[Cimitero] - Faccia da schiaffi (OK CON INDICAZIONI)

Xarblabla
00giovedì 27 ottobre 2016 11:24
Xarmoth, Danae, Viron
VIRON [Pressi Cancelli - Cimitero] piove sulla cittadina di Barrington. Piange il cielo sulle fredde lapidi di un cimitero lasciato all'oblio, cosi come l'intera città, cosi come l'anima del non morto che ormai destinata alla perdizione , è condannata alla prigionia in quel posto tra la vita e la morte ove, alla normali genti è consentito varcare una ed una volta soltanto. Nato nel sangue, figlio della notte e principe della dannazione come il Lupo della stirpe dei Moth, egli fu Viron Mc Cloud. Lui ormai poco è rimasto se non il nome , riflesso ormai sbiadito nello specchio della Morte , che tutto prende, tutto rapisce.E' davvero tanto che non si nutre di sangue umano. Decisamente non è il posto migliore questo per cercare carne fresca ma la sua cripta nascosta in una tomba apparentemente appartenente ad un anonimo cittadino ormai passato a miglior vita è diventata la sua tana. La pioggia che cade copiosa bagna ogni cosa , anche lui. Li fermo nei pressi del cancello d'ingresso e le mure grigia della cittadina. Tutto tace, tutto tranne il rumore dell'acqua che colpisce il suo corpo, il suo volto, i suoi neri capelli. E' solo quello cio che sente. Solo la percezione dell'udito. Perchè ora ,come lupo dei Moth puo solo ricordare la sensazione dell'acqua sulla faccia o tra i capelli. Vuoi perderti nei ricordi di una vita che non t'appartiene piu Viron? Ogni tanto. La sua alta e possente figura si erge ricoperta da un ampio mantello nero e pesante, stivali di pelle nera ai piedi, calzoni del medesimo colore. Gli occhi socchiusi, si concede il lusso di ascoltare il mondo a lui intorno con i sensi affini della dannazione. [ tenebra I - Veggenza I]

DANAE [ . Pressi Cancello . ] Incede a passi svelti, gli occhi cerulei fissi sul sentiero sterrato e le spalle strette nel manto di stoffa pesante oramai inzuppato dalla pioggia. E’ strano che la Contessa abbia deciso di lasciare la Fortezza concedendosi ad un tale tempo da lupi, eppure era stanca di rimanere chiusa nelle sue stanze, in una torre tanto alta da darle l’impressione di toccare il cielo con un dito. Occhiaie pesanti marcano il pallido volto dai tipici tratti Nordici: ultimamente il suo sonno è agitato quando è presente, il più delle volte Morfeo neanche l’accetta fra le sue braccia. Da quando ha lasciato il Sanitarium dopo la presunta aggressione, brandelli di ricordi la tormentano non appena il sole cala ed i suoi riccioli scuri si infrangono contro il cuscino. Quegli stessi riccioli oggi sono domati alla meglio in un ordinato chignon celato dal cappuccio che quasi lambisce il naso all’insù della Francese e che nasconde i connotati dell’ Apprendista ad occhi indiscreti. Il Medaglione ricevuto dai Maghi giace sotto la stoffa della veste color vinaccia che danza attorno alle sue caviglie, mentre i calzari affondano nella fanghiglia che accompagna il cammino della Normanna. Si accorge di essere nei pressi del Cimitero sol quando solleva il capo, schiudendo le labbra in un’espressione esterrefatta e domandandosi nell’intimo il perché il suo inconscio abbia scelto quel loco tanto macabro. Più d’una volta s’è domandata che cosa non vada in lei e come risposta ha ricevuto solo silenzio. Per il momento non s’avvede di nessun altro possibile presente ed indugia nei pressi dei cancelli, chiedendosi se sia opportuno entrare; domandandosi, perlopiù, se sia questo ciò che vuole.

XARMOTH [Via del Cimitero] Avanza, immerso nella pioggia e nel buio, il vampiro. Non si limita solo a mettere un piede dopo l'altro, calcando ogni passo a ritmo marziale, c'è dell'altro. Il corpo, alto e massiccio, insiste in una posa rigida delle braccia muscolose, in un'immota postura del volto che vuole il mento tenuto altezzosamente in su. Il cappuccio del mantello rosso che indossa è calato e l'acqua scorre, congelando una lunga chioma bianca attorno ad una fronte spaziosa, zigomi sporgenti, occhi infossati, affamati e neri come il peccato. Il naso, schiacciato da pugno e duelli, rispecchia ciò che rivelano le grandi mani, sporgenti oltre maniche porpora: un intreccio di cicatrici rende la pelle ruvida, grezza, feroce. Nella confidenza del suo esistere lì, in quel momento ed in quel luogo, emana l'inequivocabile fatto che la notte è di suo possesso. E se anche figure indistinte si muovono alla lontana periferia dei suoi sensi, nulla muta la posa e le azioni di chi, eterno, ha sconfitto la morte e ne attende, invano, il ritorno. La meta ultima è il cimitero e niente e nessuno potrà fermare il suo cammino. [Veggenza I - Tenebra I]

VIRON [Cancelli ] Rivoli di cristallina acqua piovana scivolano sul volto marmoreo, perline ladre di luce si fermano tra le folte ciglia e tra i peli accennati di una barba incolta. Ciocche di neri capelli gli si attaccano alla fronte. La grandezza del potere della Non morte che lo fa apparire mortale tra i mortali, un cuore che batte, una pelle leggermente rosata, la leggera barba incolta. Sta ancora con gli occhi socchiusi, quando un odore in primis cattura il suo olfatto cosi come indispettisce la belva stretta alle salde catene della volontà [+1 ] . Lentamente le palpebre si aprono, piano le iridi grige alla poca luce muovono concedendo alle nere pupille di cercare la fonte di quell'odore. La fonte che ben presto si palesa al suo sguardo. Muove di poco il capo verso sx come a consentire agli occhi di inquadrarla meglio. E lo fa. Aggrotta la fronte socchiudendo le palpebre, calando il capo in direzione della spalla destra accenna un sorriso, un di quelli che innalzano un solo lato delle labbra. Come un statuario demone travestito da angelo egli paziente attende.Ma un altro odore si insinua quasi prepotente, quello della sua stirpe... permane comunque in attesa. [tenebra I - Veggenza I]

DANAE [ . Interno Cimitero . ] Si guarda alle spalle e più di una volta. Che fare ora? Come se il Fato avesse deciso di compiere una scelta al suo posto, il temporale peggiora bruscamente, costringendo la ventiduenne ad abbracciare l’idea di ripararsi sotto ad un mausoleo o dentro ad una qualsiasi tomba di famiglia. Ecco il motivo per cui varca la soglia del Cimitero, quasi mettendosi a correre e sollevando gli orli della veste bordeaux oramai madidi di pioggia; con la coda dell’occhio intravede l’imago d’una presenza incappucciata distante da lei eppure non le dà troppo peso, del tutto intenta a non inciampare. Più in fretta che può, raggiunge un loco un po’ più riparato e quando è sicura di avere la testa all’asciutto si concede di abbassare il cappuccio lungo il collo, liberando i capelli ancora più ricci a causa dell’umidità ed ansimando appena, conscia dell’accelerazione del battito del suo cuore in seguito allo sforzo fisico. Sente il calore diffondersi lungo il suo corpo mentre le gote si arrossano, degne traditrici della stirpe Nordica. Dopo aver inconsciamente posato una mano sul cuore, la Contessa libera il crine dalle forcine che avevano costretto le ciocche ad arrotolarsi per formare uno chignon oramai sfatto; i capelli piovono ora lungo le spalle coperte dal manto, lambendo la schiena della giovane.

XARMOTH [Ingresso Cimitero] Non accenna a rallentare, quell'imponente figura che incede scacciando le ombre, gettando lontano le fragili gocce di pioggia che osano scontrarsi sul suo cammino. Né sembra interessato a fermarsi o deviare, qualora anima viva, o morta, decida di divenire un ostacolo alla meta prefissata. L'odore del sangue di una creatura è già nella sua bocca, ma ciò non turba la bestia ammansita che costantemente brama banchettare a discapito delle anime mortali. La forza della mente dell'antico signore di Landaras riflette il fisico soverchiante e guerresco fasciato da abiti nobili, ma di certo fuori dalla moda di un tempo che non è il suo. Gli occhi, neri e profondi, intenti a mangiare la notte dinnanzi a lui, non accettano distrazioni neppure dalla presenza della propria stirpe dannata. Non vi sono altri, se non figli suoi. Lo spettro dell'ultima degli Allen si agita debolmente dentro di sé, ma la sua volontà ne è prigione. Varca la soglia del cimitero ed è lì, di fronte alle lapidi. Solo adesso il volto si muove, mentre lo sguardo abbraccia le fredde pietre dei defunti, una ad una. Le conta, le studia, fa suoi quei nomi, alcuni noti, altri dimenticati, altri indegni, tutti perduti. [Tenebra I - Veggenza I]

DANAE [ . Interno Cimitero . ] Ora che è all’asciutto, può permettersi di rilassarsi: drizza le spalle e muove lentamente il collo, sciogliendo i muscoli contratti dalla postura a testa bassa. Nonostante la pioggia e l’umidità, la Contessa non sente eccessivamente freddo, perciò decide di sbarazzarsi momentaneamente del manto, evitando di mantenere a contatto con la pelle troppi strati bagnati di stoffa: sfila l’indumento con grazia, piegandolo alla meglio ed adagiandolo sotto all’ascella; la sua veste color vinaccia è solo umida e la ventiduenne confida che con un poco di tempo passato all’asciutto l’abito possa asciugarsi. Attendendo che la pioggia rallenti il suo corso, la Contessa si guarda attorno e nota due figure ammantate: la prima che ha notato, quella più vicina a lei, sembra averla abbracciata con lo sguardo, mentre la seconda – decisamente più imponente e dall’incedere quasi marziale – si sta appropinquando ora all’ingresso del Cimitero. Distoglie subito le iridi chiare, evitando di dare troppo nell’occhio: qualche mese fa avrebbe cercato compagnia, sperando di poter intavolare una discussione con qualche paesano, ora che conosce meglio queste Terre ha ben compreso che più si resta alla larga dagli sconosciuti e meglio è. Ancora una volta, la sua voce interiore si chiede il perché un posto tanto macabro abbia un certo ascendente su di lei e, per la medesima volta, la sua mente si chiude in un mutismo selettivo.

XARMOTH [Cimitero] Resta lunghi attimi sotto la pioggia incessante, come se gli bastasse dimenticare l'esistenza dei concetti di gelo e bagnato perché essi cessino di esistere. I capelli, lisci e schiacciati, aderiscono ai tratti duri, scolpiti da un impervio nord, in un tempo tanto antico che l'umanità ne ha, adesso, perso memoria. Poi, con disarmante lentezza, solleva le braccia forti, afferrando i lembi del cappuccio zuppo con le grandi mani e sollevando così la stoffa rossa a coprirgli la testa. Lo sguardo, un pozzo di ombre nere ed immobili, scivola dalle lapidi poco più in là, gettando il proprio feroce interesse nell'edificio coperto che da riparo ad una figura. La mano destra accompagna il moto degli occhi, le dita si piegano per due volte verso il palmo, facendo cenno alla creatura fatta di vita di avvicinarsi. Il rumore del temporale è tutto ciò che di verbale ha da esprimere, il vampiro, almeno per adesso. Nessun accenno all'essere morto che sosta alle proprie spalle. Tiranneggia sui morti e sui vivi e sono entrambi a dover venire a lui, attratti dal potere che emana, scellerati nell'avvicinarsi ad una forza della natura tanto grande, malevola, imprevedibile. [Tenebra I - Veggenza I ]

DANAE [ . Interno Cimitero . ] Ora che la veste si sta asciugando, le cose per la ventiduenne vanno decisamente meglio. Si prende il suo tempo per ficcare il naso dove non dovrebbe, come suo solito: si volta, dando le spalle all’ingresso, leggendo in silenzio le lettere scolpite per l’eternità nella pietra e provando ad immaginare i volti di quelle anime strappate alla vita. C’è davvero il Paradiso dopo la morte? Se l’è chiesto spesso e se lo domanda persino ora, anche se è conscia che se qualcosa di talmente bello esistesse, i suoi cancelli per una subdola assassina sarebbero probabilmente chiusi. Si volta nuovamente, intercettando una delle figure incappucciate farsi gli affari suoi, mentre l’altra s’è avvicinata; Danae nota che l’ultima imago entrata – un uomo, a giudicare dalla stazza – ha calato sul volto che in lontananza non è riuscita a scorgere il cappuccio del proprio mantello, vermiglio e capace di catturare l’attenzione in mezzo a tanta grigia desolazione. Con suo sommo stupore, lo sconosciuto solleva un braccio e le fa cenno d’avvicinarsi; sulle prime, la Contessa s’assicura che il gesto non sia rivolto a l’altro presento, quindi esita, incerta sul da farsi. Una vocina dentro di lei le intima di non fidarsi, un’altra – gemella alla prima – le fa notare che se fosse stato un malintenzionato avrebbe preferito bloccarla lì ove si trova ora, con la schiena al muro e lontana da ogni via di fuga. Principalmente vittima della sua curiosità, si infila con lentezza il manto e, una volta sollevato il cappuccio, sfila sotto la pioggia battente con le braccia conserte, avvicinandosi all’uomo con passi cauti. Si ferma a distanza di sicurezza, spiando colui che ha richiamato la sua attenzione da sotto la stoffa del nigro manto, attendendo che egli le dica qualcosa. Non sa di avere di fronte il suo inferno personale, la creatura che popola i suoi incubi e che la tiene lontana dal sonno.

XARMOTH [Cimitero] Restituisce la completa attenzione a lapidi, tumuli e cripte. Si volta persino, dando così, in parte, le spalle all'esserino di carne e sangue che ha richiamato con un gesto della mano ed una voce fatta di silenzio. Immobile, alto e massiccio, con quegli abiti appesantiti dall'acqua, pallido, sembra la statua di un uomo spietato, dimenticata lì da tempi ormai lontani; come se nel frattempo attorno alla sua figura fosse stato fondato un cimitero con tanto di tempio e questo fosse stato vissuto da generazioni e generazioni, ma nessuno avesse mai avuto il coraggio di avvicinarsi troppo e rimuovere quel gigantesco cimelio di un più barbaro passato. [Dai per scontata, la tua freschezza.] La voce, cupa e sicura, scandisce ogni sillaba come incisa nella dura pietra, destinata a durare. [Eppure, basta chiudere gli occhi e quando li riapri è appassita.] Ruota appena la testa, rivolgendo soltanto il profilo a Danae. Gli occhi neri indugiano ancora lontano, mentre tratti ruvidi fanno capolino dalle ombre del mantello. [Fa' qualcosa. Agisci, prima che svanisca.] Conclude, sbuffando appena quello che potrebbe essere l'accenno di una risata, o solo un riflesso del parlato, ma che inevitabilmente si tramuta in un'espressione tra lo sprezzante ed il sarcastico. [Tenebra I ]

DANAE [ . Interno Cimitero . ] Man mano che la distanza che li separa si affievolisce, gli occhi cerulei possono indugiare sui connotati dell’uomo che sfuggono al manto cremisi; senza troppo sforzo, la Normanna può riconoscere in lui lo sconosciuto che una sera di tante lune addietro la condusse fuori dalla Bettola, per le strade della Cittadella, e che, almeno secondo l’opinione di Danae, adagiò il suo corpo privo di coscienza sulla soglia del Sanitarium. Rimane senza parole, impietrita dal peso dei ricordi che grava sul suo petto come un macigno e che le mozza il respiro ogni volta che le spalle s’alzano e s’abbassano seguendo il ritmo del suo fragile cuore. Schiude le labbra per inveire contro quella montagna d’uomo i cui capelli chiarissimi ricordano i raggi lunari. Ascolta il suo dire senza comprenderne appieno il significato, accecata dalla rabbia che sente montare dentro. [ Cosa è successo quella notte? ] Domanda inchiodandolo con lo sguardo; fra tanti interrogativi irrisolti ha scelto proprio quello, il primo fra i suoi pensieri. Al Sanitarium non hanno riscontrato alcun segno di stupro o di lesione particolare, le hanno diagnosticato solo una forte debolezza. Possibile che sia stato il vino a ridurla così? Possibile che lo sconosciuto sia stato solo un gentiluomo? Di tanto in tanto, l’occhio della mente fa riemergere dettagli sfocati della fatidica sera, come il tocco delle mani del colosso sulla sua nivea pelle ed i suoi discorsi circa una torre… tutto evanescente, privo di contorni. La pioggia le fa battere i denti ed il freddo le arriva alle ossa ma la Contessa non demorde, sfidando il cielo e tale Creatura demoniaca, armata della sua curiosità.

XARMOTH [Cimitero] Gli occhi del vampiro sono di un nero intenso abbastanza da spogliare l'oggetto dell'attenzione del suo sguardo di ogni barriera, difesa, abito, pelle, menzogna. E' con estrema lentezza che ricambia lo sguardo della giovane donna, volgendo l'intera sua figura in lieve ritardo. Incombe, così, semplicemente stando in piedi, su ella: ha spalle larghe, braccia muscolose, petto ampio e un mento squadrato che presenta una bocca carnosa, pallida, vorace. Stringe lievemente le mani, adagiate lungo i fianchi, e per un istante è come se stesse per sollevarle e stritolare la fragile vita dinnanzi a sé. Non questa notte. [Ricordare il passato non ti salverà dall'inevitabile fine. Fa' qualcosa.] Di nuovo le ripete, incitandola. E subito dopo piega le labbra in un sorriso carico di irritante condiscendenza. [Quella notte hai bevuto un pessimo vino. Io ne ho avuto uno...] Si passa la lingua sulle labbra, non per inumidirle. E' un gesto lascivo che tuttavia non stona con la solida austerità del signore di Landaras. [...Migliore.] La squadra da capo a piedi, incapace di concepire il pudore. Poi ogni vago sentore di empatia scompare ed il volto torna una maschera di duri tratti, fredda e feroce. [Pensi di essere desiderata. Stai osservando uno specchio. Sei tu che desideri.] Nessuna inflessione piega le note cupe della voce, che afferma, senza lasciare spazio ad argomentazione. [Tenebra I]

DANAE [ . Interno Cimitero . ] Sente il peso di quegli occhi neri su di sé: li percepisce cadere sulla sua pelle più battenti della pioggia, indugiare sulle sue fattezze senza insinuarsi fra le pieghe della veste. Vedendolo torreggiare su di lei, quasi le verrebbe da abbassare lo sguardo, tuttavia resiste alla tentazione e combatte la propria battaglia personale, postulando con le proprie iridi riflesse in quelle del suo interlocutore e le braccia strette sotto al petto, le maniche inzuppate dalla pioggia a contatto con la veste altrettanto fradicia. Le arriva la risposta che bramava da tempo ma non è uno schiaffo in faccia che brucia come avrebbe creduto, è più una sensazione fastidiosa che la pungola dall’interno; inconsapevolmente, le labbra si arricciano in un broncio che potrebbe risultare infantile se non fosse abbinato ad un viso tanto giovane. Ascolta il dire dell’uomo e la sua voce profonda riempie l’oto della fanciulla e pregna l’aria circostante, coprendo anche il rumore incessante del torrente che si cala dal cielo. [ La fine arriverà comunque, non importa ciò che la precede. ] Precisa spostando finalmente lo sguardo e lasciandolo volare sulle lapidi esanimi rigate dalle gocce; si sente meglio lontana da quelle due iridi di brace nera: libera, protetta. Non è una giovane donna molto ottimista, molti eventi funesti hanno annebbiato il suo metro di giudizio e, per quanto possibile, indurito il suo cuore. Senza guardare in faccia Xarmoth, le sue labbra si curvano in un sorrisetto fugace e, volendo, meschino, quindi gli occhi tornano a carezzare i lineamenti duri del Signore di Landaras. [ Ingannare il tempo dispensando consigli gratuiti e non richiesti non mi sembra un modo molto divertente per attendere la fine, lasciateVelo dire. ] Sebbene sorrida, gli angoli del viso sono contratti, segno d’una tensione che potrebbe non sfuggire all’Eterno. Egli le parla nuovamente, spiazzandola ancora una volta. C’è stato un tempo in cui Danae s’è concentrata sulla bizzarra e ferina avvenenza dell’uomo che ha di fronte, ma non è questo il giorno. [ Io non Vi desidero. ] Perentoria, schietta, sotto sotto bugiarda.

XARMOTH [Cimitero] Le parole della fresca voce della giovane sembrano rimbalzare come morbido vento contro la solida roccia che è l'alto vampiro. Nulla turba la sua posa e per lunghi, lunghissimi attimi lo sguardo profondo piega il velo della realtà, affondando così dentro la sua interlocutrice da trapassarla, raggiungendo lidi remoti ove solo una mente immortale sa spingersi. A tal punto si concentra il sangue del non morto, che per un istante, solo un battito di ciglia, la maschera che lo rende tanto simile ad un mortale cade, mostrando un pallore ben oltre le pennellate del nord, tratti cadenti e ombre violacee. La fronte si corruccia in due rughe d'espressione, infine, e l'austera espressività che caratterizza il Flagello dei draghi torna manifesta. [Dichiari sconfitta, anziché lottare. E' segno di debolezza. Fa' qualcosa.] Incide con voce più forte l'ultima frase, tanto che per poco i bianchi denti non mordono le labbra carnose. Ad un lettore poco attento potrebbe sembrare che la pazienza stia scemando e le catene di un cieco furore siano scosse da qualcosa, sotto la superficie. Dilata appena le nari di quel naso schiacciato da pugni e lotte con figli di madri in lutto, sbuffando. [Desidera ciò che desideri e sii libera.] E' un invito, ma il naturale tono sprezzante suggerisce un ché di minaccioso. [Tenebra I - Dominio III 1/2]

DANAE [ . Interno Cimitero . ] Che l’uomo che torreggia dinnanzi a lei sia uno svitato l’aveva capito già da tempo, eppure oggi sembra vaneggiare. Danae non riesce bene a capire che cosa egli intenda: che si sia dimostrata disincantata è vero, che dalla vita non si aspetti granché pure. Ma come fa lo sconosciuto ad asserire che ella non desideri ciò che vorrebbe desiderare? E, soprattutto, perché continua a fissarla in quel modo? Le iridi disumanamente fredde di Xarmoth si poggiano dappertutto: seguono i connotati del viso per poi scivolare sul niveo collo ed ancora giù, sotto dei vestiti, sotto dell’epidermide. Istintivamente, la Contessa arretra d’un passo, sobbalzando al suono dei suoi stessi calzari che si spostano. Incrocia le braccia sotto al seno, sul viso un’espressione acida che tenta di sommergere il nervosismo. [ Non temete, non pongo freno ai miei desideri. ] Replica asciutta, serrando poi le labbra rosee e ricambiando lo sguardo con caparbietà ritrovata. Ella anela a farsi conoscere ed ammirare e, perché no, a sedere sul trono di Barrington. Poco le importa di essere giunta qui da meri giri di lune, ci vuole ben altro per intimidire una come lei. L’Eterno, tuttavia, sembra riuscirci. [ Che cosa c’è di tanto interessante da guardare? ] Chiede più curiosa che infastidita, domandandosi il perché di tutte quelle occhiate. Le sue iridi celesti sono spalancate come quelle di un colibrì spaventato e le lunghe ciglia si muovono leggiadre parendo ali di farfalla.

XARMOTH [Cimitero] Continua a squadrare la donna, implacabile. Non muove un passo, quando ella indietreggia, incurvandosi solo di poco in avanti con quelle larghe spalle, come in risposta al diniego di lei volesse dimostrare di osservarla con rinnovata attenzione per il semplice gusto di dimostrare che può. Non vi è luogo su questa terra ove ella possa scappare, questo grida la postura del vampiro, antico e spietato, illuminato dall'incontro con la morte, dal superamento della stessa. [Presto lo scopriremo.] La voce vibra su toni bassi, eppure le parole sono scandite con un accento che non richiama alcun luogo, poiché il posto da dove è originato non esiste più, inghiottito dal tempo. [Dunque, dimmi.] Comanda, allungando adesso il braccio destro e col gesto aprendo la grande mano, mostrandogli il palmo ruvido e schietto come un colpo di spada o di mazza, e altrettanto spietato. [Dimmi i tuoi desideri.] Socchiude gli occhi, profondi pozzi neri dove le ombre della notte di tempesta si accalcano, andando a morire dentro un animo fatto di fame e potere. Non vi è vero colloquio in quello che chiede, tutto sembra già scritto, tutto l'austero ordine di chi in vita ha comandato e adesso, in quello stato di essere eterno, replica con inarrestabile vigore ed inoppugnabile volontà. [Tenebra I - Dominio III 2/2]

DANAE [ . Interno Cimitero . ] Tutto ciò che sa dell’Eterno è che è pericoloso, dunque perché dovrebbe confidargli le sue aspirazioni? Una vocetta dentro di lei la esorta a mentire ma tutto quel che riesce a fare è tamponare la verità. [ Sogno quello che vogliono tutte le donne: una posizione sociale agiata, denaro, vestiti, gioielli. Forse voglio anche un marito ma non ne sono tanto convinta. ] Proferisce con un sorriso. [Sotterfugio liv. 1 ] Non gli ha raccontato del tutto baggianate, eppure ella aspira ben più in alto: vorrebbe governare, desidera essere circondata da servi che facciano tutto ciò che viene comandato loro. Vuole essere potente e ricca. Non ci sono uomini nel suo cuore né nella sua mente. Permane a postulare davanti all’enorme figura del Signore di Landaras, le braccia ancora incrociate sotto al seno fiorente. Gli occhi azzurri fiammeggiano quando incontrano i gemelli incastonati nel volto marmoreo del Vampiro, eppure lo sguardo non s’abbassa sino a terra seppur vacilli. [ E.. ] Prosegue stringendosi nelle spalle ed umettandosi le labbra quasi sovrappensiero. [ Desidero sapere il Vostro nome. ] Non c’è traccia di bugia in questo e Xarmoth potrà sentirlo. Forse riuscirà a percepire l’ondata di curiosità travolgente che non si arresta neanche di fronte alla consapevolezza che egli potrebbe farle del male. Danae è così: vigile ed accorta ma profondamente dipendente dalla sua smania di conoscenza.


XARMOTH [Cimitero] Inarca un sopracciglio, raddrizzando il busto così da assumere nuovamente una posa statuaria. E' alto, il vampiro. Forse raggiunge persino i due metri. La squadra ancora una volta, adesso con meno attenzione, come se tornasse a osservare la superficie per come si mostra: un ammazzo di carne, sangue e stoffa, che odora di vivo sciacquato in profumo e pioggia. Sbuffa, prima di incrociare le braccia all'ampio petto, nascondendo in parte il simbolo cucito sopra la casacca purpurea, che mostra il muso di una pantera nell'atto di spalancare le fauci. [Xar Zukar Jlus dei Moth di Landaras.] Ognuno dei nomi che porta risuona oltre il temporale, oltre i tuoni e più vivido dei lampi stessi, attraverso la forza di quella sua voce cupa e vibrante. [Molti pensano che sapere il nome di qualcuno dia potere su quella persona. Talvolta, tuttavia, è l'esatto opposto, soprattutto quando la volontà che si incontra è grave...] Allarga le braccia e poi batte un pugno chiuso sull'altra mano dal palmo aperto, con un gesto deciso. [Il mio nome non è scudo sufficiente contro il mostro del tempo e della vecchiaia.] Sorride, incurvando le labbra carnose, mostrando i denti bianchi e ordinati delle fauci. Attraverso di essi la lingua è uno sfondo vermiglio che ricorda il colore del sangue. [Come riuscirai a rimanere così...] Accenna a lei sollevando appena il mento squadrato. [...Per sempre?] Il sorriso che animava i tratti duri del volto scompare, in attesa di una risposta, trasmettendo un senso di fretta, impazienza, ma che non ha a che fare con la curiosità, solo con la paura di poter spazientire una figura tanto imponente nei modi e nell'apparenza. [Tenebra I]

DANAE [ . Interno Cimitero . ] [ Xar di Landaras ] Ripete melliflua, non rivelando emozione alcuna. Almeno ci prova. Ha già sentito questo nome: qualche notte fa la Suprema Maga Ancestrale l’ha inserito nella lista dei suoi probabili avversari politici ed in cuor suo non sa che emozione provare. Per qualche secondo rimane immobile – quasi catatonica – dinnanzi al suo interlocutore, indi si riprende giusto in tempo per ascoltare il monologo dell’altro. Resta impassibile nella stessa posizione che mantiene da minuti interi, indi qualcosa la spinge a schiudere le labbra e a strabuzzare gli occhi. Già, perché l’Eterno par avere accesso a tutte le sue paure! Come fa a sapere che il terrore di Danae sia quello di vedere la sua pelle raggrinzirsi e farsi grigia? Come sa che ella anela alla Vita Eterna? Un brivido percorre la schiena della fanciulla, mentre il cuore galoppa sempre più veloce. Vorrebbe parlare ma si ritrova con la bocca impastata e le labbra secche. Gli occhi si soffermano sulla chiostra di denti e sul palato dell’uomo e, istintivamente, la ventiduenne arretra ancora. [ E’ molto semplice ] Proferisce di rimando, facendosi coraggio e tentando di avanzare di nuovo, mentre nasconde le mani leggermente tremanti fra le pieghe della veste bagnata. [ Non posso. ] Le sembra di parlare alla sua anima, di rispondere a quella vocina pungolante e lamentosa che cerca attraverso i suoi occhi i segni di vecchiaia nello specchio. Ricaccia indietro il sapore amaro che le invade la cavità orale e lotta contro il desiderio di scappare da quell’essere che pare poter ingannare la sua mente.

XARMOTH [Cimitero] Fa un passo. E' un semplice mettere un piede davanti all'altro, senza fretta alcuna, ma calcando lo stivale contro il pavimento del tempio, in direzione della creatura che arretra. La confidenza, la plasticità con cui si muove, sono come silenziosi richiami alla possibilità che, volendo, egli possa compierne altri, di passi, e cingerle quelle enormi mani attorno al fragile collo. Scioglie il gesto del pugno nel palmo, lasciando le braccia lungo i fianchi. [Non puoi.] Scandisce perentorio, poi si passa la lingua sulle labbra, senza inumidirle, ma compiendo un gesto di pura liceziosità, per il gusto stesso di poterlo fare. Fa un altro passo. [Eppure, qui, fuori dalle mura, lontano dalla società civile...] Le mostra la mano destra: le dita sfregano tra di loro, intrecci di cicatrici contro altre cicatrici, storie di guerra, leggende di gesta eroicamente spietate, gracchiare di banchetti per corvi. [...Qui, dove regnano i morti ed i vivi sono un ricordo lontano, tutto sembra possibile. Non è così?] La domanda al termine della frase ha un tono più alto, cupo, che spinge ad una risposta scontata, voluta, ordinata. Fa un altro passo. [Fa' qualcosa. Altrimenti finirai come i resti di polvere e ossa nei fossi.] Di nuovo le sorride, senza aprire la bocca. Le labbra dominano il volto dai tratti marcati, con zigomi alti, una fronte spaziosa, un mento robusto ed un naso schiacciato. Gli occhi, infossati e nerissimi, stonano contro il pallore dell'incarnato e dei capelli, bianchi e lisci come neve.[Tenebra I]

DANAE [ . Interno Cimitero . ] Non parla più, non ha niente da dire. Per l’ennesima volta al suo oto arriva il consiglio del Signore di Landaras: fai qualcosa. Gli occhi cerulei saltellano come grilli: si inerpicano su per la figura massiccia sino a raggiungere i capelli e gli occhi strani. Il suo volto sembra di gesso ed il suo incedere è flessuoso ed elegante nonostante la stazza. Lo osserva incedere e questa volta non arretra; posa le iridi sul palmo della mano segnato da cicatrici eco di battaglie lontane. Vorrebbe chiedergli i nomi dei luoghi in cui ha combattuto e domandargli di raccontarle le sue gesta ma non lo fa. D’improvviso ha un’idea migliore: non è farina del suo sacco, in realtà, è la mera obbedienza a ciò che l’uomo le ha consigliato per tutto il tempo, il rispondere ad un desiderio che aveva tenuto sopito. Lentamente, solleva le braccia verso l’alto e porge i palmi nivei a Xarmoth, alzando anche il capo e cercando lo sguardo d’ei col suo. Se fosse sicura d’essere ricambiata, tenterebbe di sorridergli.

XARMOTH [Cimitero] Immobile, fissa la donna incedere verso di lui. Non fa ulteriori passi, né sembra intenzionato a ricambiare lo slancio dell'altra, o raggiungere con le proprie grandi, ruvide mani quelle tenere e affusolate di Danae. Si incurva appena all'avanti, questo sì, proiettando l'ombra della sua alta figura e incombendo, tanto è massiccio il suo fisico guerresco, sull'interlocutrice di stanotte. Le braccia restano entrambe lungo i fianchi, il mantello si adagia contro la larga schiena, i capelli danzano stanchi e bagnati contro il volto ed il collo, salvo poi fermarsi, come terrorizzati all'idea di poter turbare il vampiro e risvegliare la bestia che si agita e ribolle sotto la superficie di quello che appare come un uomo, seppur autoritario. Accenna una smorfia con la bocca, seguita da uno sbuffo, o forse si tratta di un ringhio. E' un invito a procedere e al tempo stesso l'esatto opposto, la minaccia a non osare alcunché. Così, quella statua di tempi lontani, di linee di sangue estinte, di uomini fieri e violenti, di natura ostile e selvaggia, di freddo mordente e forti che banchettano sui deboli, fissa la donna. [Tenebra I]

DANAE [ . Interno Cimitero . ] Le braccia dell’uomo non si avvicinano alle sue ma permangono lungo i fianchi. Completamente inzuppata dalla testa ai piedi ed in estremo disappunto per il rifiuto, la ventiduenne trova la forza di guardare in cagnesco il suo interlocutore: non deve sembrare troppo spaventosa coi capelli scuri che sfuggono dal cappuccio e s’incollano alla fronte e le gote rigate dalla pioggia impassibile alla situazione. Eppure Danae non demorde: attende che egli cambi idea, pazienta nella medesima posizione fino a che le dita delle mani non le fomicolano; percepisce il sangue fluire nelle dita e nei palmi caldi nonostante il vento gelido che le fa battere i denti e la fa stringere nel manto. Lo sbuffo di Xar non passa inosservato, al che la fanciulla s’intestardisce e si decide a spingersi oltre il limite che si era prefissata. Vuoi per sfida vuoi per vivido rancore, le sue mani scattano in avanti meno lentamente di quanto aveva programmato e si accosterebbero all’imago dell’Eterno. Se egli glielo permettesse, poserebbe le dita sul volto di gesso ma i suoi movimenti in prossimità del viso sono così cauti da poter essere facilmente intercettati.

XARMOTH [Cimitero] Lo sguardo del vampiro è fatto di ombre, profonde e nere, che immutabili e silenziose rimangono in fondo al pozzo che sono le iridi, tanto scuro da confondersi in un tutt'uno con le pupille. I tratti, così da vicino, sembrano scolpiti in pallido marmo, tanto che una vena si intravede sulla fronte liscia ed altre, più spesse, sono in rilievo sul collo massiccio. La bocca è grande, il naso un tempo doveva essere molto meno appariscente, prima che fosse piegato e schiacciato da risse e duelli. Non insegue le mani della giovane, né sembra percepire il calore delle dita che lo toccano. Dopo questi lunghi attimi carichi di silenzio, le braccia prendono a muoversi, sollevandosi attorno ai fianchi di lei, poi più in alto, verso le spalle, senza mai toccarla. Infine, ride. E' una risata potente quella che gli scuote il petto e le spalle, che gli anima di un ché di sincero tutta l'espressione feroce. Ride forte, tanto da riempire l'ambiente e far soccombere persino lo scrosciante agitarsi della pioggia là fuori. Ride e basta, tanto poco vi è di umano in lui da generare reazioni umane in situazioni così tiepide, effimere, intime. [Tenebra I]

DANAE [ . Interno Cimitero . ] Finalmente le dita accarezzano il volto del Signore di Landaras: la pelle è fredda al tocco – probabilmente è colpa della pioggia – ed è dura. Decisamente eccitata dal risultato della sua audacia, non staccherebbe nell’immediato gli occhi da quelli profondi di Xar. Li osserva a lungo, braci ardenti dalla portata di buchi neri. Percepisce il fruscio delle vesti dell’uomo quando egli muove le braccia per accostarle al corpo della Nordica e non riesce a trattenere un sorrisetto malizioso; si aspetta di essere stretta in una morsa vigorosa e soddisfacente ma niente sfiora i suoi fianchi. Solo allora l’Eterno inizia a ridere: la sua ilarità affiora dalle labbra scarlatte come un’esplosione vulcanica, scuotendo la terra ed il cielo. La risata potente ed impetuosa par togliere i vestiti alla ragazza un brandello alla volta, spazza via ogni sua sicurezza, fa sciamare la sua libido. Bollata dal rifiuto cocente, avverte le lacrime pungere all’interno degli occhi e le spalle tremare. Le mani fremono convulsamente a contatto con la pelle marmorea di Xarmoth, segno che la Contessa sta per oltrepassare il limite di sopportazione. Arriva ad odiare la risata dell’uomo, a detestare con ogni briciolo del suo essere quel suono cavernoso ed animalesco: le sue orecchie ne fanno un abominio, il suo corpo lo rigetta. Istintivamente, la destra tenterebbe di percuotere con tutta la violenza che ella possiede la guancia del nobiluomo, ignorando bellamente il fatto che egli sia decisamente più imponente della Maga.

XARMOTH [Cimitero] La risata procede, inesorabile, mentre tutto si fa lento, percepito dall'antico vampiro: la pioggia, il sangue che fluisce sul viso di Danae per via dell'imbarazzo crescente e poi della rabbia, il suo gesto di minaccia che prende la forma di uno schiaffo. Non si muove, la creatura che ha dinnanzi non costituisce minaccia per il Flagello dei draghi, tutto questo per lui è parte realtà, parte gioco, parte sogno. Anzi, in qualche modo gusta lo schiocco della mano contro la pelle del volto, che di ben poco muove la rigida posa da lui assunta, né arrossa il pallore, dato che solo un inganno lo mostra come vivo. Ancora ride, ma meno vigorosamente adesso. Un guizzo rosso, forse solo il riflesso della fioca luce disponibile, attraversa gli occhi tinti di pece, mentre carica e poi ricambia a suo modo l'azione della donna. Il braccio destro, già sollevato, si carica ben poco, prima di abbracciare l'aria e cercare con la mano i delicati lineamenti della sua compagna di questa notte. E' uno schiaffo deciso e a suo modo sincero, come fosse la pantera che ha sulla casacca che, per gioco, allunga una zampa e colpisce. Non vi è una regola, tuttavia, nei piaceri ludici di una belva feroce, e più è antica, più il gioco si mescola alla caccia, indissolubilmente. Vuole colpirla. [Tenebra I - Vigore IV, passivo.]

DANAE [ . Interno Cimitero . ] Malgrado gli sforzi di Danae, la risata non muore. Ore come ora, persino il ronzio d’uno sciame d’api sarebbe da lei preferito. Ma c’è di peggio: il colpo arriva così veloce che la ventiduenne non riesce a schivarlo; probabilmente l’Eterno non ha caricato il braccio alla massima potenza ma la mano si scontra con la guancia morbida della Contessa: la gota si chiazza di rosso ed inizia a bruciare, pulsando se ella ci passasse le dita. La gabbia toracica si svuota dell’aria e dalle labbra rosee sfugge un gemito che mescola sorpresa e dolore. L’Aspirante si ritrae più veloce che può, arretrando di un paio di passi con il palmo della mancina posato sulla parte percossa; il petto s’alza e s’abbassa velocemente, gli occhi striati di rosso dai capillari sfibrati fissano con odio la creatura demoniaca. Trema ancora la ragazza, violentata dal freddo e dalla rabbia; tuttavia, sapendo di non essere forte abbastanza per uno scontro, decide di non dare spago al suo impulso ed evita di attaccare di nuovo; preferisce assumere una posizione austera: drizza le spalle, gonfia l’addome e solleva il mento, mostrandosi illesa, priva di dolori. Lo sguardo saetta indi sul cancello dal quale sia ella che Xar sono giunti ed i piedi si muoverebbero in quella direzione. Non sa se riuscirà a raggiungerlo, non può prevedere se l’uomo la lascerà passare o se arresterà i suoi tentativi con un altro colpo. Danae ci prova: si lascia andare, smette di pianificare. Vive.

XARMOTH [Cimitero] La risata muore, infine. Come in risposta alla posa della giovane, il signore di Landaras si raddrizza, sollevando appena il mento in una posa austera, che vede le braccia trovare riposo di nuovo lungo i fianchi. Vi è silenzio, fin tanto che ella non muove i primi passi per allontanarsi. [Ah, il sapore della lotta.] Inspira a fondo, dichiarando l'affermazione con vivido gusto. [Va', va' pure.] La concessione è accompagnata da un gesto della mano, all'improvviso affabile, per quanto sempre imperioso per sua natura. [Torna. Vieni alla torre. Altro si può fare, con ciò che hai dentro di te.] La voce, dai toni cupi, assume una nota più lasciva, forse mediata dalla pronuncia bassa, ma che indubbiamente risulta esserci. La lascerà passare, stanotte. Non aggiunge altro, promette solo che altro vi è, tuttavia, quando un angolo della bocca si piega in una smorfia che è un mezzo sorriso. Dietro all'aspetto imponente, al fisico statuario, qualcosa scuote la superficie, come lontano, sopito, ma non del tutto estinto. E' pura volontà di potere, è l'anima dannata nella sua più pura essenza. E' il Tiranno di chi non vive. E' il sangue dei Moth. [Tenebra I]
Xarblabla
00giovedì 27 ottobre 2016 11:29
Riassunto: Un variopinto trio si incrocia presso il cimitero, in una notte buia e tempestosa. Viron si allontana quasi subito (il giocatore si è sconnesso per problemi off game, suppongo), così restano Xarmoth e Danae. I due parlano ed il vampiro utilizza i propri poteri per scoprire le paure della donna. Quest'ultima tenta un approccio "umano", ma sentendosi rifiutata, passa dalle parole alle mano, tirando uno schiaffo al vampiro. Il vampiro risponde, con mano un po' più pesante.

Modifiche:

- Xarmoth usa INCUBO (Dominio II) nella sua forma passiva, per scoprire le paure di Danae. Nessuna spesa di punti sangue richiesta. L'umana resta sorpresa della capacità dell'altro di leggerle i più intimi pensieri.

- Danae da uno schiaffo a Xarmoth con le sue manine ossute.

- Xarmoth rende uno schiaffo a Danae, non con troppa forza, ma pur sempre con un Vigore IV da vampiro.
ALIAS.ALIAS
00venerdì 28 ottobre 2016 09:44
leggo e torno
ALIAS.ALIAS
00venerdì 4 novembre 2016 09:38
GDR APPROVATO



- Xarmoth usa INCUBO (Dominio II) nella sua forma passiva, per scoprire le paure di Danae. Nessuna spesa di punti sangue richiesta. L'umana resta sorpresa della capacità dell'altro di leggerle i più intimi pensieri.



OK, scopre le paure insondabili di Danae, le legge come se avesse innanzi un libro aperto


- Danae da uno schiaffo a Xarmoth con le sue manine ossute.



Il vampiro non si fa nulla, una carezzina ma di certo la manina ossuta di Danae che cozza contro la sua pelle dura e fredda dopo sarà indolenzita per un giorno


- Xarmoth rende uno schiaffo a Danae, non con troppa forza, ma pur sempre con un Vigore IV da vampiro.



Lo "schiaffetto" di Xarmoth non è di certo uno scherzo vista la struttura fisica di Danae e di certo non è nemmeno piazzato con dolcezza.
Lo schiaffo colpisce Danae con decisione e ben reagisce l'umana che rimane senza fiato. Le rimangono sul viso le impronte della mano del vampiro e il viso si gonfia e si arrossa rimanendo tale per due giorni (2 role).
Posta le giocate qui sotto.
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