CHIESETTA (ABUSIVA) E STATO

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INES TABUSSO
00domenica 25 settembre 2005 14:44

testo
CHIESETTA (ABUSIVA) E STATO
OVVERO:
"Il Concordato Stato-Chiesa come arma impropria per violare la legge e guastare
il paesaggio" (Edoardo Salzano, urbanista)


IL MANIFESTO
18 settembre 2005
La casa abusiva del Signore
Roberta Carlini

Un rifugio circondato da un boschetto di faggi secolari, a pochi passi un
abbeveratoio per il bestiame, prati verdissimi e cielo splendente, macchine
vietate. Un angolo di paradiso, come tanti ce ne sono in Italia. Solo che
qualcuno qui, nel mezzo del Parco nazionale d'Abruzzo, ha pensato bene di
avvicinare il paradiso metaforico a quello vero: così il Rifugio la Difesa
di Pescasseroli il dì 22 marzo 2005 è stato ceduto all'ente «Gesù Nazareno
delle salesiane di don Bosco». Comodato gratuito, «al fine di svolgere attività
di preghiera». Tempo qualche settimana e l'Ente suore, pregando pregando,
si è allargato e con il sostanziale consenso dell'Ente Parco ha costruito
affianco al rifugio una chiesetta: «sennò il Signore dove lo teniamo?». Piccolo
particolare: la cappella è abusiva, e adesso incombe su di essa e sulle suore
un ordine di demolizione. Che fa discutere la comunità di Pescasseroli allargata
ai suoi tanti turisti, incrocia le travagliate vicende del Parco nazionale
d'Abruzzo e chiama in ballo le massime istituzioni: lo Stato, la Chiesa e
il loro Concordato, art. 5 comma 1. In nome del quale le suore fanno le barricate:
«Giù le mani (cioè le ruspe) dalla casa del Signore».
«E' giunto dunque il momento di incamminarsi sul percorso contemplativo 'Rinascere
dall'Alto ... Le vie del Silenzio', una mano tesa ai giovani, futuri protagonisti
della società, verso cui le Suore salesiane sono particolarmente dedite e
per i visitatori, un nuovo modo di vivere il Parco!».
Le prodighe religiose
A parlare così non è la madre superiora, ma il direttore del Parco nazionale
d'Abruzzo Aldo Di Benedetto, considerato molto vicino ad An (come la gran
parte dei titolari di cariche nei Parchi naturali gestione Matteoli) e ultimamente
preso da afflato mistico. Sua la scelta di dare in comodato gratuito alle
suore il Rifugio la Difesa (che prima, come succede a tanti rifugi del Parco,
era abbandonato a se stesso e ai vandali): l'operazione, ha fatto sapere,
ha «l'intento di armonizzare la missione del Parco con finalità di carattere
spirituale». Finalità che mal si concilierebbe con materiali richieste come
quella di pagare l'affitto. Sua l'attiva partecipazione al mini-concilio
dei giovani organizzato quest'estate dalle sorelle «lungo il percorso contemplativo».
Suo il sostanziale nulla osta, poche settimane dopo la firma del contratto
di comodato, a una serie di lavori di «adeguamento funzionale» del rifugio
e al «posizionamento provvisorio di un prefabbricato di legno».
Così quelle che l'Ente Parco definisce «le prodighe religiose», hanno iniziato
i lavori, «imbracciando picco e pala»; ma poiché «le ecclesiaste sono sì
forti nello spirito, ma pur sempre limitate nel fisico» (le citazioni sono
tutte da un comunicato stampa dell'Ente Parco, sic), hanno avuto il supporto
di «mezzi gommati». Che non passano inosservati.
Così al sindaco di Pescasseroli arriva un esposto-denuncia scritto da Stefano
Tribuzi, tecnico naturalista, nel quale si elencano le opere che le prodighe
religiose stanno realizzando alla Difesa: scavo e posa in opera di tubi per
l'acqua, scarico ed energia elettrica, costruzione di un tratto di strada
sterrata larga tre metri e lunga 100 al posto del sentiero, costruzione di
una casetta di legno, più gran via vai di camion e auto. Tribuzi - che del
Parco è stato dipendente per dodici anni e dunque qualche regola la conosce
- fa notare che mancano le autorizzazioni edilizie, che il terreno è in demanio
comunale e che per di più rientra negli «usi civici», istituto di antica
provenienza ma con una regola chiara: prima di procedere a qualsiasi cambiamento,
la zona va sdemanializzata. Cosa che non è successa per La Difesa.
Insomma, le suore stanno compiendo un abuso. Siamo ai primi dell'estate e
il comune procede: prima chiede di sospendere i lavori, poi - quando il caso
arriva anche alla procura - parte l'ordinanza di demolizione. In sostanza
si chiede alle suore di rimuovere il «manufatto», cosa che si guardano bene
dal fare. Anzi le religiose nel frattempo sono passate al contrattacco.
Nella tre giorni di luglio delle «Vie del silenzio» il direttore dell'Ente
Parco Di Benedetto cammina e prega, e fa sapere che lui non ha mai dato il
via libera ad alcuna «opera di urbanizzazione», la quale di fatto «non c'è
mai stata». Alla mini-kermesse partecipa anche monsignor Giovanni Giudici,
vescovo di Pavia e fratello di suor Maria Pia Giudici, responsabile del progetto
di Pescasseroli: il quale, tra un silenzio e l'altro, consacra in fretta
e furia la chiesetta. Una consacrazione il cui effetto pratico non sfugge
agli avvocati delle suore, che immediatamente tirano fuori l'arma con la
quale si opporranno all'ordine di demolizione: il Concordato tra la Chiesa
cattolica e lo stato italiano del 18 febbraio 1984, firmato dal cardinal
Agostino Casaroli e da Craxi Benedetto detto Bettino.
Che c'entra il Concordato con il manufatto nel Parco, gli usi civici, le
cisterne e le strade nei boschi? C'entra, c'entra. Giacché il secondo comma
dell'articolo 5 del testo firmato da Craxi e Casaroli impedisce allo stato
italiano di demolire un edificio aperto al culto, se non «per gravi ragioni
e previo accordo con la competente autorità ecclesiastica». Ergo, la nostra
chiesetta non si tocca, dicono le suore e i loro avvocati. E il sindaco Carmelo
Giura, cardiologo di Pescasseroli, giunta di centrosinistra, si trova - tirato
per i capelli - a fronteggiare un caso diplomatico.
L'asso nella manica
Il primo nella storia del Concordato: gli urbanisti italiani non ricordano
precedenti in cui sia stato invocato l'art. 5 a difesa di una costruzione
abusiva. Mentre i giuristi si interrogano sulla reale portata della norma
e sulla sua applicabilità al caso de «La Difesa»: è vietato demolire edifici
«aperti al culto», ma basta la consacrazione per parlare di edificio «aperto
al culto»?
Oltre alle armi giuridiche, le suore affilano quelle diplomatiche. Ormai
la chiesetta c'è, troviamo una soluzione, dicono alla stampa locale. «Se
anche il seme è caduto fuori dal terreno la pianta che è nata è molto bella
e dà buoni frutti. Abbatterla sarebbe da stolti», dichiara al Centro suor
Maria Pia. Che ha avuto un incontro con il sindaco dai contenuti ancora segreti.
Intanto l'ordinanza di demolizione incombe, tra qualche settimana i termini
scadranno. Al comune si chiede di concedere una sorta di condono speciale,
magari prendendosi in proprietà la chiesetta.
«Ricordo, se mai ce ne fosse bisogno, che l'Italia è una nazione laica con
una Costituzione repubblicana, con leggi e regolamenti propri di uno stato
di diritto ove i rapporti tra cittadini ed istituzioni sono stabiliti da
regole uguali per tutti». La lettera di Stefano Tribuzi ai giornali locali
è quasi un urlo di dolore, che elenca tutti i fatti compiuti finora e conclude:
«Tutto ciò viene definito dalle leggi dello stato 'abuso edilizio e manomissione
ambientale' e non ha nulla a che vedere con la propria o con altre confessioni
religiose».
Non solo. «Si potrebbe instaurare un precedente - dice Tribuzi - basta la
consacrazione per sfuggire alla legge. Si darebbe il via ad altri illeciti
ambientali. Non ho nulla contro 'le vie del silenzio', anzi ne sono interessato,
ma le suore potrebbero limitarsi a utilizzare il rifugio che è stato dato
loro». Tanto più che Pescasseroli, pur essendo il cuore del Parco, è storicamente
colpita dall'abusivismo: «Qui le strutture abusive non sono mai state demolite,
ci sono 1.300 richieste per il condono edilizio», dice Francesco Paglia,
consigliere provinciale di Rifondazione, che ricorda anche che la zona della
Difesa era considerata dal Parco così importante da richiedere l'inserimento
tra le aree di Riserva integrale.
La croce di Ponza
A giorni si saprà se dallo scontro tra il comune di Pescasseroli - e varie
leggi italiane - e l'Ente Gesù Nazareno delle suore salesiane di Don Bosco
si uscirà con una chiesa in più e qualche legge in meno. Oltre che per la
piccola chiesetta della Difesa - e per i suoi annessi - la soluzione del
caso potrebbe avere valore come precedente: nell'era dei condoni, sapere
che basta una croce per fermare le ruspe potrebbe dar luogo ad attività frenetiche
e conversioni spurie.
Ne lamentano una i cittadini dell'isola di Ponza, dove sulla sommità del
Monte Guardia, in area classificata tra i «biotopi», verrà benedetta domenica
una piccola costruzione in muratura con una croce sul tetto. La cappella
- derivante da un vecchio capanno prima utilizzato per lo più dai cacciatori
e che adesso viene dedicata a San Venerio, patrono dei fanalisti - è di proprietà
privata e costruita in una zona dove, secondo la regolamentazione dei «biotopi»
contenuta nel Piano paesistico della regione Lazio, «è inibita la realizzazione
di qualsiasi intervento edilizio, ogni forma di attività agro-silvo-pascolare,
ogni intervento che alteri la vegetazione esistente e l'attuale regime idrico».
Ma forse tutte queste «inibizioni» cadranno, con una croce e una benedizione.




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