CONDOLEEEEZZAAAA!!! CI SENTI BENE?

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INES TABUSSO
00venerdì 9 dicembre 2005 14:59


Dal discorso pronunciato dall'Ambasciatore degli Stati Uniti d'America in Italia, Ronald P. Spogli, alla cena in suo onore organizzata dall'Aspen Institute Italia, Roma, 1 dicembre 2005:

"Desidero sottolineare che le relazioni ufficiali - le relazioni politiche - tra l'Italia e gli Stati Uniti stanno attraversando una fase ottimale in questo momento. L'Italia e' il miglior alleato degli Stati Uniti d'America nel continente europeo ed e' mia ferma intenzione impegnarmi durante tutta la durata del mio mandato per consolidare questo rapporto e rafforzarlo ancora di piu'. La nostra collaborazione politica, militare e nella lotta contro il terrorismo ha raggiunto livelli eccellenti".


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Dal resoconto ufficiale del dipartimento di Stato USA.
dichiarazioni del Segretario di Stato, Condoleezza Rice, pronunciate alla Base aerea Andrews, vicino a Washington D.C., al momento della partenza per l'Europa, 5 dicembre 2005:

"Per decenni gli Stati Uniti e altri paesi si sono serviti delle 'renditions' per trasportare sospetti terroristi dal paese in cui erano stati catturati ai loro paesi d'origine, o in altri paesi dove potessero essere interrogati, trattenuti, o processati. In alcuni casi un sospetto terrorista puo' essere estradato secondo le normali procedure di legge. Ma gia' da tempo si verificano molti altri casi in cui, per qualche ragione, il locale governo non puo' trattenere o perseguire un sospetto, e allora la normale estradizione non e' una buona opzione. In quei casi il governo locale puo', esercitando la propria sovranita', fare la scelta di cooperare nella 'rendition'.
Tali 'renditions', secondo il diritto internazionale, si possono permettere e sono coerenti con le responsabilita' in capo ai governi, allo scopo di proteggere i loro cittadini".


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Interpretazione dei concetti espressi dal Segretario di Stato Usa, Condoleezza
Rice, sulle attivita' della Cia in Europa, da "LE FIGARO", 5 dicembre 2005:

"In altre parole, tutto cio' che non e' stato provato non richiede giustificazioni,
e tutto cio' che e' stato confermato e' da ritenersi questione di cui condividere
la responsabilita'"


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Dal sito ufficiale del governo italiano:

martedì 6 dicembre 2005
Abu Omar: nota dell'Ufficio Stampa

Né Palazzo Chigi né alcuna altra istituzione italiana sono mai stati avvertiti
nè tanto meno informati del sequestro di Abu Omar. Del resto, la stessa fonte
dalla quale qualcuno vorrebbe trarre indicazioni, non solo esclude che gli
Stati Uniti abbiano informato l'Italia, ma addirittura rivela un preciso
piano di depistaggio nei confronti delle autorità italiane.


mercoledì 7 dicembre 2005
Abu Omar: Dichiarazione del Presidente Berlusconi

"Mi chiedo: se neppure le smentite ufficiali vengono raccolte oppure finiscono
nascoste sotto una montagna di falsità, cosa dobbiamo fare per far capire
che con il sequestro di Abu Omar non c'entriamo per nulla? Non esiste, lo
ripeto per l'ennesima volta, alcun coinvolgimento del Governo in vicende
delle quali né io, nè i miei Ministri, né i miei sottosegretari, né alcuna
istituzione italiana sono stati mai né avvisati né informati da chicchessia.
Smentisco nel modo più assoluto ogni falsa ricostruzione e respingo con sdegno
ogni tentativo di falsare la verità."


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IL RIFORMISTA
8 dicembre 2005
LE LETTURE ITALIANE DI UN ARTICOLO DEL WASHINGTON POST
di OSCAR GIANNINO
Berlusconi, Dambruoso, il Sismi o la Digos?
Le tesi colpevoliste indicano diversi sospetti di complicità nel caso di
Abu Omar, ma le sorprese non sono finite

www.difesa.it/files/rassegnastampa/051208/9B7PN.pdf


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IL MESSAGGERO
8 Dicembre 2005
Berlusconi: noi, all'oscuro di tutto
Sul sequestro di Abu Omar è tensione tra Roma e Washington
di RITA DI GIOVACCHINO

ROMA - Sul caso di Abu Omar, l?ex Imam della moschea di via Quaranta rapito
a Milano nel 2003, è tensione tra Italia e Usa. Dopo le rivelazioni del Washington
Post e le dure affermazioni di Condoleezza Rice a Berlino, Berlusconi è tornato
sull'argomento, forse non ritenendo sufficiente la nota di Palazzo Chigi,
per riaffermare categoricamente la totale estraneità del governo italiano
da una delle più clamorose "extraordinary renditions" organizzate dalla Cia
in territorio italiano e forse europeo. «Cosa dobbiamo fare per far capire
che con il sequestro di Abu Omar non c'entriamo nulla, se non bastano le
smentite ufficiali?», si è affannato a spiegare il Premier. «Non esiste alcun
coinvolgimento del governo in vicende delle quali né io, né i miei ministri,
né i miei sottosegretari, né alcuna istituzione italiana sono stati mai né
avvisati né informati da chicchessia. Respingo con sdegno ogni tentativo
di falsare la verità».
Ma l'opposizione chiede chiarezza e il Copaco tornerà ad occuparsi del caso
anche per quanto riguarda i voli della Cia, e le sue possibili prigioni in
Europa, di cui il ministro della Difesa Martino afferma di non sapere «assolutamente
nulla». Con il passare delle ore la vicenda si fa sempre più ingarbugliata,
anche perchè le fonti americane citate dal Washington Post sarebbero autorevoli.
Le nuove smentite di Berlusconi non accontentano dunque il Copaco, anche
se il presidente Enzo Bianco appare cauto: «Il Comitato di controllo sui
servizi di sicurezza - dice - non è una commissione di indagine, non ha né
i poteri né le prerogative per farlo, ha preso atto di quello che il Governo
ed i servizi di sicurezza italiani hanno affermato sia in Parlamento, sia
nelle nostre audizioni, ma alla luce delle dichiarazioni apparse su un autorevole
quotidiano americano, dobbiamo approfondire la questione».
Anche perché di eventuali irregolarità il Comitato è chiamato a riferire
al Parlamento, e nel caso del sequestro dell?Imam in territorio italiano
da parte di agenti stranieri ogni complicità si configura come un vero e
proprio reato. L'opposizione vuole saperne di più. E' quanto afferma Massimo
Brutti, responsabile Giustizia dei Ds: «Non ho elementi per condividere o
per smentire la posizione di Berlusconi, bisogna approfondire». Protesta
invece il vicepresidente del Copaco, Maurizio Gasparri(An): «Di questa vicenda
il Comitato si è ripetutamente e in maniera puntigliosa occupato, bisogna
prendere atto delle smentite del governo se non vogliamo creare polveroni».
Cossiga chiede addirittura una commissione d'inchiesta e con le sue dichiarazioni
apre un capitolo "giallo": «Sulla base di quanto ha dichiarato l'allora ambasciatore
degli Stati Uniti ad un altissimo funzionario della polizia italiana, credo
che un'alta autorità fosse stata informata di questa operazione clandestina
della Cia». Poi aggiunge sibillino: «Non dipendono dal governo né gli uffici
del pm, né la polizia giudiziaria quando agisce alle sue dipendenze». Un
modo per tirare dentro qualcuno del pool antiterrorismo della procura di
Milano dell?epoca? Ma questo non cava dai pasticci Berlusconi che le "autorevoli"
fonti del Washington Post chiamano in causa senza prove documentali.


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IL MESSAGGERO
8 Dicembre 2005
LE REAZIONI
E la Casa Bianca attacca "l'Europa ipocrita"
La Rice: i nostri servizi segreti lavorano in collaborazione con quelli dei
Paesi alleati
dal nostro corrispondente ANNA GUAITA

NEW YORK - Condoleezza Rice torna oggi a Washington, ma il suo viaggio in
Europa si conclude sotto nubi ancor più oscure di quelle che l?hanno accompagnata
in partenza. Le incomprensioni e i contrasti che dividevano la Casa Bianca
dagli alleati europei sembrano addirittura approfondirsi. Con l?eccezione
di Tony Blair, che ha espresso aperta fiducia, la Rice ha raccolto reazioni
caute, se non diffidenti, da parte di un?Europa che sospetta che nelle sue
strade i servizi segreti Usa abbiano compiuti arresti non autorizzati, e
che i suoi aeroporti siano stati usati illegalmente per i cosiddetti ?voli
fantasma?.
La signora Rice ha tentato di buttare acqua sulla polemica, ma ovviamente
non ci è riuscita. Anzi, se possibile, è riuscita a infiammarla anche di
più. Quando ha ricordato agli europei che «i servizi segreti Usa lavorano
in collaborazione con quelli dei Paesi alleati», tutti hanno letto la dichiarazione
come un rimbrotto ai governi che protestavano, come un modo indiretto per
sostenere che queste azioni sono avvenute proprio grazie alla loro collaborazione.
E a sostegno di questa posizione, ieri il Wall Street Journal ha dedicato
un graffiante fondo di apertura all'ipocrisia degli europei. L'autorevole
giornale economico, noto per la sua "pagina delle opinioni" di tendenze conservatrici
e per il suo sostegno dell'Amministrazione Bush, se l'è presa con il ministro
degli Esteri britannico Jack Straw e con il Commissario della Giustizia europeo
Franco Frattini, nonché con i vari leader politici dell'Europa Unita, colpevoli
di «opportunismo e codardia politica» per aver «rifiutato di ammettere tale
collaborazione» e per «non averla difesa come una necessità morale».
La questione rimane ovviamente lungi dall'essere risolta. I toni del Wall
Street Journal sono ai confini dell'offensivo, e vari opinionisti conservatori
sembrano essere d'accordo nel denunciare che gli europei non possono «fingere»
di non aver saputo che cosa faceva la Cia entro i loro confini.
Ma almeno sul fronte delle torture ci si avvicina a soluzioni politiche che
dovrebbero ottenere il sostegno internazionale. «Dovunque si trovino, in
patria o all'estero, i funzionari del governo Usa non possono fare ricorso
alla tortura o a trattamenti degradanti. Devono obbedire alla Convenzione
delle Nazioni Unite contro la tortura». Così la Rice ha ieri spiegato una
volta per tutte la posizione americana sullo spinosissimo problema dei maltrattamenti
contro i prigionieri in odore di terrorismo. La dichiarazione è stata vista
come un marcato mutamento di rotta da parte del governo di Washington, considerato
che finora le direttive escludevano dagli obblighi della Convenzione i funzionari
che operano fuori dai confini Usa. Proprio in questi giorni, il Senato e
la Camera sono prossimi a un accordo sulla legge voluta dal senatore John
McCain che vieterà il ricorso alle torture e ai trattamenti umilianti e degradanti.
Bisognerà vedere se a questo punto George Bush ascolterà il suo vice, Dick
Cheney, e porrà il suo veto alla legge, o confermerà le posizioni più miti
espresse ieri da Condoleezza Rice.


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LA STAMPA
8 dicembre 2005
L'IMAM RAPITO A MILANO
IL PREMIER RIPETE «PER L?ENNESIMA VOLTA»: NESSUN COINVOLGIMENTO
DEL GOVERNO
Abu Omar, la mano sul fuoco di Berlusconi
GUIDO RUOTOLO

ROMA Non si sposta di un millimetro il governo, nonostante lo stillicidio
di rivelazioni quotidiane dei mass media americani sulle operazioni Cia in
Europa note ai vertici politici dei «paesi alleati», per dirla con il segretario
di Stato Usa, Condoleezza Rice. Silvio Berlusconi, che per il «Washington
Post» era stato informato dalla nostra intelligence e aveva dato il disco
verde al sequestro dell?imam Abu Omar, non ci sta: «Mi chiedo: se neppure
le smentite ufficiali vengono raccolte, cosa dobbiamo fare per far capire
che con il sequestro Abu Omar non c?entriamo per nulla? Lo ripeto per l?ennesima
volta: non esiste alcun coinvolgimento del governo in vicende delle quali
né io, né i miei ministri, né i miei sottosegretari né alcuna istituzione
italiana sono stati mai né avvisati né informati da chicchessia. Smentisco
nel modo più assoluto ogni falsa ricostruzione e respingo con sdegno ogni
tentativo di falsare la verità». Insomma, Berlusconi mette la mano sul fuoco
sul non coinvolgimento italiano nell?operazione Cia del sequestro dell'imam
radicale egiziano. Nega ogni conoscenza della vicenda anche il ministro della
Difesa, Antonio Martino, da cui dipende il Sismi, il servizio segreto militare.
Ma lo fa lasciando intendere che altri, non lui, siano stati messi a conoscenza
del sequestro: «Non ne so assolutamente nulla. Non voglio assumermi responsabilità
che non mi competono». Scarica, evidentemente, su palazzo Chigi le eventuali
responsabilità. Marco Minniti, responsabile Sicurezza dei Ds, commenta: «Non
è possibile che il governo non sappia nulla. Nulla sul Cia-gate, nulla sul
sequestro di Abu Omar. Se davvero la Cia non ha informato nessuno allora
è preoccupante che si sia registrata una falla nel sistema di controllo e
di sicurezza. Se invece almeno a livello di apparato italiano qualcuno ne
era stato messo a conoscenza, è difficile che questo apparato non abbia ottenuto
una copertura politica». E Massimo Brutti, sempre Ds, annuncia che «il Copaco
dovrà approfondire tutte e due le vicende alla luce delle novità raccontate
dai mass media». Il presidente del Copaco, Enzo Bianco, conferma, a proposito
del sequestro Omar: «Anche alla luce delle dichiarazioni apparse ieri su
un autorevole quotidiano americano (il Washington Post, ndr) avremo modo
di occuparci nuovamente della vicenda».
Ad avvolgere ancora di più nel mistero l?eventuale conoscenza italiana dell?operazione
coperta della Cia, è l?ex Capo dello Stato Francesco Cossiga, che come spesso
accade dice di sapere ma poi si trincera dietro al segreto e tronca il discorso
a metà. Cossiga, che ha presentato un disegno di legge per l?istituzione
di una commissione d?inchiesta, «assolve» Berlusconi e i servizi segreti:
«Ritengo, sulla base di quanto mi consta con certezza esser stato dichiarato
dall?allora ambasciatore degli Stati Uniti (Mel Sembler, ndr) ad un altissimo
funzionario della polizia italiana, che un?alta autorità fosse stata informata
di questa operazione ?clandestina? della Cia». Chi è l?altissimo funzionario
della polizia? E l?alta autorità? Mistero. Di certo, Cossiga «assolve» i
servizi e sembra chiamare in causa la polizia. Quella polizia, come la Digos
di Milano, senza la quale non sarebbero stati firmati i 22 ordini di custodia
cautelare contro uomini e donne della Cia, tuttora ricercati, anche se il
Guardasigilli Castelli non ha ancora inviato gli atti negli Stati Uniti.
Ma altri personaggi americani mancano all?appello e ormai gli inquirenti
e gli investigatori milanesi sono alla ricerca di eventuali «complici» italiani,
che a questo punto potrebbero entrare clamorosamente nell?inchiesta. E questo
anche per le affermazioni del legale di uno degli imputati più importanti,
l?ex capo Cia di Milano, il latitante Robert Seldon Lady. Scrive l?avvocato
Daria Pesce nella richiesta, respinta dal gip, di revoca della misura di
custodia cautelare in carcere nei confronti del suo assistito: «E? giocoforza
ritenere che l?attività espletata dal signor Lady abbia formato oggetto di
un?esplicita o quantomeno implicita autorizzazione delle autorità governative
dello Stato d?invio (gli Stati Uniti, ndr), come di quelle dello Stato territoriale
(l?Italia, ndr)». Non è un mistero che in questi mesi non solo fonti d?intelligence
americane ma anche fonti italiane hanno sempre dato per acquisito un coinvolgimento
di personaggi legati ai nostri Servizi, al Sismi in particolare. Una circostanza
sempre smentita dal direttore del servizio segreto militare, Niccolò Pollari.

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08/12/2005 - "LA REPUBBLICA", Pag. 6
CASO OMAR, "L'ITALIA NON SAPEVA"
di: GIAMPAOLO CADALANU
www.difesa.it/files/rassegnastampa/051208/9B82U.pdf


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