BERLUSCONI E LA STAMPA ESTERA

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INES TABUSSO
00martedì 7 febbraio 2006 00:52

"'Domani e' un altro giorno' e' lo slogan dei manifesti elettorali di Romano Prodi. Il messaggio? Alla fine dagli incubi ci si risveglia sempre"
(DER SPIEGEL 5/2006, 30.01.2006)
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DER SPIEGEL 5/2006, 30.01.2006
Italien: Berlusconis Kapriolen
In einem beispiellosen Personal- Wahlkampf brüskiert Regierungschef Berlusconi den Staatspräsidenten und denunziert die Opposition...
www.spiegel.de/spiegel/0,1518,397766,00.html




L'UNITA'
6 febbraio 2006
La stampa estera a Berlusconi: «In un paese democratico il premier non giudica la stampa»
di red

I corrispondenti stranieri rispondono a Berlusconi che li aveva denigrati: non puoi giudicarci. Non spetta al presidente del Consiglio di un Paese democratico «esprimere giudizi sull'operato dei corrispondenti esteri»; se avesse qualcosa da recriminare, si rivolga alle «vie legali».

È la replica dell'Associazione della Stampa Estera alle critiche espresse dal premier Berlusconi qualche giorno fa in tv. «Berlusconi - sottolinea in una nota Antonio Pelayo, presidente dell'associazione che rappresenta circa 500 testate - ha espresso in una recente apparizione televisiva degli apprezzamenti negativi sulla qualità dei corrispondenti esteri che esercitano la loro professione in Italia». L'associazione «non ritiene che faccia parte del ruolo del presidente del Consiglio di un paese democratico esprimere giudizi sull'operato dei corrispondenti esteri. Se ci fosse qualcosa da recriminare, ciò venga fatto per vie legali».

L'associazione, si legge ancora nella nota, «è composta da soci di tutte le nazioni che si sono guadagnati in anni la stima e il rispetto della classe politica italiana di ogni schieramento nonché della società civile». «Le due testate alle quali il presidente del Consiglio si è riferito (Le Monde e l’Economist) godono universalmente di un grande prestigio e i loro corrispondenti il Italia sono dei professionisti di primissima qualità», conclude Pelayo.

Era il 3 febbraio quando dagli studi di La7, il cavaliere si era lanciato, tra un colpo alla magistratura e uno all’opposizione, anche all’arrembaggio dei giornalisti esteri che scrivono le loro corrispondenze qui dall’Italia. Nel suo intervento lamentava la qualità del lavoro dei corrispondenti esteri e il loro modo di raccontare la politica del suo governo di fronte alle critiche ricevute, soprattutto in campo economico.

Il premier non esitò a sferrare il suo attacco: «sono collegati ai giornalisti italiani che se li coccolano... anche i quotidiani internazionali hanno qui i loro giornalisti, che non sono i migliori, diciamolo chiaro». E aggiunse: «Se io fossi il direttore di Le Monde chi manderei in Italia volendo denigrare e avendo una posizione preconcetta...». Il giornale francese, dunque, ma anche l’Economist, concluse il premier, che «è una causa persa...».



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