Amare riflessioni

IvanCostanzo
00sabato 26 aprile 2008 22:08
PREMESSA
Questa e` una storia di vera.
Essa si svolge in un ambiente miserabile e parla di persone che stanno pagando per gli errori che hanno commesso.
Ritengo che non ci debba essere nessun vittimismo da parte di chi sta dentro e nessun ulteriore accanimento da parte di chi sta fuori,
Non e` mia intenzione sottoporre all`attenzione di nessuno una storia che, per l`argomento trattato, possa risultare priva di ogni interesse.
Chi lo vorra`, potra` usare lo spazio relativo al commento come forum per scrivere cio` che preferisce.
Naturalmente, coloro che intenderanno commentarmi saranno graditissimi.


Amare riflessioni

Al terzo piano del carcere di Piacenza , vi e` la sezione A.S. (alta sicurezza),un corridoio di 100 metri lungo il quale sono dislocati 25 cubicoli (celle) ed un locale doccia.
Chi e` detenuto in questa sezione ha gia` subito una condanna definitiva per un reato che puo` essere unicamente di mafia, terrorismo o associazione a delinquere. Dunque, la condanna che gli e` stata comminata e` senz`altro a due cifre. Molti sono ergastolani e quasi tutti i detenuti hanno gia` scontato parecchi anni di reclusione.
Ogni cubicolo misura 3 metri per quattro ed al proprio interno vi e` una branda, un televisore, un tavolino, uno sgabbello ed annesso un piccolissimo bagno con un water ed un lavablo.
Nelle sezioni A.S. vige un regolamento penitenziario straordinario assai rigido.
Per esempio : Il cubicolo viene ispezionato giornalmente, ogni 8 ore c`e` la battitura delle sbarre per controllare che non vi siano in atto delle forzature, ogni volta che si esce dalla cella (per colloquio aria doccia o avvocato), si viene perquisiti con un metal detector prima e manualmente poi. Non si puo` dormire con il volto coperto(si potrebbe simulare la presenza) non si possono affiggere poster o calendari (potrebbero nascondere dei pertugi).
Per coloro che scontano pene con questi reati non sono previsti i benefici di legge tipo semiliberta` o un permesso premio.Solo una volta scontata l`80 % della pena vi sono in teoria delle possibilita` di accedere ad una misura diversa dalla detenzione. Detto per inciso, questi reati sono stati esclusi dall`indulto del 2006
Nella sezione A.S. non c`e` gente che sta sei mesi e poi esce, non ci sono schiamazzi notturni o persone che litigano come nelle sezioni normali. Qua sono tutti detenuti “professionisti” e la vita procede nel silenzio di una sacrestia.
Alla prima discussione con la custodia o con altri detenuti si viene trasferiti.
Non ci sono attivita` ricreative, niente scuola o corsi professionale.Due ore d`aria al giorno, una al mattino e una alla sera e basta, il resto della giornata e` galera pura.
In ogni cubicolo abita un solo detenuto e solo in casi di estremo sovraffollamento e` prevista la locazione di due unita` mediante l`aggiunta di un letto a castello.
Il 6 giugno del 2006 ero detenuto da piu` di tredici anni e da quasi sei, gentilmente ospitato presso il cubicolo 23 della sezione A.S. Prima di essere trasferito a Piacenza avevo fatto una specie di tour per le carceri italiane. Milano, Novara,Teramo, Saluzzo,Ancona. Posso dire che quel cubicolo e` stata casa mia. Quello sembrava un giorno qualunque,mi ero alzato alle otto e mi apprestavo ad andare all`aria. Naturalmente la sezione A.S. ha un area propria, distante dalle altre ove fanno ricreazione i detenuti normali. Mi ero dimenticato che quella mattina al tribunale di sorveglianza di Bologna si sarebbe tenuta un` udienza nella quale veniva discussa la mia richiesta di pena alternativa al carcere e di arresti domiciliari.
Avevo presentato la documentazione oltre tre anni prima e per due volte me stata rifiutata.Avevo inoltrato un`altra richiesta 8 mesi prima e non ricordavo che quello fosse il giorno fissato per l`udienza.
Ogni detenuto ha 45 giorni di liberazione anticipata ogni sei mesi di carcere se non ha subito dalla custodia un rapporto disciplinare, in caso contrario per quel periodo non ne beneficera.Io non avevo mai subito rapporti e dunque in virtu` del mio presofferto e del buon comportamento ,mi erano stati scalati 39 mesi dal mio fine pena. Praticamente la mia pena era quasi interamente scontata perche` a conti fatti mi restavano poco piu` di tre anni da scontare.
Chi legge questa considerazione non deve stupirsi, in carcere le dimensioni del tempo e dello spazio sono diverse da chi sta fuori. Appena arrestato io venni locato in un camerone dove eravamo quattordici persone con una turca e un lavandino.Tenete presente che fino al giorno prima vivevo in un appartamento a Milano di 140 metri quadri. Quando usciva libero uno dei quattordici ai tredici che restavano sembrava di avere uno spazio enorme a disposizione, eppure stiamo parlando di una cella lunga otto metri per cinque dove eravamo costretti a dormivano su letti a castello di quattro persone.Mi sono reso conto nel corso di questi anni che l`uomo e` un animale abitudinario e soprattutto che lo spirito di sopravvivenza fa in modo che egli si adatti a situazioni inimmaginabili. Sempre lo spirito di sopravvivenza fa in modo di farti apparire degli anni come un periodo breve, come se un detenuto fosse un pappagallo brasiliano che vive quattrocento anni. Per questi motivi e` impossibile descrivere il carcere a chi non lo ha mai provato, perche` agli spazi ed al tempo ci si abitua e si finisce anche per trovare una propria dimensione.Quello che fa veramente male a cui e` impossibile abituarsi e` la costante sensazione di angoscia. La consapevolezza dell` impotenza davanti ad ogni evento che possa accadere alla propria famiglia.
Quella mattina del 6 giugno passeggiai durante la mia permanenza all`aria con il mio amico Giovanni, lui era una persona straordinaria. Figlio di un noto camorrista, entro` in carcere molto giovane e completamente analfabeta. Col passare degli anni da autodidatta imparo`a leggere e scrivere tanto da comprendere il codice penale Allora, aveva 45 anni e dopo 23 anni presofferti e vari ergastolo da scontare, quella mattina mi parlo`della legge che avrebbe consentito a chi sconta 30 di carcere, effettivi, di poter accedere ai benefici. Quando era un uomo libero Giovanni non comprendeva esattamente la scelleratezza dei suoi gesti. Nella sua famiglia l`omicidio era una cosa di tutti i giorni. Per lui i suoi omicidi sono stati una logica conseguenza di quanto aveva visto fare dai suoi fratelli piu grandi e da suo padre che fin da quando aveva 14 anni se lo portavano con loro per insegnargli il mestiere.
Lui e` stato sfortunato, non come me che dalla mia famiglia ho avuto tutto. Avrei potuto studiare fino a 30 anni senza alcun problema ed invece ho scelto deliberatamente questa miseria. Una volta fatto ritorno in cella, verso le ore 11.30 stavo guardando il tg4 quando vidi due agenti davanti al blindato (porta della cella).Mi domandai che cosa potessero volere poiche` la consegna della posta veniva effettuata alle 16 e dunque mi avvicinai Restammo a guardarci senza parlare per qualche istante.Poi, uno di loro disse: “Costanzo, sei liberante, prepara la tua roba che vai agli arresti domiciliari.”
Incredibilemente, in meno di due ore avevano accetato la mia richiesta di scontare il residuo pena ai domiciliari e lo avevano comunicato immediatamente tramite fax alla matricola.
Ricordo quel momento come il piu` toccante della mia vita, cominciai a preparare i miei vestiti e metterli in un sacco nero di quelli che solitamente si usano per la spazzatura. Piansi come un bambino tanto che dovetti fermarmi e sedermi sulla branda. Mi fu concesso il permesso di andare a salutare i miei compagni di sezione e lo feci mentre continuavo a piangere,
Ricordo le loro voci mentre mi apprestavo a uscire dalla sezione “Salutaci la liberta`”, “Non tornare piu`” ,”Divertiti anche per noi”.
Alla matricola del carcere mi restituirono i miei documenti che non vedevo piu` da tantissimo tempo. Erano passati 13 anni, 2 mesi e 4 giorni.4805 giorni dal giorno del mio arresto 115320 ore.
Come ci si sente in quel momento ? Difficile dirlo, bisognerebbe provarlo, ma non ve lo consiglio.

Oggi,sono quasi due anni che mi trovo agli arresti domiciliari e nel 2009 avro` finito di pagare per i miei errori.
Se non avessi avuto la mia famiglia oggi sarei ancora in carcere ed una volta fuori sarei dovuto andare a vivere sulla strada.
Ogni mattina mi reco in un istituto per disabili e faccio il volontario. Il mio compito consiste nel pulire i bagni e portar via la spazzatura.
Ripenso spesso a tanti anni fa quando, insieme a tre amici, imboccammo la cattiva strada, senza alcun bisogno reale ma solo per poterci permettere il superfluo e tanta cocaina e soprattutto quello fu l`inizio della fine. Dicevamo che avremmo spaccato il culo al mondo ed invece la vita ci ha travolto e spazzato via, a noi ed alle nostre famiglie, messe al bando dai media e isolate da molti ex amici.
Eravamo 4 amici, due sono morti ammazzati, uno sconta l`ergastolo a Secondigliano ed io sono qua, in una specie di limbo.
Un ibrido, non piu` detenuto ma neanche libero, vivo fisicamente ma morto socialmente.
Il mio sogno oggi e` quello di farmi assumere nel posto dove presto opera di volontariato ma non e` facile perche` il loro budget non gli consente nuove assunzioni.Dunque, la morale e` che chi ha avuto tutto oggi e` costretto ad elemosinare un posto per pulire i cessi.
Ho pagato giustamente ed ancora oggi continuo a pagare per i miei errori.
Perche` vi ho scritto queste amare riflessioni non lo so.Sicuramente domani mi pentiro` di averlo fatto, ma da molti di voi ho ricevuto E-mail di affetto ed amicizia e questo forse mi ha commosso al tal punto di scrivere queste parole.
Vorrei abbracciarvi tutti.
Ouroboros13
00domenica 27 aprile 2008 03:41
Re:
IvanCostanzo, 4/26/2008 10:08 PM:

PREMESSA


Ho pagato giustamente ed ancora oggi continuo a pagare per i miei errori.
Perche` vi ho scritto queste amare riflessioni non lo so.Sicuramente domani mi pentiro` di averlo fatto, ma da molti di voi ho ricevuto E-mail di affetto ed amicizia e questo forse mi ha commosso al tal punto di scrivere queste parole.




Non credo che era un errore a scrivere questo amaro racconto, quindi
perche' la paura di pentirti domani?

I riflessioni, amaro o no, sono utili non solo per chi le scrive
ma anche per chi le vuole leggere; non hai bisogno di una pistola
per convincermi a leggerti [SM=g27828].

Con stima,
---Ouroboros13
Passanteinvisita
00domenica 27 aprile 2008 10:05
Non entro nel merito della pena, del giusto e non giusto, perchè non credo spetti a me, o a noi, giudicare.
Quello che posso valutare è non quello che dici, ma come lo dici, ed ho sentito di risponderti perchè è stato un piacere leggere come hai raccontato di te stesso, e per ringraziarti per aver pensato di poterlo condividere con noi.
Spero tu non ti penta di averlo fatto.. Non fosse altro perchè, da quel che mi è sembrato, le cose di cui hai pensato di pentirti in questi anni non ti sono mancate [SM=g27822] .. Non aggiungere pesi quando non serve [SM=g27817]
Un abbraccio [SM=g27824]
dueanime
00domenica 27 aprile 2008 11:38
Voci dal carcere

“e non è mai così feroce la sete
come la luce che ci separa
il tuo corpo ammassato sulla sedia
il mio che si allontana

carne a bande alterne
oltre la cancellata”




Tra il 2005 ed il 2006, insieme alla mia associazione culturale, ho partecipato ad un progetto che prevedeva la conduzione di un laboratorio di poesia nell’Istituto Penitenziario della mia città.
Questi sono gli appunti che scrissi il primo giorno di ripresa del laboratorio in carcere, dopo una pausa durata molti mesi.
Li trascrivo qui quasi integralmente:

“E così questa mattina siamo tornati in carcere.
Già solo il percorso per arrivare all’A.S. ti allontana dal mondo, per ogni porta che si chiude. L’Alta Sicurezza. Ci spiegarono, quando iniziammo ad andare come volontari, che quei detenuti lì non vedevano mai nessuno, e che saremmo state le prime persone che incontravano dopo anni di isolamento.
Dei nomi ricordo solo A., che invece ricordava molte cose di noi, M., che è straniero e l’anno scorso si vergognava di parlare in italiano, L. perché ha due occhi bellissimi e V., che nei vari Istituti Penitenziari in cui è stato ha raccolto le poesie scritte da alcuni detenuti e le ha fatte rilegare in un libro. Ce ne sono di veramente notevoli.
Una è questa, che è poi quella che abbiamo letto oggi insieme a loro, e di cui ci hanno regalato una copia (peccato che nessuna delle poesie contenute nel libro porti la firma di chi l’ha scritta):

UOMO

In nome di qualcosa hai seppellito quella
parte del tuo io e ne calpesti, inconsciamente
la lastra sepolcrale
l’epitaffio mi svela che un’anima immortale
è stata barattata, a poco a poco, con un auto
di grossa cilindrata, col posto in prima fila in un teatro,
con una bella fetta di potere che ostenti, compiaciuto
di essere arrivato.
Dimmi uomo che senso ha perdere la propria identità



A., L. e M. c’erano anche l’anno scorso.
Dicono che ci stanno aspettando da novembre. Ma non fa niente, loro ci sono abituati, dicono.
Facciamo un breve giro di presentazione, perché dei nove allievi presenti in classe ne conosciamo soltanto tre. Parliamo un po’ di noi, di come nelle presentazioni si dica spesso, tra le prime cose, la professione, come se la nostra identità fosse quasi tutta lì. Poi passiamo la parola.
V.: Cosa dobbiamo dire? Siamo detenuti.
Risatine.
F.: Forse siete anche qualcos’altro, oltre che detenuti.
V.: Io sono un detenuto a tempo pieno.
Risate.
L.: Io invece sono un detenuto part-time.
Altre risate.
Qualcuno ci dice da dove viene, qualcuno parla dei figli che ha lasciato a casa.
I libri che gli abbiamo regalato nel 2005 non ci sono più, almeno non in biblioteca. A. dice che il suo ce l’ha lui (è bello pensare che un nostro libro ora gli appartenga), e che lo custodisce nella sua cella. Vorremmo portargliene degli altri, anche il nostro tesoriere F. fa di sì con la testa (e quindi si può fare), ma non tutti i libri vanno bene, dicono.
V.: Quelli con le copertine di cartone rigido, ad esempio, non vanno bene.
A.: Nemmeno i libri d’evasione.
Risate.
N.: Tutti i libri di poesia sono libri d’evasione.
Ancora risate.
Il clima è disteso ed emozionante, come quello dei primi incontri.
Leggiamo insieme alcuni poeti, sia italiani che stranieri. La poesia della Lamarque sul condomino morto è troppo triste, quella della Szymborska sul curriculum è troppo lontana dalla loro esperienza, mentre sono molto toccati da quella di Sanguineti:

vengo, con la presente, a te, per chiederti formalmente di esentarmi d’urgenza
dal comunicare, con te, per telefono: (io non posso battere zuccate disperate,
contro il primo muro che mi trovo a disposizione, ogni volta, capirai,
appena mollo giù il ricevitore):
(perché, mia diletta, io non saprò mai
separare, stralciandole, le tue parole, a parte, dai tuoi gomiti, dai tuoi alluci,
dalle tue natiche, da tutta te): (da tutto me):
sola, la tua voce mi nuoce



L.: E’ proprio quello che succede a noi quando telefoniamo.
V.: Sono rapporti senza contatto fisico, a cosa servono? E’ come un albero che non dà frutti.
L.: Non sono d’accordo, è amore anche così.
B.: Forse il pensiero che c’è qualcuno che ci pensa, ci tiene nella sua testa, comunque ci salva.

Alla fine dell’incontro mi chiedono di leggere un’altra poesia, scritta da un detenuto nel 2003 e che s'intitola "La gabbia".
Ricordo solo 4 versi:

"Il primo anno il corpo è dentro
e la mente fuori
il secondo anno anche la mente
è dentro
....."


Ho dimenticato cosa accade nel terzo anno, e nel quarto, e nel quinto...
Sono contenta di non lavorare in carcere, oggi me li sarei portati tutti al ristorante. Quando sono uscita, di nuovo all’aria e al sole, mi sono sentita in colpa per la mia libertà”.



Grazie di cuore per la tua testimonianza
barbara

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