[ Fortezza Ancestrale ] - [ La Pozione di Trasparenza ] - {OK}

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00lunedì 7 marzo 2016 23:22
Studio, Creazione e Sperimentazione


- Fase 1/3: Lo Studio -



ALEXANDRA {{ Biblioteca }} § [[ E’ una serata gelida, persino lì, in quel loco totalmente isolato dal mondo esterno da un sigillo magico applicato dai maghi che furono e che forse neanche lei potrebbe dissolvere. Là fuori il gelo impera già da diverse ore, non ha bisogno di guardare da una finestra od affacciarsi per rendersi conto che è un inverno piuttosto rigido e nevoso. Indossa un abito invernale, di spesso e caldo velluto di seta doppiato, rosso come il sangue all’esterno e color oro nella parte interna. Lo scollo è orizzontale ma alto, a malapena si possono scorgere le sue spalle sotto quella parte di abito inamidato. Al collo si può scorgere il suo pentacolo, o meglio la catena giacché il simbolo che la contraddistingue è adagiato fra i suoi seni, nascosto alla vista dei più, mentre sulle spalle v’è uno scialle in lana nera, intrecciata a dei fili dorati, per tenere al caldo la gola sottile permasa scoperta. Il capo, la cui chioma è raccolta in un’acconciatura tipicamente nordica che fa dei giri attorno al capo da perfetta corona, è chino sui libri, di nuovo, ma stavolta non si tratta di tomi trattanti antichi miti e leggende, bensì volumi d’erbologia, antichi e polverosissimi, e anche diversi volumi dedicati alle proprietà delle pietre, ancora più arcaici e che nessuno ha toccato da diversi anni almeno. Davanti a sé delle pergamene e un taccuino, su cui và scrivendo degli appunti e, sul secondo in specie, annotazioni più ragguardevoli. Sembra essere profondamente assorta nella scrittura, sebbene di tanto in tanto con la coda dell’occhio vada a osservare le lingue di fuoco danzare in capo alle candele disposte sullo scrittoio. Il titolo della pergamena è scritto in grande, in antico gaelico, lingua che ha appreso quand’era poco più d’una infante, ed è il seguente: Pozione di Trasparenza. Ebbene sì, sta cercando di creare una pozione più improbabile di quella di onniscienza, di cui non conosce ancora i risultati. E’ possibile tramutare la carne umana in puro vapore, o gas, per una durata ben limitata, senza danneggiare irrimediabilmente l’individuo che la beve? Certo, sa già da ora che gli effetti collaterali saranno quantomeno dolorosi, eppure può tornare utile, in più di una occasione. E non è un caso se, poi, sotto al nome della pozione scrive una nota, di grandezza minore ma egualmente imperante sulla pergamena: pozione da ritenersi segreta e ufficialmente non commercializzabile. Sì, non può esser data a chiunque, è troppo potente. Ci prova ugualmente. Legge. Spagina ancora e ancora quei tomi. Ne sposta uno, ne prende un altro, scorre con l’indice sulle pagine ingiallite e, talune, molto fragili. Cerca ancora, e ancora. E di tanto in tanto annota qualcosa sulla pergamena, dei nomi. Ruta. Un’erba che coltivano ai piani inferiori, nel luogo magico ch’è la Serra annessa al laboratorio d’erbologia. Sulle note si può leggere che, in breve, è un’erba che quieta l’animo, che impedisce di cadere nel panico e funge da protezione emotiva, per allontanare ogni negatività nel vivere quel cambiamento di stato fisico che, una persona qualunque, vivrebbe non proprio in modo positivo. La sottolinea, poiché è una delle erbe più essenziali per l’opera alchemica. ]]


ALEXANDRA {{ Biblioteca }} § [[ Non basta solo la Ruta, ne servono molte altre, rifletterebbe fra sé. Mentre qualsiasi altra pozione ha bisogno di uno, due stabilizzatori, qui ce ne servono molti. E’ molto complesso il procedimento di mutazione fisica, lo sa bene essendo eletta e possedendo il potere di mutare la propria forma, oh, si, conosce bene l’anima mundi, in ogni sua fase. E questa pozione sarà qualcosa del genere, anche se di potenzialità nettamente inferiori, tuttavia potranno godere della possibilità di essere incorporei e del tutto immuni ad attacchi fisici e cinetici, può avere diverse applicazioni nelle missioni, fra cui la fuga e lo spionaggio. Diamante, scriverà. Una delle pietre più preziose per l’umanità, un po’ meno per ambito alchemico, ove ha poche applicazioni. Infatti è, come pietra, utile quanto le rose, e se si pensa che le rose si usano per un’unica pozione fra tutte quelle in commercio, la si dice lunga a riguardo. Eppure, come stabilizzatore, è più che ottimale, perché se ha una nota positiva è che a livello magico non interferisce in alcun modo con qualsiasi ingrediente possa essere aggiunto. E’ un elemento a sé stante, e, come sta scrivendo proprio in questo momento, mantiene ferma la calma dell’individuo e allontana la paura, stimola piuttosto la consapevolezza del cambiamento di forma. Prima giunge l’accettazione e consapevolezza, prima il soggetto potrà pensare al da farsi, sfruttando tutta la durata della pozione, che non potrà ovviamente godere del prolungamento. La Regina dei Corvi solleva il capo, và a osservare per qualche attimo la stanza mentre si sgranchisce il collo, un po’ dolorante per starsene così china, come anche le spalle. E’ da sola in quel luogo, nascosta in un angolo, ma è un posto speciale quello, quel banco, è dove studiava quand’era apprendista, una deliziosa memoria che sempre l’accompagna. Non chiude gli occhi, ma abbasserebbe per un po’ le palpebre, per rilassarli un po’ in quello stadio di semi oscurità. ]]

ALEXANDRA {{ Biblioteca }} § [[ Respira a fondo, beandosi di quel tanto benefico quanto più insalubre aroma che si percepisce lì dentro. Vecchiume, polvere, pergamena, legno. Che pace. E’ il luogo più silenzioso della Fortezza, anche più delle sue stanze, ove il suono delle gocce e degli antichi si fa più forte, essendo un loco che nasconde un grande segreto di cui ne è la degna custode. Afferrerebbe nuovamente la piuma e, dopo averla intinta nel calamaio pregno di liquido nero, tornerebbe a scrivere. Avventurina. Pietra legata all’elemento aria. Ecco uno degli ingredienti che faranno parte del fulcro della pozione. E’ una pietre che porta comunicazione, stimola l’intelletto, fa rimanere concentrati durante le fasi di cambiamento, ovvero quel momento intermedio in cui il corpo si trasformerà in gas, è più di uno stabilizzatore, è un compagno che aiuterà la persona a camminare lungo quel filo senza rimanerne distrutto psicologicamente. Poi, senza neanche leggere poiché ricorda a memoria quasi tutte le sue proprietà, aggiunge la Cannella, altro elemento più che essenziale, che cagionerà le vibrazioni espansive e protettive che indurranno il cambiamento. Ma non è finita così. Prenderà una fra le pergamene disposte sul grande scrittoio, ove aveva prima trascritto altri cinque elementi essenziali, cinque come le punte del pentacolo. Azzurrite, Granato, Cianite, Crisoprasio, Diaspro. Acqua, fuoco, etere/luce e infine due elementi di terra. Perché v’è la totale assenza dell’aria, fra questi? Poiché, ha ragionato, per raggiungere il livello di trasparenza non si può usare un meccanismo diretto, troppo immediato e stressante, tanto da poter causare instabilità gravissime dell’aura che si ripercuoterebbero brutalmente sulla salute mentale e fisica dell’individuo, ma agirà in modo indiretto e contrapposto. Gli elementi della terra di questa miscela di composti essenziali, ch’andrà forgiata a parte e fatta maturare il giusto tempo, assorbiranno l’organicità e la densità delle carni, ossa e sangue dell’individuo, separandole temporaneamente da esso, facendo modo che si crei un gas con tanto peso da non diradarsi nell’aeree come fumo o nebbia, ma abbastanza da rendere vano ogni attacco fisico e ogni barriera che non sia assoluta e priva di ogni –anche solo minima- fenditura attraverso cui scorrere. Non è semplice come meccanismo, e ciò fa di questa pozione una delle più complesse mai ideate in assoluto. ]]

ALEXANDRA {{ Biblioteca }} § [[ Lungo la Lista della miscela speciale indicherà le varie proprietà, secondarie, delle pietre, che pur avendo già il loro ruolo più che attivo e più che essenziale, influiscono sulla pozione aumentando le percezioni, stabilizzando l’area emotiva ed espandendo la sfera cosciente del soggetto, in specie l’azzurrite incrementa e garantisce la sopravvivenza dell’individuo durante la transazione, impedendo anche la possibilità ch’esso possa percepire dolore d’ogni genere. Il granato è la miccia che, non appena attivato con l’ars ed entrato in circolo nelle vene del fruitore della pozione, insieme alla cannella scatenerà la reazione di cambiamento dello stato fisico, iniziando dagli organi da cui è maggiormente in connessione: cuore, sangue, apparato genitale, laddove s’espande, grazie alla presenza della cianite, liberando il campo energetico della persona solitamente stabile, anche se in perenne moto, ma nello stesso tempo funge da scudo per esso, infatti garantisce una controllata espansione, evitando quindi che la persona semplicemente muoia, svanisca, senza lasciare traccia. C’è già la cannella a creare vibrazioni protettive, contenitive, ma ha preferito aggiungerne un altro, poiché la sicurezza non è mai troppa. Andrà quindi ad appoggiare il pennino e, prendendo in mano un antico tomo concernente l’uso di determinati elementi in alchimia, volume d’estremissima complessità e che lei ha osato affrontare solo dopo molti anni d’esercizi e studi, per esser certa che non ci voglia anche un qualche altro metallo o pianta, anche se dentro di sé è certa della non necessità di cercare altro vuol essere sicura.. Tanto ha tempo, e la pazienza è la virtù d’ogni degno Alchimista. E teme che sarà l’ultima, dato che non ha visto maghi convinti ad affrontare il machiavellico argomento. Infine, dopo lunghi minuti, accompagnati dal leggerissimo crepitio delle fiammelle che coronano le candele, colpite da uno spiffero proveniente da chissà dove, dato che quel luogo è totalmente isolato dall’esterno, solleverà il capo, annuendo. Non ce n’è bisogno, conclude fra sé. E porrebbe quel tomo sulla colonna alla sua sinistra, piuttosto inquietante, poiché si tratta d’almeno sette libri di diverse fattezze, alcuni sono piuttosto antichi. Ghermirà un altro tomo, molto molto specifico, ma di carattere tecnico, e inizierà a fare i conti, decidendo così, pian piano, le quantità dei singoli elementi, facendo molta attenzione a fare e rifare i calcoli almeno tre o quattro volte onde assicurarsi di azzeccare perfettamente le dosi di tutto. Non deve metterne né poco, col rischio che poi non faccia alcun effetto, né troppo, onde evitare che reagisca in modo anomalo. Con pozioni di questo spaventoso livello non può che agire con la massima accuratezza e lucidità, non si può scherzare con le vite delle persone, poiché qui il mutamento non è solamente aurico, m’anche e soprattutto fisico, è qualcosa che và molto oltre alle comuni pozioni in commercio. Solo alfine, con senno di poi fra quantità e qualità, andrebbe ad analizzare il risultato conseguito, per comprendere se il composto dal punto di vista venefico è pericoloso per la salute dell'individuo o no. §Conoscenze Naturali lvl.3§ ]]
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00lunedì 7 marzo 2016 23:25
- Fase 2/3: La Creazione -



- PARTE PRIMA: CREAZIONE DELLA MISTURA "RESPIRO DI EOLO" E MESSA A MACERAZIONE DI UN ALTRO INGREDIENTE.


ALEXANDRA {{ > Laboratorio Alchemico }} § [[ L’aura sotterranea la rasserena. Superato il salone arcano, affrontato la frescura di uno dei tantissimi cunicoli sotterranei, giunge infine in quel laboratorio che scoprii, insieme ai confratelli, tanto tempo prima, un decennio e forse qualche anno in più anche. Rimembra con molto piacere l’enorme lavoro che fece all’epoca, per tirar su a modo e rimettere ogni cosa al suo posto, pulire, e poi di nuovo pulire. E studiare, sì, quello molto, moltissimo, anche se non le competeva. E’ cresciuta portando sulle spalle due pesi invece che uno soltanto, che le avrebbe dovuto dare la sua via scelta, invece s’è dovuta accollare anche l’altra, in mancanza completi d’altri membri. Ora vi accede, probabilmente per la milionesima volta, tenendo in mano il frutto di un lungo e oneroso studio, ovvero il taccuino e qualche pergamena di appunto ove ha trascritto la pozione magica che deve provare a creare. I capelli sono stati lasciati sciolti lungo la schiena, liberi di ondeggiare come delle serpi scarlatte, lucide al chiarore dell’athanor e delle altre fonti luminose di quel luogo che per lei è quasi sacro. Avanza lungo il lucido marmo della pavimentazione del luogo, in netto contrasto con la pietra scavata dei corridoi là fuori, sul pavimento si può scorgere il riflesso della volta sovrastante, un’antica mappa del cielo notturno, una figurazione quasi perfetta della volta celeste. Le quattro colonne di granito color sangue sorgono ai quattro angoli del laboratorio, le loro incisioni d’oro rifulgono al forno, Desensus, Ascensus, Sublimatio e Spiritus Mercurialis. Le sono sempre state d’ispirazione, come la scritta in alto sulla parete, scritta alchemica che solo pochi possono comprendere appieno. S’avvicina al tavolo centrale, e vi appoggia il taccuino con le pergamene, disponendole in modo preciso sul tavolo, e così rimarranno per molto tempo.]]

ALEXANDRA {{ Laboratorio Alchemico }} § [[ La guizzante e vibrante luce scarlatta emanata dalla fornace la avvolge, sinuosamente, come un abbraccio d’amante appassionato. La scalda e riempie della tipica euforia dei piromanti ma che riesce a tenere sotto controllo per via della sua anima nordica, il cui gelo riesce a contrastare la sua anima ancestrale, creando una battaglia interiore non indifferente, a modo suo antica quanto la creazione della terra su cui è eretta quella Fortezza. Dopo aver consultato gli appunti e gli altri scritti, si volta, muovendo dei passi in indirizzo dello scaffale che contiene tutto ciò di cui ha bisogno. Al primo carico afferrerà le boccette di polvere d’azzurrite e di diaspro, quindi il crisoprasio e la cianite, infine il granato. Li allinea su un lato del bancone, a tre dita di distanza le une dalle altre. Eccoli, gli elementi che permetteranno la creazione della mistura che completerà la pozione magica ch’intende provare a creare. Si gira nuovamente e, aprendo altri sportelli, ne estrarrebbe delle spatole di fattezze differenti e anche delle arcaiche bilance e cilindri graduati, con cui si può misurare la giusta quantità di ogni ingrediente della mistura, a cui darà un nome in netto contrasto con ciò che conterrà, onde mantenere quanto più possibile il mistero. Non vuole che una persona qualsiasi scopra gli elementi del miscuglio. Respira a fondo, riempiendo i polmoni di quell’aeree insalubre, ove aleggia l’aroma di bruciato e di tante sostanze urtanti all’olfatto. Una beuta di dimensioni modeste, un matraccio che andrà ad accoglier la miscela ultimata, bacchette di vetro per mescolare, un imbuto di vetro e il boccione contenente l’alcool puro. Tutto viene posto sul tavolo da lavoro, persino una scatola di legno e un sacco contenente della… Terra? Il volto dell’Eletta è enigmatico, non lascia trasparire alcunché. Tutto deve seguire le sue fasi, una ad una. Osserva un’ultima volta la tavolata, per vedere se manca qualcosa, ma non sembrerebbe, giacché rimarrebbe statica, non accenna a muoversi. ]]

ALEXANDRA {{ Laboratorio Alchemico }} § [[ Ghermirebbe, fra le dite della mano sinistra, la boccetta contenente la polvere d’azzurrite, una pietra dal colore molto vicino a quello dei suoi occhi, in netto contrasto col chiarore della pelle e i capelli d’un biondo rame molto chiaro e vivido. Una pietra dalla luce vitrea subadamantina, piuttosto semplice da trovare in commercio essendo un sostituto del blu oltremare, che come colorazione era molto più rara e pregiata, oltre che durevole, dato che negli affreschi e non solo l’azzurrite tende a frantumarsi e ridursi in polvere. Aprirebbe la boccetta e, usando una specifica spatola, peserebbe una quantità ben nota, facendo attenzione ad azzeccare il giusto peso prima di capovolgere il tutto all’interno della beuta, cosa che effettivamente farà alla fine, con una cautela a dir poco inumana, con cui eviterà che anche solo un granello cada fuori dal punto di raccolta. Richiude la boccetta e, andando a prendere il cilindro graduato, vi farebbe scorrere al suo interno una determinata quantità di alcool puro, fino al punto esatto della stanghetta che doveva raggiungere. Non una stilla in più, non una in meno. Vuole essere più accurata possibile, senza errori di sorta. Non può rischiare, affatto, in questa situazione. E’ la pozione più complessa con cui abbia mai avuto a che fare, in tutto e per tutto. E probabilmente non ci saranno pozioni d’eguale complessità in futuro, mai. Ghermirebbe quindi il cilindro e, con molta cautela, lo solleverebbe e fletterebbe proprio al di sopra della beuta, facendo cadere a filo l’alcool all’interno di questo contenitore di raccolta, e sarebbe così cauta e precisa che farebbe sì che scorra lungo le pareti dello stesso, infatti afferrando il collo della beuta e flettendola leggermente, la farebbe girare su se stessa usando le dita della mano sinistra, il pollice e indice per spingere, le altre per sostenere. E via, fino all’ultima stilla l’alcool verrebbe fatta cadere al suo interno. ]]

ALEXANDRA {{ Laboratorio Alchemico }} § [[ Verrebbe presa, quindi la boccetta di diaspro e, una volta schiusa, l’Eletta s’appresterà a pesare e porre all’interno della beuta anche quest’elemento, che non subirà alcuna variazione a contatto con gli altri. Lo sapeva già, questo. Rimane, durante tutto il tempo, assolutamente assorta nel suo lavoro, ma non riuscirà a non ammirare il netto contrasto fra l’azzurrite e il diaspro, ch’è una meravigliosa roccia sedimentaria dalla durezza notevole, spesso rossa per la presenza dell’elemento ferro che dona la caratteristica sfumatura sanguigna, ma in questo caso è verde, poiché rappresenta l’elemento della Terra. Due, tre,quattro… Ventisei, ventisette, ventotto. E poi si ferma. Non serve aggiungerne dell’altro, poiché è arrivata alla quantità ideale dell’elemento. Chiude la boccetta e ne prende un’altra. E’ un via vai di fiale. Ora tocca al crisoprasio. Una pietra che apprezza molto per la sua colorazione simile alla giada, è una variante del quarzo, detta anche crisoprazio e crisoprasio, molto rara e dura, usata a scopo ornamentale per lo più, ma possiede anche delle qualità in ambito alchemico non indifferenti. E ancora prenderà in mano i pesetti della bilancia, sa bene la quantità richiesta, e per raggiungere il peso ideale c’impiegherà un po’, visto che ne deve usare molto per la pozione. Ma non se ne cura, perché la scienza delle pozioni è così, bisogna avere pazienza e cautela, sempre e comunque, oltre che un’accuratezza assoluta, specialmente per le cose più complesse e che necessitano di precisione per riuscire. Raggiunta la quantità ideale svuoterà il tutto all’interno della beuta principale, così come poi la stessa cosa farà con la cianite, detta distene per via della sua durezza lungo sulla sua faccia ortogonale, che si dimezza lungo la zona della lunghezza del prisma. Pietra rara, usata nei laboratori ove si creano vetri e ceramiche, considerata la sua resistenza alle alte temperature, quasi mai dagli orefici, dato che non ha una gran bellezza agli occhi di chi non ne conosce le reali qualità. Infine ecco, il granato, pietra di sangue, più facile da trovare in mercato rispetto al precedente, utilizzato per abbellire gioielli, m’anche per la loro durezza e abrasività.. E’ anche presente in numerose leggende, fra cui quello di Persefone nell’ade, e in altre religioni è sottolineato il suo splendore, per i vichinghi è un ornamento per illuminare i defunti in cammino verso il Valhalla, mentre storicamente parlando sa che i crociati decoravano le loro armature con questa gemma, che si credeva infondesse di coraggio i loro animi. E’ una pietra che le piace, più di altre di quella tonalità. ]]

ALEXANDRA {{ Laboratorio Alchemico }} § [[ Una volta riuniti i cinque elementi all’interno della medesima beuta, afferrerà il matraccio posto sul bancone all’inizio e, dopo aver tolto il tappo, utilizzerebbe l’imbuto di vetro per versare tutta la mistura all’interno di questo. Le movenze sono lente e, per evitare perdite, non terrebbe l’imbuto appoggiato sull’apice del matraccio, ma su due dita, l’indice e il medio, per far fuoriuscire l’aria senza che una sola stilla della soluzione goccioli lungo le pareti esterne del contenitore. E’ un matraccio, sì, ma è un vetro robusto, solido, chiaramente utilizzato per la sua sopportazione delle alte temperature, e non l’ha scelto a caso. Una volta fatta scorrere l’ultima stilla di soluzione, prenderebbe il boccione d’alcool e farebbe cadere diverse stille all’interno della beuta, contenuto che verserebbe dentro il matraccio, così da esser sicura che lì non vi rimangano residui di pietre e che tutti gli ingredienti siano nelle giuste proporzioni. Ma non è ancora finita. Arretra d’un passo e, ruotando su se stessa di 180°, s’inginocchierebbe, per aprire gli sportelli più bassi dello scaffale. Da qui estrarrebbe un ritaglio di pergamena, una boccetta di Ephesto e un boccione d’acqua piovana. Tutti e tre gli elementi verranno appoggiati con cautela sul tavolo da lavoro. Innanzitutto accenderebbe la boccetta di ephesto, avvicinandola a una delle candele del luogo e poi, rimettendosi a posizione, strapperebbe con cura una porzione di pergamena e l’arrotolerebbe in modo stretto, così da farla apparire sottile come uno stecchino, lo accenderebbe sulla boccetta di ephesto tenendolo stretto fra indice e pollice dx e, afferrando con la mano sx il tappo, infilerebbe quel filo di pergamena incendiata all’interno del matraccio, e lo chiuderà proprio nell’istante in cui l’alcool inizierà a incendiarsi lì dentro. Infilerà il recipiente nella scatola di legno, presa all’inizio della serata, quindi lo sommergerebbe di terra –presente all’interno del sacco- fino a metà collo del matraccio, senza stare a compattarla con le mani –sa già che non è necessario-, di seguito verserebbe dell’acqua piovana attorno a quest’ultimo, senza esagerare nelle porzioni, quanto basta per bagnare la terra che circonda il recipiente di vetro. E così, come tocco finale, pone il coperchio di legno massiccio su quanto creato e lì lo lascerebbe, senza toccarlo o spostarlo di un solo millimetro, deve riposare per diversi giorni in questo stato. Impiegherà una decina di minuti per rimettere ogni cosa al suo posto, ma lo fa con infinita calma. Laverà ogni strumento usato con cura, eliminando ogni impurità, e rimetterà tutti gli ingredienti al loro posto, passando alfine con uno strofinaccio inumidito sul tavolone così ch’appaia lucido e pulito, com’era in principio. ]]

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00lunedì 7 marzo 2016 23:28
- PARTE SECONDA: LA CREAZIONE DELLA POZIONE DI ONNISCIENZA.



ALEXANDRA {{ Laboratorio Alchimia }} § [[ La giornata è trascorsa in fretta, e senza neanche che se ne accorgesse, e lo ha passato laggiù, in quei laboratori di cui si occupa personalmente e che le han sempre donato enormi soddisfazioni, dato che l’hanno accompagnata nella sua crescita e nel suo sviluppo come ancestrale, fino a farne diventare una cuspide dalla conoscenza e abilità impari. Ha completato fra le piantine coltivate nella serra e gli alambicchi del laboratorio attiguo le sue conoscenze sul mondo naturale, sia esso animale che vegetale, oltre che all’apporto essenziale di Edave, che ha dato quel tocco finale, quell’ultimo rigo sull’enorme tomo di conoscenze al riguardo. E invece lì, in quel laboratorio, ha sviluppato teorie, ha affrontato un genere di studio che nessun’altro ha mai avuto il coraggio d’affrontare appieno, oltre lei. Non a caso è l’unica alchimista di congrega, oltre che l’unica anche a interessarsene, purtroppo. Indossa una tunica di cuoio conciato, tinto d’argento e di ceruleo, sopra a delle brache di cuoio marrone aderenti che fanno risaltare il corpo agile, robusto e anche abbastanza formoso. I capelli son raccolti in una semplice treccia arrotolata alla base del cranio e fermata da dei fermagli d’argento, e al collo, nascosto fra i seni, v’è il pentacolo d’arcimaga ancestrale, di cui percepisce costantemente la presenza. Il colletto della tunica non è abbastanza alto da celare il sigillo della regina delle sirene, quel dannato marchio che le soffoca le parole, impedendo loro di sgorgare dalle sue labbra. Non c’è la solita fredda serenità a distenderle il volto, anzi, è contratto, tanto da rendere visibili delle leggere rughe d’espressione altrimenti difficilmente percettibili a un primo sguardo. C’è del vuoto nel suo petto, una percezione di dolore e di solitudine che non la abbandona da quando ha detto addio, anzi, spera arrivederci, a colei che sarebbe dovuta essere la sua Erede, l’unica degna, che ha indossato sempre degnamente il pentacolo al collo e che ha perennemente reso onore alla congrega, da ogni punto di vista, pure esterno. Mai l’ha delusa, mai. E’ stato bello, scendere nelle profondità delle segrete, trovare rifugio in quell’arena dove era solita rifugiarsi anche lei, e vedervi quell’enorme freccia di ghiaccio in ricordo del suo passaggio, della sua esistenza. Meriterebbe persino che tutta la Fortezza stessa, in lutto, si tingesse di ghiaccio. Lei medesima. Ma c’è già, in fondo, il ghiaccio. S’è ispessito, ancora e ancora, attorno a lei. Più duro e più freddo di prima. Più inviolabile, più inamovibile di prima. Ma è normale, dopotutto, che il gelo prenda parte dell’anima di chi soffre, persino in coloro che hanno un carattere già fermo e solido. Ed eccola lì, dopo ore e ore passate a osservare quella Freccia, seduta sugli spalti, ai piedi della scultura di Odino, colui ch’è anche Dio della Magia, come fosse una sua degna figlia. Eccola lì, in quel laboratorio. Non è più riuscita a star lì, ad annegare nel mare del vuoto interiore. Non può dimenticare la sua congrega, e i suoi doveri, che malgrado sia tornata arcimaga, non sono affatto cambiati, si è solo alleggerito il carico burocratico, in un certo senso, ma è ancora la guida di coloro che sono di grado inferiore, e il riferimento, sotto l’occhio dell’antico che fa da vigilante. Osserverebbe l’enorme carico di strumentazione che ha appoggiato sul bancone, e anche incastrata ed eretto sulle aste di bronzo, e pure di materiali e altri oggetti che le saranno decisamente utili. Deve iniziare, e subito, se vuole finire in tempo. E’ l’unica che può farlo per conoscenze acquisite, anzi, è principalmente l’unica che vuole farlo, dato il disinteresse generale della gilda nei confronti dell’alchimia. Magari il cainita si intesserà, chissà. Se fosse una giocatrice si potrebbe dire che ha puntato molto su di lui. ]]

ALEXANDRA {{ Laboratorio Alchimia }} § [[ Preparare due pozioni insieme, sì, così non perderà ulteriore tempo l’indomani per fare l’altra e potrà concentrarsi sullo sviluppo di altri progetti o la ricerca di qualche povero disgraziato su cui poterle sperimentare. Per non confondersi ha creato due posizioni di lavoro, una dal lato in cui si trova adesso del bancone, l’altra su quello opposto a lei, così facendo potrà tenere tutto d’occhio riducendo al minimo il rischio di contaminazione, poiché per il resto dubita fortemente di sbagliarsi con gli ingredienti, conosce a menadito le due pergamene, appoggiate a un metro e mezzo, in fondo al banco da lavoro, al sicuro, per esser eventualmente corrette e completate. Osserverebbe un’ultima volta gli ingredienti, undici in totale, più la boccia d’alcool purificato. Due di loro sono misture create in precedenza, sei racchiusi in fiale di diverse fattezze, mentre tre ripartite fra scatoline e cestelli. La Ruta, in particolare, l’ha raccolta proprio poche decine di minuti prima. E via. Inizierebbe con questa. L’afferrerebbe e, con cura, toglierebbe le sette foglioline necessarie per creare la pozione. Le foglie possiedono la medesima dimensione, e sono blauche, tripennatosette alla base, meno divise all’apice dal colore verd’azzurro. Sa bene essere una pianta che, in alte quantità, è piuttosto tossica, da quel che sa viene per lo più usata dalle vecchie streghe per procurare aborti alle prostitute. Afferrerebbe uno degli athame posti sul bancone e, con attenzione, taglierebbe le foglioline in sei parti uguali, per poi inserirle con cura in fondo a quel ditale di pergamena, dai bordi alti, e quindi incastrarlo sull’alambicco predisposto per la distillazione. Nella parte inferiore vi incastrerebbe un pallone di vetro, per metà riempito di liquido alcoolico purificato da ogni impurità, e lo bloccherebbe alla base della strumentazione con delle pinze di metallo adibite a tale funzione. E via, prendendo la boccetta di Ephesto, la accenderebbe dopo averne accostato la parte superiore, una pezzuola satura di liquido alcolico, alla fiamma di una candela, ponendola sotto al distillatore e lasciando che quella fase alchemica d’estrazione inizi il suo non breve percorso. Andrebbe, una volta terminato questo compito dinnanzi all’athanor e, prendendo delle pinze dai bracci piuttosto lunghi, aprirebbe il forno ed estrarrebbe il contenitore di terracotta contenente l’acqua, in procinto di bollire. Facendo attenzione la verserebbe all’interno di un contenitore di vetro graduato e, raggiunta la quantità di liquido desiderata, appoggerebbe il vaso di terracotta in un angolo, per poi andare ad afferrare la scatolina di legno e pietra contenente la cannella che ha acquistato tempo fa dai mercanti della guarnigione. E’, secondo i libri, una spezia non solo rara e pregiata sui tavoli dei nobili, ma anche una pianta detenente delle proprietà notevoli. Afferra una spatola di tipo ss e, aprendo la scatolina, la introdurrebbe due volte, poiché servono due misurini per creare una dose di pozione di trasparenza. Lasciando la cannella in infusione, muoverà dei passi verso l’altro lato del bancone, laddove gli ingredienti per creare la pozione di fortuna la stanno aspettando, bramosi. Proprio come per la ruta, andrebbe ad occuparsi di distillare il vischio, ma con quantità decisamente diverse. Prenderebbe dodici foglioline di vischio e quattro bacche, perché qui intende creare non una ma due pozioni di fortuna, poiché forse sarà più complicato sperimentarla, in caso contrario la terrà con sé, essendo la sua creatura. Con un athame pulito taglierebbe le foglioline in due parti, le bacche a metà, poi le porrebbe dentro al contenitore in pergamena porosa, quindi all’interno dello strumento di distillazione che verrà completato dal pallone colmo a metà d’alcool e dalla boccetta di ephesto, opportunamente accesa. Fiamma che scaldando il liquido alcoolico lo farà evaporare e risalire lungo l’alto tubo in vetro, quindi condensare e scendere all’interno della pergamena, qui l’alcool si mischierà alle bacche e foglie di vischio e ne estrarrà l’essenza, aumentando di livello fino a quando, attraverso due piccoli tubicini, non verrà risucchiato all’interno del pallone di vetro posto in fondo al distillatore, per un processo fisico chiamato effetto sifone. E da lì sarà un ciclo continuo, sempre più veloce. ]]

ALEXANDRA {{ Laboratorio Alchimia }} § [[ Gli ingredienti da trattare sul momento sono stati predisposti, perciò si allontanerebbe dal lato ove sono posti i distillatori e andrebbe a occuparsi della pozione di trasparenza, poiché per la preparazione dell’altra avrà bisogno del distillato di ruta a temperatura ambiente, o comunque non tanto calda. Perciò terrà per ultima quella parte di lavoro. Afferrerebbe una beuta pulita e, con cura, la riempirebbe di una terza parte di liquido alcolico purificato, non è difficile essere accurate dato che il contenitore di vetro è graduato, ovvero ha delle tacche che indicano la quantità di liquido al suo interno. Una volta fatto ciò, prenderebbe la polvere d’avventurina e inserirebbe all’interno del recipiente ben dieci spatole di polvere, utilizzando come misurino una spatola a forma di cucchiaio, successivamente ripeterebbe le medesime operazioni con un altro ingrediente, prezioso, ovvero la polvere di diamante, di cui tuttavia abbisognerà soltanto di due misurini di tipo ‘Sx’. Si staccherà un momento, per andare a togliere le boccette di ephesto da sotto i due distillatori, per far sì che la distillazione proceda fino a quando l’alcool non smetterà d’evaporare. Spegnerà le boccette ponendo sulla fiamma una campana di vetro, che la isolerà e farà sì che si estingua in pochi attimi. Quindi và ad afferrare una beuta dall’altro lato del bancone e riempiendo anche questa d’alcool fino a un terzo della sua capienza totale, và ad aggiungervi otto spatole di fluorite, facendo attenzione a non farlo cadere di fuori o farlo attaccare alle pareti. Nell’attesa di poter continuare la lavorazione delle pozioni, si premura di riporre gli oggetti sporchi nel lavabo e, dopo averli ben puliti sotto il getto dell’acqua che giunge lì attraverso un antico sistema di tubazioni, degno degli alchimisti e degli ingegnosi maghi del passato, pulirà tutto quanto e addirittura lo asciuga, riponendolo negli scaffali e bauli di appartenenza, gettando le pezzuole nel cesto di raccolta, che settimanalmente viene consegnato a Dierna per lavarle. Persino gli ingredienti già usati verranno posti dove devono essere, e così facendo libererà non poco spazio sul banco. Non c’è alchimista degno di tal nomea che non abbia un giusto senso dell’ordine e della pulizia accurata. Un laboratorio è d’intera responsabilità di chi se ne occupa, a partire dalle cose più umili, come pulire gli strumenti e spolverare gli scaffali, fino alla vetta, l’usarlo per creare e raggiungere il fine ultimo di ogni alchimista, la perfezione. Vedendo le distillazioni arrestarsi, andrebbe ad afferrare il pallone contenente la ruta e, togliendo la pinza di bronzo che lo manteneva fisso e appeso alla strumentazione, raggiungerebbe un angolo del bancone, ove vi è un piccolo secchio di legno in cui v’è dell’acqua e del ghiaccio prelevato dalle ghiacciaie della Fortezza, lautamente riempite durante le nevicate invernali. Vi porrebbe il pallone, facendo attenzione ad appoggiar bene il collo lungo il bordo del secchiello, permettendo così alla sostanza di raffreddarsi in fretta. Tornando sul bancone, prenderebbe una beuta e vi inserirebbe dapprima un misurino Ts di alcool purificato, successivamente vi verserebbe tutto il distillato di vischio. In questo contenitore vi aggiungerà quattro misurini di Felix Felicis, battendo con delicatezza l’indice sulla spatolina, così che all’interno del recipiente cada poca polvere alla volta e rimarrà a osservare mentre la polvere inizia ad assumere una colorazione ocra, che dopo un po’ si stabilizzerà in arancio. Ed è a questo punto che verserà il tutto all’interno della beuta principale, laddove vi è la mistura di alcool e fluorite. Il colore non muterà, diverrà solo più opaco, e continuerà aggiungendo gli ultimi ingredienti: quattordici misurini di tipo “sr” di pietra di luna, e ventisei di tipo “ts” di cenere di iperico. La soluzione virerà, visibilmente, dall’argento al bianco latte, altalenando per lunghi istanti fra le colorazioni intermedie, fino a stabilizzarsi nella seconda gradazione. Attenderà qualche istante, per rassicurarsi del completamento della reazione alchemica prima di procedere. Le palpebre verrebbero abbassate sugli occhi, due gemme dense come metallo fuso e blu come il mare del nord al crepuscolo. Il respiro vorrebbe venir rallentato, così come il ritmo modestamente incalzante dei battiti cardiaci, dovuto ai numerosi movimenti che ha compiuto su e giù per il laboratorio, dovrebbe decelerare fino a divenire lento come se dormisse o stesse meditando. Inspira. Espira. E’ un ciclo che non si può fermare, non finché è in vita, ma nel farlo sembrerebbe che stia concentrando ed espellendo ogni suo pensiero, ogni sua emozione, persino quella tristezza, quel peso sul cuore opprimente, quel senso di mancanza e ogni percezione che il laboratorio potrebbe donare alle sue carni e ai suoi sensi, come l’odore delle spezie, dell’alcool evaporato, il crepitio della legna all’interno dell’athanor, il gorgoglio dell’acqua che scorre nelle tubature e molto altro ancora. Vorrebbe espellere tutto, svuotarti come una bottiglia capovolta, fin quando nella sua mente non si creerà il vuoto più assoluto. Ed a quel punto, nel momento in cui raggiungerebbe la vetta più elevata della concentrazione, cercherebbe il contatto con le sue amate Gocce, invocherebbe la loro energia, la richiamerebbe a sé, attraverso quel filo che la tiene sempre connessa a loro e le dà la capacità di usufruire della loro incredibile energia. La lascerebbe scorrere al suo interno, sconvolgendo le sue membra e il suo spirito con la stupefacente sensazione, lenitiva ed seducente, della sua essenza. Appoggerebbe le mani sulla beuta contenente la mistura alchemica e lascerebbe che quell’energia scorra al suo interno, pura e immutata, fin quando non la saturerà completamente, mutandone la sua composizione naturale per sempre ed attivandone le recondite proprietà magiche. ]] – {Focus mentale lvl.5 – Infondi Magia lvl.5}

ALEXANDRA {{ Laboratorio Alchimia }} § [[ Una volta saturato d’energia, vedrebbe la soluzione prendere a brillare come l’oro e assumere un aspetto denso, apparentemente granuloso, come se vi fosse della polvere d’oro in sospensione. Non aveva idea che avrebbe avuto un’apparenza simile. Meravigliosa. Lascerebbe ancora una volta i pensieri scorrere fuori dalla sua mente, per perdersi nell’oblio sotto ai suoi piedi. Li farebbe gocciolare via, fino a restare del tutto vuota, arida, come i deserti delle terre mediterranee oltre i mari italici, che non ha veduto ma di cui ha ben sentito parlare negli anni, e letto persino. Via, via tutto, via ogni superfluità. E in quel vuoto interiore vorrebbe rimarrebbe la sola percezione del suo io a galleggiare, in quel mare piatto e sconfinato, per lunghi attimi, ma poi tenderebbe i suoi fili, i suoi arpioni, per farle immergere in quelle acque, onde cercare quell’etereo occhio che giace dormiente nelle sue profondità, arpionarlo e poi elevarlo, fargli raggiungere la superficie, quindi sovrapporre ai suoi occhi, alla sua vista, per condurla verso una nuova realtà, la più vera, per un Ancestrale almeno. Schiuderebbe le palpebre, rivelando degli occhi resi ancor più profondi e sensuali dalla piccola ‘magia’ attivata, e andrebbe a studiare la sua pozione con gli occhi migliori. E’ come l’aveva studiata, nella durata, negli effetti, nella sua costanza e stabilità? La osserverebbe a lungo, quell’aura magica che avvolge il liquido, ancora contenuto nella beuta, attenta a ogni minimo particolare, a ogni variazione,a ogni movimento di quell’etere impercettibile all’occhio comune. {Focus Mentale lvl.5 – Identificazione del Magico lvl.5}. E solo quando sarà soddisfatta lascerebbe cadere il tutto, nel nulla, riportando gli occhi alla loro realtà naturale, umana. E andrebbe a prendere delle fialette, già allineate sul banco, e vi introdurrebbe una bacca di ginepro, che si discioglierà e attiverà le sue proprietà più lentamente rispetto agli altri ingredienti già mutati. Quindi, facendo uso di un imbutino, che terrebbe leggermente sollevato dal bordo di quest’ultime –per permettere la fuoriuscita d’aria senza perdite di pozione- riempirebbe le boccette sino all’orlo, per poi chiuderle e sigillarle opportunamente con della pura cera d’api che farebbe gocciolare lungo i bordi, dopo averla efficacemente scaldata alla fiamma delle candele poste al centro del tavolo da lavoro. Ed ecco. La prima parte della lavorazione è così conclusa. La pozione di Fortuna è completa. E’ giunto il momento di concentrarsi su l’altra. Raggiungerebbe l’altro lato del bancone e, prendendo il pallone con all’interno il distillato di ruta, ormai raffreddatosi, lo farebbe scorrere all’interno di una beuta, facendo uso di una bacchetta di vetro che accompagni il filo della soluzione senza rischiare che possa scorrere malamente fuori dal recipiente, perdendo estratto prezioso. Una volta completata questa fase, andrebbe ad afferare la boccetta di vetro e vi introdurrebbe anche un misurino ‘ts’ di alcool purificato, e successivamente anche due misurini, dello stesso tipo, di Respiro di Eolo, una mistura che ha forgiato con non poco impegno e difficoltà, non tanto per crearla in laboratorio quanto per la parte dello studio, piuttosto complicato e che ha voluto il suo bel tempo per concretizzarsi in ingredienti, quantità e procedimenti altri. Fa cadere la polverina con molta lentezza, battendo con dolcezza l’indice sul lato destro della spatola, onde far cadere quasi sempre la stessa quantità –o pressappoco tale- di polveri rese umide dai vari processi che hanno subito. Osserverebbe una prima reazione luminosa delle polveri, che poi si disciolgono nel liquido divenendovi parte. ]]

ALEXANDRA {{ Laboratorio Alchimia }} § [[ Ecco che, infine, giunge alla parte più tortuosa dell’intero procedimento. Sa che sarà notevolmente pericolosa, perciò s’allontana per qualche istante, il giusto tempo di raggiungere l’armadio ed estrarvi un velo per il volto, una mascherina per gli occhi e una camiciola che reca sul bianco del suo tessuto diverse macchie, accumulate negli anni, per via del contatto con sostanze del laboratorio. E infine infilerebbe dei robusti guanti di cuoio. Non vuole rischiare, certo, di ferirsi o rovinarsi le mani se può evitarlo. Una volta tornata sul bancone, prenderà la buretta e, facendo uso di un imbuto che terrà sollevato con la punta del pollice onde evitare che il liquido gorgogli e cada fuori a causa dell’aria che deve uscire dal peculiare strumento di misurazione, e continuerebbe finchè la beuta non si sarà del tutto svuotata. La buretta viene così fissata su d’una delle aste in bronzo poste sul bancone e fissata a quest’ultime con due pinze di bronzo. Pone sotto la sua punta la beuta principale e inizierà a far cadere, girando lentamente la manopola, una goccia di mistura. La reazione alchemica è piuttosto prepotente, infatti dal punto in cui è caduta la goccia il liquido gorgoglia, per non parlare che compare una colorazione rossastra e viene esalata una leggera scia gassosa. No, deve essere più cauta. Terrebbe quindi la manopola che fa cadere le gocce con la mano destra, la beuta con la sinistra e, attraverso un moto rotatorio di quest’ultima, farebbe oscillare in senso antiorario il liquido contenuto in essa, in modo tale che quando le gocce cadono, esse si mischino più rapidamente al resto della soluzione e diminuisca la reazione avversa alla riuscita della pozione. Fa cadere la goccia e inizierà a contare. Uno. Due. Tre. Miscela ancora, con il movimento rotatorio e costante del polso, sembra quasi che stia facendo oscillare del vino posto all’interno di un calice di vino. Dieci. Undici. Dodici. Un movimento ipnotico. Diciotto. Diciannove. Venti. E la colorazione, resa più leggera dalla miscelazione, così come il ribollio e l’evaporazione, scompare. Decide quindi di far cadere una goccia al ventunesimo. Così continua, quel lento, lunghissimo, ma estremamente pericoloso processo alchemico. Passano minuti, forse quasi un’ora, prima che tutto sia completato. E la soluzione riuscirebbe a mantenersi liquida, e a non esplodere o raddensarsi o evaporare, proprio grazie alla sua pazienza, realmente sconfinata c’è da dirlo. La soluzione rimane d’un colore opalescente, com’era in principio. E ciò la spinge, infine, a compiere l’ultimo atto di quella lunga commedia. Lascerebbe che le palpebre s’abbassino sugli occhi, come un sipario alla fine di un’opera lirica, e in quell’assenza del senso della vista, cercherebbe di far vuoto nella sua mente, di denudarla di ogni velo, di ogni petalo, di ogni veste, rossetto e belletto, per farla tornare pura e incontaminata come l’eva del giardino dell’eden, il paradiso che il dio cristiano creò per la prima coppia di esseri umani, vuoti d’ogni conoscenza, fantocci inutili nelle mani di un burattinaio sino al giorno della loro liberazione, giudicato il peggiore dei peccati in assoluto. Via ogni cosa, ogni sensazione, ogni flebile rumore, la percezione del caldo e del gelo da una parte all’altra del banco da lavoro. Tutto, senza pietà, vorrebbe essere espulso dal suo essere. E quando avrà raggiunto il vuoto interiore, cercherà attraverso il proprio spirito quel filo rosso del destino che da oltre un decennio la unisce alla potenza delle gocce, che l’hanno sempre ritenuta degna del loro potere, della loro incredibile essenza, e sé la richiamerebbe, per far da tramite fra loro e quella soluzione cui andrebbe a toccare la superficie esterna della beuta in cui è contenuta. Farebbe semplicemente da tramite, e dovrebbe percepire la sua pura entità passarle attraverso con la leggerezza del delicato vento primaverile. Ancora e ancora. E ancora. Fino a saturare ogni angolo di quella miscela, riempiendola fino alla saturazione e, quindi, la completa attivazione delle proprietà magiche nascoste della pozione alchemica. ]] - { Focus Mentale lvl.5 – Infondi Magia lvl.5 }

ALEXANDRA {{ Laboratorio Alchimia }} § [[ La miscela dovrebbe mutare, lentamente, in un color ruggine piuttosto intenso e raddensarsi, fino a divenire di consistenza sciropposa. L’odore è certamente molto alcolico, e ricorda anche la sua colorazione di metallo ossidato anche all’olfatto. Chissà se è riuscita nelle sue intenzioni, si chiede. Ma non lascia spazio ai pensieri. Cercherebbe di liberarsene, di nuovo, di farli scorrere al di fuori di sé, scivolare via, come sabbia in un palmo aperto, a dita distanziate. Ogni granello è una sensazione, o domanda, o senso di dolenza e stanchezza, per la lunga giornata trascorsa negli umidi e oscuri sotterranei. Se ne libererebbe. Si svuoterebbe, come un giardino privato dei sue arbusti, e fiori, e fili d’erba, e animali, e terra persino. Una serra di vuoto assoluto. E raggiunto tale livello di nulla mentale, voluto e probabilmente ottenuto, cercherebbe quell’occhio etereo, lo artiglierebbe dalle profondità del suo spirito e lo eleverebbe, sino alla sfera cosciente, per apporre quella vista sui suoi occhi blu ancora una volta. { Focus Mentale lvl.5 – Identificazione del Magico lvl.5 } Se riuscisse in tutto ciò, andrebbe a visionare la miscela così ottenuta, con nuovo sguardo, e cercherebbe di comprendere se ha ottenuto il suo scopo. Possiede la magia che desiderava? E’ un composto stabile? ha effetti secondari che non riesce a vedere in un primo momento? è abbastanza potente per funzionare su di umano, o l’esatto opposto? Può lesionare gravemente l’aura o l’individuo o è abbastanza equilibrata? Cercherebbe ogni risposta utile, prima di lasciar affondare nella sua anima quell’occhio, per così vedere nuovamente con occhi mortali. Se tutto fosse andato come voleva, prenderebbe un imbutino e una fialetta e, dopo avervi fatto scorrere la miscela così creata, la chiuderebbe con un tappo di sughero e peltro, e la sigillerebbe con ceralacca preventivamente scaldata alla fiamma di una delle candele del laboratorio. Inizierà successivamente a smontare l’apparecchiatura, lavando ogni strumentazione e riponendo ogni oggetto e ingrediente delle pozioni al loro giusto posto. Pulendo e asciugando anche il bancone principale, per privarlo d’ogni impurità. Solo quando tutto sarà posizionato nel luogo d’appartenenza andrà ad afferrare le due pergamene con gli appunti, le tre pozioni alchemiche, e ponendole all’interno della sacca a tracolla, con la giusta cautela, uscirà dal laboratorio per recarsi ai piani superiori, magari recupererà anche i tre, forse quattro, pasti saltati. ]]
mikyy=))
00lunedì 7 marzo 2016 23:49
RIASSUNTO:
Alexandra, da molto tempo, studia un modo per rendere trasparente il corpo per una durata ben determinata di tempo. Mette a setaccio tutte le sue conoscenze naturali e alchemiche, al più che massimo, avendole approfondite in oltre dieci anni. Raccoglie una lista d'ingredienti, ne studia le qualità, cerca di scoprire se c'è la possibilità che non siano in disarmonia fra di loro e infine anche se le eventuali proprietà venefiche possono danneggiare il corpo di chi la berrà. Successivamente creerà in laboratorio la mistura respiro di eolo e, dopo diversi giorni, creerà anche la pozione alchemica della trasparenza.


COMMENTO/MOTIVI:

E' stata dura, durissima, fare tutto questo -e l'altro- lavoro da sola. Pensavo di fare a parte di realizzazione insieme a Donatien (così gli facevo qualche lezione di alchimia/pozionismo) ma purtroppo ha il pc fuso, sarà per un'altra volta! Comunque sono un mostruoso genio del male e me lo dico da sola! E chi ha dubbi... Aspettate di vedere che altra pozione tirerò fuori dal mio cappello magico prossimamente! [SM=g27830] [SM=g27828]

Richiesta approvazione:
- Alexandra usa Conoscenze Naturali lvl.3 per comprendere se la pozione ha effetti negativi sul corpo umano dal punto di vista venefico degli ingredienti (per passare oltre sperimentazione sui topi prima di quella umana).
- Alexandra usa infondi magia lvl.5 sulla pozione di trasparenza.
- // usa Identificazione del magico lvl.5 sulla pozione di trasparenza per cercare di scoprire se ha gli effetti che decidera che abbia, se ha per errore effetti secondari, se è poco/abbastanza/troppo potente per un essere umano, se è stabile, insomma.. tutto quello che si può scoprire.

Link scheda ufficiale Alexandra sul F.M. : CLICCA QUI!
Link discussione master maghi sulla pozione: CLICCA QUI!
ALIAS.ALIAS
00mercoledì 16 marzo 2016 09:52
GDR APPROVATO


COMMENTO/MOTIVI:

Richiesta approvazione:
- Alexandra usa Conoscenze Naturali lvl.3 per comprendere se la pozione ha effetti negativi sul corpo umano dal punto di vista venefico degli ingredienti (per passare oltre sperimentazione sui topi prima di quella umana).
- Alexandra usa infondi magia lvl.5 sulla pozione di trasparenza.
- // usa Identificazione del magico lvl.5 sulla pozione di trasparenza per cercare di scoprire se ha gli effetti che decidera che abbia, se ha per errore effetti secondari, se è poco/abbastanza/troppo potente per un essere umano, se è stabile, insomma.. tutto quello che si può scoprire.



Direi che prima di produrne altre attendiamo di vedere se questa hanno successo.
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