! Una Nianna terrificantemente umana, con un cuore pulsante nel petto, le gote imporporate di impudica mortalità. Lacrime di angoscia solcano le sue guance, le sue braccia sono tese verso di te e lenta ma inesorabile sta percorrendo i pochi metri che vi separano e cercherà di abbracciarti, di nascondersi tra le tue braccia. Ogni passo di Nianna è scandito da un fiotto di sangue vorticoso nel flusso del suo corpo, ogni singulto accelera ancor più quel magma per poi ribattersi sui tuoi sensi tesi, Sposa! Non Dannazione Sposa, ma Umana Vita! Il tumulto del cuore di Nianna sarà talmente importante, da risuonare nella tua mente come un canto di guerra! Ascoltala: “Sposa, aiutami Sorella, ho perduto il Mio Sangue!”. No, non puoi muoverti Ithilbor, la tua schiena resta saldamente inchiodata alla colonna, come se in essa si fosse fusa. Ma puoi allargare le braccia, la vuoi accogliere, Prima? “Sorella, Madre, riprendimi a Te! Perdonami Sposa, ho perduto la Via, voglio tornare a casa!”

[GDR PLAY – Perdonala se puoi, Ithilbor]

ITHILBOR [*§*Stanza Privata*§*] Un rincorrersi di eventi, quella voce che torna ancora. Sposa, Sposa. È una melodia che affonda le proprie radici nel tempo: nel tempo privo di significato di un'esistenza che non conosce fine, puntando dritto verso l'eternità. Ti guarderesti attorno, alla ricerca della sua figura, ma quel che i tuoi occhi possono cogliere altro non è che un repentino cambio di scenario. La tua foresta scompare, il Fato issa vele e ti trasporta in un mondo lontano, prendendoti quasi per mano, con la delicatezza di una madre premurosa. Chiudi gli occhi e ti lasci trascinare, neanche galleggiassi mollemente nell'aria notturna, neanche perdessi materialità e divenissi tu stessa aria. Vento. Poi un senso di completezza, la certezza di essere arrivata a destinazione: gli occhi si schiuderebbero e tu saresti lì, a rimirare quello scenario. Pareti si innalzano e il perimetro di una stanza riccamente decorata è presto delimitato. La veste nera ti resta incollata addosso, inghiottendo nel proprio colore i lunghi capelli che scendono liberi ben oltre il bacino. I piedi scalzi, il camino spento. Riaffiora, come un bocciolo improvviso, il ricordo degli ambienti sfarzosa della dimora dell'eterno oltre Barrington, ennesima insolenza della mente che, prontamente, rinnova il monito di quanto debole, altri tempi, ti abbiano vista. Ma qui è tutto differente. Qui tutto ha la bellezza e la perfezione propria solo del sogno, dove i desideri prendono forma e si trasformano in realtà. No, Ithilbor: non ti sottrarrai a tutto questo: gli occhi del corpo dormiente in Torre Oscura resteranno chiusi e poco conterebbe la ribellione della bestia antica in chi dovrebbe avere volontà a iosa – e il fato dalla propria parte - per resistere al risveglio [volontà II + naturale controllo di un Antico]. Il tuo sguardo è tutto per quella stanza, in attesa che quel sogno si popoli, che la tua solitudine abbia fine. Una colonna ti accoglie nel suo gelido abbraccio e la mano di un pittore ardito e minuzioso dà vita all'immagine della sorella perduta. In tutta la sua conturbante bellezza, Nianna viene partorita dal nulla, invocando ancora il tuo aiuto. Il suo cuore batte. Batte con un tale ritmo concitante che il tuo, in risposta, non oserebbe impedirsi di adattarsi a quella melodia. Il respiro le gonfia il petto: come in affanno, spinto dall'urgenza di chi del Tempo è – di nuovo? - vittima. E il tuo sembra voler fare altrettanto. È come un senso di angoscia latente: che ti fa dimenticare di essere protagonista di un sogno e fa di te il teatro di emozioni dimenticate. Potrebbero toglierti la tua eternità: solo questo conta. Un pensiero assillante che si fa sempre più gravoso nel momento in cui ogni passo di Nianna è accompagnato da fiotti di sangue che scorrono come fiumi, stuzzicando la bestia e costringendoti a provare quell'irrefrenabile desiderio che un cainita prova dinanzi alla Vita. Vita, sì. Perché di questo è fatta Nianna. Di sangue mortale. Si avvicina a te e nulla potresti per sottrarti a quel suo incedere. Ti tende le braccia e invoca il tuo aiuto: ti chiede di renderla di nuovo come te, di farla camminare sui sentieri riservati agli Eterni. E, probabilmente, di non dare cieca libertà alla Furia che vorrebbe dilaniarla e dissetarsi, straziarle le carni e attingere a quella Vita che non vuoi per te. Che non vuoi sentire strisciare dentro vene atrofizzate e fredde. Non puoi sottrarti. Braccia invisibili, dotate di una forza persino superiore alla tua, ti costringono in quella posizione. E tu, che nulla temi e tutto affronti a muso duro, le braccia apri a lei sussurrando un rassicurante *Ci penso io a te* [tenebra I; veggenza I]

[ATTENDERE RESPONSO]

Play-Me: https://www.youtube.com/watch?v=rbTozgoj9OQ

E tutto questo ti angoscia, vero Sposa? Potrebbero mai toglierti la tua Eternità? La tua Dannata Fonte di Orgoglio? Il tuo cuore batte, Sposa, si batte furiosamente di rimando a quello di Nianna che, in tutta la sua abominevole Umanità non esita a nascondersi tra le tue braccia e ancor più impudica poggia le sue mani sui tuoi fianchi. Cosa è importante ora Sposa? Dilaniarla, dissetarti fino a che ogni stilla sia stata avulsa da quell’immonda visione o ripristinare l’equilibrio dell’Eternità? Mentre tu, Mia Diletta, ti dibatti nelle tue immortali divagazioni, io sono qui che sussurro come potrebbe fare la ruffiana della Follia ora incombente. L’inizio di un lieve ticchettio ritmico sulle finestre è sintomo che la tempesta si avvicina. La pioggia comincia a scrosciare mondando i vetri da qualcosa che non è mai esistito. Un rombo lontano sancisce che inevitabilmente la tormenta è in arrivo. La tua mano destra si sta alzando Sposa, quasi che tu non ne sia responsabile e sta raggiungendo la chioma rossa di Nianna, per poi afferrarla come se fosse l’appiglio che garantisce giustizia a questo momento, che prelude lo stridio di denti. Ed è qui, Prima, che ti accorgi che qualcosa non è come dovrebbe essere, che il tuo orrore potrebbe placarsi in virtù di una lussuria forse sopita. Nianna è troppo alta, Ithilbor, Regina dei Dannati. Almeno 15 centimetri più di te. E tu ben sai che siete alte uguali. La testa della Figlia di Iris, si piega lentamente verso la tua, con il chiaro fine di posare le sue labbra sulle tue. Improvvisamente, proprio solo come nei sogni avviene, un leggero tremolio, una visione sfocata dell’insieme tramuta le cose. I capelli che stringi nella tua mano destra diventano biondi, la donna si trasforma in uomo, e sulla tua dannazione si abbatte la certezza che quest’uomo l’hai conosciuto. L’hai desiderato e il suo profumo ti annichilisce i sensi. Forse è già stato tuo. La figura di Fehrer emerge potente in quel guazzabuglio di visioni. Vestito solo di un paio di brache di tela grigia, i piedi nudi come i tuoi. Puoi resistere, Sposa? Sue sono le mani che cingono i tuoi fianchi. Sue le labbra che ormai distano dalle tue quel niente che qualcosa di più ragguardevole di un fine foglio di pergamena, a stento potrebbe separarvi. Non appena il tuo respiro sarà così vicino al suo da non poterti più fermare, il ricordo di colei che finora hai abbracciato si disperderà tenue nella nuova trama del sogno. Un sogno fatto di comunione, di corresponsione, di energia. Fehrer bacia le tue labbra donando le sue, come se fosse sempre stato li, come se fosse stato lui e sempre lui. Questo è inevitabile Ithilbor, è già scritto, come se fosse l’ultima scena. La tempesta ormai è arrivata in tutto il suo furore e la pioggia non è certo un delicato tamburellare ma lo squasso violento degli elementi; il lampo che illumina a giorno le finestre della vostra alcova è così potente da rischiarare anche i più piccoli reconditi anfratti di buio delle vostre anime. Anche quelle dannate per l’eternità, anche quelle perdute per sempre. Siete soli ancora per poco, due battiti di ciglia che potrete usare come vorrete, anche per mentire a voi stessi, credervi diversi, guardandovi in un riflesso libero dai vincoli imposti dai vostri ruoli mondani, in un vano tentativo di prestare fede al fatto che questo non sia un sogno. O meglio ancora, che lo sia al tal punto, che si renda necessario coglierlo, prima che il risveglio lo renda irripetibile…

[GDR Play – Ordine Fehrer, Ithilbor]

Nota: Ripresa del Sogno di Fehrer

FEHRER || Se il Fato ha voluto - e saputo, diamogliene merito - immergere in una dose d'oppio i suoi passi, cancellando ad uno ad uno la coscienza dell'Ishtuk, affinché ad ogni cadenza dei piedi nudi corrispondesse la vanagloriosa mutazione della parte di camera alle spalle di lui, non si può dire che la sua opera non sia riuscita parimenti con la testa dell'uomo del Nord, dimentico del giaciglio, della realtà e del lavoro minuzioso attraverso il quale la nenia del mondo agghindato di tenebra l'ha trascinato in uno spicchio privo di stelle, ma non per questo incapace di sognare. Gli scritti dei luminari che abbiano proteso le dita al cielo e ai suoi titani, riportano più d'una dicitura a proposito degli dèi e della loro definizione di Destino: beffardo. Che sia per via d'una fatalità o del suo parente più nobile, il caso, il vortice dell'oblio inghiotte anche la donna rossa; e quel che ne esce, deviato da una postilla dello spazio e del tempo, è qualcosa cui l'Alfiere è conscio d'essere preparato prima ancora di schiudere - del tutto - gli occhi e le labbra, abbandonando con cortesia l'umido giogo che lo legava a quelle della giovane donna distante un respiro. Non dice una parola poiché, ignaro - apparentemente, per scelta o forse per concessione di qualcuno talmente potente o sciocco da indurlo a credere di poter essere sereno, qui - del gravame che peserebbe sulle spalle e sulle palpebre qualora il sogno gli rovesciasse indosso ciascuna briciola di responsabilità e verità, e privo delle peste occhiaie che ammanterebbero il volto d'una luce cupa, se il drago dalle scaglie nereggianti trovasse la via di casa, seguendo le stesse minuzzole per ricongiungersi al Suo Prescelto, la guarda con occhi diversi. Solo, annuendo come a volersi imprimere il volto di Ithilbor nella memoria che a tratti gli suggerisce d'essere stato burlato dal sonno, arriccia l'angolo delle labbra e, con un tono ben più ilare e spensierato che se fosse sveglio, mormorerebbe: "Niente sorprese, stavolta, mmh?" in chiaro riferimento a quel bacio di tanti anni addietro. Alla comparsa del lampo, che irrora la stanza e semina certezze d'una prossima fioritura d'altri prodigi, volterebbe la testa in direzione delle ampie finestre: la pioggia non è più discreta e non bussa con moderazione alle porte del loro viaggio onirico, ma prova ad abbatterle con la furia d'un colosso cui non vada più a genio la sua quiete. "Forse è la fine del mondo. Tu come affronteresti la certezza della morte - quella vera, andando incontro al tuo ultimo passo?"

ITHILBOR *§* Succede. Continuamente, a ogni nuova alba, che la Mente ti sorprenda e modelli un mondo onirico che si rivela essere la perfetta mescolanza di tutti i demoni che ti assillano, dei rimpianti che non sai più avere, di tutte le cose perdute. Succede che, in questa notte, Il Fato intervenga, in modo ben poco discreto, a dar un ulteriore tocco di colore a ciò che la Mente, da sé, sa già creare. Ed ecco che l'angoscia ha di nuovo una forma: il terrore che possano privarti del Tuo Tempo. Ed ecco che la bestia tenta di prendere il sopravvento: desiderando Nianna, una Nianna tutta umana, oltre ogni limite. Ogni suo passo ha il sapore della condanna senza via di fuga. Ogni respiro ha la stessa consistenza di una spirale che ti avvinghia dalle gambe, stringendosi sempre di più, sempre su, mano a mano che si fa più vicina. E le sue mani sono lì, ai tuoi fianchi, stretti come se non conoscessero altro porto cui approdare, neanche quello e solo quello fosse il loro incastro perfetto. Il vento non c'è, ma è come se tu lo sentissi. Stravolgere ogni cosa, portare nuove forme, nuovi profumi, vecchi ricordi. C'è un contatto, un sapore riconosciuto, l'ebbrezza dell'incredulità cui fa seguito la certezza che tutto ciò non potrebbe essere altro che un sogno. L'abbandono di ogni ruolo, la libertà da ogni responsabilità, l'importanza solo di un istante che la pioggia, prima lieve melodia atta ad accompagnare i passi di danza che portano due essenze a incontrarsi, sancisce con la propria furia. C'è un intreccio che si scioglie, la voce che si modella su note che hanno il sapore di un altro tempo, strappandoti un debole sorriso e lasciando che i tuoi occhi restino lì, incollati a quelli del nordico che, nel sogno perfetto, non possono nemmeno lontanamente essere adombrati dal biasimo. Poi la sua voce giunge, chiedendo quanto sia legittimo domandare nell’istante in cui una sensazione di fine imminente vi avvolge. E allora le parole bisogna anche trovarle, fossero anche le ultime. Il tuo viso si volge in direzione di quella finestra oltre la quale l'inferno pare in procinto di scatenarsi. La tua voce solenne si stende senza esitazione, portando la verità, la consapevolezza e l'orgoglio di un'essenza antica *§*Con un'altra certezza. La certezza di aver avuto una dose di fortuna ben superiore rispetto a quella di tanti altri. Ché della vita ho conosciuto gioie e dolori e della stessa ho portato la bellezza in grembo; ché della morte ho conosciuto il volto e della rinascita alle tenebre i misteri, gli onori e le condanne. Ché della Mente ho apprezzato i tranelli e dell'Istinto ho sedato le pretese. Eppure, mio Fehrer, in questa notte, la Morte dovrà rassegnarsi ad attendere*§* I sensi si tenderebbero fino allo spasimo, lasciandosi sedurre dalla vicinanza del Draconico e provando a spingersi oltre quella tentazione, alla ricerca di presenze celate nell'Ombra. Gli occhi stessi fenderebbero il banco di tenebre della notte [scurovisione 36 mt] per scorgere quanto a umana vista è negato; e l'udito nella stessa ricerca si lancerebbe, oltrepassando il dolce canto del cuore del nordico e provando a percepire persino il battito d'ali di una falena qualunque, persa nel buio oltre la finestra. D'istinto, poi, la mano sinistra si dirigerebbe verso il fianco opposto, alla ricerca di un'arma che non ricordi di avere con te, ma che, come spesso accade nei sogni, potrebbe materializzarsi dal nulla. E il resto tace: solo la Mente annega nel languore di questi attimi assurdi, in cui, per la sopravvivenza o chissà per cos'altro, al fianco Suo potresti combattere. [tenebra I; veggenza I]

[ATTENDERE RESPONSO]

Nianna
00giovedì 3 marzo 2016 18:59

L’Incubo

Play-Me: https://www.youtube.com/watch?v=H9QfPpBF9nI

Ma ora basta giocare agli Amanti, il tempo ormai di Fate si tramuti in rabbia sorda e contrasto. Liberati, Ithilbor, da quella noia che solo l’Antico sa regalare a se stesso. E se non sarai consenziente e prona a questa mia richiesta, io, il Destino, inciderò la tua malinconia così profondamente da farti serrare le fauci; da tramutarla in fiele. La tempesta è arrivata, la senti? Lampi squarciano il cielo rimandando tuoni il cui fragore potrebbe annichilire ogni ulteriore conversazione. Inutile volgere lo sguardo a quelle finestre di vetro intarsiato che adornano questa onirica alcova, come nelle medievali cattedrali. Inutile e pericoloso perché quella spada che sospetti potrebbe comparire al tuo fianco, come fedele compagna, invece sorge, nella tua mano sinistra. La mano che ti ritrovi ben salda sull’elsa della spada come se finora mai avesse desiderato saggiare il corpo dell’uomo su cui, credimi, ti conviene riposare i tuoi innaturali occhi grigi. Perché ciò che vedrai sarà frutto dell’ennesimo cangiante tremolio ordito dalle spire del Fato. Raine si staglia ove prima Fehrer. Un ghigno dipinto sulla tua faccia. L’odiata e invisa Sorella alla cui Morte Ultima tu hai messo a dimora. Il braccio sinistro di Raine si alza e la sua mano punta al centro della stanza. Se la seguirai con lo sguardo, Sposa, riversa a terra in una pozza di sangue, vedrai Nianna. O meglio quello che di lei resta. Raine si vanta di questa morte, Ithilbor. Sussurra ogni bestialità riferita a questo atto. Ma nemmeno tu, Cavaliere, sei salvo e spettatore. I tuoi occhi si appannano per un lungo infinito istante, che nella realtà è pressappoco un battito di ciglia. Guarda ora, riguarda quella Donna che già una volta ha mutato sembianze. Non è la Rossa Meretrice del primo incontro. Non è più Ithilbor, Regina dei Dannati, ma una pallida bionda con lo sguardo rovente. Orrore nei suoi occhi marroni. Non voglio dirti cosa farà la nuova venuta, Alfiere, perché ancora non mi è dato di sapere! Forse vorrà correre al centro della stanza? Ma non è questo mutamento l’unica incongruenza di tale ultimo respiro: la luce dell’ennesimo lampo, illumina il tuo braccio destro, e così scoprirai che la tua mano destra regge saldamente una spada comparsa dal nulla, come quella nuova donna. Stringine l’elsa, Ishtuk. Sospetto che da questo per te consueto gesto, potrebbe dipendere la tua vita.

RIASSUNTO: Stanza a pianta quadrata di 10 metri per lato. Su tutti i lati finestre intarsiate; impossibile vedere fuori (non c’è nulla da vedere… per ora). Nessun mobilio adorna la stanza solo un grandissimo tappeto che ricopre il pavimento. Nessun ostacolo nella stanza. Esattamente al centro della parete Nord, a 5mt dall’angolo A altri 5mt all’angolo B, si trovano Ithilbor e Fehrer. Ithilbor spalle appoggiate ad una delle colonne portanti, braccio sinistro lungo il fianco. Mano chiusa sull’elsa della Spada Lunga del Mercato. Fehrer incollato ad Ithilbor, braccio destro lungo il fianco. Mano chiusa sull’elsa della Spada Lunga del Mercato. Siete a piedi nudi, vestiti sommariamente. Tutto potrebbe essere evanescente, il Destino stanotte offre ben magre certezze.

Vostro il potere di farci sognare ora. E così sia!

[GDR Play – Ordine Ithilbor, Fehrer]

ITHILBOR *§* La tempesta imperversa. È un suono assordante, che rimbomba tra i meandri di una mente incapace – ora e qui – di comprendere appieno se sia sogno o se sia realtà. Se sia, paradossalmente, un colpo messo a segno ai propri stessi danni. La strisciante consapevolezza di quanto subdola possa essere l’arte dell’inganno, perfettamente in grado di rivoltarsi contro chi della stessa ne fa un’arma costante, stravolgendo ogni equilibrio – per precario che sia. Stravolgendo la realtà e la percezione della stessa, travalicando il confine tra questa e la menzogna, riscoprendosi incapaci di staccarsi dal volto una maschera che aderisce perfettamente. La verità è che non lo sai, Sposa. Non sai dove inizi tutto e quali siano gli appigli che ti permetterebbero di giungere al bandolo della matassa. Ma in questa rete resti imbrigliata: da quella vicinanza sopraffatta, mentre l’Istinto sprofonda nel bisogno e la Ragione annega nel desiderio. La tempesta continua a martoriarti, riproponendo il battito del cuore del Draconico in modo così puntuale e preciso da sembrar quasi che sia il tuo, di cuore, a battere con foga. E il suo profumo ti avvolge in spire tanto sinuose da costringerti a levare il viso verso l’alto: quasi mancasse il respiro, quasi cercassi fuga. Ma, ancora, ogni cosa viene stravolta. E questo istante senza fine – in continua evoluzione – che stai vivendo è come se si spogliasse di uno strato alla volta, mutando ogni cosa, costringendoti in un limbo. La tua mano stringe una spada: non la tua Diamante, no. Non hai bisogno di guardarla per rendertene conto. È una spada che la tua mano sinistra, eppure, sebbene la riconosca come straniera, proverebbe a stringere con sapienza e decisione [vigore IV – passivo], pur nella convinzione che il pericolo si trovi oltre la finestra e l’alleato in fronte a te. Non avresti il tempo di sorriderne, Sposa, di quell’assurda speranza, morta ancor prima di nascere anche solo come pensiero. Perché il Draconico esiste solo nella tua mente, la stessa che adesso tace, nel ritrovarsi dinanzi nient’altro che l’abominio compiuto dal tuo stesso sire. Raine se ne sta lì, appiccicata a te: beffarda e sguaiata come mai, con la vana gloria articola parole incomprensibili. Il suo braccio si muove, è come un filo che costringe i tuoi occhi a seguire il suo scempio. Un lago di sangue, Nianna privata della sua dannazione. O, forse, solo della sua vita? Non c’è spazio per la considerazione, laddove esiste una bestia affamata. Antica e potente, certo: ma pur sempre affamata. E se la Fame ha i tratti della rabbia e dalla stessa viene aizzata – come aghi di pino secchi dati in pasto ad alte fiamme – allora non c’è spazio per alcuna riflessione. C’è solo l’Istinto che vorrebbe vederti attingere a tutta la forza che ti scorre in corpo per mettere in atto i tuoi successivi movimenti. Il braccio sinistro resterebbe lungo il fianco, così come il fato l’ha voluto. Ma il destro si leverebbe per far sì che la relativa mano possa posarsi sulla spalla sinistra di “Raine” e sulla stessa far leva. Se tutto ciò riuscisse, quel punto di contatto diventerebbe il perno della tua prossima prossima mossa: una mossa che ti vedrebbe premere contro la spalla della Fenice con tutta la forza che hai [vigore IV – passivo] e, contemporaneamente, provare ad avanzare il piede sinistro in modo tale che tra questo e il destro vi sia la stessa distanza che intercorre tra una spalla e l’altra. Il destro resterebbe arretrato con la pianta ben salda a terra e la punta rivolta verso l’avversaria, mentre la punta del sinistro si girerebbe leggermente verso il proprio esterno. Come conseguenza dell’azione, la gamba sinistra si ritroverebbe flessa di modo che gamba e coscia formino un angolo di 90° circa. L’intento sarebbe quello di spingere lontano da te Raine di almeno un paio di metri e aprirti la strada verso Nianna. Ogni movimento sarebbe compiuto con tutta la velocità che ti appartiene [celerità IV] [tenebra I; veggenza I]

FEHRER || Fra le trame volute dal Fato, non ce n'è una, stanotte, che rimeggi con quiete e stabilità. Cambiano in un palpito del cuore, gli argomenti e i suoi tessuti narrativi; e, ora che l'Ishtuk batte le ciglia, rinnovando l'immagine della donna stampata sul doppiofondo delle palpebre, Ithilbor non c'è più, sostituita da un costrutto che non suggerisce alcunché alla memoria di lui. Ha, ignaro della personalissima battaglia che invia determinate pedine che possano arroccare la Bestia dell'Immortale, solo la possibilità di incontrare brevemente gli occhi della bionda nuova giunta, prima che, spada alla mano, questa allunghi la mano con la velocità attraverso la quale egli aggrotterebbe la fronte, corrugando lo sguardo. Sì, perché la lascia fare: e come potrebbe essere altrimenti, considerando lo spazio a dividerli e la rapidità d'azione?! Sotto la spinta che pressa la spalla sinistra, l'Alfiere arretrerebbe provando a utilizzare la sua potenza [III] soltanto per opporre una discreta energia e non risultare sbilanciato, disegnando quattro passi per guadagnare personalmente due metri (2 mt), che andranno ad aggiungersi a quanti vorrà eseguirne l'altra in qualsiasi direzione. E se pure vi fosse una colonna portante ad aderire al corpo massiccio, sarebbe accorto a retrocedere diagonalmente, per non avere il lato (destro o sinistro, non fa differenza) radente il muro impacciato dall'artificio stesso. Abbasserebbe lo sguardo sulla mano destra, stringendo meccanicamente la presa sull'elsa dell'arma che gli sboccia fra le dita. Non ha la qualità della coppia di spade che il Colosso impugna abitualmente, ma se è acciaio che dovrà stringere di lì a una manciata di istanti, se lo farà bastare. Terrebbe la lunga bassa, inclinata quel tanto che basta a non farle neppure sfiorare l'idea di toccare terra. La sua non è una posa da guerra, poiché la sconosciuta, nonostante la mossa precedente, non gli ha ancora dato motivo di immaginare che il nemico - è certo ve ne sia almeno uno, a giudicare dal balocco donato loro dal sogno - sia proprio lei; solo, avesse coscienza di quel che era prima di coricarsi, si imprimerebbe nella testa ciascun movimento di lei e, così fosse, dovrebbe comprendere che condivida ben più di qualche similitudine con la Prima della Notte scomparsa chissà dove, chissà quando. Forte e veloce, non c'è dubbio. Il Nero aspetta, indirizzando uno sguardo allo spazio oltre le finestre, divelto dalla tempesta che squarcia questa notte. Un'unica occhiata, prima di tornare a concentrarsi sulla sola presenza oltre lui.

[ATTENDERE RESPONSO]

Play-Me: https://www.youtube.com/watch?v=1cQh1ccqu8M

Così l’incanto del Sogno si rompe per lasciare spazio all’Incubo. Un improvviso scroscio di grandine batte i vetri intarsiati, con inusitata violenza come controcanto ad una tempesta che poco lascia all’immaginazione. Tempesta perfetta che non demorde anzi morde le coscienze dei combattenti. Ithilbor posa la sua mano destra sulla spalla sinistra di quella che crede essere Raine. Lo shock nel vedere l’amata Sorella riversa nel suo stesso sangue, non le impedisce la giusta reazione. La freddezza dell’Antico non ti tradisce ora, Sposa! La pressione apposta con la mano riesce, riesce più in virtù del fatto che la sua schiena è appoggiata alla colonna e con quella fa perno, più che per l’avanzare del piede sinistro. Piede che incontrerebbe e si impiccerebbe con quelli dell’Alfiere, se Egli non avesse deciso di lasciare che sia. E così sia. Per entrambi. Un incontro di piedi nudi, non avrebbe comunque inficiato la salute. Ma ora lo sai Cavaliere, quanta forza ci possa essere nelle delicate membra di quella pallida bionda che effettivamente non riconosci. Ti lasci spostare quindi, anche se il Guerriero che dimora in te, riesce a decidere quale debba essere la direzione (//diagonale) e quanta forza contrapporre a quella spinta. Opponendo tale forza, mantieni un equilibrio perfetto e non vieni travolto, anzi percorri quei due metri all’indietro diagonalmente alla tua sinistra, lasciando alla bionda campo libero davanti a se. Con questo angolo, di 45°, a debita distanza ora la puoi guardare, puoi cercare di capire. Ma la scena resta alla Sposa, che senza il tuo corpo Ishtuk, ha ampia visuale innanzi a sé. Libera di decidere se accorrere la Figlia di Iris oppure altro, che al Fato non è ancora dato di giudicare.

RIASSUNTO: Ithilbor ancora con spalle e schiena quasi attaccate alla colonna. La via davanti a se è libera. Il corpo di quello che crede essere Nianna giace a 5mt dritto davanti a lei. Fehrer, alla destra della Sposa, ha percorso all’indietro una diagonale per 2mt e quindi vede la “Bionda” alla sua sinistra con angolo di 45° mentre alla sua destra, altri 45°, se dovesse guardare, il nulla resterebbe sovrano ai suoi occhi.

[GDR Play – Ordine Ithilbor, Fehrer]

ITHILBOR *§* Un impiccio. Quel corpo che solo un battito di ciglia prima hai desiderato, lo stesso che ha stravolto le proprie forme nel breve istante di un lampo improvviso, adesso non ti impedisce più alcuna visuale. Accondiscende alla tua forza, china il capo dinanzi la tua volontà e lascia che la tua visuale si scopra completamente libera da ogni ostacolo. È così che gli occhi vedono. Così che non più riconoscere l’inganno in quel corpo riverso, immerso in una pozza di sangue immortale. Nella tua mente è come se risuonasse un ghigno adesso. Attinge al ricordo della Fenice, tua carceriera quando un cuore nel petto ancor batteva, portando con sé la carica della rabbia più pura, distillata in gocce che, a mille, sembrano caderti addosso. E, ancora: si immerge nella rievocazione del Principe degli Inferi, portando con sé l’ombra del terrore colmo di rispetto per una bestia antica, l’ossessione del ricordo di un incontro eccezionale che ti ha perseguitato per notti e notti. E il tuo sguardo resta lì, accendendosi d’ira e annegando in pozze scarlatte fatte di furia liquida. La mano sinistra si serrerebbe – se possibile – maggiormente sull’elsa della lunga, trasferendo all’acciaio la tensione febbrile che ti scuote dall’interno. È come se una scarica elettrica ti colpisse al centro della schiena e facesse di quel contatto il punto nevralgico attraverso cui la rabbia si spande. È come se uno di quei fulmini ti attraversasse, rendendoti dimentica della figura dell’Ishtuk e lasciando, al suo posto, solo il profilo della Fenice. La vedresti alla tua destra, lì dove l’hai voluta. Per questo cercheresti di girare il tuo corpo di 45° circa verso la tua stessa destra, di modo che, così facendo, il corpo dell’avversario possa trovarsi frontale al tuo. Se riuscissi nel tuo intento, proveresti a scattare in avanti usando tutta la velocità che ti appartiene, sebbene la distanza dall’ignaro Fehrer sia misera [celerità IV]. L’intento sarebbe quello di avanzare fino a che la distanza da colui che è stato eletto nemico non sia di 1,20 mt appena. E se solo, nel vedere il tuo scatto repentino, l’avversario dovesse provare ad arretrare o a spostarsi, allora allo stesso modo tu muoveresti per porti sempre a lui frontale e sempre alla medesima distanza di 1,20 mt. Se riuscissi nel tuo intento, la corsa, che vorrebbe essere condotta con il braccio sinistro disteso verso l’esterno - di modo che la lama sia il naturale proseguimento della linea tracciata dalle spalle e la lama parallela al terreno -, verrebbe arrestata dal piede destro, che avrebbe, a quel punto, la pianta ben salda al pavimento e la punta rivolta verso il proprio avversario. Il piede sinistro si ritroverebbe arretrato rispetto al destro della stessa distanza che intercorre tra una spalla e l’altra (45 cm circa) e la punta rivolta verso il proprio esterno di 60° circa. Le gambe sarebbero entrambe leggermente flesse. A quel punto, mantenendo sempre il braccio sinistro nella medesima posizione di prima e provando a piegare il braccio destro di modo che il gomito diventi il vertice di un angolo di 90° circa, proveresti a fare una rotazione antioraria massima del busto, ovvero dalla tua destra verso la tua sinistra. Se ciò riuscisse, il passo successivo sarebbe compiuto dal piede destro che, provando ad avanzare, cercherebbe di ridurre la distanza dall’avversario a 70 cm. In quel caso, sarebbe la sua punta a guardare dritto verso il Draconico sotto mentite spoglie, mentre il piede sinistro, che resterebbe arretrato e distanziato dal destro sempre della stessa distanza che intercorre tra una spalla e l’altra, avrebbe la punta rivolta verso il proprio esterno di 60° circa. Le gambe resterebbero flesse – la destra più della sinistra –, il polso sinistro si muoverebbe di modo da disporre il filo dell’arma verso il nemico e, contemporaneamente, il busto conoscerebbe a ritroso la strada che aveva percorso poc’anzi. Effettueresti, quindi, una rotazione oraria massima del busto – quindi dalla tua sinistra alla tua destra – facendo sì che quel movimento porti con sé, naturalmente, il braccio sinistro. Anche quest’ultimo ruoterebbe, quindi, sempre parallelo al terreno, provando a chiudersi, con tutta la forza e la velocità che ti appartiene [vigore IV – attivo; Celerità IV], in un tondo dritto di mano sinistra che vorrebbe colpire, con il medio, il bicipite destro della fu vampira [tenebra I; veggenza I; esperienza armi da guerra leggere II; agilità II]

FEHRER || Un sogno o una diavoleria. O la mescola di ambedue. L'Alfiere non si chiede che fine abbia fatto Ithilbor, che a sua volta s'era sostituita alla Rossa: dimentico del suo ruolo, della sua memoria e delle domande che avrebbe dovuto rivolgere all'entità che li ha fatti incontrare, egli tace, apparentemente rilassato ma coi sensi pronti a scattare all'unisono. Perché sarà pure ignaro di tutto, ma la guerra non si dimentica mai. Per questo, quando la traiettoria estremamente veloce della bionda - rapida, rapidissima; ma priva di fronzoli, netta e probabilmente prevedibile - tratteggia la sua colata, egli dovrebbe approntare una difesa sufficientemente discreta poiché, se lei parte con la spada già caricata, a lui non rimane che attendersi un colpo soltanto: orizzontale, dalla destra. Prova a far scivolare fluidamente il piede sinistro all'indietro [Agilità III] senza muoversi dal posto, cercando semplicemente una presa stabile sul terreno e, al contempo, lo spazio per quel che verrà nel futuro assai prossimo, quando e se avrà parato l'assalto della giovane che non scarta e non devia, ma attacca frontalmente. Che affronto! Ruoterebbe il polso destro all'insù con maestria. Il braccio armato si disporrebbe piegato a un angolo di circa 90° fra avambraccio e bicipite, l'elsa della lunga all'altezza delle ultime costole, la lama perpendicolare al terreno distanziata dal corpo di 15 cm. E' proprio con la lama, che egli indirizzerebbe al debole di quella nemica puntando a incrociarla di medio-forte, che l'Ishtuk respingerebbe il tondo altrui con potenza [III]. Gli fosse dato di intercettare la spada di 'Ithilbor', il biondo farebbe pressione verso l'esterno destro pur senza 'aprire' il braccio o modificare il proprio assetto che, col baricentro distribuito sul piede sinistro arretrato e il bacino lievemente inclinato all'indietro, non dovrebbe andare incontro ad alcuno sbilanciamento, qualora venisse a mancare l'ingaggio con l'arma nemica. Mancanza che certo non gioverebbe a lei che, se sottraesse improvvisamente la propria forza, farebbe comunque i conti con quella di lui che la incalzerebbe assieme a una certa destrezza con la zanna che impugna [Armi da guerra leggere III]. Durante il movimento della parata, il Nero avrebbe accompagnato al braccio una leggerissima rotazione oraria del busto, affinché, nonostante la carica altrui giungesse da davanti ed egli non ne abbisognasse realmente, gli fosse dato d'assorbire ben bene l'eventuale impatto col vigore nemico. Il braccio sinistro, inoltre, si sarebbe raccolto in prossimità dello stesso fianco, piegato a 45°, il gomito dietro le spalle e il palmo aperto, ad altezza mano destra di lei e lievemente proteso in avanti, fra i due corpi. Tutte le azioni dell'Alfiere avverrebbero frutto di una macchina da guerra oliata; e, nella sua testa, già andrebbe sviluppandosi la mossa successiva.

[ATTENDERE RESPONSO]

Play-Me: https://www.youtube.com/watch?v=5anLPw0Efmo&list=PLl6Tr6lyjsCi7mmrW_rWhYxcg7KdPFtGM

Uno schiocco di dita, della mano destra del Fato, che voi non potrete in alcun modo percepire e la moviola si ferma, cristallizzando le vostre posizioni per il tempo di un lungo sguardo, di un'attenta valutazione. L'ennesimo lampo, squarcio di luce, tra quelle finestre che altra utilità per ora non sembrano avere, lascia che io veda ciò che deve essere visto. Che io decida ciò che è sacrosanto sia immortalato, nell'istantanea di questo duello. E se solo mi fosse permesso di sussurrare al tuo orecchio, Sposa, sarei costretta a dirti che il tuo piede destro resta avanzato ad una distanza da quella che credi essere “Raine” di 1,20mt come nella tua prima dichiarazione. Dimentichi Prima, che sei vuoi fare altri 50cm per portare quel tuo piede destro (già in prima linea) a 70cm dal Cavaliere, devi in qualche modo avanzare anche il sinistro? “Mia Regina...” nel secondo movimento, che la tua disumana celerità di consentirebbe di fare, nel battito di ciglia di questa azione, il tuo piede destro si leverà dal terreno, avendo come risultato di farti perdere tempo ma non certo avanzare. Tu sei la Regina della Notte, non certo la Regina dei Funamboli. Il Fato non intende annichilire il tuo ego, agevolando una spaccata degna di un'étoile che rischierebbe di farti finire bocconi a mordere le trame del tappeto. Logico quindi che io ti dica che il tondo dritto di mano di sinistra arriverà, non dove tu pensi, ne col medio della lama ma col debole. Sei rimasta troppo distante. E poi mi muoverò lesta, in questa scena congelata, per cambiare orecchio e sussurrare al tuo, Cavaliere! Forse prima mi garantirò quell'infinitesimo di attimo, per bearmi del tuo profumo, giacché della Prima io sono già innamorata. Manchi tu… La tua reazione rasenta la perfezione. La tua spada si leverà, l'elsa sarà li dove la descrivi, il medio-forte della tua lama parerà perfettamente il debole della spada della “Bionda”. Non v'è più dubbio ormai che ella ti sia ostile. Il ricordo di Ithilbor, delle sue labbra, che solo per un istante hai confuso con quelle della Rossa, deve essere sostituito con la tregenda che or si compie. E la tua mano sinistra Fehrer? Cosa hai intenzione di fare lasciandola vagare così distante dal tuo corpo? E' ora che tu mi dia un indizio. Adesso, dammelo ora! E un altro schiocco di dita. E che la danza continui!

RIASSUNTO: Ithilbor e Fehrer frontali. Tra il piede destro di Ithilbor e il corpo di Fehrer 120cm. Fehrer spada mano destra ortogonale al pavimento, parallela al corpo. In stallo con il debole della spada di Ithilbor, braccio sinistro teso come da te descritto, piede destro avanzato di 45cm rispetto al sinistro. Mano sinistra di Fehrer protesa in avanti. Ithilbor: Punti Sangue 4 su 5.

[GDR PLAY – Ordine Fehrer, Ithilbor]

FEHRER || Quando combatte, l'Alfiere non guarda in volto il suo nemico. Che sia uomo, donna, orco o creatura infernale, egli ha comunque innanzi qualcosa che proverà ad abbattere. E' per questo che, nel momento in cui ha compiuto la sua prima mossa, la bionda dalla velocità inumana non possiede più dei connotati cui alcuno potrebbe attribuire sembiante di fanciulla. Dal rintocco delle spade alla mossa successiva dell'Ishtuk, preparata in precedenza sapientemente - il piede sinistro arretrato e il braccio sullo stesso lato già pronto alla carica - non passerebbe che un pugno di istanti: il Lupo Bianco farebbe scattare i muscoli all'unisono, chiedendo al corpo allenato al movimento fluido e alla coordinazione [Agilità III] un'ulteriore prova per chiudere rapidamente lo scontro. Approfittando della rotazione oraria del busto di pochi gradi, eseguirebbe un lungo passo in avanti: il piede sinistro supererebbe il destro, la gamba distendendosi ampiamente affinché, alla ''caduta'' dell'arto in terra, lo stesso tallone distanzi la punta del destro d'almeno 0,5 mt - punta a punta, dunque, a una distanza cui va ad aggiungersi la lunghezza del piede; contestualmente all'avanzata della gamba, che nel momento dell'appoggio sarebbe decisamente flessa al ginocchio, supportando il peso dell'uomo e il baricentro inclinato in avanti, Gwynbleidd farebbe scattare il braccio sinistro che, col gomito già dietro le spalle (//descrizione precedente), non dovrebbe necessitare d'altro caricamento per trascinarsi dietro ogni briciolo di forza appartenente a quel corpo incavato nella fatica e nella guerra. Pur senza una zanna a rappresentare il suo proseguimento ideale, il braccio sinistro si produrrebbe in un affondo lungo, distendendosi quasi completamente - il gomito sarebbe leggermente piegato per assorbire l'urto di un eventuale impatto -, accompagnato dalla torsione oraria del busto già eseguita di cui sopra, dalla rotazione della spalla su quel lato che si ''chiuderebbe'' all'interno e da una potenza quasi inumana [III], con l'obiettivo di colpire la zona di volto della donna compresa fra fronte e naso. Se i suoi conti sono giusti e se il nemico perderà qualche istante per disimpegnare la spada su cui, per forza di cose, graverebbe la pressione di quella perpendicolare al suolo di lui - difesa precedente e ulteriore rotazione oraria, di pochi gradi -, il braccio potrà sfruttare uno spazio ben più esiguo di quello di partenza (//1,2 mt), divorato dal passo lungo e ridotto quantomeno alla metà (//0,6 mt): un'inezia! Il Nordico sarebbe accorto a compensare la disparità d'altezze facendo seguire all'arto una traiettoria non lineare, che discenderebbe leggermente verso il basso e che punta, a mano aperta, a colpire violentemente col palmo, là dove l'organo è più duro, per tentare di ''disarcionare'' direttamente la testa dal collo. E' proprio in virtù di questa ragione che cerca la parte superiore della testa (//come sopra, fra fronte e naso) [Ambidestria II - Combattimento Disarmato I], affinché l'eventuale urto le getti brutalmente il capo all'indietro, forzandolo a un'inclinazione impossibile.

ITHILBOR *§* La fretta non è mai una buona consigliera. È un insegnamento che risuona in echi di memorie di vite passate, scontrandosi con quanto il tuo stesso Sire ti disse la prima notte dopo la tua rinascita, quando il mondo urlava pure nel silenzio più totale e le tue percezioni sembravano una condanna. Non lo sembrerebbero adesso, in cui proveresti a non perdere nemmeno il tempo in rimproveri insensati e di certo non produttivi. Il fato decide che la tua gamba destra non accenni nemmeno a muoversi e che il tuo colpo arrivi a una distanza eccessiva perché riesca a fare del male. D’altro canto, la presunta Raine dimostra di essere minuziosa e precisa nei suoi movimenti. Movimenti che, eppure, non sono dotati della naturale velocità che caratterizza un cainita. Tutto questo, se foste sedute su un divanetto a sorseggiare bevande insolite, di certo andrebbe approfondito. Ma adesso, nell’esaltazione della lotta e nella convinzione che quella figura abbia condotto Nianna alla morte ultima, non conterebbe se non in termini di riflessi. Probabilmente, ti sarebbe dato di vedere come l’enorme e robusta Raine stia preparandosi al contrattacco. Se così fosse, nell’istante in cui il suo passo dovesse accennare a rendere misere le distanze tra i vostri corpi, tu proveresti a fare del piede destro, quello avanzato, il perno del tuo successivo movimento. Il braccio sinistro, quello la cui mano reggerebbe ancora saldamente l’impugnatura della spada [vigore IV – passivo] proverebbe ad allargarsi verso il proprio esterno, muovendosi sempre parallelamente al terreno. Tutto il tuo corpo, successivamente, proverebbe a compiere una rotazione antioraria di modo che il piede sinistro possa muoversi conseguentemente al relativo braccio e seguire la stessa traiettoria. L’intento sarebbe quello di anticipare il colpo dell’avversario – qualunque sia la sua identità – sottraendoti alla sua stessa traiettoria. Il piede sinistro, dunque, disegnerebbe una sorta di semicerchio, indietreggiando e fermandosi solo dopo che il corpo avrà compiuto un quarto di giro (90°), ovvero nel momento in cui non dovesse essere più frontale al draconico sotto mentite spoglie, bensì perpendicolare allo stesso. Facendo perno sul piede destro – che ruoterebbe sempre in modo antiorario assieme a tutto il resto del corpo – il colpo dell’avversario dovrebbe andare a vuoto e offrirti una possibilità che non vorresti affatto perdere. Se riuscissi, proveresti a far scivolare il piede sinistro indietro di modo che si ritrovi distanziato dal destro di 45 cm circa. La punta del piede sinistro sarebbe rivolta verso il proprio esterno di 60° mentre quella del destro sarebbe dritta innanzi a sé. Entrambe le piante ben salde al pavimento. Le gambe leggermente flesse, la destra più della sinistra. Contemporaneamente, la mano destra, libera da qualunque arma, proverebbe a intercettare la schiena del cavaliere, approfittando della posizione alta del suo stesso braccio. L’obiettivo sarebbe quello di posizionare il palmo ben aperto sulla scapola destra dell’avversario e, avvalendoti della sua stessa “carica”, cercare di accompagnare il suo movimento con una spinta forte di tutto il vigore che la morte ti ha donato [vigore IV – passivo] e un successivo piegamento in avanti di tutto il busto. Il braccio sinistro, d’altro canto, resterebbe sempre disteso verso il proprio esterno, come naturale proseguimento della linea delle spalle, con la lama parallela al terreno. L’intento sarebbe quello di mettere letteralmente al tappeto l’avversario, sfruttando ogni dono che la morte ti ha fatto e che possa, insieme alla forza, contribuire alla buona riuscita della tua reazione [agilità II; celerità IV] [tenebra I; veggenza I]

[ATTENDERE RESPONSO]

--Ithilbor, per cortesia, un tiro di dado su Agilità (da scegliere nel menu a tendina).

ITHILBOR utilizza [Agilità 2]: 5 + 40 = 45 su 75 (Prova fallita)

--Fehrer, per cortesia tira un dado (senza specifica abilità) per “un pugno di istanti”.

FEHRER ha ottenuto: 57

//Prima di dare responso (piuttosto difficile in questo caso) ricordo ai players che il Master accetta solo il Sistema Metrico Decimale Internazionale. Altre unità di misura quali: il “pelo”, il “tantino” altrimenti alla “manciata” anche se coadiuvati da “appena appena” o “leggermente più in la”, saranno d’ora in poi considerate misure nulle.

//Il Master è alto 170cm. Il braccio sinistro del Master è lungo 60cm. Fehrer è alto 190cm. Stante: 170:60=190:x con x=67cm si decide che il braccio sinistro di Fehrer può essere lungo dai 65cm ai 75cm.

Play-Me: https://www.youtube.com/watch?v=hTWKbfoikeg

La tempesta sembra per un attimo restare muta. Il suono del tuono e il suono della pioggia scrosciante si arrestano un attimo. Vengono sostituiti da un rumore sordo. Orrendo. Un suono che viene percepito con chiara evidenza da entrambi i duellanti. Il naso di Ithilbor si rompe (- 30 ps) e lo scricchiolio di ossa non lascia spazio al dubbio, che il colpo di Fehrer abbia raggiunto il suo target. Ma lasciate che io vi racconti cosa ho visto. Sposa, pur essendo vero che Raine non ha le proporzioni che ricordi, corporalmente parlando e che non hai bisogno di disincastrare la spada perché non c’è nulla che la trattiene, il tuo corpo si è piegato verso sinistra, e così ha fatto anche il tuo braccio, quando la tua spada ha impattato su quella di Fehrer. Ti sei scaraventata con vigore + 4, e con il debole della tua spada, hai cozzato contro un altro muro (medio della lama potenza + 3) ma proprio in virtù di questo movimento che ti ho appena descritto, e di cui non dai evidenza, hai perso “un pugno di istanti prezioso”. Ho visto la tua rotazione antioraria. L’ho veduta con chiarezza e con chiarezza valutata. Il tuo braccio sinistro, dopo il contraccolpo ruota in senso antiorario e successivamente (solo successivamente) il tuo corpo inizia la medesima rotazione. Il perno di tale rotazione è il tuo piede destro; il tuo busto era ortogonale all’impiantito, Sorella? Il tuo piede sinistro si era levato dal pavimento? Purtroppo e per fortuna si. La mano sinistra di Fehrer ti colpisce in pieno volto, il tuo naso si spacca ma null’altro succede, perché la tua rotazione è imperfetta (//agilità fallita), il tuo piede sinistro non tocca terreno e quindi non può apporre contrasto fisico creando ulteriore danno oltre a quel naso, che mia Regina, domani sarà nuovamente perfetto. Un appunto però, il colpo ti fa perdere l’equilibrio all’indietro. Il tuo piede sinistro è ancora levato dal terreno. E poi ci sei tu, Cavaliere, la tua postura è salda. Fai solo un passo in avanti e la tua agilità te lo consente. Hai assorbito il colpo e sei già pronto per sferrarne uno nuovo. Ma è giusto che io sussurri qualcosa nell’orecchio anche a te, Alfiere. Il suono del ossa del naso della “bionda” che si spaccano possono eccitare i tuoi sensi di guerriero ma dubito che potrai mancare di notare che non hai procurato alcun dolore. Mentre la tua mano sinistra, che si è involata a piena potenza su quel viso, avrà un ritorno umano. Un dolore acuto non invalidante, si propagherà sul tuo palmo in concomitanza al suono della frattura (-5ps). Come il tuono segue il lampo. E questo magico momento di sospensione finisce. La tempesta riprende in tutta la sua violenza e in tutto il suo fragore.

RIASSUNTO: Ithilbor e Fehrer ancora frontali distanti 70cm. Ithilbor naso rotto, deformato verso destra, schiacciato sul viso. Sanguina debolmente. Chiaramente un vampiro non è accecato dal dolore (–30ps). Azione non conclusa nella rotazione a causa del fallimento di agilità. Piede sinistro ancora staccato dal terreno. Danni minimi in quanto, grazie al piede sinistro che non oppone resistenza, il tuo collo rimbalza all’indietro ma non si spezza. Equilibrio precario.
Fehrer, mano sinistra dolorante ma perfettamente utilizzabile a piena potenza. Se questo non fosse un onirico viaggio, ti troveresti con un livido (- 5ps). Posizione del copro come da tua descrizione. Fai oltre 50 quindi ho valutato il tempo “un pugno di istanti come sono sicura lo intendevi tu”. Se facevi meno di 50, la mia valutazione ti sarebbe piaciuta meno.

[GDR PLAY – Ordine Ithilbor, Fehrer]

ITHILBOR *§* Succede che il Fato sia Beffardo e che i sogni si prendano gioco delle coscienze altrui. Succede che quel gioco di mani, piedi, gambe e busto che dovrebbe essere fluido come una danza si riveli, piuttosto, impacciato e scoordinato. È così, in questa notte solenne, dove la tempesta non accenna a diminuire e le sorprese ad arrivare. L’agilità non ti supporta e il corpo non riesce a eseguire quel che la mente aveva perfettamente tracciato. Ed è come se restassi sospesa in un nuovo, eterno istante. La mano del Draconico trova la sua meta perfetta e l’impatto col tuo viso: è un suono che oltrepassa la tempesta e che, in pasto a Istinto e Ragione assume una melodia particolare. Ha in sé le screziature dell’orgoglio ferito, dell’insulto subito e dell’affronto solenne. Non sono solo le ossa a rompersi, Sposa: si rompe un – improbabile – equilibrio. Mente e Furia ruggiscono all’unisono e il tuo corpo, quello che non sente il dolore, ma subisce il danno, dovrebbe rispondere adeguatamente – almeno questa volta. Nell’avvertire lo sbilanciamento e la mancanza di terreno sotto il piede sinistro, obbedendo a un istinto che dovrebbe quantomeno supportarti nella prima fase di questa rocambolesca situazione, proveresti a poggiare lo stesso per terra, saldamente, accompagnando quest’azione con un immediato raddrizzamento del busto – che subito dopo proverebbe a inclinarsi appena in avanti – e una leggera flessione delle gambe. Il piede destro avrebbe la punta rivolta sempre verso l’avversario; il sinistro, che, a questo punto, dovrebbe trovarsi distanziato dal destro sempre della stessa distanza che intercorre tra una spalla all’altra (//45 cm) avrebbe la punta rivolta verso il proprio esterno di 60°. Come si diceva, le gambe sarebbero entrambe flesse, la destra più della sinistra perché, una volta impattato il pavimento con il piede sinistro, il peso del corpo si sposterebbe sul destro per conferirti una maggiore stabilità [agilità II]. Il braccio armato (//sinistro) verrebbe richiamato al busto: si piegherebbe in modo tale che il gomito sia il vertice di un angolo da 45° circa e che la lama risulti obliqua rispetto alla linea del corpo, con la punta rivolta verso l’alto a destra. L’impugnatura sull’elsa non accennerebbe a farsi meno decisa [vigore IV – passivo] e la stessa si distanzierebbe dal busto di 30 cm circa. Il braccio destro, dal canto suo, andrebbe a distendersi verso il proprio esterno, presentandosi come naturale proseguimento della linea delle spalle. La bocca accenna un sorriso e biascica un amaro *§*Niente male…*§* [tenebra I; veggenza I]

FEHRER || Avesse immaginato che, di lì a breve, un nemico tanto imprevedibile e dalle doti sì sviluppate si sarebbe perfino lasciato andare a un complimento, forse le avrebbe concesso di riprendere fiato. O forse no. La realtà è che, soprattutto contro avversari di questa portata, forti e veloci quattro volte te, non puoi arrestare la giostra della guerra. Sì, perché quell'assalto avrebbe dovuto rallentarla, dalla sofferenza. E chissà che non possa, in una considerazione che non dura neppure un istante, comprendere quanto quel sangue sia differente: la conferma definitiva che la memoria, pur se in un sogno, abbia suggerito bene. E' una creatura da abbattere, subito. Non dovrebbe avere problemi alla mano sinistra. Non è dolore: è un leggero risentimento, che fa formicolare il palmo ma non induce a credere che sia inutilizzabile [Resistenza III]. Quel che conta è la sensazione che un colpo che avrebbe steso la maggior parte degli uomini, danneggiando seriamente il volto, tiene tuttora la bionda sulle sue gambe. L'Alfiere, che avrebbe la visuale perfetta dello squilibrio all'indietro del nemico, cerca d'agire nuovamente senza perdere tempo (// IMMEDIATAMENTE! :P). Contestualmente al passo di lei (che dovrebbe guadagnare lo spazio di mezzo metro, poggiando il sinistro a terra), ne eseguirebbe uno uguale col piede destro, ma in avanti, per riguadagnarsi una distanza accettabile per giocare con la spada lunga (nuovamente 0,7 mt). L'arma, infatti, verrebbe indirizzata all'esterno sinistro, il braccio che, da posizione favorevole, sul lato destro e piegato a 90° fra avambraccio e bicipite, la lama all'insù, si distenderebbe innanzi al corpo quasi del tutto parallelamente al terreno, poiché una leggera flessione al gomito - centrato a quota sterno - farebbe sì che la lunga indicasse appena dietro la schiena, ad altezza bicipite. Durante l'avanzata del piede, che agirebbe come in precedenza il gemello, superandolo stavolta di 0,5 mt, l'Ishtuk si premurerebbe di ruotare il busto in senso antiorario per accompagnare il colpo in canna; e lo scaricherebbe poi massimamente nella direzione inversa, facendo in modo che si trascini dietro la spada, orizzontalmente, in un tondo roverso estremamente potente [III] che, da sinistra a destra, cerca col filo la parte su quel lato del collo di Ithilbor/Sconosciuta. All'attacco fulmineo del Lupo Bianco non mancherebbero precisione [Armi da guerra leggere III] e coordinazione, nel movimento fluido che avrebbe già portato il piede destro ad abbattersi sul pavimento neppure volesse frantumarlo, con l'obiettivo di preservare sulla gamba avanzata l'equilibrio e il baricentro: qualora la bravura dell'avversaria la portasse a eseguire una schivata o una parata, egli infatti non dovrebbe sbilanciarsi [Agilità III]. Scopo dell'uomo dei ghiacci è mirare alla porzione di carne indicata col medio-debole dell'acciaio. L'azione maschile avrebbe certo tenuto conto del braccio sinistro, cui sarebbe stato dato di seguire naturalmente la torsione iniziale, allargandosi esternamente anche e soprattutto per dare velocità alla manovra, ma abbassandosi di qualche centimetro [Ambidestria II] per fare spazio alla spada, sfruttando la dote di utilizzare entrambi gli arti contemporaneamente; e della zanna nemica, che, se pure riuscisse a incrociarsi anch'essa dinnanzi al corpo di lei, dovrebbe prodursi in un movimento decisamente improbabile per deviare quella di lui già scagliata.

[ATTENDERE RESPONSO]

Play-Me: https://www.youtube.com/watch?v=Xop_FRJUOPQ

Nei sogni insiste spesso un tranello molto particolare e alcune volte fastidioso. Noi pensiamo di poter vedere chiaramente cosa succede, agiamo di conseguenza a quell’inganno e invece le cose ci sfuggono di mano. La Sposa incassa, con magistrale perizia, permettendosi addirittura un plauso alla sua avversaria. Si riequilibria opportunamente posando prima il piede sinistro sul tappeto, flettendosi per poi riportarsi, con movimento elastico, in avanti. E’ stata colpita al volto, il collo si è estroflesso all’indietro non causando al busto un vero impatto. E’ salda ora su entrambi i piedi. Il destro, sempre avanzato, non si è mai mosso dalla sua originale posizione. Il piede sinistro resta retrocesso di 45cm. Non compie alcun movimento alternativo altrimenti al guadagnare salda ed equilibrata posizione. Non indietreggia. Tutto questo avviene con umana velocità. La Sposa non spreca le sue facoltà per Colei che già una volta ha punito con la Morte Ultima, dosa i Doni della Dannazione con avarizia, precludendosi così la possibilità di richiamare il braccio sinistro e di portare la spada davanti a lei. Il braccio sinistro resta quindi esterno al corpo e parallelo al pavimento con la spada a farne naturale prolungamento. Il braccio destro si pone in posizione speculare al sinistro ma senza spada. La Prima sembra offrire se stessa come se si preparasse ad un abbraccio, come se dovesse accogliere un amante. “Raine” avanza, come prima cosa, e lo fa senza perdere un attimo. Infatti, sia detto che, Fehrer, sogna che la “Bionda” si sia spostata ma la realtà onirica lo inganna, la verità è che quando compie il suo passo in avanti di piede destro (come primo avvenimento della sua articolata azione) si trova corpo a corpo con la sua avversaria. Quel passo in avanti brucia le distanze, annichilisce il resto del colpo. Non avendo spazio per passare la spada davanti al corpo, prerequisito fondamentale per un tondo roverso di mano destra, si troverà a pochi centimetri dalla “Bionda” con la spada saldamente impugnata dalla mano, che è prolungamento del braccio destro, ma che non avrà spazio di distendersi in avanti restando leggermente esterna al corpo, sulla destra del Cavaliere, punta sempre all’insù. Il suo braccio sinistro invece si allargherà verso l’esterno sinistro ma non parallelamente al suolo altresì formando con esso un angolo di 45°. L’Alfiere si rende conto che il sangue che cola dal naso della “Bionda” è più denso e scuro di quello di altri avversari; le conclusioni che potrà auto imporsi sono personali e attualmente non contestabili. Schioccherò le dita tra qualche lettera, lasciandovi continuare, come se alcun intervento fosse accaduto, scongelando per l’ennesima volta questa scena. Ma prima permettete che io vi guardi e che, sorniona, sorrida. Sembra che per quanto io faccia, per quanto vi travesta, per quanto io permetta alla tempesta di infuriare, voi vogliate sempre ritrovarvi nella posizione degli Amanti. Proni a quell’abbraccio proibito.

RIASSUNTO: Ithilbor, Fehrer distanza pari a zero. Ithilbor piede destro avanzato. Fehrer piede destro avanzato. I vostri piedi destri sono alla medesima altezza. I vostri sinistri sono entrambi retrocessi in corretta posizione basata sulle vostre altezze e lunghezze degli arti. Sposa, braccio sinistro esterno al corpo, spada parallela al pavimento. Braccio destro speculare al sinistro, inverso esterno. Fehrer braccio destro ancora piegato vicino al corpo, punta della spada all’insù. Braccio sinistro allargato verso l’esterno sinistro. Forma col pavimento un angolo di 45°. Vi siete toccati coi corpi ma niente che non possa essere gestito dalla dannazione alternativamente dalla potenza.

//Azione a Fehrer perché Ithilbor, nel corpo a corpo, sulla carta è più pericolosa.

[GDR PLAY – Ordine Fehrer, Ithilbor]

FEHRER || Ha fatto male i suoi conti. La creatura - è ormai certo che non sanguini né incassi normalmente - non indietreggia, dandogli semplicemente l'illusione di oscillare, falsando le sue percezioni. Da questa distanza tanto stretta, le armi sono inservibili: non attenderà neppure un istante prima di reagire istintivamente. Data la vicinanza col busto e con la testa di lei, già danneggiata, l'Alfiere non perde tempo a caricare all'indietro il collo, poiché si produrrebbe in una capocciata rapidissima che proverebbe a sfruttare semplicemente la spinta del piede destro avanzato e d'un colpo di reni che farebbe muovere in avanti il cranio. Egli incasserebbe le spalle e, come una lancia in resta, utilizzerebbe solo energia e forza esplosive, puntando a far impattare la parte superiore della fronte, notoriamente più dura - e che confina con la cima vera e propria del corpo -, nuovamente con quella molle, sensibile, situata sulla zona del naso e della bocca di lei. Per farlo, la testa - che, come detto, non viene prima caricata all'indietro, per non perdere tempo - non seguirebbe una traiettoria lineare, ma leggermente ad arco, affinché le fosse dato di discendere con precisione per compensare la disparità di altezze. E' proprio l'altezza del nemico che permetterebbe all'Ishtuk sia di colpire col punto prescelto - nella discesa, il mento s'accosterebbe naturalmente al petto, lasciando dunque alla parte superiore della fronte l'incombenza di attaccare -, sia di fare tutto molto in fretta, poiché al mezz'arco sarebbe dato di incontrare ben presto l'obiettivo. Il Lupo Bianco metterebbe la propria abilità, la coordinazione ormai estrema e una forza non indifferente [Combattimento Disarmato I - Agilità III - Potenza III] per allontanare da sé la donna, cercando una distanza maggiormente agevole per manovrare in seguito la spada e, contestualmente, per danneggiarla più di quanto non abbia fatto in precedenza, tentando di sorprenderla stavolta in uno spazio - e relativo tempo di reazione - ben più stretto. Egli si premurerebbe, inoltre, di ''stringere'' il braccio sinistro sul fianco, raccogliendolo col gomito dietro le spalle e il palmo lievemente all'insù, in maniera quasi del tutto analoga a quello destro, armato di spada. Se già attaccare nel modo in cui prova a farlo dovrebbe scongiurare contraccolpi indesiderati, il Nordico fletterebbe inoltre un poco le ginocchia e, contraendo l'addome e stringendo i denti, si preparerebbe ad assorbire il contatto: un carapace vestito da uomo.

ITHILBOR *§* In questo istante in cui nulla è reale, in cui ogni certezza si stravolge e ogni forza si dissolve, non resta altro che quanto nella realtà non verrebbe nemmeno lontanamente preso in considerazione. Sei lì, inconsapevole del tuo corpo, come se sullo stesso non avessi alcun tipo di controllo. E le tue braccia sono arti rinsecchiti mossi da fili invisibili, neanche tu fossi un’insulsa marionetta, neanche tutto ciò non importasse. Non più. Il braccio sinistro non si muove, è condannato a una stasi che ti distrae. Inesorabilmente, come la peggiore delle dilettanti, come se non avessi mai saggiato l’ebbrezza di uno scontro pur nella morte, ti perdi in un istante. Anzi, perdi un istante. Un istante in cui la Mente si chiede come mai dell’Ithilbor che andò ad affrontare il Ductor del Caos, prima, e la magione, dopo, non resti nient’altro che il ricordo. Un istante in cui la Bestia, piuttosto che pensare al bisogno che la costringe a tenere perennemente spalancate le sue fauci insaziabili, si perde nella soddisfazione dello sberleffo. È questo che stravolge, una volta di più, tutta te stessa. Un misero momento: catartico come quello in cui ti sei concessa alla condanna, come quello in cui hai deciso di porre fine alla dannazione della Fenice, come quello in cui hai abbassato la maschera dinanzi al Nero della Loggia. La Fenice, o chiunque si nasconda dietro quel corpo decisamente troppo grosso per poter anche solo vagamente assomigliare a quello di Raine, non te lo perdona. E tu resti immobile, incapace di attingere a qualsivoglia abilità o possibilità la Morte ti offra su un piatto d’argento. Il tuo viso viene nuovamente raggiunto da un colpo preciso e minuzioso, puntuale e implacabile, imprevedibile e perentorio. Non è più nemmeno una questione di orgoglio: è una resa improbabile e ineluttabile, una dalla quale non è possibile fuggire. Che crolli quel soffitto, dunque. Che la tempesta si scateni anche in questa stanza e la pioggia provi a lavare via sangue e colpe. Che la Mente registri questa sconfitta e insegni che persino un Antico può essere sconfitto, se l’astuzia è l’arma che viene imbracciata per colpirne la perfezione. Che la bestia subisca l’onta e si accasci su se stessa, avvinta e distrutta da un desiderio insoddisfatto e costretta nel proprio antro da un Controllo che, in questo frangente, pare l’unico a non cedere [Volontà III]. Perché tu, Sposa, di certo lo fai. Crolli sulle tue stesse gambe, provando a voltarti in direzione di quella pozza di sangue in cui Nianna dovrebbe essere ancora immersa. E chissà che tu riesca ancora a vederla o se ogni cosa si sarà dissolta. Chissà che questa non sia davvero la Fine e che non si spalanchino le voragini dell’Hel, per inghiottirti e portarti dritto tra le zanne dei tuoi demoni. E se così è, che ti trovi con la spada in mano: il naso rotto, il viso contuso, ma la spada stretta in mano [tenebra I; veggenza I]

[ATTENDERE RESPONSO]

Play-Me: https://www.youtube.com/watch?v=iQhPxLGhkok

La tempesta decide in autonomia di sfogare tutta la sua rabbia. Una folata di vento gelido del Nord, spalanca le finestre dai vetri intarsiati. Le finestre che si trovano alle spalle dei due duellanti. Pioggia e vento li investono con una furia disumana. I lampi rischiarano questa notte a giorno. I tuoni mimano il fragore dell’odio. E sia uno schiocco di dita. Il mio! Con questo ultimo schiocco di dita, fermo per l’ennesima volta la moviola della vostra tragedia. Non ho molto da raccontare, lo ammetto. Cavaliere, la tua azione è perfetta. Tanto perfetta che la Sposa la accoglie, condannandosi, senza replicare. Il tuo cranio, Ishtuk, si fracassa su quello di Ithilbor (si, ho detto Ithilbor…) senza che tu lo possa fermare. Un suono agghiacciante di ossa frantumate percuote i sensi di entrambi. Hai vinto, Fehrer! La tua faccia, Sposa, diventa una maschera di pelle lacerata e ossa spezzate che protrudono dal cranio. Hai un occhio incassato in quello che resta del tuo viso (inutilizzabile) e l’altro poderosamente danneggiato, ricoperto da tanto sangue da impedire di avere una vera visuale (-100ps). No, non provi dolore, Prima, come sempre potresti ancora combattere, cercando di usare altre tue facoltà. Mentre Tu, Cavaliere? Ti è utile il suggerimento che portare colpi col corpo, tanto violenti, con l’intento di creare danno vicino alla devastazione, non possa che avere delle conseguenze? Le ossa del tuo naso si spezzano e il suono è altrettanto raccapricciante parimenti quello appena udito. Fa da contro canto a quanto appena avvenuto (-30ps). Ma tu ci vedi ancora, Ishtuk! Che questa visione sia la tua punizione. Appena aprirai gli occhi, che sembrano non aver subito danni, per guardare il tuo trionfo sulla “Bionda”, sarai costretto a guardare Ithilbor. Guardala Fehrer: l’hai devastata! Sono sicura sfoggerai la tua resistenza fisica per contrastare il dolore che si sta propagando sul trigemino, con nauseante precisione. La stretta della mascella sui denti, li ha salvati dall’impatto ma ora aiuta la propagazione del dolore fisico. Ma cosa dice il tuo cuore, Cavaliere? Ma vorrei tornare a te, Sposa, che poco puoi vedere e il colpo, che giunge dall’alto ti costringe a piegare le ginocchia a terra. Lentamente. Anche per te qualcosa è mutato: Raine sparisce dai tuoi ricordi come la Bionda sparisce dai ricordi di Fehrer. Riconosci Lui. Ti assale consapevolezza di aver combattuto sempre contro di Lui. Se userai i tuoi Dannati sensi, potrai scoprire che il suo odore ti avvolge, che il battito furioso del suo Cuore, ti chiama. No, non senti dolore Prima. Come potresti? La tua dannazione lo impedisce. Ma forse vorrai dare spazio ad altro…

RIASSUNTO: Ithilbor e Fehrer frontali, tra loro 15cm. Ithilbor in caduta verso il basso, se nulla interverrà cadrà in ginocchio. Fehrer, in piedi, guarda Ithilbor e la riconosce. Entrambi sanguinate copiosamente. Ithilbor vede poco, ombre più che altro. Il suo sangue è denso e scuro. Fehrer, perde sangue arterioso dal naso. Il suo sangue è come deve essere quello di un umano. Le finestre sono aperte, fuori non c’è altro che tempesta che non esita a colpirvi impietosa.

//Avviso: tutto quello che direte ora, lo state dicendo veramente. Chi si trova vicino al corpo fisico di Ithilbor e Fehrer, potrà sentirlo! E... qualcuno c’è perché il vostro corpo si sta agitando nel talamo e la vostra voce geme…

[GDR PLAY – Ordine Fehrer, Ithilbor]

FEHRER || Guardiamolo. Guardiamo quanto, denudato delle sue armi e delle sue tipiche vesti, che fanno del suo altero sembiante più un filosofo armato di verbo piuttosto che un guerriero abile con la spada, egli sia il Barbaro che confessano il nome, i capelli lunghi e la barba folta. Il sangue, certamente mescolato ai grumi nerastri della linfa avvizzita di Ithilbor, fiocca dal naso e gli impesta il volto, una maschera ormai cremisi, eppur gelida, arroccata sulla cima d'un sogno che si fa via via più sbiadito. Lo avverte irrorargli la gola: raschia assai rumorosamente e, quando espettora, piegando la testa su d'un lato, quel che gli esce dalle labbra non meno sporche è un groviglio di verità inconfessabili miste all'umore denso del catarro. La bionda sta scivolando, devastata, ma lui non infierisce sulla sua possibile caduta in terra né parrebbe dare un'espressione al dolore che, come un primo e unico campanello d'allarme, gli suggerisce che esistano altre armi da sfogare nel gioco della guerra; che il corpo vada preservato prima che superi determinati limiti, là dove il vigore non potrebbe arrivare [Resistenza III]. Digrigna i denti, avvertendo la sensazione netta che sia finita. Il nemico non ha reagito. Si è arreso. Ma il nemico che ha subito la furia del Nord, non è il nemico dal viso lacerato nel quale si specchiano gli occhi di lui, limpidi a dispetto d'una faccia altrimenti livida di morte. Quella è la Prima della Notte che aveva quasi dimenticato d'aver incontrato una notte di molte lune addietro: perché tanto gli pare d'aver combattuto, ora che il rinculo dei ricordi - o forse un pizzico di rimorso per averla ridotta in questo stato - gli s'abbatte sulla schiena a mo' di fardello. ''Ithilbor...?'' mormora, e la voce è impastata, corrosa dal sangue. Profonda ma rauca, appena affannosa. Non è stanco. E non è sconfitto. E allora perché gli sembra d'aver perso miseramente una battaglia che avrebbe dovuto evitare di intraprendere? Cerca di retrocedere di quattro passi, lentamente e, se gli fosse dato, di guadagnare così due metri. Lascerebbe cadere la spada, staccando il braccio destro dal corpo per gettarla lontano. E che l'acciaio che rimbomba in terra sia il rintocco definitivo del risveglio che incombe. Che quel suono sia, per entrambi, una maledizione.

ITHILBOR *§ Guardiamola. Guardiamo quanto, oltre quel viso pressoché irriconoscibile e quella rovinosa caduta verso il pavimento - che la farebbe rassomigliare a una ragazzina boriosa e viziata a cui, finalmente, qualcuno ha dato una lezione – ci sia pur sempre la Prima della Notte, nel suo eterno aspetto da eterna ragazzina che nasconde la presenza di una belva antica. Il ruggito si alza solenne e impietoso, sembra rimbombare con una veemenza, se possibile, ancor maggiore di quanto non facciano già gli echi di sussurri incomprensibili che le ronzano in mente. Il viso devastato, gli occhi che non riescono a distinguere altro che Ombre, probabilmente le stesse che abitano la Torre Oscura, accorse – in virtù di chissà quale magia – in supporto di quella che resta, ancora, la loro Signora. Ma se la vista, come questa notte ha dimostrato, può rendersi testimone di una realtà completamente stravolta, di certo gli altri sensi non si lasceranno ingannare. Non adesso, che la tempesta infuria e spalanca le finestre, portandosi dietro ventate gelide, umide di pioggia. Umide di pioggia e cariche di un profumo impossibile da confondere. È per questo che il viso della Sposa dei Moth, quello stesso volto che è stato il vero campo di battaglia, si leva verso l’alto. Si lascia guidare dalla seduzione di quel profumo che le ronza intorno sotto forma di spire irresistibili. Guardiamola, ancora. Guardiamo come il capo non sappia fare altro che scuotersi, debolmente, rassomigliandola a una fiera ferita e sconfitta che, eppur, ancor non si rassegna. Segue l’odore della preda e da questa si lascia tentare. O, forse, adesso, in questo istante che non le manca, in questo attimo che non perde – lo stesso in cui la voce dell’Ishtuk cancella persino la più flebile ombra di un dubbio e pronuncia un nome. Il suo – il capo viene scosso dall’amara consapevolezza di aver lottato contro un’illusione. E che dietro quel mulino a vento altro non si nascondesse che il Draconico incontrato troppe notti or sono. Allora l’eco che risponde al suo nome è una negazione continua e imperterrita: che sarebbe persino accorata e disperata se solo ella conoscesse ancor la carezza delle umane emozioni. Invece, col gelo nel cuore e nella voce, biascica un insistente §*No, no, no, no, no*§ accompagnato da tutto l’ardore di un movimento che nega, nega e nega ancora. Il tonfo della spada dell’Alfiere potrebbe persino coincidere con lo stesso che produce la tua arma, abbandonata al suolo, rifiutata: neanche fosse ferro bollente di cui sbarazzarsi. Un suono rauco, poi: l’ultimo sussurro della Bella prima che la Bestia la divori §*I ricordi non mi uccideranno. Tu lo farai…*§* [tenebra I; veggenza I]

[ATTENDERE RESPONSO]

Buio. Per entrambi. Nessun rumore. Silenzio, per entrambi. L’eco lontano delle vostre voci, l’ultimo suono percepito. La vostra coscienza onirica sta per ricongiungersi al corpo fisico. Vi dibattete, sempre entrambi. Non volete. Vorreste correggere quanto è stato fatto. Quanto è accaduto. Non potete e il ricordo vi perseguiterà. La Sposa non ricorderà Raine. L’Alfiere non ricorderà la Bionda. Se mai Fehrer dovesse incontrare Nianna, vivrà una brevissima sensazione di déjà-vu ma senza poterla mai veramente collegare ai fatti onirici di questa lunga notte. Avrete, al risveglio, il sapore del sale sulla lingua che sostituirà quello del sangue che credete di avere ingoiato. Nulla si può correggere, ormai è successo. La vostra Maledizione sembra quasi Amore ma ora è tardi. I vostri corpi si dibattono nei vostri letti mentre ancora le vostre menti si cercano, si odiano, si maledicono. Ma non è più tempo. Ascoltate, c’è qualcuno accanto a voi…

Nota: continua col risveglio...

Nianna
00giovedì 3 marzo 2016 19:06

Il Risveglio dell’Alfiere

[LOGGIA DRACONICA - GDR PLAY – Ordine Ayren, Fehrer]

AYREN [loggia | corridoi > stanza fehrer] Tra le pareti della Loggia Draconica, la notte è più silenziosa che in qualsiasi altro luogo sull’isola. La montagna è un filtro strepitoso per i rumori che giungono dall’esterno e, per quanto riguarda quelli che giungono dall’interno, non se ne sono mai sentiti poi tanti. Così, anche chi non è notato di sensi particolarmente sviluppati, potrebbe sentire un topo camminare nel Salone a cielo aperto, stando in una stanza dalla parte opposta del Corridoio Est. Ecco perché al Figlio del Fuoco non sfugge il suono ripetitivo che si insinua nel silenzio perfetto della sua notte senza sonno. “Ora basta! Dannazione!!!” esclama scocciato mentre cerca di prendere sonno, girandosi e rigirandosi nel proprio letto, infastidito da quella sorta di gemito che risuona tra i cunicoli come una goccia d’acqua che, con la sua forte insistenza, logora anche la pietra più spessa. Il ragazzino è esasperato e i due sacchi legati ai polsi – ha deciso di non toglierli mai, nemmeno quando dorme – in questo caso non lo aiutano affatto a mantenere il controllo. Decide di alzarsi e di muoversi per scoprire da dove proviene il suono fastidioso, nella speranza di poterlo far smettere. Il lamento lascia una chiara traccia che conduce il giovane draconico fino alle stanze degli ufficiali e, in particolare, fino a quella dell’alfiere Nero. L’orecchio cerca degli indizi, posandosi sulla superficie di legno, ma dall’interno non giunge altro che quel ripetitivo mugugnare sommesso. Non sembra nulla per cui allertarsi, ma dare un’occhiata non farà certo male. La mano, appesantita, corre alla maniglia e la fa scattare. La porta non è chiusa a chiave e il Prescelto può entrare nella stanza di Fehrer. Lo vede sul suo letto, nella penombra creata dalla luce che filtra dal corridoio, e risulta immediatamente chiaro che si stia agitando a causa di qualche brutto sogno. “Umpf…” sbuffa il ragazzino, avanzando fino al bordo del giaciglio. Resta li, forse anche troppo a lungo, ad osservare il grande guerriero divenire fragile per uno scherzo della mente. La cosa lo fa riflettere, ma la stanchezza gli impedisce di approfondire il ragionamento introspettivo. Ora vuole solo tornare a dormire e, per farlo, deve porre fine a quel lamento. “Fehrer…” lo chiama con un lieve sussurro. Niente. L’alfiere continua ad agitarsi e a gemere, la fronte imperlata di sudore. “Fehrer…” un po’ più convinto. Ma ancora niente. Lo scandinavo si agita, gli occhi fremono sotto alle palpebre. “Maledizione…” sollevando entrambe le braccia tese, il Figlio del Fuoco pone i due sacchi che porta legati ai polsi – 5 kili ciascuno – ad un palmo sopra allo stomaco dell’alfiere. Trae un respiro e abbandona le braccia, in modo che i due pesi cadano sulla pancia del superiore, gridando nel contempo il suo nome, ora con tutta l’aria che ha nei polmoni. “FEEEEEEHEREEEEEEEEEEER!!!!!!!!”

FEHRER || Si sta svegliando. Mugugna nel sonno, frasi inarticolate che si spezzano sotto il peso di un respiro ansante. Dietro le palpebre, gli occhi fanno intuire il movimento frenetico che si concedono durante il viaggio di ritorno: danzano nelle tenebre e, mentre la vita lo riaccoglie nel suo grembo, la vista, nel sogno, viene a mancare. Una corsa frenetica e cieca, a ritroso nel tempo, in cerca d'una luce che mai avrebbe potuto essere più accecante e dolorosa. Un dolore all'altezza dello stomaco, la cui bocca si contrae. Prima ancora di aprire il sipario delle palpebre sulla scena del mondo, l'Alfiere tossisce violentemente come ha raschiato la gola nella vita precedente, inzaccherato di sangue. Dieci chili di pura perfidia gli s'abbattono addosso: e va bene, allievo, hai avuto la tua vendetta! Si piega in due, levandosi immediatamente seduto sul giaciglio, faticando per ritrovare il contatto con la realtà per via della botta e dei ricordi dell'incubo appena vissuto. Tossendo, le mani sullo stomaco, l'Ishtuk cerca di vincere la mancanza di respiro e di calmare la sofferenza interiore, tempestata dai ruggiti dell'Abietto che deve aver provato a richiamarlo in maniera incessante; e che ora erige un muro nero nella sua coscienza, fondendosi al Cavaliere per contrastare la violenza del risveglio [Resistenza III]. ''Ma dico...'' Nudo, eccetto che per un paio di calzoni sdruciti, e imperlato di sudore, il Lupo Bianco parla col fiato corto, fulminando Ayren - che finalmente riesce a mettere a fuoco, dopo aver tentato inutilmente, per alcuni secondi, di fendere la penombra della stanza - con due occhi di brace. Gli stessi che, nel doppiofondo dello spirito, spalancano una finestra sulla lucidità che lo contraddistingue [Volontà I], rallentando volutamente il palpito del cuore e l'adrenalina che ne è scaturita. Il giovane ragazzo potrà vederlo tastarsi con minuzia il volto, in particolar modo il naso, vestito d'una espressione che generalmente non prende parte alla recita neutrale d'una faccia incavata nel gelo. In questo caso, un'espressione dubbiosa. Un dubbio che sfocia nel timore, intuibile dalle pupille dilatate e dalla lingua che umetta le labbra, secche. Come se il sonno l'avesse prosciugato intimamente, costringendolo a una prigionia di stenti. ''Non... era reale...?'' domanda più a se stesso che a qualsiasi altro interlocutore avesse preso parte, assieme al Prescelto, allo scherzetto. Lo stomaco pulsa in modo doloroso e il respiro gli muore tuttora, talvolta, fra petto e gola, ma non è per questo che il Nith non riesce a organizzare i pensieri, mescolati alla rinfusa nelle cervella. Rilassa le spalle, che solo adesso prende coscienza d'aver tenuto incassate, e scioglie un formicolio leggero alla mano sinistra, agitandola brevemente davanti allo sguardo non più offuscato dal sangue. Il palmo non è indolenzito, eppure... eppure. Cerca gli occhi di Ayren, dandosi un contegno. Si passa stancamente le mani sulla fronte, annuendo lentamente. ''Un... un incubo. La prossima... volta... acqua. In faccia. Acqua in faccia. Bastardo.'' L'ultima parola esce fuori accompagnata da un ringhio. Un incubo. Davvero un incubo?

[GDR END – I player di Ayren e Fehrer, possono continuare in automastering se lo desiderano]

Nianna
00giovedì 3 marzo 2016 19:11

Il Risveglio della Sposa

[TORRE OSCURA - GDR PLAY – Ordine Nianna, Ithilbor]

NIANNA [Stanza Ithilbor] guarda la Sposa agitarsi nel sonno diurno come se non potesse liberarsene. Anche Lei si è appena svegliata. I gemiti provenienti dalla stanza di Ithilbor l’hanno costretta, letteralmente, ad afferrare Malia e correre nella sua stanza. La porta ha ceduto senza problemi e ora, sul limitare dell’architrave, Nianna guarda la Sorella, contorcersi e artigliare le coltri. “Sposa…” sussurrerà aumentando la presa della mano destra di Malia al massimo delle sue possibilità [Vigore Passivo III] ma nulla sembra turbare quell’orrenda scena in cui Ithilbor sembra più preda di un demone invisibile che di un incubo. Incubo che invero è la spiegazione più semplice. Ma non sono tempi semplici, Nianna non può ne deve ridicolizzare gli eventi. Troppe cose strane stanno succedendo in questa lurida cittadella perché segni e segnali fuori dall’ordinario, siano sottovalutati. E poi un tuffo a quel Cuore che non batte più, quando ode la Prima parlare “I ricordi non mi uccideranno. Tu lo farai…”. Ma non può tergiversare oltre, si avvicina al letto con quanta più celerità la sua dannazione le conceda. Pone la mano sinistra su una delle spalle della Sposa e cercherà di scuoterla con quanta più fermezza possibile. “Ithilbor, dannazione!” sembrerà gridare. Abbandona i vezzeggiativi quali Sorella, madre che nel loro caso equivarrebbero a “Amore o Tesoro”. No, Ithilbor. L’urgenza le detta di usare il suo Nome. E se la Sposa si svegliasse ora, la troverebbe li, pregna della Bestia Dannata, pronta ad uccidere ogni demone che cerchi di nuocere all’amata Sorella! [Veggenza I – Vigore Passivo III – Celerità III]

ITHILBOR [*§*Stanza Privata | Torre Oscura*§*] Del tutto ignara di quanto le accada intorno – lei che, nell’antichità, di ogni cosa dovrebbe essere consapevole – Ithilbor giace avvinta dal sonno, incapace di staccarsi da quel mondo onirico che le ha riservato di certo non poche sorprese. È ancora là, la Signora della Torre Oscura: crollata sulle sue stesse ginocchia, con il viso stravolto; ostinata in una ricerca ossessiva dell’angoscia che non riesce a provare, ma che sembra aver lasciato in eredità alla bestia il compito di fare male. Di fare male nel profondo, graffiando e raschiando via strati e strati di sopportazione. È ancora lì, la Signora della Torre Oscura: a chiedersi come abbia potuto farsi trarre in inganno da così tanti indizi. La voce del Draconico è ancora lì: pronuncia il suo nome come se adesso solamente lo conoscesse, provando ad articolarlo per dar lui la giusta intonazione nordica. È insistente: è come se la tenesse incollata a quella realtà assurda e atroce, come se le impedisse di svegliarsi. E nel fragore di una tempesta che si sfoga con maggior foga nel profondo di un’essenza antica che fuori da quelle finestre che guardano chissà in quale nulla, ecco che la voce di Fehrer si va modificando. Si fa sempre più sussurro, come se si allontanasse. E nel suo divenire sibilo assume una tonalità differente: sa di urgenza, semplicemente. La stessa urgenza che coglie la Sposa nell’istante in cui quell’universo sparisce e gli occhi si spalancano sulle mura fredde e familiari della sua stanza presso il Nero Obelisco. Occhi che sanno ben vedere e non stentano a mettere a fuoco l’immagine di chi è figlia ed è sorella; di colei che, adesso, la riporta a una realtà che non par essere meno tragica di quella vissuta nel sogno. I ricordi le danzano ancora nella mente; le mani si tastano il volto con la frenesia di chi non sa cosa attendersi, da quel tocco. Pelle sottile e fredda, polpastrelli che scivolano sulla curva dello zigomo e risalgono verso il naso. Una e più volte. Una e più volte. Nianna è un sussurro debolissimo, pronunciato mentre lo sguardo accecato dal bisogno si sposta verso lei. Verso lei e la sua condanna, che porta stampata in volto come la Sposa le hai chiesto di fare, sempre, tra quelle pareti amiche. Il suo cuore non batte, il suo sangue è immortale. Ithilbor, eppure, è stranita: come se fosse confusa, come se si sentisse sperduta e cercasse, attorno a sé, un appiglio. Uno qualunque che possa testimoniarle di essere tornata nel mondo conosciuto. La mano sinistra proverebbe a posarsi sul polso destro di Nianna, senza offesa, debolmente. È notte? chiede. Prima di sentenziare Un incubo. Un incubo Lo era? La Mente annega in un silenzio surreale. La bestia urla il proprio bisogno. Un bisogno che ha un nome, un volto, un profumo, un cuore [veggenza I]

[GDR END – I player di Nianna e Ithilbor, possono continuare in automastering se lo desiderano]


Nianna
00giovedì 3 marzo 2016 19:12

//FINE
[SM=g27838]
Fehrer
00giovedì 3 marzo 2016 19:39
Ti voglio fare un complimento e un appunto: affinché conosca anche tu i commenti che ho fatto su questa giocata. Dico sempre la verità, lo sai.

Il complimento:

Hai la capacità sensazionale di coinvolgere i personaggi nella narrazione che vuoi trasmettere. Sembra scontato immaginare che il master sia un genitore che racconta una fiaba, ma non lo è. Mi hai dato grande ispirazione, e di questo ti do merito.

L'appunto:

Come me e Ithilbor, suppongo abbia sfruttato anche tu la sicurezza di una chat provvisoria e il delay fra un turno e l'altro per lasciare andare la tua vena fantasiosa. Ecco, qui ti dico: personalmente, preferisco leggere (parlando di un duello, si capisce) dei post essenziali, che contengano i riferimenti alle azioni giudicate e nient'altro.

Grazie, anche qui [SM=g27830]

PS: confermo, sembravamo due pokemon
PPS: Ayren me la pagherà carissima
Nianna
00giovedì 3 marzo 2016 20:29
Fehrer, 03/03/2016 19:39:



L'appunto:

Come me e Ithilbor, suppongo abbia sfruttato anche tu la sicurezza di una chat provvisoria e il delay fra un turno e l'altro per lasciare andare la tua vena fantasiosa.



Verissimo!

Fehrer, 03/03/2016 19:39:


Ecco, qui ti dico: personalmente, preferisco leggere (parlando di un duello, si capisce) dei post essenziali, che contengano i riferimenti alle azioni giudicate e nient'altro.



Anche io! =p

- Ithilbor -
00venerdì 4 marzo 2016 09:57

Io mi unisco al coro, consapevole del fatto che i commenti personali non influiranno in alcun modo sul giudizio della squadra competente.

Lo sai: è stata un'avventura meravigliosa che mi ha lasciato qualche spunto di gioco niente male, che mi ha dato la possibilità di rispolverare la spada e di giocare con Fehrer uno scontro che non sarebbe mai avvenuto in altre circostanze.

L'atmosfera era perfetta, la musica stessa lo era: mi ha permesso di immergermi completamente nella situazione e in quell'altro mondo, in un gioco di alti e bassi vertiginosi.
Insomma, sei stata stra-ordinaria, al di sopra degli schemi e degli standard. Grazie una volta di più.

Grazie al "Drago" per il suo contributo: Ayren sembra quasi la classica ciliegina sulla torta. E chissà che non ci sia spazio per altro, da qui in poi.

Infine, grazie a Fehrer. Per la sua bravura, per il suo buon gioco, per il confronto costante e per aver confermato quanto sempre sospettato: l'astuzia e la strategia sono i tuoi superpoteri.
ALIAS.ALIAS
00venerdì 4 marzo 2016 10:15
IN VALUTAZIONE
ALIAS.ALIAS
00lunedì 7 marzo 2016 10:21
Lo abbiamo letto, abbiamo rilevato quanto già comunicato alla player.
E' un buon esame e viene considerato valevole anche con effetto on.

Ricrea il png, io ti posso dare la razza "master" ma per il pannello sarà necessario attendere Kubren.

Ti darò i permessi nel forum, per ora usa la scritta verde per masterare.

ESAME SUPERATO, BENTORNATA TRA I MASTER.
_Burlesque_
00lunedì 7 marzo 2016 10:23


Grazie infinite.
E' un privilegio.

Vado a riscrivere il PG Master!
=)

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