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INES TABUSSO
00sabato 22 ottobre 2005 16:04


CORRIERE DELLA SERA
22 ottobre 2005
NUOVO PSI
Insulti, cartelli, risse: occupato il congresso
di ALDO CAZZULLO

ROMA - Due ore e un quarto di relazione del segretario, insulti, cartelli, risse, e il congresso del nuovo Psi non è ancora cominciato, anzi, è occupato. De Michelis giganteggia: «È meraviglioso! Tutto come quarant’anni fa, ai tempi dell’Ugi!». Impossibile accreditare i delegati, c’è accordo solo sui veneti non su tutti gli altri, dalla Lombardia sono arrivati sia quelli che hanno sfiduciato il segretario regionale Chiara Moroni e vogliono andare a sinistra sia quelli che appoggiano Chiara Moroni e vogliono restare a destra, «i veri delegati siamo noi!». La discussione è rinviata alla notte, i calabresi della sinistra interna occupano il congresso, Bobo Craxi dice che per lui «le assise sono aperte e valide». Ma il presidente della commissione di garanzia Lucio Barani - sindaco di Aulla, dove Bettino ricorre in effigie più di Ramsete II ad Abu Simbel - prevede che «di questo passo il congresso non si farà. Così De Michelis resterà padrone del partito e del simbolo. Il garofano è nostro. I calabresi di Bobo pensano di avere occupato il congresso; al massimo stanno occupando la fiera di Roma». De Michelis, magnanimo: «Ma no, il congresso si fa; anche perché ormai l’abbiamo vinto noi. Bobo deve solo decidere se andarsene o restare. Peccato, ormai si va verso il centrosinistra, come voleva lui, anche se ovviamente non posso rinunciare a porre condizioni. I veri problemi dovrei averli con chi vuole restare con Berlusconi...». Si va a dormire senza sapere con certezza se il mattino dopo ci sarà ancora il dibattito, e il partito. E dire che pareva andare tutto bene.
Primo giorno dell’unità socialista. «La diaspora è finita, grazie Bobo grazie Gianni» dice il cartello all’ingresso. Pure Bettino Craxi e Sandro Pertini appaiono riconciliati, il busto del premier e il ritratto del presidente si guardano e si sorridono. Apre De Michelis: «I socialisti finalmente possono unirsi!».
«Becchino!». «Comunisti!». «Berlusconiani!». «Amici di Violante!». La relazione del segretario è interrotta e conclusa da una rissa. De Michelis si è pronunciato a favore dell’intesa con Boselli e Pannella, quindi nel centrosinistra, ma ai calabresi schierati con Bobo non basta, vogliono una scelta di campo subito. Prende la parola Franco Piro: «Ritiriamoci dal governo!». Lo interrompe il suono dell’Internazionale, il microfono non funziona più, Piro è paonazzo; «comunista!» urlano anche a lui i lombardi di Chiara Moroni, «fuori dal governo!» gridano i calabresi al sottosegretario Del Bue, che risponde con un gesto inequivocabile come a dire: fossi matto. Intervento di energumeni vestiti di scuro con il cartellino «staff dell’on. Battilocchio». Insulti al ritmo dell’Internazionale suonata a martello. De Michelis: «Se fossi ancora nell’Ugi e volessi maramaldeggiare, farei arbitrare il congresso dai delegati del Veneto, gli unici accreditati, che stanno con me. Ma non voglio. Tanto la vittoria non è in discussione».
«Un congresso vero», avevano promesso i due antagonisti. Sono stati di parola. Come ai bei tempi: torpedoni, fischietti, occupazioni. Gli ospiti apprezzano, Enzo Carra si guarda attorno divertito, Casini e Veltroni purtroppo hanno già guadagnato l’uscita, Cirino Pomicino sorride: «Finalmente torna la politica». E passa in secondo piano che i duellanti ormai siano quasi sulla stessa linea. De Michelis vorrebbe prendere tempo, tenersi la sua maggioranza compreso il ministro Caldoro che non ha nessuna intenzione di lasciare la poltrona e Chiara Moroni cui sembrerebbe di tradire il padre suicida se costretta a passare con Violante e Di Pietro. Bobo vuole diventare segretario, e fa notare che «non possiamo dire a Prodi che si sbaglia su tutto, che non ci piace, che restiamo nel governo Berlusconi ma entro aprile veniamo da lui».
«De Michelis becchino dell’unità socialista» dicono i cartelli prestampati dai calabresi, le Iene li aizzano, invano Bobo cerca di fermarli. Caldoro esce indignato, passerà la serata al ministero perché non si sa mai: «E’ una vergognosa gazzarra! Sono truppe cammellate, manovrate da fuori. Non credo da Bobo, Bobo semmai è stato lo strumento di questo attacco al partito. Sono sempre più convinto di restare al governo e nella Casa delle Libertà, domani (oggi ndr) darò battaglia, sempre che il congresso prosegua. De Michelis deve chiarire se è con noi o contro di noi». Anche Chiara Moroni prende l’uscita laterale. «Era una trappola. Una trappola per Berlusconi. Ha fatto bene Silvio a non venire. Avevano portato pure i fischietti. Un agguato organizzato dall’esterno, non a caso c’erano le Iene». Un delegato assicura: «Le Iene sono innocenti». Anche Chiara Moroni dovrebbe parlare oggi. «Chiederei a Gianni De Michelis di spiegarsi meglio. Se davvero "esplorare l’unità socialista" significa allearsi con la sinistra, allora io non sosterrò più la sua mozione. Gianni ha detto per filo e per segno quanto anticipato dal Corriere : l’attacco ad Amato, la profezia della Grosse Koalition, l’impossibilità del terzo polo, la ricerca del massimo comune denominatore con Sdi e radicali: no al ritiro dall’Iraq e alla cancellazione delle riforme Biagi e Moratti. Ma, proprio per questo, a sinistra non si può andare. Spero ancora che De Michelis non faccia l’ultimo passo. Sarebbe incoerente con se stesso. Perché la sinistra proprio quello vuole: ritirarsi subito dall’Iraq, la controriforma della scuola, dell’università, del mercato del lavoro. Lo so anch’io che l’unità socialista si fa nell’Unione, che Boselli da lì non esce. Ma noi perché dobbiamo inseguire uno che non ha avuto neppure il coraggio di votare per il proporzionale? Se poi il congresso finirà diversamente da come mi attendo, trarremo le conseguenze. Con Boselli e Prodi non andrò mai».
Boselli fa sapere che neanche lui ci va, oggi, in questa bolgia. In dubbio pure Pannella. Del Bue: «Sono pronto a lasciare il governo, però il patto di legislatura va onorato...». Bobo Craxi: «Per fortuna, dopo che ho definito la presenza di Berlusconi una provocazione politica, Silvio è rimasto a casa». De Michelis sdrammatizza: «All’inizio ho pensato davvero di non poter cominciare. Ora è quasi fatta. Non mi restano che tre problemi: la destra interna, la sinistra e Boselli, che però deve pur decidere cosa fare da grande». Un delegato gli grida: «Gianni, quando conti di deciderti? A marzo?». Risposta: «Tranquillo, della gestione non ti preoccupare, che un po’ d’esperienza ce l’abbiamo».
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