*Veleni che sulle labbra sono dolci quanto il Miele.* [OK CON INDICAZIONI]

.Melisande.
00sabato 14 novembre 2015 19:16
..:: Riassunto ::..
Celebnath, da poco giunta nelle nostre terre, in piazza si gode la serata. Pensa, guarda le stelle. Melisande la raggiunge e l'avvicina con la scusa del censimento. Inizia un botta e risposta interessate: si parla di nobiltà, ricerche, nomi elfici, richiami di sangue. Si parla di eternità e con la Duchessa, infine, non si può non parlare di quello per cui lei vive: i veleni. E sono proprio i Veleni la scusa che Melisande sfrutta per farsi seguire dalla mezza. La vampira allunga una mano verso di lei, le dice di seguirla. La mezza acconsente e si ritrova spinta in una casa abbandonata, violata e poi abbandonata senza ricordi della serata. Solo una voce, di donna, che dice: *Vi farò provare un veleno. Seguitemi fino alla Casa dei Veleni*.



..:: Commento e Asterischi ::..

Due serate estremamente piacevoli in cui Celeb e Melina si sono fatte compagnia a vicenda.
Gli attimi di panico off non sono mancati quando la player mi ha fatto notare che i mezzelfi sono resistenti alle influenze magiche e quindi anche al Dominio del vampiri. Fortunatamente la Signora della Torre è disponibile 24h/24 per sedare i miei attacchi d'ansia e d'ignoranza e con tanta pazienza mi ha illustrato come risolvere la situazione: i dadi! Quindi abbiamo concordato con la player di Celeb come organizzarci con i dadi e tutto si è svolto pacificamente, senza polemiche e soprattutto con uno straordinario tiro della sottoscritta (contro ogni previsione). Per questa volta hanno vinto i Vampiri, con il loro Dominio!

(***):
- Ripristino punti sangue di Melisande, al momento ne ho 3 e in questa giocata ne ho guadagnati 12, a cui bisogna toglierne uno per l'uso di dominio ma riesco chiaramente a raggiungere i 5 punti sangue.
- Togliere -60 punti salute a Celebnath.
- Dominio II: {Dell'intera notte non avrai memoria. Non ricorderai Melisande D'evreux di Shahrizai, Duchessa di Barrington. Non ricorderai nè occhi cremisi e nè canini appuntiti. Quello che ricoderai, invece, sono un paio di occhi ametista e una voce di donna che dice *Vi farò provare un veleno. Seguitemi fino alla Casa dei Veleni*.} [Sotterfugio liv3]


Grazie e buon gioco a tutti!


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CELEBNATH [piazza]Notte.Notte che vegli sul sonno incosciente di chi cerca riparo dalle tue spire, notte che scivoli lente allungando dita d'ombra, umide, fredde, dita di morte sulla trama fitta di pareti e pietre, che tispandi ed impregni ogni singolo anfratto, ogni, bivio, ogni curva come sangue coagulato nei ventricoli del cuore di questa città sul lago, ad un passo dal sogno e per questo forse ancor troppo reale, lascia che alle tue labbra s'abbeveri questa creatura dallo sguardo distante che siede con le spalle appoggiate alla base della fontana. Siede lei, un ginocchio flesso contro il petto che mostra forme acerbe di donna, una gamba stesa nella polvere della strada. Siede silenziosa e lo sguardo sollevato, così buio ora che non v'è luce a scaldarne il turchese dell'iride, così duro e distante nel contemplare la solitudine indifferente di uno spazio siderale nero come l'onice, trapuntato di stelle. Il respiro freme, vibra scivolando dalle narici sena che le labbra si schiudano, senza che esse lascino scivolare la sottile spiga smunta, una pianta indefinita strappata alla fessura che le sta accanto a dispetto del coraggio della sua vita. Inspira. La notte scivola nei suoi sensi, dentro di lei come dentro ogni casa. porta l'odore della verdura scartata dei resti del mercato ormai chiuso. l'odore dell'acqua, della bruma pallida che fa capolino, dell'erba stessa che ha catturato, di polvere desideri e sogni. I suoi. Gli altrui marcati e svaniti nel fango di quel selciato su cui giace incurante dell'umido che a poco a poco atrofizza le membra scivolando tra le pieghe delle vesti. Un brivido lungo la schiena e il capo si riabbassa in una danza sonnolenta di capelli scompigliati e scuri, scaglie di quella stessa oscurità notturna. Li scosterà dal volto con un brusco gesto della mano osccuta, ciocche tra le dita come ragnatela, poi solo onde e un nuovo sguardo, forse meno velato.

MELISANDE [ Vicolo - Pressi fontana ] Passeggi, cammini. Ti muovi tra le ombre della notte con passo sicuro: la notte, d'altra parte, ti è amica tanto quanto nemico ti è il giorno. Vivi solo dodici ore al giorno. I riccioli corvini scendono fino al fondo della schiena e ondeggiano ad ogni tuo passo. Fingi di respirare in modo regolare. Fingere è sopravvivere in questo tetro mondo in cui non si può nemmeno essere morti senza destare l'indesiderata curiosità di qualche folle paladino dell'equilibrio. Su queste terre non si può nemmeno morire in pace! Indossi anche il Pendolo di Dedalo che stona, così ametista, su la veste cremisi che indossi stanotte ma che attualmente s'intona con il colore dei tuoi occhi. Avvolta intorno alle spalle hai una sciarpa di lana nera: anche questa serve per salvare le apparenze, mi sembra ovvio. Un borsello, a tracolla, contiene alcuni oggetti: le chiavi della Dimora dei Veleni, il simbolo di Gran Maestro e il Medaglione del Drago. Meglio non lasciare incustoditi questi oggetti! Sul petto hai appuntato la Spilla di Duchessa di Barrington che ti contraddistingue come membro del Governo. Duchessa, forse ancora per poco. E insomma eccoti mentre varchi l'ingresso della piazza e ti aggiri tra le panchine, come una pantera in agguato. Questo sei, un predatore in cerca di una preda. E' semideserta la piazza, per cui non dovrebbe essere difficile scorgere una figura di donna che sembra... persa. Lungi da te, Melisande, provare ancora sentimenti. Il cuore della giovane batte forse, il profumo dei suo sangue ti stuzzica. Vogliamo giocare, giovane donna? Fino a che punto? E quindi verso di lei muovi passi. *Sid, milady.* Le dici soltanto, guardandola dall'alto verso il basso. Tono sfumato di cortesia. Tiepido. [Tenebra I - Veggenza I]

CELEBNATH [piazza - pressi fontana] Socchiude appena le palpebre. Che cosa scorga ora, nella penombra che le stelle e le torce rendono più soffice, più ovattata, che il sangue misto sfuma, come l'acqua che diluisce l'inchoistro, rivelando più di quanto ad un comune mortale sarebbe concesso. Ma cosa vede davvero? Cosa guarda oltre la linea irregolare dell'edificio di fronte, oltre le orbite vuote di finestre chiuse e fuochi oscillati distanti come se appartenessero a un altro luogo, a un altro tempo. Forse proprio questo. Forse la trama inquieta dei suoi pensieri trasposta in sospiri e bruma. Poco importa. Poco, ora che una figura va a palesarlesi vicina, sempre più vicina. Sensi acuti i suoi, sensi da animale, ben vigili, che dovrebbero concederle di percepirla senza grossa difficoltà, dato che ella stessa non le si nega. Palpebre che si serrano e riaprono nel momento dettato da un battito di cuore, battito rapido di chi è stato messo in allerta. La mano sinistra si abbassa premendo il palmo a terra e lei fa leva sulla gamba flessa spingendo appena il busto in avanti, sfruttando la stabilità che l'arto a terra dovrebbe fornire per spostare il baricentro ed accucciarsi prima, rialzarsi poi con relativa grazia. Non c'è intento in questo. efficacia più che eleganza nei gesti come nel vestiario, di un bluco e foggia maschile. Manto logoro e stivali macchiati e occhi... occhi che ora la vampira vedrà bene nella beffa di un buio che non inficia entrambe, ora che la vicinanza è tale. Occhi di animale, occhi di chi sa quanto rapido sia il mutare della sorte e come anche il miglior cacciatore può divenir Preda. Un istante di silenzio. entrambe in piedi. La ricerca di una parità solo apparente. [Sid a Voi] una risposta, la cortesia dovuta, la curiosità insita in una natura irrequieta che inclina un po' la prospettiva nel piegarsi del volto sul fragile collo. L'erba come il suono dalle labbra è scivolata. Come esso, caduta e poi svanita.

MELISANDE [ Pressi fontana ] Immobile come una statua punti gli occhi ametista sulla figura sconosciuta. Ti fermi e osservi l'immagine di una donna dalla posa scomposta, vagamente folle. Come se vedesse qualcosa con i suoi occhi che altri non possono scorgere. Un pittore, di certo, sarebbe in grado di rendere giustizia alla scena. Ma tu, Melisande? Non sai cosa sia l'arte. Tu sai solo creare veleni e azzannare colli. Immagine cruenta ma veritiera. Donna ma non fino in fondo, quella seduta scomposta che osservi con tanta attenzione: sangue eterno scorre nelle sue vene. La grazia del suo retaggio elfico le consente si sollevarsi con movimenti fluidi. *Sono Melisande D'evreux di Shahrizai, Duchessa di Barrington e Signora dei Veleni.* Ti presenti. Perchè? Ora lo vedrete. *Per ordine del Governatore, come saprete, tutti i cittadini devono essere censiti.* Il tono ora è cortese, si apre pure uno spiraglio di sorriso sul volto ammantato d'inganno. Un sorriso cordiale, anche se falso. Ma lei non può saperlo, giusto? *Voi lo siete stata, milady?* Capelli neri, occhi chiari. Una rarità. Un po' come te che possiedi gli occhi ametista e onde scure. Possedevi, Melisande. I Veleni prima e la Morte poi si sono presi tutto, donandoti, però, un diverso modo di vivere. [Sotterfugio liv3] [Tenebra I - Veggenza I]

CELEBNATH [piazza - pressi fontana] Lei parla, parla ancora e da quegli occhi di gemma preziosa lo sguardo della mezzelfa scivola alle labbra, quelle labbra che si muovono proferendo parole che iniziano a dare un senso a quell'incursione. le palpebre si socchiudono e il capo si abbassa appena in quello che pare di fatto l'abortito abbozzo di un inchino. no, lei non è una donna formale, non è una che si piega. lo si vede da come la schiena per quanto venga portata un poco a curvarsi, insieme al capo, per generare quel gesto di apparente rispetto, non sia accompagnato dall'abbassarsi degli occhi. No, quegli occhi che rivaleggiano in colore con il cielo estivo rimangono sollevati sul volto di lei, vigile, attento per quanto sospeso nella trina sottile tratteggiata tra ciocche scomposte e lunghe ciglia. [Celebnath. Solo Celebnath, Signora...] si presenta, impostando la voce in un sussurro che ha forse almeno un po' più della cortesia che si conviene all'approcciarsi con la nobiltà del luogo. Qualcosa, forse poco, ha imparato. Qualcosa. La diffidenza. La curiosità. L'apparenza. [Onorata] una parola come uno schiocco tra palato e lingua a cui si accoda la spiegazione seguente, condita con un sorriso che è piega delicata delle labbra piene, sfumatura sottile su un volto delicato, ancora, a dispetto del tempo e del trattamento [sì, ero a conoscenza di questa volontà, ma non credevo ancora mi riguardasse, mia Signora. Sono appena giunta, viandante, non cittadina. Sono qui alla ricerca di una persona, in verità... e da questo dipenderà molta della mia permanenza]

MELISANDE [ Pressi fontana ] La osservi. Vi osservate. Il suo odore di vita ti attraversa. Invidiosa, Melisande? Invidiosa per quel cuore che batte, per quella pelle rosea, per quei sospiri? Invidiosa per i suoi sentimenti? Non dovresti esserlo, giusto? I vampiri non provano sentimenti. {Sediamoci, vi va? Sono stanca.*} Usi anche un tono afflitto, cerchi di imitare un sospiro stanco mentre ti sposti per poi sedere, composta, sul bordo della fontana. Quando eri semplicemente una viandante, anche tu sceglievi la piazza. Ti sentivi meno sola. Ma questo la Vedova Nera dei Moth non può ricordarlo, non può percepirlo. E così nemmeno Celebnath. {Forse posso aiutarvi con le vostre ricerche.} Del resto il mostrarsi gentile è sempre stato d'aiuto con la ricerca di.. cibo. {L'onore è mio, Celebnath.} Qualche secondo di curiosità affiora sullo sguardo. Falso, anche questo. {Avete un nome curioso, singolare.} Sollevi le mani e con gesti lenti e misurati cerchi di sistemare meglio la sciarpa di lana nera che copre la parte superiore del tuo corpo, come se soffrissi l'aria fredda della sera. Non dovrebbero fare questo le Signore? Sbatti le palpebre, movimenti misurati e lenti. Il sorriso che affiora sulle labbra. I canini ben celati dall'incantesimo dei Doni di Sangue. [Sotterfugio liv3][Tenebra I - Veggenza I]

CELEBNATH [piazza - pressi fontana] La studia. E' evidente che lo faccia e in quel gesto non vi è nemmeno il minimo pudore, nessuna incertezza, nessuna minima reticenza nel rivelarsi per quello che è. Non certo una signora, non certo una creatura avvezza ad ambienti altolocati o pomposi. L'aria notturna la lambisce e con mano ferma lei va a stringere il manto logoro di un colore che è quello che il tempo dispensa a ciò che troppo a lungo a vissuto. Il Tempo corrode, e i segni non sempre sono visibili come sugli abiti. Traspare questo, traspare anche dalla sfumatura leggermente cinica che piega le sue labbra ed impregna il suo sguardo a quella prima osservazione mentre senza realmente rispondere alla domanda posta semplicemente indica il bordo lucido della vasca, lasciando alla nobile la scelta della seduta, prendendosi il vano momento sospeso dal variare di posizione per poter assaporare la possibilità di guardarla a posizioni invertite. Solo un momento, il capriccio di un orgoglio a volte troppo pericoloso quindi, sistemando meglio la cappa, a sua volta va a sedere accanto a lei [è elfico... per quel che so... l'unico ricordo di mia madre, il suo unico regalo] uno sbuffo nasale, più derisorio che sentimentale, in effetti. Lo sguardo che torna verso di lei e la posizione composta è decisamente breve. Il tempo di un paio di resiri e ruota il busto per meglio fronteggiarla piegando una gamba per posar ginocchio e coscia sulla fontana, piede sospeso appena oltre il bordo, staccato da terra. una mano in gremb l'altra che passa, vigorosa e sicura, scostando i capelli e rivelando lo scempio che ha mutilato una delle orecchie prima che le ciocche ricadano [Magari sì... mi è stato detto che posso rivolgermi ai membri della nobiltà, per chiedere se sia censito... e voi siete anche molto più di questo, mi pare di capire. Poi... se lo concederete, vorrei fare una domanda ben meno rispettosa]

MELISANDE [ Fontana ] Vi sedete, entrambe. Tu composta, lei un po' meno. Ma non lo noti. Tu riesci solo a notare quel suo bel colorito roseo, a invidiarle il battito cardiaco. E' vero che il tempo corrode e lacera. Ancora non lo sai, Melisande. Sei Eterna da poche lune in realtà mentre la mezza forse vive da più tempo di te: avrà già compreso cos'è l'eternità, come gestirla. Vorresti quasi chiederglielo: come si fa a vivere per sempre senza incorrere nella noia? Come si fa a veder morire chi ami intorno a te andare avanti? Come si può vivere quando si è morti dentro? E guardarsi allo specchio e vedersi sempre uguali. Il Tedio presto ti attanaglierà l'anima. ''Tu non sai cosa sia l'eternità''. Questo ti ha detto Ithilbor, tua madre. No, non lo sai. {Sapete cosa significa? Suona molto bene. Mi piace. A voi non piace?} Meglio di Melisande. Chissà dove sono andati a pescarlo il tuo nome: forse qualche zia zitella con la quale condividi il destino. Ascolti quel che replica. Lasci comparire un sorriso ironico sul volto {Nobiltà? Non credete che io sia nobile, Celebnath!} Sei nata nobile, Melisande. Ma forse non lo ricordi. {Sono Duchessa solo perchè il Governatore ha ritenuto necessario circondarsi dei Capicongrega di queste terre. Una mossa saggia, se voleve sapere la mia opinione. Ma di certo non aspiravo a tanto.} Sembra quasi una confessione intima. Vera, ad ogni modo. {E allora ditemi pure il nome e chiedetemi ciò che dovete. Siamo qui.. e siamo sole.} Distogli per un attimo il tuo sguardo ametista da quello zaffiro di lei: pietre preziose contro pietre preziose. Osservi la piazza. Oh si, è terribilmente vuota. [Sotterfugio liv3][Tenebra I - Veggenza I]

CELEBNATH [piazza - pressi fontana] Pare riflettere, in silenzio, sulla sua domanda. Arriccia leggermente il naso ed inspira, facendosi appena più vicina all'altra. E' un gesto che sembra naturale ma che invece non lo è affatto. No, sfrutta i suoi sensi, cerca l'odore della sua pelle, così diversa e insieme così simile alla propria, cerca l'aroma di chi ha vissuto in un lusso che non ha mai nemmeno considerato per sè stessa [Mi piace?] fa eco alle sue parole, una nota interrogativa nella voce [in verità non mi sono mai soffermata a pensarci. Che mi piaccia o meno mi appartiene, è il mio retaggio, la mia sola eredità quindi lo accetto per quello che è: strano, per i più quasi impronunciabile, ma abbastanza musicale] e sì, davvero pare un'osservazione fatta senza alcun legame emotivo. Un battito di ciglia ancora e pare rifletterci [mio padre mi disse che significa 'ragnatela d'argento'... non so se questo sia vero oppure no, non conosco altro di quella lingua] stavolta però al procedere della discussione è genuino il sorriso che, per quanto piccolo, prende forma sulle sue labbro creando nuove piccolle crepe su quella pelle rosea, disidratata o forsee solamente poco curata [Il vostro che cosa significa?] domanda quindi a propria volta [e perdonate la franchezza, ma voi nobile lo apparite decisamente... sarà stata anche una strategia ma i vostri modi hanno un'eleganza... solo un cieco non se ne accorgerebbe, sarebbe confondere un cigno con un pollo] replica [ e alla mia domanda avete già risposto prima che essa venisse posta. volevo chiedervi se è più prezioso per voi il titolo del blasone o il Veleno] una pausa [ma il Veleno... esso è ciò che vi appartiene davvero giusto? Ciò che vi scorre dentro... se così fosse, troverei conferma a quanto ho sentito sul fatto che vi siano veleni che sulle labbra sono dolci quanto il miele. ] Torna quindi seria [colui che cerco, forse voi lo conoscete, è Donatien Cornelius Lancaster, Duca di Cornovaglia]

MELISANDE [ Fontana ] La pelle degli Eterni figli di caino odora? Oh si! Ma solo se loro vogliono che sia così. E la tua pelle odora, ora, di una vita che non possiedi: non è così mezza? Riesci a sentirlo con i tuoi sensi elfici? {Si, i nomi che i nostri genitori ci hanno affidato sono importanti. Se vogliono dir qualcosa. Ragnatela d'argento è davvero molto.. elfico, devo dire. La traduzione mi sembra molto letterale, forse ha qualche altro significato storico che si è perduto con il tempo. Magari, in passato, il vostro nome è appartenuto ad una grande guerriera elfica. Se volete soddisfare questa curiosità, che forse è più mia che vostra, i conoscitori arcani sapranno sicuramente come aiutarvi. Conoscono cose che a noi umani non è permesso imparare.} Ridacchi, forse divertita. Forse no. A te i Conoscitori Arcani non piacciono. A parte Shariziah, ovviamente. Ma lei ti odia. Il che, davvero, è sconveniente. Ti odia solo perchè hai aiutato il Governatore a mettere dietro le sbarre il suo capo. E che sarà mai? Avevi anche intenzione di ucciderla se è per questo. Ma meglio non dirlo alla povera Shariziah. {Il mio nome? Davvero non so dirvi, milady. Non lo chiesi mai ai miei genitori.} Fai spallucce: non è importante. Vedova Nera l'hai scelto tu e solo perchè tutti gli uomini che hai avuto sono.. morti o svaniti nel nulla, risucchiati da qualche misteriosa forza. L'ultimo stavi anche per sposarlo! Vedova Nera dei Moth è il solo nome che conta, ormai. Le successive parole della mezza ti costringono ad un sorriso che, se fossi ancora viva, sarebbe sincero {Ho scelto di accettare la carica di Duchessa per tutelare i Veleni, sarebbe chiaro anche ad un cieco. Loro sono il mio Passato, il mio Presente e saranno il mio Futuro. L'unica via certa.} Le dici. {Veleni che sulle labbra sono dolci quanto il miele.} Ripeti le sue parole, ti hanno affascinata.. per quanto possa affascinarsi un Immortale. {Potreste provarne qualcuno, per verificare personalmente.} Un invito.. importante, Celebnath. Molto importante. E poi quel nome che ti fa aggrottare le sopacciglia nel classico cipiglio di chi sta pensando: sposti lo sguardo sulla piazza, in direzione della biblioteca. Cerchi un appiglio, cerchi un ricordo. Lo trovi. {Donatien Lancaster.} Ripeti la parte del nome che conosci, quindi riporti lo sguardo su di lei, cercando d'incrociare i suoi occhi. {Era lo Scriba della Biblioteca Comunale} Sollevi il braccio destro, indicando l'edificio nella notte. {Non lo vedo da anni, però.} Le riveli infine, ignara del ritorno dell'eterno. [Sotterfugio liv3] [Tenebra I-Veggenza I]

CELEBNATH [piazza - pressi fontana] Difficile dire che cosa abbia trovato nel respirare quell'odore, nel cercare quella tracciaa nell'aria. Non dà segni di notare nulla, forse alla fine non c'è nulla che l'abbia colpita o forse il discorso la prende più di quanto non faccia il semplice ineriarsi dei sensi della ppresenza dell'altra. Si muove appena, istintivamente, le si fa un poco più accosta ed il permane con una naturalezza fragile che è forse l'unica cosa delicata in tutta la sua figura. Un maschiaccio. [Indagherò e vi farò sapere, dunque, s vi sia qualche eroina o guerriera che abbia mai portato il miio nome, o se mia madre si fosse solo innamorata dei ricami della natura. ] un attimo di pausa [in ogni caso, il più delle volte, la mano della natura crea cose molto più belle di quelle che l'uomo sarà mai capace di fare... è bella, nella sua indifferenza. E' ciò che è senza ipocrisie, con il suo linguaggio e i suoi segreti. Nè bene nè male, solo vita... e morte. E vita attraverso la morte. ] replica [forse comunque si potrebbe indagare presso di loro anche sul vostro, mh?] l'espressione che va facendsi ora più seria, a mano a mano che quel discorso ha preso forma, adattandosi allo stato d'animo, al palpitare di quel cuore mortale in un corpo che il Tempo l'ha percepito sempre in modo diverso, sospeso a metà, come la sua intera natura è [Una via certa è molto più di ciò che la gran parte delle persone ha, sono fortunata] occhi nei suoi, nuovamente il blu che si perde nel viola, ora forse un poco più vicini ancora e poi, di nuovo, gli occhi scendon scendon alle labbra e poi agli occhi di nuovo. Un istante di silenzio quindi un breve, secco, cenno di assenso [Sì. Fatemi provare. Mostratemi. ] sicuro il tono con cui lo fa quindi annuisce e guarda verso l'edificio. Uno sbuffo nasale [anni... mi auguro che non sia scomparso. Dovrò verificare] occhi ancora tra le ombre verso quel palazzo addormentato poi l'angolo destro delle labbra si piega e lo sguardo cerca ancora quello di lei [non Stasera]. In un soffio.

MELISANDE [ Fontana ] Solo vita e morte. E vita attraverso la morte. Soprattutto vita attraverso la morte. E dopo la morte. {La natura crea. Noi Maestri dei Veleni sappiamo come esaltarla, estremizzarla. La rendiamo perfida e crudele più di quanto già non sia, ma sempre rispettandola.} Annuisci alle tue stesse parole, come se avessi detto chissà quale verità assoluta: è la tua verità, quella. Probabilmente una fata non la penserebbe allo stesso modo: mai sfrutterebbe ciò che la Natura concede, non manipolerebbe mai una bacca o una foglia. Mai. Ma questi sono discorsi che questa notte non ci servono. {Forse.} Le concedi con un sorriso quando propone d'indagare sul tuo nome: Melisande. Chissà cosa uscirebbe fuori! Ma hai una vita intera per indagare.. perchè sprecare questi attimi preziosi? La Notte corre veloce e solo i vampiri probabilmente se ne accorgono. Sentono l'alito dell'alba sul collo, lo percepiscono come un formicolio che si sposta insieme alla Terra. Perchè è la Terra che ruota intorno al Sole, non il contrario. {E quindi volete provare un veleno. Posso sceglierlo io, non è così?} Le domandi mentre sul viso si apre un finto quanto accurato sorriso colmo di malizia mista a curiosità. {Sei sicura, Celebnath? Potrei scegliere per te un veleno che non ti farà più aprire gli occhi.} E' una minaccia, Melisande? Forse. Forse. Aspetti una risposta, la guardi. Con l'eleganza della Pantera che eri posi nuovamente i piedi a terra e ti sistemi in modo da poter osservare la mezza frontalmente: dritta, immobile. Ancora Ametiste e Zaffiri, ancora il profumo del Sangue altrui che ti solletica. [Sotterfugio liv3 - Agilitù liv2] [Tenebra I - Veggenza I ]

CELEBNATH [bordo fontana] sposta un braccio sostenendo il peso del corpo mentre esso un poco s'arcua nel momento in cui una volta ancora il suo capo si solleva e quegli occhi tornano ad appuntarsi sulle stelle, uno spettacolo speculare. Loro che guardano lei e lei loro. Uno sbuffo leggero e nasale mentre ascolta la prima frase che la vampira pronuncia, palpebre che si socchiudono, fessure pallide attraverso cui il blu si perde nelle ombre. Non si perde lo sguardo che torna invece a cercare quello di lei [renderla perfida dite... no, non redo che sia così. La Natura è sè stessa e basta, è l'uomo a essere perfido, o generoso... è l'uomo a cercare il male e il bene... voi distillate ciò che potrebbe recidere una vita più rapidamente che una lama...ma potreste parimenti creare ciò che saprebbe salvarla da una sicura morte. E' la mano che si muove tra foglie e radici a scegliere quale, a scegliere come... una pianta è solo una pianta... ciò che da essa nasce quando Voi, Mia Signora, la piegate e distillate è la vostra stessa essenza... filtrata verso di lei. Non so nulla di veleni, ma da come ne parlate... molto più di quanto dite... desumo che essi nascono direttamente da dentro il loro creatore... come un quadro non è solo pigmenti, ma anima impressa con pennello] replica l'espressione rilassata che però va a tendersi nel momento in cui lei prospetta quella possibilità e enuncia quella che pare più una sfida che una proposta. L'angolo destro delle labbra si arcua in un sorriso senza calore, occhi nei suoi e in essi brilla una luce di spregiudicato orgoglio, quasi di sfida [Oh sì, sono sicura. Avanti, scegliete per me... fatemi vedere che cosa avete in serbo. Rivelate...] e qui si interrompe, seria, troncando la frase, negando una conclusione come a voler lasciare a lei stessa la giusta fine. Il cuore danza, un battito d'ali di pettirosso, il respiro si mescola appena più celere all'aria. Paura o eccitazione, forse l'agrodolce nettare che nasce dal loro sposalizio. Si Raddrizza, postura rigida forse ma eretta, testa alta e labbra leggermente schiuse.

MELISANDE [ Fontana - Vicolo ] Le sorridi, come faceva Melisande. Quasi con tenerezza. {Oh, non sai nulla dei Veleni. Loro non salvano: anche quelli meno potenti, anche quelli che possiedono un fine nobile.. sono fatti per nuocere. O il loro nome non sarebbe ''Veleno'' ma ''Medicamento''. Siamo diversi noi dagli ospitalieri che dispensano medicine. Tienilo a mente quando parli con qualcuno che fa parte della nostra Congregazione. Io sono la più tollerante di tutti.} Fino a quando non vengono insultati i Veleni, superato quel punto la tolleranza si esauisce. {State giocando con qualcosa che non conoscete, Ragnatela D'Argento.} L'ammonisci ancora, per l'ultima volta. Le dai l'occasione di fuggire da te, di fuggire dai Veleni. {Ma forse, dopo questa notte e se vivrai abbastanza, cambierai idea. Magari vorrai accostarti anche tu ai Veleni, chissà. Dopo la prima esperienza alcuni sono fuggiti, altri hanno subito traumi nella mente.. altri ancora ne sono rimasti affascinati.} E tu, Signora dei Veleni? Dopo il NOX sei corsa nella Casa dei Veleni. Non hai supplicato, ma quasi. Tu li volevi i Veleni, li vuoi ancora oggi. Allunghi la mano sinistra verso di lei, lentamente, così che possa prenderla. La sentirà simile alla sua: tiepida sul palmo e fredda sulle estremità. Bisogna camuffarsi, no? Se prenderà la tua mano, comincerai a camminare per la piazza, trascinandola dietro di te. Direzione? La casa dei Veleni. [Sotterfugio liv3] [Tenebra I - Veggenza I]

CELEBNATH [fontana - vicolo] Parole come falene nell'aria notturna, ombrose, vellutate foriere di qualche cosa che potrebbe essere morte, o vita, una vita differente, una vita arricchita o mutata proprio come può fare solamente un Veleno. La guarda ancora, la guarda e la stasi permane come un lieve sudario posato tra loro, una fragile garza che divide le loro Realtà, così simili ed insieme così diverse come la notte di Semhain il mondo dei Vivi e quello dei Morti. E non sono forse questo, entrambe? Una perfetta rappresentazione di questo equilibrio così assoluto e così fragile, vicino eppure difficilmente in contatto, mai divisi, mai realmente uniti. Un battito di ciglia, un battito delle proprie come eco esteriore di un più sordo e denso battito del suo cuore, un'eco di quel suono che ora ella pare percepire tanto distintamente. [Non so nulla.] conferma, nessun pudore, nessuna emozione apparente a unirsi a quella che risulta come una semplice constatazione, un'ammissione senza pretesa di giustificazione [ma questo non è affatto un gioco, mia Signora. Non c'è nulla di più serio. Non per me.] la fissa seria [se voi voleste... questa vita finirebbe stanotte. Ma la vita si spegne sempre, come la fiamma di una candela. L'immortalità è pura illusione, gioco del Destino. Gioco, questo sì] si alza, posa la mano dalle dita lunghe ma ruvide, unghie corte e polpastrelli callosi di chi non s'è negata al lavoro [se vedrò l'alba, saprò qualcosa di più... se così non fosse, morirò imparando. Una morte molto più onorevole di tante altre] e ciò detto si lascerà condurre come viandante ignaro o mendicante cieco verso una meta che non conosce, nel ventre buio di una città straniera, a testa alta.

MELISANDE [ Vicolo ] Si estendono i sensi della Veggenza mentre percorri quelle strade vuote. L'ora è tarda, nessuno percorre i vicoli bui della cittadina: nessuno tranne te e Celebnath, mano nella mano. Dormono gli umani, riposano le menti coloro che hanno sangue immortale. {Proprio voi mi parlate dell'Eternità in questi temini? Il fiero sangue elfico scorre nelle vostre vene. Avete sicuramente più anni di me e ne dimostrate molti di meno.} Si, perchè la vita di Melisande si è interrotta quando lei aveva 28 anni: rughe d'espressione si sono congelate sulla fronte, attorno agli occhi e ai lati della bocca. Venotto anni, per sempre. Ma il discorso finisce qui. All'improvviso ti fermi, a metà del vicolo. Attorno a te solo case: non c'è la casa dei Veleni, qui. Ruoti il capo, per osservare la mezza per l'ultima volta negli occhi. Un ultimo sorriso prima di trascinarla, con un poco di forza, all'interno di un'abitazione abbandonata, senza porte ma con delle finestre. Impolverata ma non sudicia. Il luogo perfetto per violare un corpo e una mente in tutta tranquillità perchè i Sensi immortali non odono anima viva intorno a voi. Cercherai, quindi, di spostare il corpo della mezzelfa davanti a te, cercherai d'immobilizzarle le braccia, tenendole aderenti ai suoi fianchi con le tue mani da predatore. *Non opporre resistenza, Ragnatela d'Argento. Ti piacerà, vedrai.* E' una promessa, una carezza nella mente ti Celebnath che si riempie della tua voce che sussurra parole con intimità. [Veggenza II -> Celebnath] [Vigore (Passivo) II] Se si muoverà, tu rinsalderai la presa. Non temere, mezza. Ti piacerà. I canini cercano di perforare, con grazia -sempre con grazia-, la pelle in prossimità della vena giugulare sinistra, così da attingere direttamente alla fonte. Dovrebbe sgorgare senza farsi desiderare troppo il denso liquido che sa di ferro: cade sulla lingua, scivola lungo la gola. Sollievo, dopo tante settimane. Finalmente sollievo. E tu, Celebnath? Che ne pensi? Si dice che il morso di un Vampiro sia più erotico della virilità di un uomo. Confermi? [Tenebra I - Veggenza I] [I turno suzione]

CELEBNATH [vicolo] Inarca appena un sopracciglio volgendo il volto in direzione dell'altra. Un battito di ciglia ancora e la mano libera sale nuovamente a scostare i capelli dal volto, a ravvivare quelle ciocche ribelli, così poco curate pur senza essere realmente sporche o incolte [avere molti anni non rende immortali... il mio corpo invecchia in modo diverso, non in modo diverso soccombe a una lama affilata, al fuoco o a mille altre cose... mi dà solo un frammento di possibilità in più di procedere oltre, piccolo, abbastanza per illudere i più... ma tutto dipende, in fondo, da ciò che si sà, da ciò che si è imparato]. Eppure forse lei non ha imparato nulla. Nulla, perchè le ha creduto o forse realmente varcando la soglia della città ha messo in conto che quella potesse essere la meta finale del suo viaggio. Definitiva. Autodistruttiva persino forse. Una ragnatela fremente contro l'impeto del vento e quel vento ha nome, ha volto, ha forma in quel momento. Un volto di donna e uno sguardo d'ametista che forse è risultato troppo magnetico. E' per questo forse? Per questo che a quella spinta non vi sarà alcuna resistenza, solamente qualcosa simile a stupore nell'incespicare di un momento verso quella porta sfondata, verso l'oscurità più fitta di una dimora che dovrebbe essere riparo ma che troppo nella sua decadenza potrebbe avvicinarsi ad una tomba. Nessuna lotta, solo il braccio di cui lei non tratteneva prima la mano cercherà di sollevarsi. No, non un gesto che cerca libertà quanto più il movimento di chi tenta di trovare un contatto. Nessuna domanda, non in quel momento, solo l'accellerare del cuore, un palpito di pettirosso nei suoi ultimi istanti. Un basso gemito dalle sue labbra mentre la carne si lacera e il sangue inizia a defluire tirngendo di rosso l'ombra sotto le sue palpebre. Realtà vermiglia. Intrico di vene. Carne, vitae... da vita. vita che sfugge alle sue vene battito a battito, gemito a gemito mentre le punte delle dita cerca ancora la stoffa che ricopre l'immortale, un'ancora a cui aggrapparsi mentre i suoi sensi naufragano.

MELISANDE [ Casa Abbandonata] E allora è vero! Perchè ad ogni gemito il cuore accelera e più il cuore accelera più Melisande si prende la tua vita, Mezza. Non te l'aveva forse preannunciato che avresti rischiato di perderla, questa notte? Bisogna solo imparare a leggere tra le righe. Mentre Melisande si porta via il tuo sangue, femmina, ti dona in cambio meravigliose sensazioni che nessun altro uomo e nessun'altra donna potranno mai farti apprezzare. Immagina come dev'essere bello, erotico e appagante fate l'amore con un vampiro e ricevere QUEL bacio nel momento in cui culmina il piacere. Immagina tu, perchè Melisande non è più in grado di farlo. Melisande riesce soltanto a placare i suoi bisogni che sono ancora più primordiali del sesso: affonda dentro di te quei canini e istante dopo istante si porta via la linfa vitale che ti sostiene. Ti arrendi, Ragnatela? Non opponi resistenza? Un gioco vinto in partenza per la Vedova Nera. Sai perchè ha scelto questo come nome? Vedova Nera! Ti sentirai sempre più debole e la realtà comincerà a divenire sempre più confusa anche se continuerai a percepire, con una certa intensità, l'intimo piacere che la Signora dei Veleni ti donando. Ma non cadrai, mezza: ci pensa Melisande a sorreggerti. [Vigore (passivo) II - II Turno Suzione ] Ma per la Vedova Nera dei Moth non è ancora abbastanza: non le basta aver violato il tuo corpo, no! Lei vuole molto di più! Vuole violare anche la tua mente, mascherarti i pensieri... Per questo protendi i tuoi pensieri, Vampira, dentro la sua mente e cerchi il cuore pulsante della sua volontà per spezzarla e poi plasmarla di nuovo a suo piacimento. Ma questo non ti provocherà alcun fastidio, incosciente femmina, nessun dolore... [Dominio II 1/2] [Tenebra I - Veggenza I]

CELEBNATH ha ottenuto: 46

MELISANDE ha ottenuto: 86


Celebnath VS Melisande. 46+60=106 VS 86+40=126 Vince questo turno... rullo di tamburiii.. Melisande XD

CELEBNATH [casa abbandonata] Il sangue defluisce, la vita da quelle vene, da quel corpo la cui pelle colorata dal sole e scaldata dalla sua stessa naturale essenza va ora ad impallidire a mano a mano che ciò che la irrorava passa da essa a colei che se ne nutre. Vita traverso la morte. Mors tua vita mea. Ed è sulla mezzosangue che la mano della Nera Signora si allunga ferrea e dolce come la presa di colei che la sostiene. Il Predatore che dileggia la propria Preda oltre a farne scempio. Gli occhi della donna restano chiusi mentre il capo precedentemente eretto ora ciondola come un bocciolo semi avvizzito su uno stelo troppo sottile. I capelli scivolano sul volto mentre esso si abbassa e il languore, il freddo scivola prendendo possesso della sua persona palmo a palmo, i pensieri perdon di concretezza, così come il mondo che la circonda, come ogni senso eppure la sua mente lotta, lotta ancora, lì dove il corpo non può più nulla oramai. Lotta per opporsi a quella della Vedova dei moth ed esattamente come la creatura che la possiede ad essa, infine, soccombe, vittima della sua forza, della loro infinita disparità. Ecco, è alla sua mercè ora, completa. Un involucro vuoto di cui ella può disporre come una marionetta. Un balocco con cui dilettarsi, fino a che non sarà esaurito. Rotto.

MELISANDE [ Casa Abbandonata] E' questo che si prova, umana, quando ti privano della Vita: i sensi cominciano ad abbandonarti e così anche il calore che il corpo umano produce. Non cominci a sentire sonno? L'oblio si avvicina sempre di più e questi potrebbero essere i tuoi ultimi respiri. Hai incontrato la Signora dei Veleni questa sera. Ti è piaciuto? Scommetto di sì! E ora ti senti senza forze.. Le gambe non possono più sorreggerti, non possiedi l'energia per tenere gli occhi aperti, non possiedi nemmeno la forza per gemere di piacere così come potresti o vorresti fare. Ancora una volta non preoccuparti, però, perchè ci sarà la Signora dei Veleni a reggere le tue membra esili e stanche. Mentre ti godi gli ultimi sorsi del suo Sangue, Vedova Nera dei Moth, ti spingi ancora di più nella sua mente, spezzando in via definitiva il filo conduttore dei suoi ricordi. I Doni del Sangue ti permettono di sostituirli con altri che sono meno precisi ma che nascondono la verità. Quando ti sveglierai, Celebnath, non ricorderai proprio nulla di questo Bacio: nè il piacere, nè il dolore. Mentre ancora ti sazi di lei, parli alla sua mente narrando una bugia {Dell'intera notte non avrai memoria. Non ricorderai Melisande D'evreux di Shahrizai, Duchessa di Barrington. Non ricorderai nè occhi cremisi e nè canini appuntiti. Quello che ricoderai, invece, sono un paio di occhi ametista e una voce di donna che dice *Vi farò provare un veleno. Seguitemi fino alla Casa dei Veleni*.} [Sotterfugio liv3] Ecco che la bugia è servita! [Dominio II 2/2] Lentamente e non certo perchè davvero vuoi, allontani i canini dalla sua pelle e passi sulle ferite la lingua in modo che la tua saliva possa richiuderle e farle sparire del tutto: fatto il misfatto! [Volontà liv3] [III Turno di Suzione] A questo punto, Mezza, sarai caduta in trance. Perchè i Mezzelfi non possono dormire, ma semplicemente entrano in un altro mondo. Forse. Che ne sai tu, Immortale? Cerchi di accompagnare il corpo della mezza fino al terreno, sistemandola in un angolino, con il corpo sorretto tra due mura perpendicolari. Così non cadrai.. [Vigore (Passivo) II] [Tenebra I - Veggenza I]

CELEBNATH [casa abbandonata] La mente si piega, il pensiero, se di pensiero si può mai parlare, si modella adattandosi alla volontà di chi lo plasma, di chi l'ha irretito e fatto suo, manipolandolo a proprio piacimento. Il ricordo svanisce come il calore negli ultimi sorsi e onostante i vestiti addosso ora la sua pelle si accappona e lungi, lenti brividi percorrono quelle membra del tutto smarrite nell'estasi del sangue. Il rosso dietro le palpebre chiuse è lentamente virato nel porpora e poi nel nero profondo. No, non c'è sonno per quelli come lei, non c'è riposo degno di questo nome solo un'incoscienza viscosa che è data dal corpo indebolito, quello stesso corpo che la Vedova nera va a disporre contro quelle pareti scabre, secondo la posa che più l'aggrada. Una bambola di carne, una marionetta i cui fili ormai recisi lasciano gli arti penduli, abbandonati così come sono stati disposti, impossibilitati a qualunque altro movimento, troppo pesanti, troppo deboli ora come le membra tutte abbarbicate intorno a quell'impalcatura di ossa, perchè sì, ora che non c'è volontà a sostenerla ella apparirà forse più chiaramente per la fanciulla magra, dalla corporatura esile da elfo che la rende ancora più minuta. Le labbra restano schiuse in un affannarsi del respiro, un corpo che non vuole arrendersi alla mano dell'oscura mietitrice. Il cuore pulsa, le ciglia fremono. Niente sogni, niente incubi per lei, questa notte, solo il chimerico eclissarsi e rivelarsi dei frammenti della visione generata, la Realtà ha mutato volto, un'altra volta, cosa sarà il Futuro, s'esso prenderà forma, è una domanda che resterà taciuta.

ALIAS.ALIAS
00domenica 15 novembre 2015 13:39
Gdr approvato



(***):
- Ripristino punti sangue di Melisande, al momento ne ho 3 e in questa giocata ne ho guadagnati 12, a cui bisogna toglierne uno per l'uso di dominio ma riesco chiaramente a raggiungere i 5 punti sangue.
- Togliere -60 punti salute a Celebnath.
- Dominio II: {Dell'intera notte non avrai memoria. Non ricorderai Melisande D'evreux di Shahrizai, Duchessa di Barrington. Non ricorderai nè occhi cremisi e nè canini appuntiti. Quello che ricoderai, invece, sono un paio di occhi ametista e una voce di donna che dice *Vi farò provare un veleno. Seguitemi fino alla Casa dei Veleni*.} [Sotterfugio liv3]



Per Celebnath basta 1 giocata di riposo da inserire in cure on e off per ripristinare i punti persi per la suzione, come da indicazioni ricorderà solo ciò che Melisande ha instillato come ricordo avendo usato con successo Dominio.

Prego di mettere la giocata alla mia attenzione.
Grazie
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